29/07/2025
📍PIAZZA ARMERINA- LA QUINDICINA TRA DEVOZIONE E STORIA. IL SUO SIGNIFICATO, IL SUO RUOLO, IL SUO CULTO NELL’INTERVENTO DELLA PROFESSORESSA MARIUCCIA STELLADORO.
Fra pochi giorni inizia la Quindicina in onore di Maria SS.ma delle Vittorie e vorrei condividere con i miei concittadini questa riflessione, dettata dal profondo del cuore, da fervente cattolica e cristiana quale sono da sempre: mettere in relazione la storia del nostro amato paese, quale si desume dalla Quindicina con alcune date storiche rilevanti (1053-1059, 1061), con alcuni pontefici (Nicolò II: Chevron 980 ca-Firenze 1061; Alessandro II: Milano 1015 ca-Roma 1073), con alcuni personaggi storici importanti (Tancredi d’Altavilla, Ruggero il Normanno) e con il Palio dei Normanni, che fa parte della Federazione Italiana Giochi e Sport Tradizionali ed è iscritto nel Registro delle Eredità Immateriali della Regione Siciliana. Tra le fonti, utile la lettura di: G. Malaterra, "De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis et Roberti Guiscardi ducis fratris eius", che espone le varie tappe dell'impresa normanna.
DEVOZIONE
La Quindicina, che ogni anno, raccoglie in Cattedrale i fedeli che recitano le strofe devozionali composte il primo maggio del 1923 da mons. Mario Sturzo, com’è precisato in calce, ci fa riflettere sul significato delle strofe di questa preghiera (ricostruire, ad perpetuam rei memopriam, la storia di Piazza Armerina al tempo di Ruggero il Normanno) e sul ruolo della Quindicina (l’invocazione alla Madonna Maria SS.ma delle Vittorie), confidando nel potere taumaturgico della Madre di Dio, vittoriosa su ogni male, tant’è che i fedeli ne conservano e rinnovano il culto con pia devozione.
Da questa preghiera, si desume che a Ruggero, figlio più giovane di Tancredi D'Altavilla, si attribuisce la liberazione dai Saraceni della Sicilia e di Piazza Armerina, che gli consegnò le chiavi della città, evento celebrato annualmente durante la manifestazione del Palio dei Normanni. Infatti, uno dei momenti più significativi del Palio dei Normanni è proprio la celebrazione della liberazione di Piazza Armerina dai Saraceni attraverso la consegna al Conte Ruggero delle chiavi della città in piazza Duomo (13/8), in presenza dei notabili della città; un altro momento significativo è la Quintana (o Giostra dei Cavalieri) sul piano S. Ippolito (14/8). Risale al 1952 la prima manifestazione del Palio dei Normanni, quando le confraternite della città organizzarono un corteo storico, la cosiddetta “Cavalcata”, ma già nei secoli XVII e XVIII c’era stato un primo corteo storico celebrativo di tale evento.
Ecco che cosa sarebbe successo, stando alle strofe della Quindicina: mentre si rinnova la devozione per la taumaturgia di Maria Santissima delle Vittorie, si da perpetua testimonianza della vittoria cristiana sulla lunga e crudele dominazione araba nell’Isola. Ruggero, pio liberatore e paladino della cristianità, dopo avere ricevuto la benedizione di papa Nicolò II, che gli consegnò il vessillo della Vergina Maria, trionfò, di vittoria in vittoria, sul barbaro oppressore e riuscì a liberare, nel nome di Maria, l’isola dagli Arabi, ripristinandovi la religione cristiana. Dopo, avrebbe conservato il prezioso vessillo vittorioso nel Duomo di Piazza Armerina, ove si venera ad oggi. Ma, una nuova ondata distruttrice si abatté su Piazza Armerina e il vessillo prezioso della Vergine Maria fu nascosto per sottrarlo alla furia distruttrice del nemico e nascosto in un luogo sicuro, dove rimase a lungo, fino a quando un uomo pio, di nome Candilia, vide in sogno il luogo in cui il prezioso vessillo era stato occultato. Grazie al nuovo ritrovamento la città di Piazza Armerina fu liberata dalla pestilenza che l’affliggeva e il popolo, in questa fede rinnovata, attribuiva al prezioso vessillo facoltà taumaturgiche e continuava a venerarlo tant’è che da ogni luogo i fedeli accorrevano in pellegrinaggio per chiederne grazie e liberazione dagli affanni e dalle sofferenze.
