Roberta Bruzzone Psicologa e Criminologa

Roberta Bruzzone Psicologa e Criminologa Criminologa Investigativa, Psicologa Forense, Esperta di Analisi della Scena del Crimine
(5281)

22/12/2025

Garlasco, legale De Stefano 'nessun giallo, nessun mistero'

MILANO, Dec 22 ANSA -
"Ho consegnato io alla dottoressa Albani, su Sua esplicita richiesta, gli appunti raccolti nel corso della perizia da me svolta nel 2014 nel processo contro Alberto Stasi. Respingo quindi fermamente le accuse con cui in queste ultime settimane da alcune parti si è tentato di mettere in discussione il mio operato cercando così di screditare le conclusioni cui sono pervenuto nella perizia svolta su incarico della Corte d’Assise d’appello di Milano". Lo afferma il professor Francesco De Stefano, annunciando di avere "conferito mandato all’avvocato Patrizio Rovelli affinché intraprenda ogni opportuna iniziativa anche di natura penale a tutela della mia onorabilità professionale e della mia immagine pubblica".

Già Ordinario di Medicina legale all'Università di Genova e presidente dei genetisti forensi, De Stefano fu nominato dalla Corte d'Assise d'Appello nel processo 'bis' sull'omicidio di Chiara Poggi a carico di Alberto Stasi, il fidanzato della giovane vittima che sta finendo di scontare una condanna definitiva a 16 anni. È sulla sua attività che si è basato il lavoro della genetista Denise Albani nella nuova inchiesta della Procura di Pavia sul delitto di Garlasco che vede imputato Andrea Sempio, l'amico del fratello della vittima oggi 37enne.

Negli ultimi giorni alcuni media hanno parlato della scomparsa di un verbale redatto a mano da De Stefano nel 2014 sulla presunta compatibilità di due tracce di Dna. Un particolare ritenuto da alcuni "grave", dal momento che in seguito l'esperto aveva parlato di "Dna degradato e non comparabile". Attraverso l'avvocato Rovelli, oggi arriva netta presa di posizione del professor De Stefano, che precisa: "Non c'è nessun giallo, non c'è nessun mistero".

22/12/2025

OLTRE I FATTI - IL CASO DELLA "FAMIGLIA NEL BOSCO

22/12/2025

Galeotta fu la perizia genetica…

Qui il punto non è più soltanto la credibilità, ma qualcosa di molto più serio ossia la buona fede.

E non è nemmeno Più una questione di posizione, ossia a favore o contro Sempio o Stasi.

Perché allora la domanda è inevitabile.
Che cosa ha fatto cambiare improvvisamente la visione della Cavallaro?
Fino all’esito della perizia genetica era assolutamente certa che quella fosse la spazzatura di quella mattina. “Verba volant video no”…

Lo diceva con fermezza, senza tentennamenti, senza condizionali. Lo potete vedere voi stessi.

Poi arriva un dato oggettivo, inequivocabile: sull’estathe c’è il DNA di Stasi.
E improvvisamente la spazzatura non è più di quella mattina.

Stesso discorso per l’avv.De Rensis…

Ora, non mi direte che un singolo risultato, per quanto rilevante, possa giustificare un ribaltamento così radicale di una posizione che veniva presentata come granitica???

Perché se è così, il problema diventa enorme.

Qui non stiamo parlando di interpretazioni elastiche.
Qui stiamo parlando di dati che non possono cambiare significato e lettura a seconda della loro “utilità”.

Allora la domanda resta, e pesa come un macigno:
era o non era la spazzatura di quella mattina?

E se lo era, perché non lo è più quando il dato genetico diventa scomodo?

Perché se le conclusioni diventano antitetiche a seconda di chi o cosa favoriscono, non siamo più nel campo dell’analisi.
Siamo in un territorio molto più pericoloso.

E questo, francamente, non è accettabile.

Eccoci.Qui siamo davvero oltre ogni limite. Oltre la tecnica, oltre il buon senso, oltre….siamo nel “sottosopra”…E non è...
22/12/2025

Eccoci.
Qui siamo davvero oltre ogni limite. Oltre la tecnica, oltre il buon senso, oltre….siamo nel “sottosopra”…

E non è una questione di colpevolezza di Stasi o meno. Sapete come la penso ma qui il punto non è questo. Questa è una questione persino più importante che riguarda tutti noi.

Quando la lettura delle tracce smette di essere scienza e diventa una roulette russa, il problema non riguarda più un singolo caso: riguarda tutti.
Nel momento in cui l’oggettività perde consistenza, la verità diventa elastica, manipolabile, piegata a convenienza.

E allora chiunque può diventare colpevole o innocente non in base ai fatti, ma in base a chi decide come “leggerli”.
Questo non è solo inaccettabile.
È pericoloso.
Perché quando vale tutto, non vale più niente.

Addirittura si arriva a “leggere” una forma di orma che, in un punto, avrebbe prodotto una presunta struttura parziale e che, magicamente, calpestando altre tracce, le avrebbe lasciate intonse.
Intonse. Davvero.
E l’immagine parla chiaro.

