Storie di Premier

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Vincere la Premier League non è mai semplice. Vincere senza mai perdere nemmeno una partita è qualcosa che rimarrà scolp...
10/12/2025

Vincere la Premier League non è mai semplice. Vincere senza mai perdere nemmeno una partita è qualcosa che rimarrà scolpito nella storia. Ma in effetti il soprannome “The Invincibles”, gli Invincibili, non te lo guadagni certo per caso.

Sono passati più di 20 anni da quando l'Arsenal ha conquistato la sua ultima Premier League. Erano gli anni di Dennis Bergkamp, Patrick Vieira, Sol Campbell, ma soprattutto di Thierry Henry, trascinatore con 30 gol e 9 assist di quella squadra che fece 26 vittorie e 12 pareggi in 38 giornate.

Dal 2004 a oggi, i Gunners hanno avuto diverse occasioni per cercare di colmare quell'assenza dall'albo d'oro dei vincitori della Premier League che anno dopo anno si fa sempre più pesante per i tifosi. L'ultima è stata un anno e mezzo fa, quando la volata tra Manchester City e Arsenal ha visto trionfare gli uomini di Guardiola di appena 2 punti, 91 contro 89.

Arrivati vicini alla boa di metà campionato, l'Arsenal guida la classifica ma chissà che qualche fantasma non abbia già cominciato a popolare i sogni, o per meglio dire gli incubi dei Gunners, dopo che la sconfitta con L'Aston Villa ha ridotto a 2 le lunghezze di vantaggio sui più immediati inseguitori, che guarda caso sono proprio i Citizens.

C'è tempo per scoprire come finirà la Premier League 2024/2025, ma una cosa è certa: la leggenda degli Invincibili non si tocca, stavolta all'Arsenal basterebbe essere gli Irraggiungibili, almeno per una volta.

Lo sapevate che a cavallo tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso, a Manchester una terza realtà cittadina provò a...
08/12/2025

Lo sapevate che a cavallo tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso, a Manchester una terza realtà cittadina provò a sfidare lo strapotere di United e City?

Nel cuore dell’East Manchester, nel 1928 nacque il Manchester Central Fc, ambiziosa società fondata da John Ayrton e John Iles. Il nome “Central”, colori sociali bianco e nero, fu scelto anche per poter usare le iniziali MCFC, quasi come voler sfidare il Manchester City.

L’obiettivo era chiaro: formare talenti locali e crescere sino alla Football League, giocando al Belle Vue Speedway Stadium e arrivando a portare allo stadio fino a 8.500 spettatori in partite di grande richiamo.

Il resto della storia ve la raccontiamo sul nostro sito.

L'Aston Villa ha appena battuto, con un gol al 95' di Emiliano Buendia, l'Arsenal nello scontro al vertice di questa gio...
06/12/2025

L'Aston Villa ha appena battuto, con un gol al 95' di Emiliano Buendia, l'Arsenal nello scontro al vertice di questa giornata di Premier League.

I Villains ora sono a solo 3 punti dal primo posto, occupato proprio dai Gunners e sognano di tornare a vincere il campionato dopo un'eternità.

L'ultima volta? Stagione 1980-1981, in campo c'era questo ragazzo qua, Gary Show. Scomparso poco più di un anno fa, eroe senza tempo che guidò la squadra, della quale era tifosissimo, anche al successo in Coppa Campioni nella finale di Rotterdam del 1982 contro il Bayern Monaco.

Fantastica la sua scheda personale:
- auto? Una Ford Es**rt.
- tempo libero? Mi piace stare in compagnia ma non mi piace fumare.
- ambizione personale? Avere la sicurezza finanziaria per me e la mia futura moglie e famiglia.
- che persona vorresti incontrare? Sting, il leader dei Police.

Meraviglia.

