Scienza & Pace Magazine

Scienza & Pace Magazine "Scienza & Pace Magazine" è un sito di informazione e di analisi curato dal Centro Interdisciplinare "Scienze per la Pace" dell'Università di Pisa.

Il suo scopo è fornire strumenti utili a comprendere criticamente il presente e agire sui conflitti. Vogliamo comprendere criticamente il presente e agire sui conflitti in una prospettiva di "pace positiva", avendo di mira la costruzione di una società giusta, fondata sulla pari dignità e sull'accesso di tutte e tutti ai diritti fondamentali. Tale obiettivo richiede la collaborazione di tutte le s

cienze e di tutte le professionalità, in una prospettiva realmente interdisciplinare. A questo scopo, la redazione è organizzata intorno alle seguenti marco-aree tematiche: ambiente, cibo, comunicazione, cultura, diritti, economia, geopolitica, prospettive di genere, salute. Il Magazine ospita quattro tipi di contributi: articoli originali; video-interviste a esperti; articoli già pubblicati, ritenuti meritevoli di ulteriore diffusione; immagini significative, accompagnate da commenti. Mette, inoltre, a disposizione nella sezione Risorse indicazioni utili per approfondire i temi oggetto degli articoli. Proposte di articoli possono essere inviate alla redazione ovvero ai referenti delle macro-aree tematiche, seguendo le istruzioni nella pagina dedicata ai collaboratori. La redazione del Magazine è composta da: Chiara Angiolini, Valentina Bartolucci, Mauro Capocci, Marilù Chiofalo, Simone D'Alessandro, Pompeo della Posta, Caterina di Pasquale, Giorgio Gallo, Francesco Lenci, Tommaso Luzzati, Chiara Magneschi, Valentina Mangano (coordinatrice), Federico Oliveri (coordinatore), Sonia Paone, Luigi Pellizzoni, Daniel Ruiz, Eleonora Sirsi, Mauro Stampacchia, Elettra Stradella, Fabio Tarini, Tiziano Telleschi, Matteo Villa, Francesca Zampagni.

Nell’80° anniversario della Liberazione, Scienza & Pace Magazine invita a rileggere un classico memoriale della Resisten...
25/04/2025

Nell’80° anniversario della Liberazione, Scienza & Pace Magazine invita a rileggere un classico memoriale della Resistenza: "Tutte le strade conducono a Roma" di Leo Valiani.

Scritto tra il gennaio e il luglio del 1946, quando si era appena spento il fuoco della guerra partigiana, questo volume viene pubblicato quando ardeva più che mai la lotta politica in vista del nuovo assetto istituzionale da dare all’Italia.

Leo Valiani è un partigiano: non nutre alcun dubbio che la parte da lui scelta sia la migliore, la sola in grado di preservare l’Europa da un ulteriore suicidio. Ma non per questo smette di indagare ciò che è stato e ciò che potrà essere con occhio critico.

Per Valiani la resistenza è sempre: è un percorso verso la giustizia, condizione indispensabile per una pace vera. La conclusione del suo libro mostra chiaramente la strada da percorrere, ieri come oggi:

«Combattendo contro l’ingiustizia, noi combattiamo in realtà per una pace mondiale, che non sia un armistizio. Combattendo per l’unità dei popoli europei martoriati, noi combattiamo in realtà per un governo unitario del mondo, degno del nome […]. Per questo non ci pentiamo di aver preso le armi al fianco delle democrazie e dell’Unione Sovietica, che oggi ci deludono. Siamo anzi fieri di averlo fatto con assoluto disinteresse. Così abbiamo il diritto di resistere al presente di quelle potenze, in nome di un futuro più profondamente democratico, che non apparterrà più ai vincitori soltanto ma ai vincitori e ai vinti e, insomma, ai popoli».

  di Andrea Panzavolta In tempi calamitosi come quelli in cui viviamo, da più parti del mondo giungono immagini di guerre e ingiustizie e chi si sforza di investigare le zone grigie, in cui sp…

Vi siete mai chiestə cosa risponderemo a chi verrà dopo di noi quando ci chiederanno cosa abbiamo fatto durante il genoc...
08/04/2025

Vi siete mai chiestə cosa risponderemo a chi verrà dopo di noi quando ci chiederanno cosa abbiamo fatto durante il genocidio palestinese?

