19/07/2025
Sul disastro dell'Air India del 12 giugno non c'è ancora una risposta. Le ultime rivelazioni puntano il dito sul comandante Sumeet Sabharwal, accusato di aver volontariamente disattivato gli interruttori del carburante del Boeing 787 Dreamliner precipitato pochi secondi dopo il decollo dall'aereoporto di Ahmedabad.
L’aereo è precipitato sulle case e su uno studentato. Sono morti in 241, l’equipaggio più i passeggeri con un unico miracolato sopravvissuto, oltre a 19 persone a terra. Il primo report delle autorità indiane (Aaib) conferma solo che le levette di spegnimento del motore, secondo quanto emerge dalla scatola nera, erano state azionate.
Stando a quanto ha scritto nei giorni scorsi il Wall Street Journal, scatendando l'ira dell'associazione piloti indiani,a disattivare gli interruttori che controllavano il flusso di carburante ai motori sarebbe stato proprio il comandante del volo. Una decisione incomprensibile secondo il suo primo ufficiale, che gli sedeva accanto, e - incredulo - gli chiedeva perché avesse spostato gli interruttori in posizione «cutoff» dopo il decollo, mentre non nascondeva il panico: probabilmente in reazione al silenzio e alla inspiegabile calma che il suo comandante mostrava, pur nella consapevolezza delle conseguenze di quella decisione.
L'attenzione si è quindi rivolta sulla persona del comandante, il suo stato psicologico e la ricostruzione dei giorni precedenti all'incidente. Poche ore prima di salire a bordo Sumeet Sabharwal avrebbe promesso di tornare presto a casa per prendersi cura del suo anziano padre. Secondo quanto rivela il Telegraph il pilota avrebbe chiesto alla guardia di sicurezza del suo complesso di appartamenti di prendersi cura del suo anziano padre, che viveva con lui. «Per favore, prenditi cura di papà. Torno presto», sarebbero state le sue parole.
[ di Simone Pierini ]