“3 espulsioni in 27 presenze di campionato? Più una in Coppa? E chi è? Materazzi?”. Sì, un Marco Materazzi venticinquenn...
06/12/2025

“3 espulsioni in 27 presenze di campionato? Più una in Coppa? E chi è? Materazzi?”. Sì, un Marco Materazzi venticinquenne alle prese con la sua unica esperienza in Premiership, maglia Everton, stagione 1998-99. Gran fisico, carattere battagliero, l’ideale per andare a fare a sportellate con i centravanti d’oltremanica, in una squadra (e in uno stadio) iconici e riconoscibilissimi.
Una scelta esotica per quei tempi, che avrebbe potuto regalare al futuro campione del mondo una carriera importante nel campionato più affascinante di tutti. E invece Matrix, mancino con doti realizzative e di impostazione superiori rispetto ai colleghi inglesi, e comunque titolare indiscusso fino all’infortunio che pose fine al suo percorso, finì per lasciare il segno (quasi) soltanto per le intemperanze e gli eccessi agonistici, con due gol isolati che non migliorarono di molto la stagione mediocre dell’Everton. E a fine stagione tornò a casa, a Perugia, prima di spiccare il volo con l’Inter e con la Nazionale.
I perché di questo fallimento? Non si ambientò mai veramente, e subì un clima che in Inghilterra era ancora sfavorevole agli stranieri in generale, e agli italiani in particolare. Finì nel mirino di alcuni compagni (ebbene sì), della critica, dei tifosi, e soprattutto degli arbitri, che gli riservarono un trattamento particolare. Questo è onesto sottolinearlo, anche se il modo di giocare era già quello che abbiamo imparato a conoscere con l’Inter e con la Nazionale: anticipi rudi, scivolate da brivido, gioco aereo al limite. Circola su You Tube un video fantastico del suo duello con Andy Cole e David Beckam, nel match tra Everton e United (https://www.youtube.com/watch?v=gS4C4P39GtY).
Secondo Alan Myers, al tempo responsabile comunicazione del club: “He was never really happy. It was almost doomed from the start”. Myers fu peraltro protagonista di uno degli episodi più curiosi nell’ambito della breve parentesi di Marco Materazzi in Premiership. Darren Huckerby, attaccante del Coventry City, avversario di giornata al Goodison Park, esagerò gli effetti di un intervento del difensore italiano. In altre parole, si tuffò platealmente. L’arbitro tirò fuori dal taschino il cartellino rosso. L’ennesimo. Materazzi protestò invano, poi si accasciò sui cartelloni pubblicitari e scoppiò a piangere, consolato dai tifosi. Walter Smith, manager dell’Everton, spedì Myers a togliere il ragazzo da bordo campo per accompagnarlo al tunnel (“For God’s sake, Al, go and get him”).
Un episodio assolutamente particolare, che rende l’idea di una situazione ormai deteriorata e che si sarebbe sciolta da lì a poco. Materazzi, però, non ricorda con angoscia quella stagione poco felice. Anzi, ha recentemente celebrato l’anniversario della sua prima rete con i “blu” di Liverpool sui propri social (il 2-1 decisivo nel match di Coppa con l’Huddersfield Town, 23 settembre 1998). Una giornata memorabile. Il primo gol in Inghilterra. Seguito poi, nell’arco dello stesso match, da due cartellini gialli in rapida sequenza e conseguente espulsione. That’s life.

La favola Wrexham continua a stupire. Dopo tre promozioni di fila in tre anni, impresa mai riuscita nel calcio inglese, ...
04/12/2025

La favola Wrexham continua a stupire. Dopo tre promozioni di fila in tre anni, impresa mai riuscita nel calcio inglese, è in corsa per raggiungere i playoff di Championship.

Il club di proprietà di Ryan Reynolds, il Deadpool della Marvel, e del suo amico e collega Rob McElhenney continua la sua corsa verso il sogno di raggiungere la Premier League. Il pareggio all’ultimo secondo di sabato 29 novembre contro il Blackburn vale il decimo posto in classifica, a soli tre punti dalla zona playoff.