Ella Keidar Greenberg, attivista transgender diciottenne, ha deciso cosa rispondere: ha fatto obiezione di coscienza al servizio militare obbligatorio, per non essere complice della distruzione del popolo palestinese a Gaza e in Cisgiordania.

Cosa ha spinto questa giovane donna trans a prendere una tale decisione, opponendosi alla retorica militarista, coloniale e anti-palestinese che plasma la società israeliana?

Quali conseguenze deve affrontare chi, come lei, si rifiuta di svolgere il servizio militare obbligatorio?

Il giornalista e fotoreporter israeliano Oren Ziv, noto per il suo lavoro a sostegno delle lotte per la giustizia e i diritti, ha intervistato Ella Keidar Greenberg prima del suo incarceramento, avvenuto lo scorso 19 marzo: abbiamo tradotto l'intervista apparsa su +972 Magazine.

L'articolo esplora come l'esperienza di persona transgender in Israele si intrecci con la decisione di obiettare e di lottare per un futuro di giustizia e di pari diritti per tutte e tutti, dal fiume fino al mare. E mette in luce l'uso strumentale delle questioni LGBTQ+ fatto dall'esercito israeliano, denunciandone le operazioni di pinkwashing.

La storia di Ella Keider Greenberg mostra come diverse esperienze di marginalizzazione - quella delle persone trans e quella dei/delle palestinesi sotto occupazione e minaccia di distruzione - possano convergere in una potente forma di resistenza. Un'esperienza che dovrebbe essere di ispirazione per tutte e tutti coloro che davvero cercano la pace.

𝑳𝒊𝒏𝒌 𝒊𝒏 𝒃𝒊𝒐

Il 19 marzo 2025 Ella Keidar Greenberg, attivista transgender diciottenne, è stata incarcerata per essersi rifiutata di prestare servizio nell’esercito israeliano, dichiarandosi obiettrice di cosci…

Cosa sappiamo dell’arresto di Mahmoud Khalil, studente palestinese della Columbia University di New York? Qual è stato i...
03/04/2025

Cosa sappiamo dell’arresto di Mahmoud Khalil, studente palestinese della Columbia University di New York? Qual è stato il suo ruolo nel movimento per la fine del genocidio a Gaza e per l’interruzione dei rapporti accademici con le università israeliane? In quale contesto generale di repressione del dissenso si inserisce questa iniziativa del governo Trump?

L'articolo che vi proponiamo, tradotto dal magazine POLITICO, analizza il caso di Khalil nel contesto delle mobilitazioni di cui sono stati protagonisti studenti e studentesse della Columbia University da più di un anno.
A fare luce sulla vicenda Irie Sentner, ex studente della Columbia e attualmente corrispondente per POLITICO alla Casa Bianca.

Mahmoud Khalil, ventinovenne di origini palestinesi con regolare permesso di soggiorno, sposato con una cittadina statunitense all’ottavo mese di gravidanza, ha svolto nel movimento studentesco un importante ruolo di mediatore.

L'arresto di Khalil da parte degli agenti dell’Agenzia Federale per l’Immigrazione ha suscitato forti reazioni tra gli attivisti e i difensori dei diritti umani, che hanno denunciato l’azione come una grave violazione del Primo emendamento della Costituzione statunitense, che protegge la libertà di espressione.

Tutti gli studenti internazionali, come Khalil, temono la revoca del visto e l’espulsione. Il clima nei campus è da tempo teso. Fin da principio i manifestanti stranieri o i beneficiari di borse di studio hanno operato in modo da difendersi da ritorsioni. Tuttavia, le pratiche di repressione si sono diffuse e hanno assunto molte forme: dal vero e proprio dossieraggio alla revoca dei titoli di laurea.

Si tratta di un ulteriore segnale di come la democrazia statunitense stia subendo una forte torsione autoritaria.

Sabato 8 marzo 2025 alcuni agenti dell’Agenzia Federale per l’Immigrazione hanno arrestato, presso la sua residenza universitaria a New York, Mahmoud Khalil, 29 anni, studente di origin…

Cos’è il cosmopolitismo? Quali sono le sue radici storiche e che evoluzione può avere in funzione della costruzione dell...
02/04/2025

Cos’è il cosmopolitismo? Quali sono le sue radici storiche e che evoluzione può avere in funzione della costruzione della pace?

