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Stava per morire e lo sapeva. E' andato in sala operatoria, ad operare con 39 di febbre. Ha salvato la vita al paziente,...
20/07/2025

Stava per morire e lo sapeva. E' andato in sala operatoria, ad operare con 39 di febbre. Ha salvato la vita al paziente, l'ultimo. Dopo poche ore il professor Federico Rea, un luminare della chirurgia, è morto.

L'intervento è avvenuto venerdì 4 luglio. Rea sapeva che solo lui avrebbe potuto salvare la vita a un settantenne con una fistola tracheo-esofagea e ha raccolto le ultime forze per farlo. Ci è riuscito: quell’uomo è uscito dalla Rianimazione guarito, proprio mentre il professor Rea si congedava per sempre dalla vita.

Chirurgo toracico e trapiantologo polmonare, Rea aveva una casistica personale di oltre 4.000 interventi e alcune centinaia di trapianti. Da vent'anni ordinario di Chirurgia toracica all’Università di Padova. Ci ha lasciati un medico straordinario ed un uomo come pochi altri,

Cuneo ha salutato la piccola Carola, una bambina di appena sette anni che ha affrontato con straordinario coraggio una l...
16/07/2025

Cuneo ha salutato la piccola Carola, una bambina di appena sette anni che ha affrontato con straordinario coraggio una lunga battaglia contro l’ependimoma, un raro tumore cerebrale. “Carola è volata in cielo a soli 5 anni”, si legge sul manifesto funebre della piccola. Dal 2021 Carola ha lottato con forza e dolcezza, sottoponendosi a numerosi interventi chirurgici, cicli di radio e chemioterapia, e infine a una terapia sperimentale.

Carola era figlia di Antonino Muscarnera ed Eleonora Lipari, coppia siciliana originaria di Sciacca, trasferita da anni a Roata Rossi, alle porte di Cuneo. Il papà lavora come operatore sociosanitario all’ospedale Santa Croce.

La bambina non ha mai smesso di sorridere, regalando speranza e amore a chiunque l’abbia incontrata e una comunità solidale ha saputo stringersi attorno alla sua famiglia, offrendo aiuto concreto e affetto sincero.

Negli ultimi giorni,le condizioni cliniche della bambina sono precipitate. I medici hanno dovuto annunciare l’impossibilità di procedere con ulteriori interventi. Carola è tornata a casa, circondata dall’amore della famiglia e seguita dalle cure palliative. La mamma e il papà hanno condiviso il dolore con i tantissimi sostenitori: “La malattia ha corso più veloce di tutti noi. Carola ora è con noi come una luce, e ogni gesto, ogni parola, ogni carezza è un dono”.

Alla famiglia è andato l’abbraccio di un’intera città, che ha imparato da Carola il significato più profondo dell’amore

C'è un motivo per cui Riccardo, il ragazzo inghiottito dalla sabbia sulla spiaggia di Montaldo di Castro non ha gridato....
13/07/2025

C'è un motivo per cui Riccardo, il ragazzo inghiottito dalla sabbia sulla spiaggia di Montaldo di Castro non ha gridato. E' successa una cosa che i Carabinieri del posto conoscono bene: la chiamano «la morte dei tombaroli», quando crollano all’improvviso le pareti delle buche scavate dai ladri delle vicine tombe etrusche. Muoiono così, sepolti e soffocati dalla terra.

Ecco perché di Riccardo non si è accorto nessuno. Mentre scavava il suo tunnel in profondità, fino a quasi due metri, addosso gli è franata la sabbia nera, ferrosa e pesante di Montalto. La buca silenziosamente si è richiusa su se stessa, come un sarcofago naturale.

Il padre non si è accorto di nulla. Non vedendo più suo figlio in giro ha semplicemente iniziato a chiamarlo, pensando avesse raggiunto i fratelli. Per circa 40 minuti, così, in tanti si sono messi a gridare il nome di Riccardo nei vialetti del Camping California. Sua madre si è rifatta invano il percorso, dal camper alla spiaggia, mille volte. È stato il fratellino di 5 anni a risolvere l’enigma: «Riccardo è sotto la sabbia», ha ripetuto più volte alla mamma indicando il punto dove Riccardo aveva fatto la buca. E allora si son messi a scavare a mani n**e. Il papà, i due bagnini, alcuni villeggianti, tirando via più di un quintale di terra.

E sotto c’era lui, immobile, supino, completamente avvolto nel suo sudario di sabbia nera. Il corpo è stato portato al cimitero di Montalto in attesa delle disposizioni della Procura di Civitavecchia, che ha aperto un fascicolo.

