19/08/2025
Dunque, come è andata a Washington? Alla domanda a cui sono appese le cancellerie e le opinioni pubbliche globali non c'è ancora - come c'era da aspettarsi - una risposta univoca. Si è parlato di clima cordiale, di attestazioni di vicinanza, gratitudine e stima reciproca tra i presenti: il presidente Usa Donald Trump, quello ucraino Vladimir Zelensky e i rappresentanti dell'Europa (Ursula von der Leyen con Macron, Meloni, Merz, più il britannico Starmer, il presidente finlandese Alexander Stubb e il segretario generale della Nato Mark Rutte). Non c'è un accordo né un cessate il fuoco in vista ma una promessa di incontro trilaterale Trump Putin Zelensky e di garanzie di sicurezza da definire per l'Ucraina a opera dei paesi europei, dei volenterosi, sotto l'ombrello degli Usa che non lascerà sola l'Ucraina. Quanto alle posizioni dei contendenti non sembrano essere cambiate di molto: il presidente ucraino esclude concessioni territoriali alla Russia ma accetterebbe nuove elezioni nel suo Paese. Putin, oltre alle note rivendicazioni sul campo (gli oblast di Lugansk, controllato al 99% dalla Russia, Donetsk, al 75% così come Zaporizhzhia e Kherson, più il riconoscimento della Crimea occupata al 100 % dalla Russia già dal 2014) non ammetterebbe mai truppe europee o Nato sul territorio ucraino ma qualche garanzia di sicurezza sì. Dettagli tutt'altro che irrilevanti su cui si gioca la partita geopolitica più delicata per il destino dell'Ucraina, dell'Europa e dei rapporti con e tra le superpotenze mondiali, non ultima la Cina che non resta a guardare. E sarà forse proprio la piccola, vecchia Europa a salvare non solo l'Ucraina ma anche un tentennante presidente Trump, come si chiede oggi autorevolmente il Washington Post? Ne parliamo dalle 10 qui: https://www.raiplaysound.it/programmi/tuttalacittaneparla