Il 15 marzo 1978 il dottor Gino Badini, allora già giovanissimo Direttore dell’Archivio di Stato di Reggio Emilia, fondava a Reggio la Società Reggiana di Studi Storici; tra i Soci fondatori comparivano il professor Giuseppe Plessi, docente di Archivistica all'Università degli Studi di Bologna, che sarebbe stato il primo Presidente, e diversi ricercatori e docenti non solo reggiani.
Nell’atto costitutivo si cita: “La Società reggiana di Studi Storici si propone come scopo principale di promuovere, nel superiore interesse della cultura storica nazionale, con spirito scientifico gli studi relativi al territorio reggiano, senza esclusione dei diversi limiti che il territorio può avere assunto durante lo svolgimento della sua storia, in relazione anche e soprattutto agli avvenimenti d'interesse nazionale e internazionale. La Società si propone altresì di studiare i problemi relativi alla conservazione del patrimonio ambientale ed etnografico, degli usi e delle tradizioni, di svolgere attività di consulenza scientifica, anche in relazione alla difesa del territorio; di diffondere la conoscenza dei problemi storico-sociali e di recepire tutti i validi contributi scientifici riguardanti tali problemi. (omissis) Le finalità di cui sopra si attuano con l’organizzazione di Convegni di studio e la pubblicazione di volumi di Studi e con altre eventuali iniziative culturali”.
La stemma della Società, depositato nel 1984 al Ministero per i Beni Culturali, opera del pittore Galliano Cagnolati, collaboratore di ReggioStoria. Lo stemma riproduce un antico capitello sulla riva del Po a ricordo dell’antica Brixillum, ai confini della provincia, e gli elementi caratteristici del nostro paesaggio: la pianura, la collina e l’Appenino ove è idealmente raffigurato il prestigioso e secolare castello matildico di Canossa. Il Tricolore ricorda la città di Reggio, che gli diede i natali. Lo stemma richiama lo scopo principale della Società ossia la promozione di studi relativi al territorio reggiano e alla conservazione del patrimonio ambientale ed etnografico, degli usi e delle tradizioni.
Nello Statuto, approvato in quella prima seduta, all’articolo 22 veniva segnalata anche l’intenzione, da parte della Società, di dar vita a un Centro di studi storici, sociali e ambientali per i territori ex Matildici: “La società si impegna ad istituire nello spirito delle proprie finalità di interesse nazionale e internazionale un centro di studi storici, sociali e ambientali per i territori ex Matildici, che verrà presieduto dal vicepresidente della società Reggiana di studi storici, con un comitato direttivo di nomina del consiglio direttivo della società” e nel 1979 veniva effettivamente fondato il primo Istituto di Studi Matildici poi ricostituito nel 2004 e tutt’ora esistente.
Ormai al traguardo della quarta decade di attività si può certo affermare che in questi 39 anni la Società non è mai venuta meno agli impegni costitutivi e continua il suo impegno sotto la guida dell’attuale Presidente, Professor Davide Dazzi.
Molti e di rilievo i Convegni organizzati tra cui cito soltanto, tra i più recenti a titolo esemplificativo, la giornata di studio “La memoria di Canossa” che il 20 settembre 2014 ha aperto le celebrazioni per il IX centenario matildico con il patrocinio del Ministero per i Beni Culturali e il ciclo di dieci incontri sugli scienziati reggiani, alcuni noti e molti quasi dimenticati, iniziati nel 2015 e proseguiti nel 2016 che sono confluiti in un corposo volume di atti che anticipa le celebrazioni per il bicentenario di Padre Angelo Secchi e di Don Gaetano Chierici che si terranno rispettivamente nel 2018 e 2019.
Tra le pubblicazioni scientifiche uscite nella collana Biblioteca della Società Reggiana di Studi Storici-Fonti e studi ricordo l’edizione del Dizionario Reggiano-Italiano e Italiano-Reggiano di Luciano Serra e Luigi Ferrari con la prefazione di Gino Badini, un’opera fondamentale per lo studio del dialetto reggiano, per mettere in risalto l’impegno nella conservazione e valorizzazione delle tradizioni richiamate nell’atto costitutivo.
