21/11/2025
C’è un asse invisibile che unisce il nord gelido dell’Eurasia alle giungle umide del Bengala. È un sentiero dimenticato, che è stato percorso da uomini che non avevano più nulla da perdere, se non le proprie catene.
Sylvain Tesson decide di seguire quella flebile traccia che collega i campi di prigionia siberiani all’India, affrontando il deserto del Gobi e l'Himalaya, ripercorrendo — a piedi, a cavallo, in bicicletta — la rotta degli evasi dai gulag sovietici. Seimila chilometri di silenzio, di paura, di gioia e di paesaggi sterminati.
In quest'epoca che misura tutto in termini di velocità e comfort, Tesson sceglie la lentezza come forma di resistenza. Cammina sulle orme di uomini braccati, per restituire dignità alla loro fuga e interrogarsi sul senso stesso della parola "libertà".
“L’asse del lupo” è un libro che sfida il tempo e i confini, intrecciando storia, geografia e filosofia del cammino. È un tributo a chi ha avuto il coraggio di evadere, non solo da un luogo, ma da una condizione imposta con la forza. Ed è anche una domanda fondamentale: cosa ci spinge davvero a partire?
Sylvain Tesson, "L'asse del lupo. Dalla Siberia all'India sui passi degli evasi dal gulag".
Traduzione di Giampiero di Barbaro.
Da oggi in libreria per Piano B.tesson
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