Termini TV

Termini TV Dal 2014 a Termini per raccontare il mondo. Domenica 19.30 cena gratuita in piazza con Mama Termini. Raccontiamo e viviamo le stazioni, a partire da Termini.

Nel 2025 esce il nostro primo lungometraggio, che parte da Termini per raccontare una nuova Italia. How many times do you see somebody and wonder what story they have? We go up to them and ask. We interview people who live, work, transit by the main train station of Rome, one of the most crowded in Europe. Their stories help us reproduce the fabric of reality, made of memories, life episodes linked especially to traveling, migration and intimate experiences.

Vorrei che il grande artista satirico Parviz Khatibi fosse vivo, ma mi devo accontentare di Vauro 🥶Vorrei che Pasolini p...
14/06/2025

Vorrei che il grande artista satirico Parviz Khatibi fosse vivo, ma mi devo accontentare di Vauro 🥶
Vorrei che Pasolini parlasse in tv, e invece abbiamo Benigni.
Vorrei che Eco ci ricordasse che la cultura è più sexy dell’ ignoranza.
Vorrei che quando si parlasse di Iran ci si rendesse conto che è un paese oltre 5 volte più grande dell’Italia, con almeno 7 minoranze etniche. E invece abbiamo un dibattito generale con gente che pensa iraniani siano arabi. O con quelli che, conoscendo la storia della Persia, si lasciano andare all’esotismo nazionalista degli iraniani monarchici in esilio.
Parviz ci ricorderebbe perché la rivoluzione in Iran ha avuto successo. Pasolini ci ricorderebbe che un dittatore amico non vale come sostituto per un regime oscurantista.
Eco ci direbbe quanto ci inganniamo a pensare che le bombe possano portare un cambio di regime dal basso, in un paese così vasto. O forse Eco resterebbe in silenzio, ci sarebbe già da tempo. Da quando imperversa la tuttologia dell’influencer.
Ci ritroviamo quindi a mettere insieme i pezzi del puzzle, senza sapere qual è il disegno finale. E se non entrano, cerchiamo di spingere bene, smussare ai lati per farci entrare i nostri pregiudizi.
Tipo quelli sul popolo iraniano, trattato come un monolite, come se il privilegio di essere individui sia ad appannaggio dell’Occidente. Come se da una parte, la nostra, ci fossero vittime inermi, e dall’altra solo danni collaterali.
Ne segue che chiedere un’insurrezione popolare per poter reinstaurare lo Shah del Maryland è del tutto coerente con la visione americanista di Netanyahu - suo vicino di casa, di Philadelphia.
Insomma l’idea è fare gli Stati Uniti di Medio Oriente, rubando ad Assad la palma del re nano, per darla allo shah di Persia. Seguiranno grandi feste officiate da Trump, formula 1 e tutto quello che la borghesia iraniana ha appreso negli Usa.
Per ora però, scusate se prima vi bombardiamo, ma ricordate, siamo dalla vostra parte. Rising lion, bel nome no?
Fuor di ironia, mi chiedo, ma chi è dalla parte del governo israeliano, ci è o ci fa? Come si può essere così folli da giustificare qualsiasi atrocità si commetta, senza il minimo dubbio di aver torto?

Sono anni che l’Iran promette vendetta, e non lo fa. Perché non ne ha le forze, e non ha neanche il supporto della sua p...
13/06/2025