I genitori di da giovedì non si sono più mossi dal Camping California, sulla litoranea di Montalto di Castro, dov’erano arrivati in camper il giorno prima con i 4 figli di cui Riccardo era il più grande. Oltre a lui la sorellina di 14 e i fratellini di 8 e 5 anni.

I Carabinieri di Tuscania hanno ascoltato tutti i testimoni dell’incidente: unanime la versione sulla dinamica dei fatti, la buca molto profonda, il tentativo di scavare un tunnel in orizzontale che si è rivelato fatale per Riccardo, l’impossibilità quasi di notare sulla spiaggia quella voragine ormai ricopertasi da sola, i soccorsi scattati immediati e l’arrivo dell’eliambulanza purtroppo inutile.

La madre è rimasta ore sulla spiaggia di Montaldo di Castro vicino al punto in cui è scomparso il figlio Riccardo, Si è seduta davanti alla grande buca recintata e ha cominciato ad accarezzare la sabbia.

Due figli bellissimi. La prima la perdi qualche anno fa. Il secondo lo perdi per un pazzesco, stupido incidente. E allor...
10/07/2025

Due figli bellissimi. La prima la perdi qualche anno fa. Il secondo lo perdi per un pazzesco, stupido incidente. E allora dici addio. Aurelio Marchioni si è tolto la vita Aveva tutto per essere felice. ma quando la tua famiglia viene spazzata via da una disgrazia dopo l'altra allora è difficile resistere.

Il figlio Fabio, 36 anni, è morto dopo un tuffo fatale nelle acque del torrente Dardagna, al confine tra le province di Modena e Bologna. La dinamica, secondo quanto accertato dai carabinieri, non lascia dubbi: il giovane si sarebbe lanciato da un punto panoramico delle celebri cascate, ma l’impatto con le rocce sottostanti gli ha provocato un trauma cranico mortale. L’acqua, in quel punto troppo bassa, non è riuscita ad attutire l’urto. La morte, secondo i primi rilievi, è avvenuta sul colpo. Ad accorgersi dell’accaduto sono stati alcuni turisti inglesi che passeggiavano nei pressi del torrente. Sono stati loro ad allertare i soccorsi. Sul posto sono intervenuti vigili del fuoco, sanitari del 118, volontari della Croce Verde di Pavullo, carabinieri di Fanano, il Soccorso alpino della stazione Cimone e l’elisoccorso dotato di verricello. Ma ogni tentativo di rianimazione si è rivelato inutile: Fabio era già morto al momento del recupero del corpo.
Poche ore il padre Aurelio è stato trovato morto nei pressi di un ponte a Fanano, poco distante da dove si era consumato il dramma: si sarebbe tolto la vita. La doppia tragedia ha gettato nel lutto l’intera comunità di Sestola, dove la famiglia era molto conosciuta e apprezzata.

I Marchioni sono titolari dello storico Hotel del Corso, in pieno centro a Sestola, una struttura aperta negli anni ’20 dai nonni Genoveffa e Oreste per offrire ristoro ai conducenti di muli. Con il dopoguerra, e il boom del turismo sull’Appennino, l’osteria si era trasformata in pensione, divenendo nel tempo un punto di riferimento per gli appassionati di sci e trekking. Fabio, dopo gli studi a Pavullo e l’università a Bologna, da una decina d’anni affiancava i genitori nella gestione dell’hotel.
Non era la prima tragedia che colpiva la famiglia: anni fa, i Marchioni avevano già perso una figlia. Ora, con la morte di Fabio e il suicidio del padre, il dolore si è fatto insopportabile. Il Comune di Sestola ha proclamato il lutto cittadino, annullando tutti gli eventi previsti

Due bambini indimenticabili. Due amici del cuore morti insieme. E due papà condannati ad una tristezza infinita.«Dopo la...
07/07/2025

Due bambini indimenticabili. Due amici del cuore morti insieme. E due papà condannati ad una tristezza infinita.

«Dopo la morte dei nostri figli io e Andrea siamo tornati più volte alla ghiacciaia. Lì vicino abbiamo messo una foto di Michele e Tommaso». In quel luogo Mattia Mazzucato, Andrea Saggioro e le loro famiglie hanno perso i loro bambini di sette anni e mezzo. Era il 3 luglio 2021.