Ne parla Sofia Sutera, ricercatrice presso l’International Team for the Study of Security (ITSS) di Verona e cultrice della materia in Human Rights all’Università di Padova. Nonostante le criticità e le difficoltà pratiche, secondo Sutera, il cosmopolitismo rimane una prospettiva fondamentale per affrontare le sfide globali e promuovere la pace in modo duraturo.

Sutera sostiene come il cosmopolitismo sia un approccio utile per promuovere la pace nel mondo contemporaneo. Questa visione si basa sul riconoscimento dell'interdipendenza globale e sulla necessità di rafforzare le istituzioni internazionali.

Di fronte a sfide come il cambiamento climatico, le disuguaglianze e i conflitti, il cosmopolitismo si presenta come un'alternativa ai nazionalismi, favorendo il dialogo e la cooperazione tra culture. A sostegno di questa tesi vengono inoltre proposti strumenti concreti, come l’educazione alla cittadinanza globale e la diplomazia internazionale, per affrontare le tensioni e contribuire alla costruzione di un sistema internazionale più stabile e inclusivo.

di Sofia Sutera Nel corso della storia il concetto di cosmopolitismo ha rappresentato un’idea affascinante e complessa, che offre una prospettiva unica per affrontare le sfide della convive…

In Ungheria è stata approvata lo scorso 18 marzo una legge che vieta lo svolgimento del Pride, provocando l’indignazione...
02/04/2025

In Ungheria è stata approvata lo scorso 18 marzo una legge che vieta lo svolgimento del Pride, provocando l’indignazione della comunità LGBTQ+ e non solo. Il governo di Viktor Orbán ha giustificato la norma come forma di protezione dei minori da “contenuti dannosi” in tema di orientamento sessuale e identità di genere: già nel 2021 era stata adottata una norma che limitava la rappresentazione di temi LGBTQ+ in contesti accessibili ai giovani.

La nuova legge prevede sanzioni per chi partecipa al Pride, con multe fino a 500 euro, e autorizza l'uso di tecnologie di riconoscimento facciale per monitorare i partecipanti. Questa decisione si inserisce in un contesto di crescente repressione delle libertà civili in Ungheria, dove sono stati adottati provvedimenti che limitano i diritti delle coppie omosessuali e delle persone trans.

Durante la seduta parlamentare in cui la norma è stata approvata, alcuni deputati dell'opposizione hanno acceso fumogeni colorati e gettato dalle balconate volantini con l’immagine di un bacio tra Orbán e Putin, per denunciare la vicinanza del governo ungherese al presidente russo, promotore di analoghe leggi discriminatorie.

Fonti: APNews, Eunews, Euronews, CNN.

https://magazine.cisp.unipi.it/la-sfida-piu-grande-della-siria-reinsediare-milioni-di-rifugiati-e-sfollati/Quali sono le...
31/03/2025

https://magazine.cisp.unipi.it/la-sfida-piu-grande-della-siria-reinsediare-milioni-di-rifugiati-e-sfollati/

Quali sono le principali sfide che il governo di transizione siriano dovrà affrontare per garantire un rimpatrio sostenibile dei rifugiati? In che modo la comunità internazionale può contribuire alla stabilità della Siria post-Assad e alla gestione del ritorno dei rifugiati?

A queste e altre domande rispondono Jesse Marks e Hazem Rihawi, in un articolo pubblicato da Foreign Policy, una delle principali riviste statunitensi in materia di politica internazionale. Jesse Marks è analista politico-strategico, mentre Hazem Rihawi è esperto in sanità pubblica e politiche umanitarie in contesti di crisi.

L'articolo affronta le sfide della ricostruzione della Siria dopo la guerra civile, concentrandosi in particolare sul ritorno dei rifugiati. Con milioni di siriani all'estero e un numero altrettanto elevato di sfollati interni, il rimpatrio potrebbe diventare uno dei più grandi della storia. Tuttavia, questo processo rischia di essere estremamente problematico a causa della diffusa distruzione, della povertà dilagante e dell'instabilità politica che ancora caratterizzano il paese.