Nonostante le prese in giro e le perplessità di molti puristi, il club gallese rischia seriamente di poter raggiungere il suo lieto fine tanto agognato. Ma come fa questa favola in salsa hollywoodiana ad aver raggiunto un risultato mai prima immaginato nella storia del calcio inglese? Come può sognare di arrivare in Premier League?

Ve lo raccontiamo nel nostro nuovo pezzo.

"Segna in Inghilterra, ma non sarà decisivo in Serie A"."Una leggenda a Leicester, ma l'Italia è un'altra cosa"."Non ha ...
01/12/2025

"Segna in Inghilterra, ma non sarà decisivo in Serie A".

"Una leggenda a Leicester, ma l'Italia è un'altra cosa".

"Non ha più l'agilità e la fame di una volta".

"Non fa vita da professionista, è venuto a fare la bella vita".

Pensieri e parole in libertà dopo l'arrivo di Vardy alla Cremonese.

Doppietta stasera al Bologna decisiva, quattro gol in Serie A e siamo solo ai primi di dicembre.

Infinito.

Proviamo a chiudere gli occhi e tornare con la fantasia a quando eravamo bambini. Facciamolo insieme: che cosa vedete? P...
01/12/2025

Proviamo a chiudere gli occhi e tornare con la fantasia a quando eravamo bambini. Facciamolo insieme: che cosa vedete? Probabilmente quello che vediamo anche noi. Una piazza, un pallone, gli amici di sempre e qualche straccio a delimitare le due porte che, con tutta l’immaginazione possibile, riusciva a farci credere di essere a San Siro piuttosto che all’Olimpico. Emozioni forti, che ben presto si tramutavano in sogni, così lontani da essere realizzati che alla fine, restavano semplicemente sogni.

Probabilmente è da questa stessa immagine che è iniziato il sogno di Alan Crampton, con un telo verde al posto della piazza, due piccole porticine al posto degli stracci e i calciatori in miniatura al posto dei bambini in carne e ossa. Un sogno - quello di costruire in formato subbuteo lo stadio dell’Aston Villa, la sua squadra del cuore - che per anni è rimasto nel cassetto. Per portare avanti un progetto così ambizioso servono fondi e competenze troppo grandi per un ragazzino appassionato di calcio-tavolo. Ma nel 2018 l’idea di Alan comincia a prendere forma. Oggi, dopo 7 anni, il modellino del Villa Park è un vero e proprio gioiello di 3 metri per 2, realizzato minuziosamente in ogni piccolo dettaglio. Dai tifosi sugli spalti ai punti ristoro, fino a includere perfino i servizi igienici e la polizia a cavallo. Un capolavoro totale, fatto con passione e amore infinito per la propria squadra.

Il progetto di Alan Crampton, però, non è soltanto figurativo, ma porta avanti una missione ben più importante alle spalle, come descrive lui stesso sulla pagina Facebook “My Villa Park Build”, dove documenta ogni singola evoluzione del suo capolavoro. I tifosi possono idealmente “acquistare un posto” allo stadio donando un contributo a sostegno di Do It For Defib, un ente benefico dedicato all’installazione di defibrillatori ad accesso pubblico a Brackley. La cittadina nel Northamptonshire dove Alan, originario di Birmingham, oggi risiede. Chapeau, caro Alan. Perché i sogni, a volte, possono raggiungere traguardi impensabili, ben più grandi di quando li immaginavamo da piccoli.

Come passare da calciatore di buon livello a idolo di un Paese. Detto così, potrebbe sembrare il titolo di un pessimo ma...
28/11/2025

Come passare da calciatore di buon livello a idolo di un Paese. Detto così, potrebbe sembrare il titolo di un pessimo manuale sul calcio. Invece è una storia eccezionale, accaduta solo qualche giorno fa. Troy Parrot, centravanti della Nazionale irlandese e degli olandesi dell’Az Alkmaar, classe 2002 (tenetelo a mente), è entrato di diritto nella storia del calcio dei “The Boys in Green”. Grazie alle sue recenti prestazioni decisive nelle qualificazioni ai Mondiali, Parrot ha ridato speranza al futuro sportivo di una nazione che vorrebbe tornare ai fasti della fine del secolo scorso. Un nuovo leader e un modello per i giovani tifosi della nazionale dello shamrock, il tipico trifoglio irlandese che sta sullo stemma federale.

