Coalizione Civica per PSE

Coalizione Civica per PSE Comitato di cittadini e movimenti civici uniti in vista delle elezioni amministrative 2023

10/05/2023
La chiusura degli sportelli bancari (appunto desertificazione bancaria), soprattutto nei piccoli centri, è uno dei fenom...
24/03/2023

La chiusura degli sportelli bancari (appunto desertificazione bancaria), soprattutto nei piccoli centri, è uno dei fenomeni che può avere pesanti ricadute socio economiche sulle comunità interessate e soprattutto sulle fasce più fragili, come quella degli anziani.
Occorre pensare alla predisposizione di servizi di ausilio per tali necessità quotidiane o, meglio ancora, sarebbe auspicabile accompagnare, digitalmente, gli anziani in tale percorso.

Più in generale, bisogna spostare il baricentro delle politiche di sostegno e tutela della popolazione anziana, passando, ove ancora possibile, da un ottica sanitaria ad una sociale.
Non basta garantire agli anziani assistenza sanitaria, un’iniezione, un accompagnamento alle visite, ma serve assicurare loro la socializzazione e la piena vivibilità della quotidianità. E per questo servono interventi sociali.

Occorre puntare, più che su prestazioni monetarie, su servizi che prendono in carico le persone anche dal punto di vista sociale; questo sarebbe utile per gli anziani non autosufficienti, ma anche per quelli fragili. Vanno pensati ed erogati servizi che cercano di mantenere il più possibile l’autonomia dell’anziano, rimandando più a lungo possibile l’arrivo della non autosufficienza.

Ben vengano in tale ottica iniziative volte a coinvolgere gli anziani nella vita sociale, magari favorendo l’incontro con le fasce più giovani cui poter raccontare ed offrire le proprie esperienze personali, di lavoro, di vita.
Ciò avrebbe risvolti positivi, non solo per gli anziani stessi ma soprattutto per i giovani e per le loro famiglie: per i primi potrebbe essere un modo per tuffarsi in un passato in cui ricercare quell’identità e quel senso di comunità ormai smarrito di fronte allo schermo di uno smartphone; per le seconde un valido aiuto alla gestione dei giovanissimi fuori dall’orario scolastico con conseguente possibilità di organizzare meglio la quotidianità, fino, soprattutto per la componente femminile del nucleo famigliare, a poter pensare con maggiore ottimismo a qualche prospettiva lavorativa più solida.

Riqualificare è doveroso, imprescindibile. Rigenerare è il futuro dell’azione amministrativa.Quando parliamo di preserva...
22/03/2023

Riqualificare è doveroso, imprescindibile. Rigenerare è il futuro dell’azione amministrativa.

Quando parliamo di preservare o ripristinare il decoro urbano, di combattere il degrado dei luoghi e delle infrastrutture, di collegamento diretto tra questi aspetti e la percezione di sicurezza della comunità (per non parlare, ovviamente, dell’impatto sul turismo, sul commercio e, in generale, sulla vivibilità della città), pensiamo sempre e solo ad un aspetto fisico, visibile, tangibile. Riqualificare il Gigli, riqualificare villa Baruchello, riqualificare il mercato coperto e l’ex Orfeo Serafini. Per non parlare della ex Fim o della ex Ligmar. Tutti interventi necessari, non più rinviabili. Ma poi? Una volta ridato decoro a questi luoghi, innescato quel circolo virtuoso di effetti positivi, occorre evitare che quegli interventi non restino fini a se stessi, possano produrre qualcosa di più di ciò che vediamo e tocchiamo. Anzi occorre fare in modo che la riqualificazione sia finalizzata a soddisfare ulteriori bisogni dei cittadini, a combattere altri problemi della comunità non strettamente legati (almeno non direttamente) al decoro.