Il ritorno dei rifugiati deve essere gestito con estrema cautela per evitare l'insorgere di nuovi conflitti, e richiederà il supporto coordinato dei paesi vicini, delle organizzazioni internazionali e di un governo di transizione siriano inclusivo.

Le ONG avranno un ruolo chiave nell'assistenza umanitaria e nella ricostruzione, ma è fondamentale che la ricostruzione sociale, politica e legale proceda di pari passo con quella materiale. Un monitoraggio internazionale sarà essenziale per garantire che il ritorno dei rifugiati avvenga in modo sicuro, graduale e sostenibile, evitando di sovraccaricare un sistema già fragile e contribuendo a costruire le basi per una pace duratura.

La recente dissoluzione del regime di Bashar al-Assad e la presa del potere da parte dei “ribelli” di Ahmed al-Sham ha acceso speranze di pace per il futuro della Siria: il presidente a…

Si può costruire la pace navigando? In cosa consiste il progetto della nave- scuola “Bel Espoir”? In che modo promuove a...
27/02/2025

Si può costruire la pace navigando? In cosa consiste il progetto della nave- scuola “Bel Espoir”? In che modo promuove azioni volte alla pace navigando attraverso il Mediterraneo?

A queste e altre domande ha risposto Silvia Ferreira Barbosa, membro dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e studentessa del corso di laurea triennale in “Scienze per la Pace” dell’Università di Pisa.

La nave-scuola Bel Espoir (bella speranza) è un progetto di formazione alla pace: un corso in cui verranno creati otto "equipaggi" composti da 25 giovani di età compresa tra i 20 e 35 anni.

Il corso si intreccia con un viaggio della nave attraverso il Mediterraneo, inteso come ponte tra i popoli e le civiltà, ma anche come luogo di cui prendersi cura, essenziale per la costruzione di un mondo di pace e giustizia.

La spedizione partirà il primo marzo da Barcellona e si svolgerà in otto tappe, ciascuna dedicata all'approfondimento di un tema specifico, tramite incontri pubblici e altre iniziative. A Barcelona, ad esempio, si parlerà di dialogo tra le culture attraverso la storia del Mediterraneo.

Due sfide, in particolare, sono al centro dell'attenzione: quella connessa alle migrazioni e alle morti in mare, causate dalla chiusura e dalla militarizzazione delle frontiere europee; quella connessa al cambiamento climatico, che sta già stravolgendo gli habitat marini e terrestri del Mediterraneo.

In un’epoca segnata da conflitti, disuguaglianze e crisi ambientali, il Mediterraneo può ancora essere un faro di speranza. Gli Incontri Mediterranei e il viaggio della Bel Espoir sono un invito a riscoprire le radici comuni, a valorizzare le differenze e a lavorare insieme per un futuro di pace e prosperità. Come ha ricordato Leproux, “non è solo un sogno, ma un processo concreto”, in cui sempre più giovani si stanno impegnando con energia e talento per costruire un Mediterraneo più giusto e solidale.

Condividi e commenta, se credi e ti vuoi impegnare in un Mediterraneo di pace!

https://magazine.cisp.unipi.it/nave-scuola-pace-attraverso-il-mediterraneo/

Cosa rischiano i ricercatori e le ricercatrici che lavorano in zone di conflitto o sotto regimi oppressivi? Come può la ...
19/02/2025

Cosa rischiano i ricercatori e le ricercatrici che lavorano in zone di conflitto o sotto regimi oppressivi? Come può la comunità accademica mondiale offrire loro un rifugio dove studiare e ricercare in libertà e sicurezza?

Lo spiega Silvia Ferreira Barbosa, collaboratrice di Scienza&Pace Magazine, in questo articolo dedicato alle attività della rete internazionale Scholars at Risk (SAR) in Italia.

Scholars at Risk è nata nel 1999 presso l'Università di Chicago per promuovere la libertà accademica e proteggere studiosi/e in pericolo nei rispettivi paesi d'origine. In Italia, la rete è stata costituita nel 2019 e conta 27 membri tra atenei e istituti di ricerca, tra cui l’Università di Pisa.