I bambini rimasero schiacciati nel crollo del tetto di una ghiacciaia in Lessinia a Sant’Anna d’Alfaedo su cui stavano giocando. «Mia moglie non ci è più voluta tornare - dice papà Mattia - io invece vado lì ogni volta che ho bisogno di stare da solo».
Oggi alla chiesa di Montorio si è celebrata una messa in ricordo di Mickey e Tommy, amici per la pelle nati a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro nel dicembre 2013.
Quattro lunghi anni in cui la perdita di un figlio rimane un dolore indelebile. «Dopo quattro anni non sappiamo ancora darci una spiegazione per quel crollo - dice papà Andrea -. Un anno e mezzo dopo è venuta a mancare anche mia moglie e tutto è diventato più complicato. Siamo rimasti solo io e mia figlia Sofia di 14 anni. La mattina mi sveglio per primo e preparo tutto, ma quando vedo i loro letti vuoti capisco che non torneranno più. Provo a convivere con questo dolore ma è dura. Le ricorrenze, come quella di oggi, i compleanni e le festività sono difficili».
«In questi anni e in giornate difficili come quella di oggi ci hanno aiutato i nostri figli Marco e Matilde. Sono loro che ci hanno dato una forza incredibile». dice Mattia. «Finché i nostri bimbi verranno ricordati continueranno a vivere», conclude papà Andrea.

Di lui resta solo una ciocca di capelli e due genitori che non si danno pace. E' come potrebbero? Il  24 gennaio Mattia ...
05/07/2025

Di lui resta solo una ciocca di capelli e due genitori che non si danno pace. E' come potrebbero?

Il 24 gennaio Mattia Ahmet ha subito un'aggressione improvvisa, brutale, da alcuni minorenni, ripresa dalle telecamere di sorveglianza del mercato di Kadikoy, nella parte asiatica di Istanbul, dove Mattia era andato di mattina presto a comprare qualche accessorio per il suo skate.

Il padre Andrea non le ha mai viste. «Non ce la faccio. Non ancora, non so se mai ci riuscirò». la madre Yasemin sì. «Per capire. Per guardare in faccia il dolore». In quelle immagini il momento esatto in cui tutto cambia. In cui il tempo si divide in quando c’era Mattia e in un adesso che non c’è più Mattia. In mezzo oltre venti giorni di coma. Un’agonia terminata in ospedale il 9 febbraio. Al collo, la mamma Yasemin porta un piccolo ciondolo d’argento. Dietro un minuscolo vetrino, custodito con cura, c’è un ciuffo dei capelli del suo unico figlio. Lo tiene lì, vicino al cuore. Una presenza minuta. È stata lei a volerlo: prima della sepoltura ha chiesto che gli tagliassero una ciocca e ha fatto realizzare il gioiello da un orafo armeno. «E tutto quello che mi resta di Mattia Ahmet», dice. «Lo porto con me sempre, ovunque».

«Barbara, la ragazza che sarebbe diventata mia moglie, lavorava con mia cugina, un giorno decidono di pranzare insieme. ...
02/07/2025

«Barbara, la ragazza che sarebbe diventata mia moglie, lavorava con mia cugina, un giorno decidono di pranzare insieme. Ero al bar dei miei genitori a fare i caffè. Entra mio zio e mi dice: corri a casa, stammi a sentire. Monto sulla bici, la vedo. Mi innamoro». Aurora, Alessio e Arianna sono i figli nati dalla loro relazione «Con lei ho vissuto 20 anni bellissimi, abbiamo avuto tre figli stupendi, due dei quali mi hanno reso nonno. Poteva durare di più? Certamente. Ma il viaggio è stato bello» Ad ucciderla fu la leucemia «La malattia si manifestò poco prima di Natale. Era sempre molto stanca, aveva una febbriciattola costante: “Fra poco andremo in vacanza in montagna e starai meglio, vedrai”, le dicevo. Invece non migliorava. Torniamo a casa, fa gli esami del sangue. La ricoverano subito, I medici mi dissero: c'è solo il 2% di possibilità di guarigione per ogni anno dal trapianto di midollo. Non dissi niente, né a lei, né alla sua famiglia e neanche ai nostri tre figli. Non volevo che perdessero la speranza. Avevano 10, 11 e 16 anni. In quei casi vai avanti giorno per giorno, non programmi. Per lei il trapianto dopo tre cicli di chemio in cui la malattia non andava mai in remissione fu già come una vittoria. Per un mese e mezzo riuscì a tornare a casa. La riportai in montagna, ma dopo l'ennesimo controllo ci dissero che la malattia era tornata. Lei ha lottato con tutte le sue forze fino all’ultimo giorno. Gestire le emozioni fingendo allo stesso tempo che andasse tutto bene è stata la cosa più difficile di un calvario lungo 10 mesi. Ho detto la verità a tutti solo negli ultimi giorni ed è stata una liberazione. Ho pianto solamente lì. Da quando Barbara ci ha lasciati la mia vita non è stata più la stessa» - Moreno Torricelli

E' stato ad un passo dal perdere la vita.Ma è tornato.L'agente Christian Di Martino, 36 anni, la sera dell'8 maggio 2024...
30/06/2025

E' stato ad un passo dal perdere la vita.
Ma è tornato.