La sua tripletta contro l’Ungheria, e la precedente doppietta nel match contro il Portogallo, hanno spianato la strada verso i playoff per l’accesso al Mondiale 2026. E sapete quando le casacche verdi hanno giocato l’ultima volta in un Campionato del Mondo? Nel 2002… Che sia un segno del destino? Al gol decisivo siglato al 96’ a Budapest, per le strade e nei pub d’Irlanda si è scatenata una bolgia clamorosa, una gioia incontenibile, tanto più esplosiva perché insperata per molti. Per giorni sull’isola – e non solo – non si è parlato d’altro. Al punto che l'aeroporto di Dublino, sui social, ha deciso di intitolargli la pagina ufficiale.

«Sono molto emozionato, quelle che vedete sono lacrime di gioia - le parole di Parrott dopo la vittoria in Ungheria - non riesco a crederci. Questo è il motivo per cui amiamo il calcio, perché imprese di questo tipo possono accadere. Amo il mio Paese. Non puoi nemmeno sognarlo un gol come quello che ho segnato io al 96', nemmeno nelle favole. Non ho parole per spiegare le mie emozioni». In Repubblica Ceca, avversaria dell’Irlanda ai playoff per Usa-Messico-Canada 2026 sono avvisati…

Ventiquattro, otto, zero, zero, ventidue, zero. No, non stiamo dando i numeri, non sono le coordinate di un qualche teso...
27/11/2025

Ventiquattro, otto, zero, zero, ventidue, zero. No, non stiamo dando i numeri, non sono le coordinate di un qualche tesoro nascosto e neanche un improbabile prefisso internazionale di qualche remota isola dell’Oceano Pacifico.

Ventiquattro sono i punti conquistati dalla nazionale inglese nel girone di qualificazione al prossimo campionato mondiale di calcio di Canada, Messico e Stati Uniti, un bottino che fa il paio con il magic moment della federazione prossima a festeggiare i sessant’anni dallo storico successo di Wembley targato Hurst e Peters; zero i pareggi e zero le sconfitte, ma soprattutto zero le reti subìte nelle otto uscite contro Albania, Lettonia, Andorra e Serbia a cui hanno “servito” la bellezza di ben ventidue reti tra cui le dieci equamente divise tra il Marakanà di Belgrado e il Daugava di Riga.

Insomma, un percorso pressoché perfetto per una selezione che negli ultimi anni ha sempre dato l’impressione di poter affondare il colpo decisivo salvo poi arrendersi sul più bello: nel 2018 furono Meunier e Hazard a estromettere l’Inghilterra dall’atto conclusivo dei Mondiali, due anni più tardi i sogni di gloria di Gareth Southgate si infransero fragorosamente sui guantoni di Gigio Donnarumma, mentre nel 2022 fu la zuccata di Giroud a mandare all’aria Kane e compagni nella bolgia dell’Al-Bayt di Al Khor.

Dunque Inghilterra campione? Non così in fretta, certamente non prima di aver letto il nostro approfondimento sul nostro sito.

#2026

Parafrasando il compianto Philippe Noiret nel capolavoro di Mario Monicelli del 1975 “Amici Miei” il genio è “fantasia, ...
24/11/2025

Parafrasando il compianto Philippe Noiret nel capolavoro di Mario Monicelli del 1975 “Amici Miei” il genio è “fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione”, un mix che spesso nel corso della storia ha fatto forse più vittime che vincitori.

È questo il caso di Ali Dia, fantomatico personaggio divenuto leggenda grazie a quella che per molti è considerata la più grande truffa sportiva del XX secolo. Nato a Dakar nel 1965, non ci è dato sapere se quello che si trova in rete corrisponda realmente alla realtà: Beauvais, Digione, La Rochelle, Saint-Quentin, Châteaubriant, FinnPa, PK-35 Vantaa, Lubecca e Blyth Spartans le squadre con cui gioca tra il 1988 e il 1996 senza apparente fortuna.

