04/08/2025
𝐋𝐎 𝐒𝐂𝐈𝐕𝐎𝐋𝐎𝐍𝐄 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐇𝐎𝐎𝐕𝐄𝐑 (𝐍𝐄𝐋 𝟏𝟗𝟗𝟐)
Il 1992 fu un annus horribilis per la filiale britannica della Hoover. Con i magazzini pieni a causa della recessione globale, la compagnia doveva ideare una campagna pubblicitaria per diminuire al più presto lo stock invenduto e tenere testa ai concorrenti sempre più agguerriti. “Perché non regaliamo due biglietti aerei per gli Stati Uniti a chiunque acquisti un prodotto da più di 100 sterline?”, propose qualcuno del marketing. “Ma così andremo in bancarotta!”, devono avergli risposto dall’ufficio finanze.
“Renderemo il processo di richiesta del premio talmente complicato da scoraggiare la maggioranza, e poi quante persone usufruiranno davvero di due voli andata e ritorno per gli Stati Uniti?”.
Fu l’inizio della fine. Le richieste furono centinaia di migliaia, superando di gran lunga le previsioni. Hoover tentò di ostacolarle con moduli complessi e condizioni assurde, ma questo provocò proteste pubbliche, denunce e la nascita di associazioni di consumatori che intrapresero lunghe battaglie legali.
Inizialmente il modulo per richiedere il premio doveva essere compilato e spedito entro 14 giorni, poi ne fu aggiunto un altro che sarebbe arrivato per posta entro 30 giorni e poi da ricompilare e rispedire entro 14 giorni, infine un terzo nel quale la Hoover si riservava il diritto di scegliere a propria discrezione data e luogo della partenza. In pratica i consumatori sarebbero dovuti partire da aeroporti lontani e in orari talmente scomodi da scoraggiare la maggior parte di loro.
Gli inglesi si sentirono ingannati. Un consumatore in particolare, David Nixon, sostenne che la lavatrice acquistata proprio per avere i due biglietti si fosse rotta nel giro di pochi giorni e il tecnico venuto a ripararla gli avesse detto: “Se pensi che comprare una lavatrice ti farà ottenere due biglietti per l'America, devi essere un idiota”.
Nel 1993 fu fondato l’Hoover Holidays Pressure Group per protestare contro le promesse non mantenute dall’azienda. Nel 1994 la compagnia, trascinata in tribunale fu costretta a vendere la divisione europea all’italiana Candy e licenziare molti dirigenti, tra cui l’amministratore delegato. Chissà se chi si era opposto a quel fiasco preannunciato ha ottenuto almeno la soddisfazione di dire: “Io te l’avevo detto”.