La rete SAR Italia vanta numerose storie di successo.

Jamila, proveniente da Kabul, è riuscita ad arrivare alla Sapienza di Roma come studentessa internazionale grazie a un corridoio umanitario: attualmente frequenta il dottorato di ricerca in “Asian Women Diaspora and Green Economy”.

Manar Abdalarazeq, ricercatrice in biotecnologie, lavora oggi all’Istituto di Scienze dell’Alimentazione del CNR di Avellino. Prima di questa esperienza ha conseguito un dottorato in biotecnologie alla Università Federico II di Napoli.

La rete SAR Italia deve, tuttavia, affrontare varie difficoltà, dal riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero alla complessità delle procedure per l’ottenimento di visti e permessi di soggiorno, fino ai tagli dei finanziamenti. Inoltre, le decisioni delle università sono spesso influenzate dalle dinamiche geopolitiche e dal posizionamento del governo.

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  di Silvia Ferreira Barbosa Scholars at Risk (SAR) è una rete internazionale fondata nel 1999 presso l’Università di Chicago per promuovere la libertà accademica e proteggere studiosi e studi…

Tra venerdì 31 gennaio e domenica 2 febbraio, in numerose città della Germania, centinaia di migliaia di persone si sono...
05/02/2025

Tra venerdì 31 gennaio e domenica 2 febbraio, in numerose città della Germania, centinaia di migliaia di persone si sono mobilitate a difesa della democrazia costituzionale, contro la convergenza parlamentare avvenuta tra l’Unione Cristiano-Democratica (CDU) e Alternativa per la Germania (ADF).

Il 29 gennaio, a tre settimane dalle elezioni politiche anticipate, il leader della CDU Friedrich Merz ha accettato i voti del partito di estrema destra ADF, su una mozione non vincolante che chiedeva di respingere alla frontiera gli stranieri senza documenti, anche se richiedenti asilo. La mozione è stata approvata ma, a distanza di due giorni, una proposta di legge simile presentata dalla CDU è stata bocciata.

La caduta della “pregiudiziale democratica” verso ADF e l’accoglienza, nel programma della CDU, di posizioni fortemente anti-migranti ha animato proteste nelle principali città tedesche, tra cui Berlino, Francoforte, Amburgo, Monaco, Stoccarda, Lipsia e Colonia.

I manifestanti hanno ribadito l’importanza di preservare una “barriera antincendio” (Brandmauer) verso i movimenti considerati una minaccia per l’ordine democratico, come l’ADF. Critiche e ironie sono state rivolte soprattutto verso Friedrich Merz, ritratto in alcuni cartelli nell’atto di baciare Alice Weidel, leader del movimento di estrema destra.

Fonti: Euronews, t-online, News ORF, Aargauerzeitung, Zeit, The Guardian.

Domenica 2 febbraio migliaia di manifestanti hanno bloccato l'autostrada 101 a Los Angeles per protestare contro le depo...
03/02/2025

Domenica 2 febbraio migliaia di manifestanti hanno bloccato l'autostrada 101 a Los Angeles per protestare contro le deportazioni di stranieri promosse dalla nuova amministrazione Trump, rivendicando il diritto di restare e di vedere riconosciuto il proprio posto nella società.

Tra i primi ordini esecutivi firmati dal presidente molti riguardano l’immigrazione e il diritto d’asilo, e prevedono la deportazione di decine di migliaia di persone straniere presenti negli Stati Uniti senza autorizzazione. Le prime espulsioni coatte hanno riguardato alcune centinaia di persone, tra cui anche donne, caricate in catene su aerei militari.

Il Presidente ha ordinato all'United States Immigration and Customs Enforcement (ICE), l'agenzia federale addetta alle frontiere, di aumentare i raid in città come Los Angeles, Chicago, Atlanta e Austin, con l'obiettivo di effettuare 1.500 arresti al giorno. Seppur indirizzati in teoria a stranieri irregolari con precedenti penali, questi arresti colpiscono spesso persone comuni, creando un clima di forte paura: in Texas, i timori di espulsione stanno causando carenze di manodopera in agricoltura e nella ristorazione.