Sono anni che l’Iran promette vendetta, e non lo fa. Perché non ne ha le forze, e non ha neanche il supporto della sua popolazione. C’è solo un modo per rafforzare il regime: bombardare l’Iran e unire così il suo popolo contro Israele. Ed è esattamente quello che Israele vuole: dare il primo colpo, preventivo ovviamente, e poi chiamare lo zio Sam per redarguire l’Iran cattivo che si vendica.
Israele sta seminando vendetta tra i palestinesi, con migliaia di orfani che devono a Israele - e a noi - la morte dei loro cari. Poi è stato il turno del Libano, sempre colpi preventivi, non sia mai. Poi la Siria, e ora - di nuovo - l’Iran.
Tutto preventivo, con un unico obiettivo, diventare gli USA del cosiddetto medio oriente. Allargare i propri confini e pagare gli altri per stare zitti - l’Egitto in primis, che infatti sta fermando i manifestanti in viaggio verso Rafah.
Nella logica che conosciamo, gli stati canaglia devono pagare, fin quando non c’è un regime amico e corrotto, ma con la giacca e cravatta e una buona parlantina inglese.
Eppure, mi sentirei più a mio agio in oggi che in Israele. Preferirei passare l’estate nel torrido Iran che sulle spiagge di Tel Aviv. Perché almeno non sentirei la puzza di sangue di una vendetta preventiva che si ammanta di morale.
Almeno in Iran sappiamo che c’è un popolo contro il regime. In Israele sono poche migliaia le persone che cercano di mettere fine a questa follia omicida.
Addirittura, l’unica opposizione nel Parlamento israeliano deve far leva sugli ultra ortodossi per cercare di fermare il suo governo estremista. Almeno l’Iran ha la scusa di non essere una democrazia. In Israele invece bisogna prendere atto che una vera, credibile opposizione a questa infamia non c’è.
Ci sono gli alleati, governi e aziende occidentali. E qualche anziano sui social che preferisce chiudersi gli occhi, pur di non vedere che Israele è ormai una teocrazia militare. Preferisco l’Iran con un’opposizione popolare reale, piuttosto che Israele con un lavaggio di cervello di massa. E già questo è un risultato, che fa prevedere un futuro, seppur non roseo. Così non può continuare a lungo.. non sarà l’Iran a vendicarsi, ma il karma ad agire.

C’è un tripudio di bandiere in ogni dove. Le bandiere rassicuranti delle democrazie occidentali, i cui principi costituz...
12/06/2025

C’è un tripudio di bandiere in ogni dove. Le bandiere rassicuranti delle democrazie occidentali, i cui principi costituzionali vengono calpestati esattamente da chi dovrebbe rappresentare lo Stato, e invece lo vuole piegare a propria immagine e somiglianza.
E poi ci sono le bandiere degli Stati migranti, cariche di un semplice messaggio: siamo tante persone, non potete arrestarci tuttie.
C’è il gangster della casa bianca che “sì, posso farvi arrestare tutti. Anzi, siete pagati da qualcuno, posso pagarvi di più io?” Arriveranno scontri più violenti provocati da gente pagata da Trump e soci, i media dovranno alzare le mani, e via così, un gradino alla volta verso la cantina dove riporremo la democrazia rappresentativa occidentale. Non è finzione, è quello che sta facendo Israele con la milizia palestinese contro Hamas. Tutti contro tutti, e chi non è al fronte decide chi ha vinto.
Alle proteste negli USA siamo abituati, io sono diventato adulto con occupy movement. Il cui unico risultato politico purtroppo è stato creare gli hipster.
Se non ci sono i figli e le figlie migranti a difendere gli stati borghesi, potete iniziare ad assumere gli youtuber come security e prepararvi a una democrazia tropicale. Welcome to favelas, ve lo siete detti da soli. Io personalmente vi ci mando volentieri, e non voglio avere niente a che fare con questi miei connazionali. Preferisco la favela straniera ai guardoni locali.
Se non ci sarà abbastanza gente a difendere quel poco di libertà che c’è nel sistema occidentale, è proprio perché consideriamo alcune nazionalità più degne di altre.
Perché leggiamo “STATI MIGRANTI” senza imbarazzarci del classismo di questa visione del mondo, o perché semplicemente non leggiamo con la mente aperta, ma solo pronti a emozionarci.
Guardiamo film e serie che non fanno altro che quello, grattarci la pancia mentre guardiamo il cielo azzurro delle nostre opinioni basate su un’esperienza privilegiata, di cui godiamo con un “om” contrito. Una vacanza emozionale nella vita degli altri. Catartica come evacuare.
Ci emozioniamo per il piccolo Adam, ma le altre migliaia di ragazzini traumatizzati per tutta la vita sono davvero troppe da immaginare. Guardiamo il lampione invece della luna, perché il dito manco l’abbiamo alzato.
Ogni persona risponderà alla propria coscienza, intanto buoni sogni a chi decide di sollazzarsi mentre l’incendio divampa.