E allora parliamo di rigenerazione urbana. Uno step ulteriore rispetto alla riqualificazione che parte dalla necessità di sviluppare uno o più progetti di impatto sociale ed utilizza la riqualificazione di spazi e luoghi degradati, per accogliere tali iniziative. Tale approccio comporta, innanzitutto, che con un unico intervento si producono una molteplicità di effetti positivi: non solo tutela del decoro urbano ma anche offerta integrata di servizi alla collettività; inoltre può consentire di intercettare fondi destinati ad interventi in ambito sociale anche per la sistemazione di aree o luoghi degradati. In più, la rigenerazione conduce alla necessità di una co-progettazione, di una sinergia tra più attori e realtà del territorio (enti locali, cooperative di servizi, istituti di credito, società che offrono servizi di progettazione e consulenza in tale ambito).

Anche da noi si può.

In ogni campagna elettorale si cerca sempre di pescare nel bacino di quelli, sempre di più, che sono indecisi, o meglio,...
06/03/2023

In ogni campagna elettorale si cerca sempre di pescare nel bacino di quelli, sempre di più, che sono indecisi, o meglio, di quelli che, essendo indecisi e non convinti da alcun programma, non hanno intenzione di andare a votare.

Tra questi, la categoria più ricercata e corteggiata è sicuramente quella dei giovani. E come si fa? Si sbarca su Istagram, tik tok o altri social ancora più moderni e utilizzati dai ragazzi. Si modifica il linguaggio, la comunicazione, per andare incontro al loro modo di ragionare, di parlare. Basterà? Sicuramente no.

Servono proposte serie. Ma, forse, ancor prima di politiche giovanili concrete e fattibili, bisognerebbe capire perché i giovani non si interessano di politica; passi per la politica nazionale, che vedono lontana, impacciata e inadeguata a risolvere i loro problemi.

Se però parliamo di amministrazione locale dovrebbe essere più facile far capire ai giovani come gli interventi che si propongono possono incidere direttamente sulla loro condizione. Ciò dovrebbe avvicinarli. Eppure non è così. Perché?

Noi pensiamo che un ruolo importante in questa disaffezione la giochi la condizione socio economica in cui versano le famiglie. Pensiamo, ancor più, che tale situazione sia frutto di un deficit culturale ed educativo che
• Se un giovane riesce, a stento, a rendersi autonomo finanziariamente, o, addirittura non riesce ad uscire dal nucleo familiare, fa difficoltà a pensare alla politica e, ancor più, farà fatica a pensare che il miglioramento della propria condizione passa per la partecipazione attiva alla politica.
• Se un giovane studia e si dà da fare per potersi costruire un futuro e una famiglia altrove, non trovando nei suoi luoghi prospettive concrete, sarà poco interessato di quello che succede nel proprio paese.
• Se un giovane ha difficoltà ad accedere all’istruzione o è costretto ad abbandonare anzitempo il percorso di studi, difficilmente acquisirà quelle basi culturali che consentono di percepire l’importanza e la complessità del gestire al cosa pubblica.

La partecipazione dei giovani alla vita politica locale, all’amministrazione del proprio paese, non si alimenta solo con forme comunicative idonee; non basta nemmeno pensare a politiche giovanili adeguate e concrete. Accanto al “cosa fare” e al “come farlo”, serve capire il “perché non ci si interessa”, serve rimuovere quegli ostacoli di matrice sociale, economica e soprattutto culturale che rendono la politica estranea agli interessi dei giovani.

Perché se è vero che la condizione socio economica incide non poco sulla spinta alla partecipazione attiva alla vita politica, è altrettanto innegabile che l’accesso alla cultura, all’istruzione e all’educazione civica siano indispensabili per consentire ai giovani di sviluppare quel senso critico oggi sopito, per risvegliare la coscienza critica delle persone e ricostruire una comunità che sappia confrontarsi sui temi più disparati garantendo basi culturali solide.
E per rafforzare in loro la consapevolezza dell’importanza di una partecipazione attiva alla vita politica del paese.

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