La Società si è sempre impegnata per una proficua collaborazione con la Sezione reggiana della Deputazione di storia patria delle antiche provincie modenesi e anche con l'Istituto Superiore di studi matildici e con molte altre società storiche. Per la natura del suo statuto il nostro sodalizio è riconosciuto tra gli istituti di storia patria assieme alle deputazioni e ad altri istituti storici ed è inserito nella tabella triennale della Giunta Storica Nazionale.
Nel giugno del 1978, pochi mesi dopo la costituzione dell’associazione, vedeva la luce anche la rivista della Società con il nome di ReggioStoria.
Reggio, pur avendo lasciato alle città vicine di Parma e di Mantova il primato delle testate quotidiane più antiche, ha certamente una lunga tradizione per quanto attiene ai periodici, in particolare ai periodici che si riferiscono alla cultura e alla storia. A fine Settecento ricordiamo Il lunario, che si apriva con il calendario dell’anno e proseguiva, ad es. nel 1776, con le notizie storiche sulla città di “Reggio in Lombardia”; all'inizio dell’Ottocento troviamo il Nuovo diario sacro e storiografico reggianocon cadenza annuale. Nella metà dell’800, e soprattutto dopo l'Unità d'Italia, comparve una serie sistematica di diversi periodici, alcuni poi scomparsi ed altri sopravvissuti, come il notissimo Il pescatore reggiano, nato come supporto utile a chi si dedicava alla coltivazione della terra e che poi accolse contributi di carattere storico tra cui firme di illustri storici reggiani come Andrea Balletti, Naborre Campanini, Odoardo Rombaldi e tanti altri ancora. Ancora edito è un altro importante periodico, con cadenza annuale, realizzato soprattutto per finalità benefiche da un’importante personalità della vita reggiana dell'Ottocento, don Zeffirino Iodi: La strenna del pio Istituto artigianelli, fondata nel 1878 va annoverata fra le riviste tradizionali della nostra città e della nostra provincia.
Nel secondo dopoguerra si moltiplicarono le iniziative editoriali dirette a volte in modo specifico alla trattazione della storia locale. Gli anni ‘60 del Novecento vedono nascere ben due riviste: Ricerche storiche, il cui primo numero risale al 1967, e Il bollettino storico reggiano, nato all’interno della Deputazione reggiana di storia patria l’anno successivo. Ad essi si aggiunse L'Almanacco(nato nel 1982), un periodico che porta come sottotitolo "Rassegna di studi storici e di ricerche sulla società contemporanea" ed è curato dall'Istituto per la storia del movimento operaio socialista P. Marani.
Diversi altri periodici sono tuttora editi nel territorio provinciale con caratteristiche prettamente storiografiche. Ad esempio, gli atti dell'Associazione di storia patria di Guastalla (dove esisteva già un Diario sacro nel 1784), gli atti della Società correggese di studi storici.
All’interno di questo panorama si colloca ReggioStoria, che sotto la direzione dell’Architetto Fabio Cocconcelli, il 31 marzo scorso 2015 ha festeggiato il numero 150 con 38 anni di pubblicazione ininterrotta.
“Trimestrale di storia arte e cultura” è scritto nel frontespizio e, dopo la scomparsa del dottor Badini, è stato aggiunta la dicitura “fondato da Gino Badini” poiché sua fu l’idea innovativa che condivise con Emilio Rinaldini, giornalista professionista e primo direttore responsabile. Dopo la scomparsa di Rinaldini nel 1981 Badini è stato il direttore fino alla sua improvvisa scomparsa al 2014 (affiancato nella condirezione scientifica da Luciano Serra scomparso anche lui pochi mesi dopo).