Il 30% è un fallimento, ma non solo quello.. addirittura un terzo di chi ha votato, tendenzialmente di centro sinistra, ...
09/06/2025

Il 30% è un fallimento, ma non solo quello.. addirittura un terzo di chi ha votato, tendenzialmente di centro sinistra, ha detto NO solo al quesito che riguarda la cittadinanza.
Premesso che la vera ingiustizia è il requisito della residenza continuativa - chi ne sa qualcosa può fare esempi nei commenti - è evidente che l’Italia non riesce ad andare oltre gli stereotipi, e che c’è stato un mutamento antropologico di questo paese.
Se sui social godiamo guardando la caccia al ladro straniero, se ci emozioniamo per il dolore altrui, senza mai far niente, ci sarà un motivo. Se il podcast più ascoltato in Italia è la zanzara, e abbiamo Santanchè come ministro, il motivo siamo noi. Un popolo di guardoni, rosiconi eccelsi nell’arte del benaltrismo, borghesi piccoli piccoli con la paura di perdere le nostre proprietà.
Se venissero solamente giovani donne invece che maschi, saremmo meno razzisti. Perché è chiaro che l’uomo bianco - l’età media in Italia è oltre 46 anni - ha paura. E ne ha ben donde, vista la nostra natalità.
Ma continuiamo pure a farci del male, a chiudere la porta in faccia a chi in questo paese ci vive, ci lavora. Facciamoci odiare pure da chi ama l’Italia. Poi però non lamentiamoci per quello che arriverà.
Detto questo, è evidente che non è il Pd che può portare aria nuova in questo paese. Lo stesso partito di Renzi e Minniti. O i 5stelle, gli stessi che hanno affossato lo ius soli.
Mi spiace per le persone che si sono impegnate, che speravano di più. Io sono abituato a perdere, da decenni. Sono abituato a essere minoranza della minoranza da sempre, da quando governava il centro sinistra dei talk show che ci ha mandato dritti dritti nelle fauci di questa nuova era, in cui vince chi rutta più forte.
Un’era in cui chi governava ieri non ha nessuna credibilità, perché hanno avuto la possibilità di fare qualcosa e invece si sono arroccati dentro una bolla social in cui si vive solo di riflessi.
La sconfitta di oggi è cocente, ma chi sono gli Spalletti e i Gravina che dovrebbero prenderne atto? Bisogna davvero rendersi conto che non è nei centri progressisti che si può cambiare, dare un esempio. Non in università, ma sulle strade ✊🏽❤️

Viviamo in un mondo diviso: tra chi sostiene le deportazioni di massa, e chi protesta. Tra chi sostiene apartheid e chi ...
08/06/2025

Viviamo in un mondo diviso: tra chi sostiene le deportazioni di massa, e chi protesta. Tra chi sostiene apartheid e chi si indigna per le ingiustizie. Solo una cosa ci accomuna: l’irrilevanza. Perché sia cattivisti che buonisti non fanno altro che parlare, postare, litigare sulle parole.
Viviamo in un mondo in cui possiamo vedere in diretta la distruzione di un’intera città, ma per decidere di fare una manifestazione ci vogliono due anni.
Un mondo in cui genitori e figli vengono divisi, e derisi. In cui essere politici equivale sostanzialmente a essere gangster o burocrati. Un mondo in cui le uniche azioni concrete sono lasciate a individui e piccoli gruppi. È da lì che si deve ripartire, perché i nostri stati nazione sono troppo corrotti, mastodontici, pieni di armadi con scheletri di ogni colore.
Detto questo, da qualche parte si deve iniziare, e può essere anche da un referendum, un piccolo quesito che dà un segnale. O da una barca in viaggio per Gaza.
O da una cena ogni domenica in stazione, come stasera con ogni persona con le sue piccole azioni può fare qualcosa. Molto più che con i post che invece fomentano solo il nostro ego. Sporchiamoci le mani, perché il posto di Pilato è già preso.

31/05/2025

Siamo d’accordo, non sono gli stessi numeri del 2003, e quella bandiera ha cambiato di significato. L’arcobaleno ha acquisito forza come simbolo delle lotte di genere - l’unica frontiera rimasta della sinistra - e ora quella bandiera significa anche la resa dell’Ucraina, è un fatto. Su Israele - Palestina siamo tutte d’accordo invece. Quello che fa Israele è inaccettabile, e deve fermarsi. Sul “da quando” lo fa, e sullo status di Israele invece differiscono le posizioni. Basti pensare a Orsini che oggi si lisciava i suoi studenti israeliani. Insomma, una piazza diversa, come è giusto che sia in democrazia. E in democrazia si deve poter protestare e stare insieme, come oggi.

