20/12/2025
All'angolo 'e via Chiaia
se mette nu pezzente
'e puosto tutt' 'e juorne,
e nun accocchie niente.
Pulito, dignitoso,
nu stenne maie na mana;
ll'uocchie 'nchiuvate 'nterra
pe na jurnata sana.
'A ggente nun 'o guarda
e nun 'o ffanno apposta:
pe ffà chillu mestiere
nce vò 'a faccia tosta!
Io ne cunosco a uno:
Peppino " 'a Fiurella!".
S' 'a fà a Santa Teresa,
vicino 'a Parrucchiella.
Si 'o daje na cinche lire
'o sango lle va stuorto,
t' 'a jetta 'nnanze 'e piere
e arreto te fa 'e muorte.
Dà 'e sorde c' 'o 'nteresse,
'a sera va 'a cantina;
tene pure 'a "seicento",
tre cammere e cucina.
Invece chillo 'e Chiaia,
misero e vergognoso,
stanotte è muorto 'e famme,
povero e dignitoso.
"'E pezziente" poesia di Antonio de Curtis✍️
Antonio De Curtis, in arte Totò, è un nome che evoca immediatamente il sorriso. Grande attore napoletano, ha conosciuto i sacrifici della vita. Nato a Napoli il 15 febbraio 1898, frutto di un amore clandestino tra Anna Clemente, originaria di Palermo, e il marchese napoletano Giuseppe De Curtis, che lo riconoscerà successivamente.
Totò visse nel quartiere del Rione Sanità a Napoli, dove la sua vena artistica iniziò a fiorire. Frequentò la scuola elementare, ma venne rinviato dalla quarta alla terza elementare. Nonostante questo, non perdeva occasione per intrattenere i suoi compagni con vere e proprie performance, imitando personaggi egocentrici visti in giro. In un'intervista, dichiarò: "Io sono timido", ma rompeva la timidezza tramite il teatro e la comicità.
Iniziò a recitare in piccoli teatri di periferia e venne successivamente indirizzato al collegio Cimino, dove però non eccelse negli studi, arrivando persino a un diverbio con un professore, che lo portò ad abbandonare gli studi. Decise di arruolarsi e partecipare alla Prima Guerra Mondiale, ma anche qui ebbe uno scontro con un caporale, da cui nacque la sua famosa frase: "Siamo uomini o caporali?".
Negli anni '20, il padre sposò finalmente sua madre e lo riconobbe ufficialmente. Totò iniziò un nuovo capitolo della sua vita, nonostante i genitori disapprovassero la sua vocazione teatrale.
La madre affermava: 《Meglio ‘nu figlio prevete ca ‘nu figlio artista》.
Entrò a far parte della compagnia dell'impresario Umberto Capece, un gruppo di attori poco conosciuti, spesso etichettati negativamente come "artisti scadenti". Totò, tuttavia, riuscì a distinguersi, pur non ricevendo alcun compenso. Un giorno, chiese all'impresario un piccolo compenso, ma la reazione fu brusca: venne sostituito con un altro. Totò visse un periodo difficile con pochi soldi.
Il suo primo grande successo arrivò con il ruolo di Felice Sciosciammocca nel film "Il medico dei pazzi" del 1954. Questo ruolo consolidò la sua fama come uno dei più grandi comici italiani di tutti i tempi. Da lì, la sua carriera decollò, portandolo a diventare un'icona della comicità italiana. Totò fu spesso paragonato a grandi artisti internazionali come Charlie Chaplin, Buster Keaton e i fratelli Marx per la sua capacità unica di combinare comicità fisica e verbale.
Totò non era solo un comico; era un poeta della vita, capace di trasmettere profondi insegnamenti attraverso il sorriso. Il suo spirito continua a vivere nelle risate di chiunque guardi uno dei suoi film, ricordandoci che, al di là delle difficoltà e delle avversità, c'è sempre spazio per un sorriso e un tocco di umanità.
Il Magnifico Press