Csoa Angelina Cartella

Csoa Angelina Cartella L'importanza di creare pratiche di autogestione, azione diretta, strutture autorganizzate.

14/11/2025

Le richieste di sostituire il termine “prigionieri palestinesi” con il termine “ostaggi” cancellano la lotta collettiva e creano una falsa equivalenza tra colonizzatore e colonizzato. Fonte: English version Wael Omar – 11 Novembre 2025 Durante il rilascio dei prigionieri palestinesi di Gaz...

Ci vediamo questa domenica al  🌿🍉
14/11/2025

Ci vediamo questa domenica al 🌿🍉

DIY recupera laboratorio di legatoria, per diffondere la pirateria ovunque!Promuoviamo la pirateria e la cultura del DIY...
13/11/2025

DIY recupera laboratorio di legatoria, per diffondere la pirateria ovunque!

Promuoviamo la pirateria e la cultura del DIY/fai da te!
La proprietà intellettuale è così radicata nella nostra psicosi collettiva che anche coloro che affermano che "la proprietà è un furto" riguardo ai tipi di capitale fisico continuano a rivendicare con orgoglio le loro idee come "loro" - ma se crediamo davvero che tutto sia per tuttx, questo vale anche per idee, argomenti, espressioni creative, storie raccontate. Nega l'autorità dell'"artista" o del "pensatore" - fallo tu stesso!

Impareremo le tattiche di base della rilegatura/inquadernamento/riciclaggio dei cartoni del latte* per realizzare copertine di libri. L'idea è che puoi stampare e distribuire tutti i tipi di letteratura, propaganda, il tuo libro o zine, creare piccoli quaderni, qualunque cosa tu voglia condividere.
Condivideremo la conoscenza che abbiamo di questo fondamentale strumento di riappropriazione, alcuni semplici trucchi per creare qualcosa di carino e utile dalla cosiddetta "spazzatura", e potremo imparare tuttx insieme.

Si prega di portare (se possibile):
- cartoni del latte (qualsiasi tipo di "bevanda a base di latte" ovviamente!), ben risciacquati
- il tuo taglierino
- il tuo ago da cucito
- se vuoi mettere insieme qualcosa di specifico, o mettere un'immagine specifica sulla copertina, portala!

Verità selettive
12/11/2025

Verità selettive

I media occidentali hanno amplificato le accuse di “stupri di massa” di Hamas, mentre hanno minimizzato i crimini sessuali israeliani.

12/11/2025

"Lo stupro è durato circa 10 minuti": prigionieri palestinesi rilasciati descrivono torture sessuali "organizzate e sistematiche" nelle carceri israeliane.

Prigionieri palestinesi recentemente rilasciati, rapiti nella Striscia di Gaza dalle forze israeliane, hanno descritto una "pratica organizzata e sistematica di tortura sessuale", che include stupri e aggressioni sessuali con oggetti e cani, nonché umiliazioni psicologiche deliberate, parte di una crescente serie di segnalazioni di abusi sessuali nelle carceri israeliane. Un nuovo rapporto del Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR), basato sulle testimonianze di diversi prigionieri palestinesi di Gaza rapiti dalle forze israeliane durante il genocidio di Gaza e recentemente rilasciati dalle carceri e dai campi di detenzione israeliani, rivela una "pratica organizzata e sistematica di tortura sessuale".
Ciò include stupri, spogliarelli forzati, riprese forzate, aggressioni sessuali con oggetti e cani, oltre a deliberate umiliazioni psicologiche volte ad "annientare la dignità umana e cancellare completamente l'identità individuale".
Il PCHR ha affermato che queste testimonianze "strazianti" non riflettono episodi isolati, ma "costituiscono una politica sistematica praticata nel contesto del crimine di genocidio in corso contro oltre due milioni di persone".
Il PCHR ha osservato che gli arresti, compresi quelli delle donne, sono stati effettuati senza alcuna giustificazione legale se non quella che le vittime erano residenti nella Striscia di Gaza, nell'ambito di una politica di "punizione collettiva volta a umiliare i palestinesi e a infliggere loro il massimo danno psicologico e fisico".
NA, una donna palestinese di 42 anni, è stata arrestata a un posto di blocco israeliano nel nord di Gaza nel novembre 2024. Ha raccontato al PCHR di essere stata ripetutamente violentata, picchiata, sottoposta a elettrocuzione, insultata, spogliata e filmata dai soldati israeliani durante la detenzione. È rimasta in queste condizioni per diversi giorni prima di essere trasferita in un'altra stanza.
"Lo stupro è durato circa 10 minuti". "Poi mi hanno lasciata per un'ora nella stessa posizione, con le mani ammanettate al letto con manette di metallo, la faccia sul letto, i piedi sul pavimento, ed ero completamente nuda", ha detto, aggiungendo: "Volevo morire in ogni momento".
Queste testimonianze confermano episodi di violenza sessuale e stupro commessi da soldati israeliani ai danni di detenuti palestinesi, episodi che sono stati segnalati e documentati da molto tempo.