Il mio personale rapporto con l’ebraismo. Quando avevo 17 anni, ebbi un incubo, che mi convinse di aver avuto a che fare...
21/05/2025

Il mio personale rapporto con l’ebraismo.
Quando avevo 17 anni, ebbi un incubo, che mi convinse di aver avuto a che fare con l’Olocausto. Non conoscevo ancora nulla all’infuori della mia piccola città che come tutte le città riesce solo a contenere se stessa e la sua storia. E nella storia di Ancona, solo un popolo non è mai riuscito a “integrarsi” - come diremmo oggi - gli ebrei. Qui, nella remota Ancona del ‘500, furono impiccati e bruciati ebrei cosiddetti “marrani”.
C’è una lapide che li ricorda, in quella che oggi è piazza Malatesta, dedicata all’anarchico Errico. Una coincidenza diciamo geografica, quella tra ebrei e anarchismo, che mi convinse a ricercare i pensatori ribelli di origine ebraica. Partendo dalla storia di questa remota città, di cui fuori dei suoi confini, si sa poco o nulla. Ebbene, nella più nota cronaca della storia di Ancona, si racconta che quando c’era una protesta, veniva segnato il numero dei cittadini che partecipavano + gli ebrei, a parte.
Mi convinsi che essere ebrei bastava da solo per poter marcare la propria differenza, e da adolescente che non si sentiva parte della città in cui stava crescendo, simpatizzare con gli ebrei - non c’erano ancora gli immigrati - divenne per me arricchire la mia identità. Io venivo da una città ebraica.
Ebreo per me significava individuo in rivolta, era Allen Gingsberg il mio mito, con la “benedizione” di Malatesta. Gli adolescenti, si sa, mistificano un po’, cercando di trovare risposte a problemi irrisolvibili. Il mio problema era la solitudine. Quando uscivo da solo, e mi vergognavo di esserlo, andavo sempre in un luogo, il campo degli ebrei, che allora era mezzo abbandonato, a ridosso del faro e di un dirupo che fu il mio sturm und drang.
Tra le lapidi di questo cimitero ho meditato di diventare ebreo, in modo da vedere riconosciuta la mia differenza. Ancona ha un’antica comunità ebraica, e infatti Ancona è anche un cognome ebraico diffuso in tutto il mondo. Se non potevo essere anconetano, visto che la mia famiglia non lo era, sarei stato in connessione con altre persone mai accettate in questa città.
Quel campo era un compito per me, e amarlo fu per me di conforto, perché quel pezzo di città era mio. Così iniziai a cercare pezzi di ebraismo per riempire i miei vuoti. Mi appassionai di Stefan Zweig, la cui madre nacque proprio ad Ancona. Cercavo segni, e li ripercorrevo a ritroso, fino ad andare alla casa, in Brasile, dove Zweig si suicido’, insieme alla moglie, per non riuscire ad accettare l’ingiustizia dell’Olocausto. Negli “Occhi dell’eterno fratello”, Zweig scriveva di un giudice, Virata.

Virata si dimostra un giudice equo e sereno, che medita a lungo tutte le decisioni, che non condanna mai nessuno a morte. Finché un giorno un terribile omicida, che tutti vorrebbero punito con la pena capitale, lo pone di fronte a una terribile verità: Virata è un giudice giusto, ma non conosce per niente le sofferenze cui condanna i colpevoli, non può comprendere la paura di essere rinchiuso per anni in un carcere, la disperazione di chi deve rinunciare alla luce del giorno. Virata, messo in crisi da questo spietato reo confesso, vuole provare cosa significhi essere privato della libertà, sopportare la punizione delle frustate, per poter in seguito giudicare con maggiore consapevolezza, e sceglie di prendere il posto del condannato in carcere. Al termine del mese passato in prigione, Virata comprende che non può più essere giudice, perché nessun uomo può giudicare un altro uomo, perché chi si arroga il diritto di punire si macchia a sua volta di una colpa.