Poi, l’intuizione che cambia tutto.

Nel novembre di quello stesso anno un telefono squilla dalle parti di Southampton, quello dell’ex centrocampista di Liverpool e Sampdoria Graeme Souness che nel frattempo è divenuto manager dei Saints dell’Hampshire; dall’altro capo una voce sicura si presenta: «Ciao Graeme, sono George Weah. Ho un cugino, Ali Dia, che ha giocato nel PSG e che ha collezionato tredici presenze con la maglia della nazionale del Senegal. Dovresti provarlo, è fortissimo». Il tecnico, forse fiutando un affare irripetibile, si fa convincere: manco a dirlo il provino di qualche giorno dopo va malissimo, ma per una straordinaria serie di coincidenze fa sì che venga tesserato e convocato per la sfida del 23 novembre tra il Southampton e il Leeds.

Al The Dell va in scena uno spettacolo surreale, una farsa che macchia irreparabilmente la carriera di Souness: subentrato all’acciaccato Le Tissier alla mezz’ora, per quasi un’ora di gioco Dia corre a vuoto, perde palloni e sembra non comprendere niente di ciò che lo circonda. «Nessuno sapeva chi fosse, sembrava un giocatore scelto a caso tra il pubblico» dirà Le God in un’intervista del 2001.

Al licenziamento da parte del club dopo appena quattordici giorni di contratto seguiranno alcune presenze, con gol peraltro, con i semiprofessionisti del Gateshead, dopodiché se ne perderanno per sempre le tracce.

Ma per tutti, compresi il Times e la BBC, Ali Dia è ricordato come il più grande bluff del calcio moderno.

A.A.A. Aleksandr Mitrovic cercasi. Vi ricordate di quel periodo quando questo ragazzone di 189 centimetri per 90 chili f...
22/11/2025

A.A.A. Aleksandr Mitrovic cercasi. Vi ricordate di quel periodo quando questo ragazzone di 189 centimetri per 90 chili faceva il bello e il cattivo tempo vestendo la maglia del Fulham? Sembra passata un'eternità, ma erano solo poche stagioni fa.

Arrivato in Premier League nel 2015, quando il Newcastle decide di prelevarlo dall'Anderlecht, tre anni più tardi Mitrovic si trasferisce al Fulham. E quello che fino a quel momento era sembrato un investimento sbagliato (14 reti in 65 presenze con le Magpies), una volta che mette piede a Londra si trasforma in un bomber di razza. Il suo ruolino di marcia è di quelli da stropicciarsi gli occhi: tra il 2018 e il 2023 i tifosi del Fulham esultano 109 volte insieme a lui.

Mitrovic diventa l'oggetto del desiderio di tantissimi club che hanno bisogno di un attaccante che vede la porta come pochi altri del mondo. Sulle sue tracce ci si mette anche la Juventus, che ha la pazza idea di portarlo a Torino. Mitrovic sceglie di restare al Fulham, finché a un certo punto decide di sparire completamente dai radar (ma con un portafoglio bello gonfio).

Tra lo stupore di molti tifosi e addetti ai lavori, l'attaccante serbo firma nell'estate del 2023 per trasferirsi in Arabia Saudita all'Al-Hilal. La sua fame di gol è ancora tanta, come dimostrano le 68 reti segnate a Riad e dintorni in due anni. Il suo nome, però, scompare dai taccuini del Vecchio Continente, tanto che lo scorso settembre Mitrovic ha firmato a parametro zero in Qatar con l'Al-Rayyan. Il contratto è di quelli davvero pesanti, circa 10 milioni all'anno, ma mai come in questo caso possiamo dire che non è rimasto nient'altro che sabbia del passato glorioso di questo attaccante poco più che trentenne.

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