23/09/2025
Preti contro il genocidio, il corteo a Roma: “Ci mettiamo la faccia, la Chiesa è lenta, ma arriva”
di Alberto Sofia
“Noi abbiamo deciso di metterci la faccia e i nostri corpi, con la nostra preghiera. Ci rendiamo conto che le parole non bastano, la neutralità non è una scelta. Di fronte a un genocidio come quello di Israele a Gaza, significherebbe giustificare l’oppressore.
Come preti e sacerdoti crediamo che Cristo si identifica con chi soffre, con chi è povero ed è oppresso. Vogliamo essere voce di chi non ha voce“. Pietro Rossini, portavoce della Rete dei “Preti contro il genocidio”, spiega così la scelta di mobilitarsi a Roma, nello stesso giorno in cui tante piazze si sono riempite in tutta la pen*sola tra scioperi e cortei.
Preti e frati che hanno partecipato all’iniziativa, ma oltre mille sono coloro che hanno firmato l’appello e aderito alla neonata rete. C’era anche Padre Alex Zanotelli tra coloro che hanno sfilato tra le strade della Capitale, per un corteo di preghiera che è partito dalla chiesa di S. Andrea della Valle ed è arrivato fino ai palazzi del potere, di fronte a Montecitorio, con canti, preghiere e cartelli.
“Siamo in piazza perché oggi quello che mi preoccupa è il silenzio delle comunità cristiane, l’indifferenza. Oggi è crollato il diritto internazionale, ognuno fa quel che vuole. E chi ne paga le spese è il popolo palestinese massacrato. Anche noi come Chiesa dovevamo dare un segnale”.
Tra coloro che sono scesi in piazza in molti chiedevano una “pace disarmata e disarmante” e “Stop alle bombe”. Mentre spiccava il cartello “Christ dead in Gaza”, “Cristo è morto a Gaza”. Rispetto alla posizione della Santa Sede, la Rete dei preti contro il genocidio evita le polemiche, dopo che era stato lo stesso papa Leone XIV a prendere le distanza dalla parola ‘genocidio’, utilizzata e confermata invece da una commissione indipendente Onu:
C’è chi riprende le parole di Papa Francesco: “Il nuovo Papa e la Santa Sede non si esprimono ancora? Bergoglio aveva già preso posizione su questo. Il magistero di un pontefice, anche se defunto, è valido ancora. E noi su quello ci ispiriamo”.
Certo poi ognuno ha il suo stile”, spiega un altro sacerdote. In tanti però auspicano un gesto forte di Leone XIV: “Se auspico che possa sfidare il genocidio con il proprio corpo a Gaza, recandosi con il patriarca di Gerusalemme Pizzaballa? Si, me lo aspetto”, c’è chi spera. E la rete stessa rivendica maggiore coraggio: “Il Papa capisca l’importanza di ogni sua parola e ogni suo gesto“.
Se c’è una certezza, invece, è la condanna unanime dell’inazione e della complicità dei governi e dell’Occidente: “La parola che fa più male è ipocrisia. Oggi noi ci mettiamo la faccia, mentre la politica sembra fare la forte con i deboli, e la debole con i forti”.