Ebbene, 83 anni dopo il suicidio di Zweig e di sua moglie Lotte Altman, un altro sistematico massacro di massa avviene, oscurando il futuro di tutte le persone con una coscienza. Come Virata allora, oggi chi sostiene la guerra di Israele ai palestinesi non sa cosa sta facendo. Questa è l’unica spiegazione per un massacro - un genocidio - che non possiamo tollerare.
Persino io, che ho festeggiato Purim in sinagoga, amando la cultura ebraica come fosse la mia, non esito un attimo a denunciare che quello che Israele fa da decenni è apartheid, che la guerra che sta portando avanti è un nuovo Olocausto, e mi vergogno per chi mente, per chi giustifica la vendetta, per chi denigra un popolo che lotta per la propria libertà.
E questo popolo, abbandonato da leader arabi corrotti, è il popolo palestinese.

Non sono gli ebrei i nemici, ma i corrotti e gli indifferenti, di ogni origine e religione. Non sono solo i palestinesi le vittime, ma la verità e la giustizia. Con i palestinesi muore la maiuscola di Occidente, ridotto a mera comparsa di interessi economici transnazionali.
E rimane una certezza: il colore della propria religione vale come un passaporto.

Due notizie oggi: la prima, un uomo, detenuto ma con permesso di lavoro, accoltella un collega di origini egiziane. Scom...
10/05/2025

Due notizie oggi: la prima, un uomo, detenuto ma con permesso di lavoro, accoltella un collega di origini egiziane. Scomparsa un’altra collega originaria dello Sri Lanka (e purtroppo ritrovata uccisa).
L’uomo in questione era in prigione per l’omicidio di una ragazza tunisina.
L’altra notizia riguarda gli alpini che a Biella hanno cantato Faccetta nera, tra l’altro senza sapere che questa canzone era odiata da Mussolini, che tentò perfino di metterla al bando, perché troppo “meticcia”.
Questo è il mondo in cui viviamo, in cui il bianco autoctono si sente sotto attacco e se la prende a caso con chi incarna il proprio nemico. Meglio se donna e giovane, perché doppiamente nemico, perché per questi uomini evidentemente tutto è dovuto, grazie alla propria anagrafe.
Quale che siano i motivi dell’accoltellamento, mi sembra evidente che le vite di chi non si chiama Mario Rossi valgono sempre di meno agli occhi di questo paese. E quindi in troppi si sentono titolati a fare violenza, o anche solo i predicozzi, come vediamo spesso nelle metro nostrane.
Provate voi a vivere con un viso e un nome straniero in Italia, con la paura - anzi la certezza - che prima o poi arriverà un insulto a caso, o una coltellata, come capitato più volte a bengalesi a Roma negli ultimi tempi.
Gli stranieri e le straniere in Italia sono fin troppo pazienti, altroché.. e noi uomini bianchi autoctoni troppo privilegiati per capire che quelli che chiamiamo maranza sono una semplice reazione all’ingiustizia che si perpetra ogni giorno verso persone di origine straniera.
Ma continuiamo pure a minimizzare, a dire che sono mele marce. E intanto marcisce tutto. Qui ci vogliono azioni concrete, per dare forza alle persone invisibili e sfruttate, e per aiutare le anime p***e che nella violenza trovano l’unica forma di auto affermazione.
Per chi è di Roma, domani ore 19.30 cena di in piazza dei 500, davanti a Termini. Una società migliore si costruisce ogni giorno, o meglio, cerchiamo almeno di non essere travolti da questo mare di m***a che viviamo quotidianamente, mentre chi comanda galleggia soave sopra le nostre teste.

Premettendo che il Papa non è mai un parvenu, è sicuramente interessante la possibilità che diventi un vero anti Trump, ...
08/05/2025

Premettendo che il Papa non è mai un parvenu, è sicuramente interessante la possibilità che diventi un vero anti Trump, specialmente per quanto riguarda le deportazioni di sud americani.
I Latinos li conosce sicuramente meglio lui che Trump, e ci ha tenuto a sottolinearlo nel suo primo discorso, quando è brevemente passato dall’italiano allo spagnolo.
Poliglotta, con una faccia e postura che ricorda il presidente Mattarella, Prevost si è richiamato nel nome a un altro Papa, famoso per essere stato il primo a essere filmato, ma soprattutto per essere stato il Papa che ha contribuito ad allentare le tensioni tra Vaticano e Italia unita (non saprei se ringraziarlo per questo). Un’altra curiosità.. Leone XIII era fortemente contrario alla presenza di una statua in omaggio a Giordano Bruno, che ha definito spregiativamente.
Insomma, personalmente non mi aspetto nulla dai Papi, però poteva andare peggio. Almeno è una persona che può parlare de visu con chiunque, senza tentennamenti di lingua. Il punto è passare poi dalle parole ai fatti, e questo è il buco nell’eredità di Papa Francesco.
Di cui rivendica l’eredità, visto il nome Leone, storico amico fraterno di San Francesco (grazie Giuseppe per averlo fatto notare nei commenti).