STORIA
Le imprese di Ruggero I di Altavilla e del fratello Roberto il Guiscardo erano state ufficialmente autorizzate da Papa Niccolò II nel famoso Concilio di Melfi del 1059 in seguito alla vittoria dei Normanni sulle truppe pontificie a Civitate (attuale comune di S. Paolo di Civitate) nel 1053 (o battaglia di Civitella sul Fortore, quando era stata messa a serio rischio l'autorità di papa Leone IX e che aveva segnato l'inizio di un lungo conflitto terminato solo nel 1059 quando i Normanni, dopo avere preso in ostaggio il papa, lo lasciarono libero a patto che egli riconoscesse tutte le conquiste normanne dell’Italia Meridionale, Sicilia inclusa. Tale riconoscimento avvenne nel 1059 con il Trattato di Melfi durante l'omonimo Concilio. Così i Normanni diventavano paladini della cristianità per un duplice motivo: sia per aver risparmiato la vita al pontefice Leone IX, sia perché giustificavano le loro mire espansionistiche con il pretesto di liberare la Sicilia dai Saraceni, grazie anche all'appoggio dell'emiro arabo di Siracusa Ibn al Thumna, che, essendo in contrasto con gli altri emiri di Sicilia e con il cognato Ibn al-Hawwäs, signore di Castrogiovanni, si recò a Mileto da Ruggero d'Altavilla, al quale giurò e promise il suo appoggio contro i Musulmani nell’Isola. Sbarcati quindi a Messina nel 1061, nello stesso anno presero Troina e poi continuarono con la Sicilia Centrale e Nord-orientale. Nel 1063, sui Nebrodi, fu combattuta e vinta la famosa battaglia di Cerami, dopo la quale il vittorioso Ruggero I di Sicilia inviò, in segno di riconoscenza, parte del bottino di guerra e quattro cammelli a Papa Alessandro II, successore di Niccolò II. Per ricambiare il favore Alessandro II concesse l'indulgenza plenaria al Conte e gli donò a sua volta un vessillo con le insegne papali e la raffigurazione della Madonna con Gesù Bambino, vessillo che avrebbe accompagnato il Conte durante le sue vittorie in Sicilia e per questo intitolato a Maria Santissima delle Vittorie, patrona della città e della Diocesi di Piazza Armerina.
CONCLUSIONI
Se si crede a quanto tramanda la Quindicina, scritta -come si diceva- da mons. Mario Sturzo il primo maggio 1923, allora si mette in relazione il Palio con papa Nicolò II e con Ruggero il Normanno. Ma, c’è chi crede che non papa Nicolò II ma Alessandro II, dopo la battaglia di Cerami del 1063 avrebbe ricevuto da Ruggero ori e preziosi su quattro cammelli e in seguito papa Alessandro II lo avrebbe omaggiato con il vessillo pontificio.
Se si dubita che Ruggero fosse stato autorizzato da papa Nicolò II durante il Concilio di Melfi del 1059 non solo si toglie credibilità alla Quindicina ma si mette pure in discussione l’autorevolezza della mano che la compilò, quella di Mons. Mario Sturzo, di notevole fama e non solo locale e che di storia sicuramente se ne intendeva. Non solo, ma se si dubita della ricostruzione storica nella recita della Quindicina, allora il Palio dei Normanni diventa solo una sfilata in maschera (una carnevalata?) depauperata da qualunque valore storico e ridotta a mero folclore. Con il cuore in mano e con fede indiscussa mi chiedo: a che cosa serve recitare queste strofe se ne mettiamo in discussione il valore? Se papa Nicolò II non avrebbe avuto un legame diretto con Piazza Armerina, tuttavia, il conte Ruggero I di Altavilla, che ottenne prima il favore di papa Nicolò II poi quello di papa Alessandro II, ebbe un ruolo fondamentale.