09/09/2025
Casa.
L’odore dell’asfalto si mescola al profumo dei pini, dei corbezzoli, del mirto.
Il verde dei boschi si fonde, come un abbraccio, con l’azzurro del mare, il rosso delle bacche, il nero violaceo del mirto, il bianco dei fiori.
Ogni curva diventa un bicchiere che, uno dopo l'altro, ti rendono sbronza.
Il giro dell'Asia necessitava un ritorno a casa, alla propria terra, alla propria radice e alla femminilità che nasce qui secoli orsono.
La donna raffigurata non come una dea, ma parte integrante di una vita, che nasce e finisce con lei.
Lei madre, lei curatrice, lei allevatrice, lei che accoglie, lavora, piange il suo caro scomparso, vestendosi di nero per il resto dei suoi giorni.
La Sardegna ha una tradizione particolare: da sempre la figura femminile ha avuto un peso forte nella società, quasi al punto da essere matriarcale, pur senza mostrarlo.
Non c'è bisogno di potere, non c'è bisogno di mostrare, combattere, pretendere. Qui è.
Spesso descritta come “sa femina forte”, la donna sarda è vista come colonna portante: saggia, severa quando serve, ma protettiva.
Non è una figura passiva: anzi, ha la reputazione di determinata e autonoma. Questo si riflette anche nei rapporti di coppia: mentre in altre società mediterranee la donna era più “schiacciata” da ruoli patriarcali, in Sardegna aveva margini di scelta più larghi.
“Sa femina est sa mesu domu”: “La donna è mezza casa”.
In poche parole, senza di lei, la casa non sta in piedi.