Ps
Come giustamente è stato ricordato sempre nei commenti, Leone XIII è anche il Papa che ha fondato la moderna dottrina sociale della chiesa cattolica, in tempi in cui la chiesa doveva contrastare il socialismo che emergeva prepotentemente dappertutto.

Non conoscevo i patagarri prima di averne sentito parlare da  per l’uso disinvolto della parola “zingari”, ma nella vers...
02/05/2025

Non conoscevo i patagarri prima di averne sentito parlare da per l’uso disinvolto della parola “zingari”, ma nella versione esotizzante “tzigani”.
Leggo ora che il loro nome viene da un film di Aldo, Giovanni e Giacomo, e hanno partecipato a un Talent show. Cavolo, ma allora la questione rom potrebbe entrare nel mainstream. Si può parlare di come sistematicamente amministrazioni pubbliche si sono pappate i soldi per i servizi dei campi rom. Si può parlare anche solo dell’idea malsana di un campo su base etnica. Ma non c’è tempo, avanti la prossima minoranza da scimmiottare su un palco.
Al concerto del primo maggio quindi va in onda un coro pro Palestina, usando una canzone ebraica chiamata Haga Nagila. Pur condividendo il disgusto
per le atrocità che sta commettendo Israele - una vergogna di cui purtroppo siamo passivi spettatori - questa band in una settimana ha creato un case study di cultural appropriation.
Non è giusto per i rom, come non è giusto per gli ebrei. E oserei dire neanche per i palestinesi, che hanno le loro canzoni tradizionali, sentitissime. Ma non voglio dare suggerimenti ai , non sia mai che la prossima volta possano usare una canzone palestinese per difendere un’altra causa ancora.
Possiamo essere dalla stessa parte, politicamente, ma questo non ci esonera dal criticare azioni falsamente artistiche che invece cercano solo di monetizzare.
Questo è un tema che riguarda qualsiasi uso della sofferenza altrui per farsi bei portatori sani di temi di altri.
Il fine giustifica i mezzi, sembrano dire i patagarri vari, se la causa è buona, tutto è lecito, ma non è così. E infatti alle critiche sull’uso della parola “tsigani” non hanno risposto a Rasid che ha sollevato il caso.
Stavolta, essendo la comunità ebraica molto più forte di quella rom, sono messi allo spiedo, coprendo tra l’altro notizie molto più importanti, come l’attacco alla Freedom flotilla, e invece siamo qua a parlare di un gruppo pop che si atteggia a gruppo militante - ma solo per le feste.
Quindi il paradosso: amare il momento in cui si canta insieme Free palestine, ma odiare il fatto che si usi una melodia rubata e manipolata. E vale anche per il poverty p**n..

Si è tanto parlato della scelta di Santa Maria Maggiore per la tomba di   ma come al solito non si è andati oltre la fac...
27/04/2025