Fin dalla sua nascita ReggioStoria ha inteso proporsi come strumento di divulgazione storica, presentando articoli con stile giornalistico, con abbondanza di immagini corredate di ampie didascalie. Il successo ottenuto in ambito locale, ha costituito lo stimolo per iniziative analoghe in altre città come, ad esempio, Modena e Ferrara.
Gino Badini, molto sinteticamente ma in modo assai efficace, in un'intervista rilasciata alcuni anni or definiva Reggio Storia "un'antologia della storia reggiana", un'antologia di fatti, persone, beni culturali e ambientali, tradizioni.
Durante il suo lungo cammino editoriale la rivista ha accolto oltre 1500 contributi proposti da un grande numero, ben oltre il migliaio, di studiosi, letterati, appassionati di storia locale e nazionale, giornalisti, che si sono via via aggiunti nel tempo, dimostrando un interesse ancora molto partecipato a una rivista che, si può ben dire, non invecchia mai e continua ad avere successo. Alcuni collaboratori vanno ben oltre il ristretto ambito cittadino, basti citare Indro Montanelli con il suo magistrale articolo sul pittore Antonio Ligabue.
La rivista, probabilmente l'unica nel suo genere in Italia, sviluppa diversi temi, fornendo un importantissimo contributo alla storia della città e della sua provincia. Non approfondisce soltanto vicende e avvenimenti, cioè i "fatti" della storia, ma tratta gli argomenti più vari: spazia dall'archeologia all'architettura attraverso i secoli fino all'urbanistica attuale; dalla pittura dei maestri locali del passato fino ai più recenti e ai contemporanei; dalla letteratura, intesa come parte integrante della storia, al dialetto, al folclore, alle tradizioni. Non mancano i temi economici e sociali, che riportano alla luce gli antichi mestieri e le relative fatiche e miserie, i contrasti anche molto aspri che dividevano la società locale; non mancano neppure gli argomenti più leggeri, come la gastronomia, il collezionismo, lo sport, il tutto corredato da sapienti immagini recuperate anche da archivi privati, fotografie spesso inedite o riproduzioni di antiche stampe da collezionare.
Nel tempo la rivista si è arricchita di alcune rubriche e di inserti speciali, come quello relativo alle strade di Reggio, che ripropone in ordine alfabetico i nomi delle vie e delle piazze cittadine. Non si tratta di un semplice elenco toponomastico, bensì, come scriveva il direttore stesso presentando l'iniziativa, di una specie di "itinerario attraverso le vicende plurisecolari del territorio comunale", vicende che sono rievocate nelle denominazioni dei luoghi, da ciò il richiamo non solo alla biografia dei personaggi ma anche al folclore e alla aneddotica. Un'accurata e suggestiva scelta di immagini ricrea gli angoli perduti di una città che ormai esiste solo nella memoria e perciò è diventata storia. Un'altra rubrica è dedicata alle pubblicazioni su temi “reggiani” e fornisce un’esaustiva ed approfondita rassegna delle novità editoriali di ambito locale, un aggiornamento per gli appassionati di cultura reggiana su storia, ambiente ed iniziative culturali.
Alcuni temi sono apparsi nei primi anni con maggiore frequenza e tra questi Antonio Ligabue, Prospero Sogari Clemente, Silvio D’Arzo; altri argomenti sono stati affrontati in più occasioni in questi 39 anni, Matilde di Canossa su tutti, sia in modo diretto che come punto nodale per altre ricerche; la basilica della Ghiara, cui è stato anche dedicato un numero monografico; la prima e la seconda guerra mondiale, viste talvolta attraverso inediti documenti fotografici, senza esclusione per il periodo resistenziale.
