13/11/2025
Il giorno in cui Asia ed io siamo diventati attori.
La sveglia delle sei non ammette repliche. Fuori, l'alba si trascina pigra tra i tetti e il termometro segna un malinconico 5 gradi. Asia mi fissa con quello sguardo che, senza bisogno di parole, dice tutto: “Tu sei completamente fuori di testa.” Ma oggi non è un giorno qualunque. Oggi si diventa attori.
Tutto è cominciato con una telefonata di Elisa, una di quelle che ascolti distrattamente mentre cerchi le chiavi, e finisci col scarabocchiare appunti su un post-it stropicciato. Mi dice: “Cercano una comparsa con un cane. Un mendicante. Conosci qualcuno? Interessato?”
Dopo qualche giorno, Christopher, il responsabile dei figuranti, mi chiede foto, disponibilità, qualche dettaglio su Asia. Dopo qualche giorno, la risposta: “Siete stati scelti.” Noi due. Un duo improbabile diretto verso il grande schermo.
Poi cambio di programma, serviva un volto più... vissuto per fare il mendicante. Ma niente panico. Siamo rimasti nel film, in una forma diversa. Passanti.
Io con Asia al guinzaglio, e lei con la solita voglia di esplorare il mondo sniffando ogni angolo. Strano come basti cambiare prospettiva per restare nella storia.
Cosenza, questa mattina, ci accoglie col suo passo lento da città che si sveglia a rilento. In via Panebianco il silenzio è già stato sostituito dal brusio di auto, persone che vanno a lavoro o portano a spasso i propri cani.
Asia è accolta come una regina. Scordatevi le dive di celluloide: oggi, la star ha quattro zampe e una coda instancabile. La costumista e le sue assistenti ci salvano da un inverno rigido mascherato da tarda estate, niente solo camicia (come concordato) ma sopra un maglioncino. Beh, con 7 gradi è già una cosa buona.
Caffè, chiacchiere, volti familiari che non riesco a collocare. Intanto Asia viene coccolata come se fosse una veterana della troupe. Ed è tra una carezza e l’altra che incontro Raffaele (Lisco), vecchia conoscenza dai tempi di Radio Charlie. Sarà lui a traghettarmi dentro questo universo fatto di “ciak” e silenzi calibrati.
Il campo base è a poche centinaia di metri dal set vero e proprio. Christopher mi spiega con pazienza la scena: una camminata di trenta metri.
Io e Asia, semplicemente.
Facile, sulla carta. Ma quando sai che ogni passo sarà catturato da una macchina da presa, tutto cambia.
Poi arriva lei. Margherita Buy. Non ha bisogno di presentazioni: il suo volto è un frammento vivo del cinema italiano. Con lei, Arianna Di Claudio e Antonio Bannò. Ed ecco che un nome dà senso a quei visi: Suburra, Vita da Carlo. Ora tutto torna.
Le prove iniziano. Avanziamo, torniamo indietro, ripetiamo. Dai balconi sbucano sguardi curiosi. Cosenza si trasforma in un teatro a cielo aperto, nella riedizione di La casa in fiamme, film spagnolo del 2024 che forse qualcuno ha visto, forse no.
In venti minuti la nostra scena è in archivio. Forse. Forse serviranno altre inquadrature. Nell’attesa, ecco il catering: quei cestini-salvezza che ogni comparsa impara ad amare.
Nel pomeriggio il set si trasforma di nuovo. Cambia la scena, cambiano i movimenti. Asia resta lei: vigile, fiera, curiosa. E intorno a lei si radunano cinque o sei gatti, spettatori immobili, con quello sguardo sospeso tra lo stoico e il minaccioso.
C’è qualcosa di profondamente ipnotico nel cinema vissuto da dentro. Tutte quelle mani invisibili che reggono l’incantesimo: il truccatore che sistema l’invisibile, il fonico che ascolta il silenzio, l’elettricista che scolpisce la luce. Un meccanismo perfetto, un’orchestra senza applausi.
“Ciak finale!” Pietro, subentrato a Christopher, ci saluta con un sorriso largo. La nostra piccola incursione nel cinema finisce qui. Riconsegno tutto, mentre Asia fa l’ultimo giro con Elisa, ormai sua complice affettuosa.
Torniamo a casa esausti. Le gambe urlano, ma il cuore è sereno. Tra qualche mese o magari prima ci vedremo lassù. Sul grande schermo.
Quel medesimo schermo che da bambino mi teneva incollato alla sedia del piccolo cinema del paese, dove i termosifoni venivano spenti dopo le prime scene per risparmiare, e accesi di nuovo solo prima dell’intervallo. Sempre, immancabile, una voce tuonava dal fondo: “Tonì, appiccia ‘sti termosifoni ca fa friddu!”
Oggi, per qualche ora, Asia ed io siamo stati parte di quella magia. E domani, quando tutto sarà solo un ricordo, potremo dire di esserci stati. Il freddo, l’attesa, la gioia, l’assurdità e in mezzo noi.
E accanto a noi c’erano volti che hanno fatto la storia del cinema italiano. Margherita Buy elegante, intensa, senza bisogno di presentazioni e accanto a lei Arianna Di Claudio e Antonio Bannò, che sul set si muovono con naturalezza, come se appartenessero da sempre a quel mondo di ciak e silenzi calibrati.
Gli altri del cast avevano già girato nei giorni scorsi, ma anche solo per oggi, questo piccolo frammento di film è diventato anche nostro. Una scena, una camminata, trenta metri, ma in quei trenta metri ci siamo stati. Davvero.
Vincenzo Severino