In risposta ai raid, comunità locali e difensori dei diritti umani hanno organizzato già la scorsa settimana manifestazioni in molte città, da Los Angeles a Chicago, dove migliaia di studenti hanno scioperato in solidarietà con i compagni a rischio di espulsione. Per proteggere gli immigrati, diverse organizzazioni solidali distribuiscono le "Red Cards", che informano le persone sui loro diritti fondamentali, come il diritto a rimanere in silenzio e a non aprire la porta di casa senza un mandato giudiziario.

Fonti: Los Angeles Times, Irish Examiner, ABC News, WYPR.

Ad Haiti si aggrava la crisi umanitaria legata al dissolvimento delle istituzioni statali e alla proliferazione di bande...
29/01/2025

Ad Haiti si aggrava la crisi umanitaria legata al dissolvimento delle istituzioni statali e alla proliferazione di bande armate nel paese.

Qual è il numero totale degli sfollati registrati a fine dicembre 2024? In quali condizioni vivono? E quali sono le categorie più a rischio?

Ne parla l'ultimo rapporto pubblicato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM), presentato da Chiara Salonia, studentessa del corso di laurea in “Scienze per la Pace” dell’Università di Pisa.

Nel “Rapporto sulla situazione degli sfollati interni ad Haiti” l'IOM segnala la presenza di oltre un milione di sfollati, il 48% in più rispetto all’anno precedente.

A causa dell’aumento delle violenze armate negli ultimi mesi del 2024, le zone sicure all’interno della capitale Port-au-Prince sono sempre più limitate.

Più della metà degli sfollati sono di sesso femminile (55%), mentre i bambini costituiscono la categoria più a rischio, rappresentando il 52% degli sfollati totali.

L’UNICEF ha lanciato un appello affinché le violenze cessino al più presto, chiedendo la sospensione immediata di ogni forma di violazione dei diritti dei bambini, compreso il loro reclutamento nelle bande armate, che si stima sia aumentato del 70% solo nell’ultimo anno.



a cura di Chiara Salonia Il 14 gennaio scorso l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha pubblicato il Rapporto sulla situazione degli sfollati interni ad Haiti: si tratta di un’ana…

Quante sono davvero le vittime palestinesi delle azioni militari di Israele su Gaza? Com’è possibile ottenerne una stima...
29/01/2025

Quante sono davvero le vittime palestinesi delle azioni militari di Israele su Gaza? Com’è possibile ottenerne una stima realistica? Quale è stata la parte della popolazione più colpita?

La prestigiosa rivista medica inernazionale The Lancet ha pubblicato, a inizio gennaio, uno studio estremamente accurato che ha provato a rispondere a queste domande.

Lo studio ha stimato il numero di vittime nel periodo tra ottobre 2023 e giugno 2024, arrivando alla cifra di oltre 64.000 persone, rispetto alle 45.000 circa stimate a inizio gennaio 2025.

L’analisi è stata condotta con metodi statistici che hanno permesso di confrontare diversi elenchi di vittime a disposizione e ottenere una stima unitaria.

Le autrici e l'autore hanno preso in considerazione gli elenchi dei deceduti pubblicati dal Ministero della Salute palestinese, un sondaggio effettuato dallo stesso ministero nella popolazione e i dati dei necrologi pubblicati sui social.

Il risultato è allarmante: il Ministero avrebbe sottostimato il numero di deceduti del 41%. A queste vittime vanno, inoltre, aggiunte quelle causate indirettamente dalle azioni militari israeliane, ad esempio dalla distruzione del sistema sanitario, dall’assenza di cibo e di acqua, e da patologie connesse.

Un’analisi così specifica ha anche permesso di confermare che la porzione di popolazione più colpita è composta da bambini, donne e anziani.

A fronte di questo scenario, le autrici e l'autore hanno sottolineato la necessità di interventi internazionali urgenti per evitare ulteriori perdite di vite umane, richiamando l'attenzione sulle conseguenze sanitarie a lungo termine delle azioni militari su Gaza.



  a cura di Lucrezia Maffucci   All’inizio del 2025 The Lancet, una delle riviste scientifiche di area medica più importanti al mondo, ha pubblicato un articolo in cui si cerca di accerta…

Indirizzo

Via Del Collegio Ricci, 8
Pisa
56127

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