L'agente Christian Di Martino, 36 anni, la sera dell'8 maggio 2024 era stato accoltellato alla schiena da un pregiudicato mentre si trovava in servizio nei dintorni della stazione Lambrate di Milano.
Il poliziotto colpito a milza, rene e duodeno, aveva subito 70 trasfusioni di sangue dopo sette ore di interventi chirurgici e cinque arresti cardiaci.

Quella sera Di Martino era intervenuto, insieme a un collega, in supporto ai colleghi della Polfer milanese che stavano cercando di fermare un uomo: il 37enne Hassan Hamis stava lanciando sassi contro treni e passeggeri all'interno della stazione di Lambrate, dove aveva già colpito una donna. Il poliziotto, giunto in fin di vita all'ospedale Niguarda di Milano, è stato dimesso dopo un mese di ricovero. Il suo aggressore è stato condannato a 12 anni di reclusione per tentato omicidio, resistenza a pubblico ufficiale, porto abusivo di arma, lesioni. Una lunga convalescenza, dopo tanta paure e timore. E' tornato da tra noi.

Doveva prendere servizio alle 4 del mattino. Indossava già il grembiule, per non perdere un minuto, Marco Cutrona, il ve...
28/06/2025

Doveva prendere servizio alle 4 del mattino. Indossava già il grembiule, per non perdere un minuto, Marco Cutrona, il ventenne falciato di notte da un’auto in via Canova, a Milano, mentre si stava recando in monopattino in zona Risorgimento per iniziare a lavorare in panetteria, il forno Lisandri di via Fiamma 20,

Il ragazzo, nativo di Cinisello Balsamo e residente in zona Portello a Milano con mamma e nonno di origini bulgare, è morto nella notte mentre stava guidando il monopattino in corso Sempione, con la protezione per la testa regolarmente indossata. All’incrocio con via Canova, a due passi dall’Arco della Pace, Marco ha attraversato la strada sulla corsia ciclabile che termina sul marciapiedi opposto. E

In quel momento, qualche minuto prima delle 3.30, è arrivata ad alta velocità l’Audi guidata da un cinquantenne originario della provincia di Foggia ma da tempo residente a Como. Il semaforo era lampeggiante, ma i primi rilievi di vigili urbani dicono che il conducente non ha rallentato per accertarsi che non stesse arrivando nessuno.

L’impatto è stato inevitabile e devastante: Marco è stato sbalzato a una ventina di metri di distanza, contro lo spartitraffico all’angolo con via Melzi d’Eril; la macchina ha terminato la sua corsa quasi nello stesso punto. Marco è deceduto subito dopo il ricovero al Niguarda. L’etilometro ha certificato che il cinquantenne era ubriaco al volante: il primo test ha dato un esito di 1,28 grammi di etanolo per litro di sangue, contro un limite massimo consentito di 0,50. Più del doppio.

Marco è morto al penultimo giorno di lavoro: dopo il weekend di riposo, sarebbe partito per la Bulgaria con la mamma per un periodo di vacanza. Era il periodo più bello della sua vita. Stava risparmiando con il desiderio do comprare una casa alla madre, dice la sorella. Mostra meno

Un giovane papà è scomparso all'alba, per un malore, mentre portava a spasso il cane. Una morte improvvisa e sconvolgent...
26/06/2025

Un giovane papà è scomparso all'alba, per un malore, mentre portava a spasso il cane. Una morte improvvisa e sconvolgente per amici e familiari. Il ragazzo si è sentito male, si è accasciato e ha perso conoscenza, morendo sul ciglio della strada nel piazzale del distributore di benzina dietro casa.

A chiamare i soccorsi alle 7 del mattino è stato un automobilista che stava viaggiando lungo via Cesare Battisti a Costabissara, in provincia di Vicenza, ha visto un Golden Retriever che vagava in agitato e ha notato il corpo senza vita di Nicola Dal Maso, 35 anni, di Thiene.