Quotidien en Palestine occupée, 11 novembre 2025

12/11/2025

Chiara Cruciati, La Gaza meritevole di case la sceglie Israele, Il Manifesto, 12 novembre 2025

Terra rimossa Nuovi dettagli sul piano Trump svelati da The Atlantic: saranno costruite comunità separate a est della linea gialla, Tel Aviv selezionerà i palestinesi ammessi. Non potranno più uscire. Per il resto della Striscia, nessuna ricostruzione in vista. Intanto, la Knesset passa in prima lettura la pena di morte per i detenuti arabi, Ben Gvir festeggia

Ogni nuovo dettaglio del piano Trump per Gaza che emerge da fonti anonime o dalle rivendicazioni orgogliose dei suoi fautori va nella stessa direzione: la partizione della Striscia e l’imposizione di un mandato coloniale gestito dall’asse Washington-Tel Aviv.
CHE L’AMMINISTRAZIONE statunitense – attraverso il Board of Peace a guida trumpiana – stia promuovendo una ricostruzione punitiva per i palestinesi e rassicurante per Israele era stato chiarito dagli annunci ufficiali e dall’invenzione della «linea gialla», confine immaginario che corre parallelo alla frontiera est della Striscia, sottraendole oltre la metà del territorio. Al momento la yellow line è scarsamente segnalata da blocchi di cemento verniciati di giallo, una vaghezza che permette ai soldati di ammazzare chiunque, inconsapevolmente la oltrepassi.
È nel territorio oltre quella linea – che Israele continua a presidiare con gli stivali a terra e da cui non intende ritirarsi – che avverrà la ricostruzione: zone residenziali in cui stipare qualche decina di migliaia di palestinesi, sotto dominio israeliano diretto, mentre il resto di Gaza rimane nell’inferno di una terra resa invivibile.
The Atlantic ieri ha aggiunto un altro tassello con un’inchiesta della giornalista Hana Kiros: la selezione dei palestinesi «meritevoli» a vivere nelle zone ricostruite spetterà alle autorità israeliane. Ad affermarlo alla rivista statunitense sono fonti del Dipartimento di Stato e del governo israeliano che al progetto danno un nome: «Alternate Safe Communities», comunità di circa 6mila persone a cui fornire case, una clinica e una scuola ma separate dal resto della popolazione e passate al vaglio dai servizi segreti israeliani.
Ovvero lo stesso modello applicato dalla Gaza Humanitarian Foundation che, la scorsa estate, «distribuiva» pacchi alimentari sotto il fuoco dei cecchini solo a un membro per famiglia e solo a palestinesi considerati «puliti» da Israele. Seppure «i criteri per l’approvazione restino oscuri – scrive Kiros – se una persona o i suoi parenti sono legati ad Hamas» saranno esclusi.
CHI RIENTRERÀ nella community non potrà più attraversa il confine invisibile. Lo dice la fonte del Dipartimento di Stato: «Un luogo dove le persone sono di fatto sequestrate». Il primo insediamento dovrebbe sorgere a Rafah, dopo la rimozione delle macerie e degli ordigni inesplosi, attività che sarebbe già stata appaltata a un’azienda statunitense, la Tetra Tech. Nei giorni scorsi l’amministratore delegato era in Israele a discutere il da farsi.
Dalla pulizia etnica della Riviera trumpiana si passa alla prigionia istituzionalizzata, un nuovo livello di oppressione mascherato da beneficenza che si somma al mantenimento dell’assedio israeliano, intoccabile. E si passa all’esclusione dalla ricostruzione della stragrande maggioranza della popolazione per cui, a oggi, non è previsto nemmeno un flusso di aiuti dignitoso o per lo meno in linea con quanto stabilito dagli accordi di Sharm el Sheikh a metà ottobre.
L’ultima denuncia è dell’Unicef secondo cui Israele blocca l’ingresso a 1,6 milioni di siringhe per le vaccinazioni dei bambini e ai frigo a pannelli solari per conversare le fiale, impedendo una campagna di massa. La ragione ufficiale comunicata da Israele, dice il portavoce di Unicef, Ricardo Pires, «è che le siringhe e i frigo sono considerati dual use». Tel Aviv non ha fornito dettagli in merito.
Continua a mancare anche il cibo. Quello attraversa i valichi lo fa a bordo di camion commerciali e non umanitari: significa che i prodotti vanno pagati e che ciò che finisce sul mercato non è necessariamente quello di cui una popolazione ridotta alla fame ha bisogno, come carne, uova, verdure. Mancano anche i macchinari per rimuovere le macerie, un’attività fondamentale sia a dare degna sepoltura ai corpi intrappolati tra le macerie, sia a evitare il diffondersi ulteriori di malattie e ad avviare una ricostruzione fai-da-te.
IERI LA PROTEZIONE civile è riuscita a recuperare una trentina di cadaveri, per ora senza nome, a ovest di Gaza City. Se non saranno identificati entro 48 ore, saranno sepolti in un cimitero comune a Deir al-Balah. Secondo le stime, mancano all’appello almeno 10mila palestinesi, che si aggiungono ai 70mila uccisi accertati. Un bilancio che continua a crescere a causa del fuoco israeliano che in 24 ore ha abbattuto altre tre persone (245 palestinesi uccisi dall’entrata in vigore della tregua, 529 corpi recuperati).
Intanto, mentre la Cisgiordania subiva un’ondata di attacchi incendiari dei coloni (colpite comunità e una fabbrica della nota azienda casearia al Juneidi), la Knesset approvava in prima lettura il disegno di legge che introduce la pena di morte per i sospettati di omicidio di israeliani su base nazionalistica (insomma, i palestinesi). Il ministro della sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, ha festeggiato distribuendo tra gli scranni parlamentari baklava, uno dei tipici dolci arabi. Si è appropriato anche di quelli.
https://ilmanifesto.it/la-gaza-meritevole-di-case-la-sceglie-israele