Si è tanto parlato della scelta di Santa Maria Maggiore per la tomba di ma come al solito non si è andati oltre la facciata, in questo caso letteralmente. Santa Maria Maggiore infatti ha la peculiarità di essere al centro di due piazze, e nella parte posteriore ha una scalinata incredibile, transennata da decenni.
Queste transenne sono un facile simbolo di cosa è diventata Roma, e in particolare l’Esquilino. Chiesa leggendaria, Santa Maria Maggiore, che con i suoi due obelischi veniva vista già da lontano.
Meta di pellegrinaggio per secoli, entrando dalle mura di Termini, da quando c’è la stazione - e l’immigrazione - tutto il quartiere è diventato in sé la porta di Roma per chi è straniero.
Per questo mi piace pensare che la scelta di Papa Francesco sia in parte legata anche al percepire questa chiesa come primo segnale del centro città per chi viene da fuori. Santa Maria Maggiore ti fa capire che Termini è in centro.
Sarà interessante vedere come questa onda di nuovi pellegrini influirà sulla zona circostante. Soprattutto dietro la chiesa, rifugio naturale di chi non ha soldi per consumare nei bar tra piazza Vittorio e Monti.
Un nuovo baricentro turistico che rischia di portare ancora più attività mordi e fuggi per turisti, ma che farà anche incontrare i pellegrini borghesi con quelli che a Termini dormono. E chi frequenta Termini sa quanti fulminati sulla via per Roma ci siano. Ognuno con la sua storia, e ognuno con la sua unicità che va ben oltre il fatto di essere poveri.
L’unico modo per aiutare i poveri è combattere le disuguaglianze che stanno alla radice dello sfruttamento, cui per esempio molte persone straniere sono costrette in Italia. Meno prediche e più ascolto.
Una curiosità riguarda l’oro dentro Santa Maria Maggiore, che viene dalle Americhe appena scoperte. Addirittura dentro fu sepolto il primo ambasciatore africano a Roma.
La storia di questa chiesa parla insomma di vicende sconosciute ai più, che passano e non vedono neanche questa enorme scalinata sottratta al pubblico. Troppa è la fretta di arrivare al Colosseo, e qualsiasi cosa non abbia una fermata metro dedicata fatica - fortunatamente - a far breccia tra i turisti. Finora quindi questa chiesa è stata relativamente salva dal turismo di massa.
Ora nuove misure di sicurezza renderanno ancora meno usufruibili gli spazi attorno alla chiesa, e questa è una br**ta notizia, che si può contrastare con la pratica della presenza negli spazi pubblici. La vita in piazza, così è iniziato l’umanesimo, e con la commercializzazione di ogni spazio rischiamo di tornare indietro.
Per chi vuole e può, stasera cena ore 19.30 a piazza dei Cinquecento. Siamoci ❤️✊🏽

A Roma si scrive una sola pagina di storia mondiale, quando muore un papa. Non è comune però che un Papa venga rimpianto...
21/04/2025

A Roma si scrive una sola pagina di storia mondiale, quando muore un papa. Non è comune però che un Papa venga rimpianto più dall’opposizione che dal governo, e già questa è una notizia. Poi se aggiungiamo la visita nell’ultimo suo giorno di vita di un nemico politico come Jd Vance, oltre la notizia si va nell’irrazionale, che poi cosa c’è di più irrazionale che la morte?
La sospensione della logica, che ci porta a un generico sistema binario vivo/morto, con tutto quello che ne segue. Intanto il circo mediatico si ingarella di adrenalina e la macchina si accende, in mezzo ai turisti, ai pellegrini, sotto al sole di questo lunedì di Pasquetta. Una volta tanto che non piove, c’è chi ha commentato. Il cinismo è di casa tra chi vive di breaking news, è un modo di stemperare la tensione, le attese infinite tra un comunicato e un altro.
E allora un ciao a Francesco, che con tutti i suoi limiti, è stato un vero freestyler. E grazie per la vicinanza a Gaza.
Peccato non esserci conosciuti, sarebbe stato bello portarlo tra i senzatutto di ma ‘o sistema è troppo rigido, e i cerchi magici smussano ogni triangolo.
Un Papa strano però, questo glielo dobbiamo, erba spontanea in un prato industriale, ma pur sempre funzionale al raccolto.

Indirizzo

Piazza Dei Cinquecento
Rome

Telefono

+393487127501

Sito Web

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Termini TV pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Condividi

Digitare

Our Story

La stazione Termini è il centro di Roma, l’unico luogo dove poter incontrare persone di tutti i tipi e le provenienze: dai pendolari ai migranti, da chi ha bisogno di aiuto, a chi va lì per offrirlo. A Termini è nata TerminiTV, ma da lì è partita per ogni luogo di passaggio o di transito dove.. sia reperibile il mondo, e noi con esso. I punti di transito sono i luoghi dove praticare la democrazia, non dove distruggerla, come tante istanze securitarie tendono a prescrivere.

How many times do you see somebody and wonder what story they have? We go up to them and ask. We interview people who live, work, transit by the main train station of Rome, one of the most crowded in Europe. Their stories help us reproduce the fabric of reality, made of memories, life episodes linked especially to traveling, migration and intimate experiences.