Il giovane era disteso sull’asfalto, coperto di brina. Il decesso, per arresto cardiaco doveva essere avvento da circa un'ora. aveva un figlio, era uscito molto presto perché alle 8 avrebbe dovuto cominciare il suo primo giorno di lavoro in un’azienda che si trova nella zona e ci sarebbe dovuto arrivare in bicicletta. Dal Maso quando si è sentito male si trovava a pochi metri dall’appartamento dove era andato ad abitare da meno di un anno. Dal Maso si era trasferito nella nuova abitazione arrivando da Villaverla dopo aver trascorso un periodo difficile «Sapevamo che viveva da solo. Noi lo vedevamo poco, ma quando usciva ci salutava sempre ed era educato.

Quando sono uscita per andare a lavoro ho visto le Forze dell’ordine e il telo che copriva il corpo, ma mai mi sarei immaginata fosse lui. A dirmi cos’era accaduto è stato mio marito. Siamo sconvolti e ci dispiace che una persona così giovane sia morta all’improvviso» ha detto una vicina.

Nonno Gino, una di quelle storie che non si possono dimenticare. Gino, il nonno che ha danzato al funerale di Kevin il n...
24/06/2025

Nonno Gino, una di quelle storie che non si possono dimenticare. Gino, il nonno che ha danzato al funerale di Kevin il nipote di 15 anni morto mentre andava a scuola investito da un'auto, spiegò così il perché di quel saluto così inusuale».

«Si dice che un genitore non dovrebbe sopravvivere ai figli, ma questa regola vale ancora di più per i nonni e i nipoti. È doppiamente contro natura: un dolore immenso che ti mangia dentro, ti distrugge. Ci sono stati dei momenti, in questi giorni, in cui ho rischiato di impazzire. A salvarmi è stato quel ballo. Quando ho finito di danzare davanti alla bara di mio nipote, nella testa ho sentito la sua voce. Mi ha detto: “Grazie nonno”. E all’improvviso mi sono sentito svuotato, come se molta di quella sofferenza che mi portavo dentro, se ne fosse uscita».

«Kevin veniva a trovarmi ogni sera, parlavamo di qualunque cosa. Sono arrivato pochi minuti dopo l’incidente. Lui era steso a terra e mi sono seduto accanto a lui. Siamo rimasti così per almeno mezzora. Era già morto e ricordo che, mentre lo accarezzavo, continuavo a chiedermi perché non potessimo scambiarci i nostri corpi. Quando lo abbiamo salutato l'ultima volta ho avvertito la presenza di Kevin in mezzo a noi, e sentivo che voleva ballassi con lui, perché ci divertissimo insieme ancora una volta. Chiedo scusa se ho urtato la sensibilità di qualcuno - disse - ma credetemi: quel ballo, una dichiarazione d’amore a mio nipote, mi ha salvato».

Vedere il proprio figlio uscire di casa e ritrovarlo senza vita in una camera mortuaria. Qualcosa di terribile è accadut...
21/06/2025

Vedere il proprio figlio uscire di casa e ritrovarlo senza vita in una camera mortuaria. Qualcosa di terribile è accaduto ai congiunti di Mariano Olla il sedicenne ritrovato senza vita qualche giorno fa all'alba nelle acque antistanti la spiaggetta del parcheggio Cuore, a ridosso del porticciolo turistico di Su Siccu, a Cagliari.

Il corpo del giovane, originario del capoluogo ma residente da alcuni anni a Sestu, è stato a circa dieci metri dalla riva.

Indossava pantaloncini e scarpe, ma era a torso n**o. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 e i vigili del fuoco, che hanno recuperato la salma del ragazzo, l'hanno portata a riva, adagiandola sulla spiaggetta della diga foranea a pochi passi dal vecchio stadio Sant'Elia. Dopo l'hanno trasportata all'obitorio dell'ospedale Brotzu.

La zona è molto frequentata da ragazzi, soprattutto in estate e nei fine settimana, perché piena di locali, bar e ristoranti: proprio lì ieri notte c'era una festa in riva al mare ma ancora non si sa se il sedicenne trovato senza vita abbia partecipato.
Al suo addio ha partecipato un marea di giovani, in particolare giovanissimi, quasi tutti con pantaloni scuri e t-shirt scuri, per l’ultimo abbraccio

Tra le ipotesi sulla sua scomparsa anche quella di una caduta accidentale nelle acque del porticciolo, con la corrente che potrebbe aver trascinato il corpo fino alla spiaggetta, povero ragazzo.

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Rome

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