Il valore della rivista è comprovato dalle tante opere di ricerca storica, non solo di ambito locale, che in questi decenni hanno citato tra le fonti i qualificati contributi della rivista. ReggioStoria quindi continua ancor oggi il suo impegno nel solco delle intenzioni di chi l'ha ideata, esplorando gli aspetti artistici di ieri e di oggi, approfondendo i vari momenti storici che dal lontano passato riverberano il loro riflesso nel nostro presente e l'apprezzamento che i lettori continuano a dimostrare testimonia che la nostra rivista è stata ed è l'espressione di una cultura pluralistica, libera e lontana da qualunque ideologia.
Tra gli obiettivi del progetto editoriale vi è sempre stata anche la collaborazione tra storiografia e giornalismo tanto che la celebrazione del trentennale della rivista, nel 2008, si è tenuta in collaborazione con l'Ordine Nazionale dei Giornalisti. Nell’occasione è stato infatti organizzato, presso l’Aula Magna dell’Università nella sede di Reggio Emilia, il primo convegno nazionale dedicato ai periodici di culture e storie locali, Re-media memoriae. Cronisti delle tradizioni. Nel pieghevole del Convegno era scritto: “Un Convegno, con l’augurio che sia il primo di tanti, per mettere a confronto giornalisti e scrittori che, dalle pagine dei periodici di culture e storie locali, parlano alla memoria e alla curiosità degli uomini e delle donne del nostro tempo, che credono ancora nella forza dell’identità e dicono no alle cronache usa e getta e agli scoop a buon mercato.”
Alla prima edizione erano presenti diverse testate di Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Lazio e si è trattato di una primizia assoluta a livello nazionale che ha messo a confronto giornalisti e studiosi provenienti da aree tra loro anche sensibilmente diverse, ma ugualmente impegnati a parlare alla memoria degli uomini del nostro tempo. Ne è scaturita una tela intessuta di tanti fili, ma dalla trama comunque ben riconoscibile, perché, pur nella peculiarità delle singole pubblicazioni, siano esse di Mantova o di Pesaro, di Udine o di Vercelli, alcuni tratti traspaiono come elementi unificanti.
In primo luogo, è bene sottolinearlo anche se può sembrare ovvio, l'amore per la propria terra, un amore che non è sentimentalismo o pura rievocazione nostalgica del tempo che fu, perché si sostanzia della capacità di fare cultura in maniera seria e rigorosa. Gli studi di storici prestigiosi di rilevanza nazionale assieme a quelli di giovani talora alle prime armi, che in questi periodici possono pubblicare saggi tratti dalle loro tesi di laurea oppure offrire le prime prove del loro appassionato interesse per la ricerca storica, concorrono a consolidare e rafforzare il tessuto delle comunità locali, riunendole attorno ai fatti della loro storia, incoraggiandole a conservare i valori più autentici e meritevoli di diventare tradizione. Altro elemento comune a tanti di questi periodici è che la loro storia si presenta non di rado così densa di peripezie da suggerire che solo il destino o il caso può averle fatte sopravvivere. Un destino che ci ricorda che qualsiasi futuro si voglia costruire non si può prescindere dalla storia che il passato ci ha insegnato.
Concludiamo con le parole pronunciate da Gino Badini in occasione del primo Media Memoriae “C’è quindi la necessità oggi, a mio parere, di mettere consapevolmente in primo piano, la funzione culturale e informativa dei periodici di storia e delle tradizioni popolari, proprio in quanto fondamenta culturali della comunità e della sua presa di coscienza, guardando avanti alla produzione storiografica e alla sua trasmissione. E ciò avviene perché quei periodici sono veri e propri laboratori di cultura, organizzando e distribuendo contenuti, su supporti tecnologici, oltre che tradizionali, promuovendo collaborazioni interistituzionali, entrando a far parte, sia pure con le proprie peculiarità, del mondo degli studi, insieme agli enti, pubblici e privati, che promuovono e sostengono questa ricerca in Italia”.
Relazione tenuta in occasione dell’incontro delle Deputazioni e Società Storiche tenutosi il 4 maggio 2017 presso la Biblioteca Vallicelliana a Roma e pubblicata nel volume 140, Archivio della Società Romana di Storia Patria