11/11/2025

La “democrazia in Israele”. Discriminazione razziale sulla pena di morte e chiusura di testate giornalistiche straniere

La Knesset ha approvato in prima lettura la proposta di legge sulla pena di morte per i “terroristi” che uccidono cittadini israeliani.
Si tratta del primo di tre voti necessari all'approvazione definitiva.
Il disegno di legge stabilisce che i tribunali israeliani debbano imporre la pena di morte a coloro che hanno commesso un omicidio di matrice nazionalistica ai danni di un cittadino israeliano, consentendo anche ai giudici dei tribunali militari in Cisgiordania di condannare a morte i colpevoli con una maggioranza semplice, anziché con decisione unanime.
La legge eliminerebbe la possibilità per i comandanti militari regionali di commutare tali condanne contro coloro che uccidono "Con lo scopo di danneggiare lo Stato di Israele e la rinascita del popolo ebraico nella sua terra", quindi di fatto si applica solo agli arabi che uccidano ebrei e non a ebrei che uccidano arabi.

La Knesset, ha approvato in prima lettura anche un disegno di legge che consentirà al governo di chiudere una testata giornalistica straniera senza la necessità di ottenere l'autorizzazione di un tribunale.

Il provvedimento mira a trasformare in legge permanente la cosiddetta "legge al Jazeera", finora in vigore come ordine temporaneo che permetteva la chiusura di media stranieri operanti in Israele.
Il testo è passato con 50 voti a favore e 41 contrari, nonostante le obiezioni sollevate dai consulenti legali del parlamento. Intervenendo in Aula, il ministro delle Comunicazioni Shlomo Karhi, del Likud, ha spiegato che l'ordine temporaneo è scaduto e che, per questo motivo, la nuova normativa deve essere approvata rapidamente.

L’apartheid dunque si manifesta anche nella discriminazione razziale nell’applicazione della pena di morte e, contemporaneamente, viene anche minacciata la libertà di informazione per i corrispondenti e le testate giornalistiche straniere che operano in Israele.

I sostenitori di Israele come “unica democrazia in Medio Oriente” dovranno guardarsi allo specchio e procedere di conseguenza.

10/11/2025

Tra i detenuti di Rakefet ci sono un infermiere, privato da gennaio della luce naturale, e un adolescente trattenuto per nove mesi Fonte: English version Emma Graham-Harrison a Gerusalemme  – 8 Novembre 2025 Israele tiene decine di palestinesi di Gaza isolati in una prigione sotterranea dove non ...

10/11/2025
10/11/2025

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