A questo punto mi domando con che cosa stiamo avendo a che fare.

Perché una ricostruzione del genere, a livello tecnico, non è discutibile: è semplicemente inconcepibile.
È un ribaltamento delle basi della dinamica delle tracce, della logica fisica, della coerenza minima che dovrebbe guidare qualsiasi lettura forense.

Qui non siamo più nel campo dell’interpretazione.
Siamo nel territorio della suggestione narrativa, dove la realtà viene piegata per farle dire ciò che si desidera sentire.

E lo dico con estrema franchezza:
mi auguro davvero di non dover vedere altro.
Perché se questo è il livello, allora il problema non è un’impronta. E’ un problema di metodo. Ma un serissimo problema.

Come potete vedere perfettamente, all’interno dell’area delimitata dalla linea azzurra sono presenti altre tracce.
E allora la domanda è inevitabile: per quale motivo, se davvero ci fosse stato un calpestio, quelle tracce sarebbero rimaste perfettamente integre, tondeggianti, leggibili, mentre altre no?

Perché qui il punto è questo.
Un calpestio non seleziona.
Non “risparmia” alcune tracce e ne altera altre in modo chirurgico.
Un passo disturba, schiaccia, trascina, sovrappone, produce discontinuità coerenti. Sempre.

Invece qui ci viene proposta una dinamica in cui alcune macchie restano immacolate, come se fossero state protette da una campana di vetro, mentre altre verrebbero lette come “interagite” da una fantomatica orma.
Tecnicamente, questa cosa non sta in piedi.

E lo dico senza giri di parole:
così diventa davvero preoccupante.
Perché quando si comincia a forzare la lettura delle tracce fino a contraddire la fisica elementare del calpestio, non siamo più nell’analisi forense…ed entriamo in un territorio molto pericoloso…per tutti.

E finalmente eccola.La Rivelazione.Era il 15 giugno (ci viene ricordato con solennità quasi evangelica) quando Rita Cava...
22/12/2025

E finalmente eccola.
La Rivelazione.

Era il 15 giugno (ci viene ricordato con solennità quasi evangelica) quando Rita Cavallaro annunciava al mondo, dalle colonne de Il Tempo, l’esistenza di un’orma di scarpa mai repertata, apparsa come per miracolo sul primo gradino.

Mai repertata.
Mai vista.
Mai documentata.
Ma oggi, finalmente, cerchiata in rosso.

Ora, fermiamoci un secondo. Respiriamo.
Guardiamo bene l’immagine.

Quella roba lì (chiamiamola pure “entità grafica non meglio identificata”) non è un’orma.
Non lo è per forma.
Non lo è per struttura.
Non lo è per dinamica di deposizione.
Non lo è in nessun universo conosciuto, incluso quello Marvel.

Ma il vero capolavoro non è questo.
Il vero capolavoro è la logica narrativa che ne consegue.

Secondo questa ricostruzione:
• un soggetto avrebbe lasciato UNA traccia,
• con scarpe sporche di sangue,
• su un gradino,
• e poi avrebbe attraversato tutta la casa come un essere incorporeo,
• senza lasciare altre impronte, sbavature, strisciate, contaminazioni.

Conclusione inevitabile sul piano logico:
NON CAMMINAVA.

Volava.
Planava.
Fluttuava.

Il fantomatico assassino alternativo di Chiara Poggi, ovviamente non Alberto Stasi,
era dotato di levitazione selettiva con atterraggio mirato solo dove serviva ad alimentare l’effetto “wow” mediatico.

Una sola impronta, per contratto.
Il resto aria. Fritta? Il sospetto c’è.

Ed è straordinario come:
• investigatori,
• RIS,
• consulenti di tutte le parti
• giudici,
• sentenze definitive

si siano persi, per anni, questo dettaglio fondamentale:
il superpotere del vero assassino.

Ma tranquilli.
Ora che c’è il cerchietto rosso, tutto è chiaro.

A questo punto l’indagine si semplifica drasticamente:
cercate qualcuno che vola. Dai su. Ormai siamo sulla pista risolutiva.

Ultima domanda, doverosa:
quel giorno, Superman ,
era forse in zona Garlasco?

Perché qui manca solo il mantello.

E poi c’è il colpo di genio finale, quello che chiude il cerchio della fantascienza: “compatibile con l’impronta 33”.

Che cosa significa, esattamente, “compatibile con l’impronta 33”?

Siamo davanti a:
• una non-orma,
• priva di morfologia leggibile,
• senza dinamica di calpestio,
• senza continuità spaziale,
• senza contesto di tracce coerenti,

ma… “compatibile” con qualcos’altro.

È un capolavoro logico.
Un esercizio di metafisica forense.

Tradotto:
non sappiamo cos’è,
non sappiamo come si è formata,
non sappiamo chi l’ha prodotta,
ma sappiamo con assoluta certezza con cosa va d’accordo, ossia con la 33….

È come dire:

“Non so cosa sto guardando,
ma sono sicuro che è lui.” Ovviamente il riferimento a Sempio pare evidente.

Applausi.

Siamo ormai al livello in cui la suggestione viene scambiata per dato, l’ipotesi per evidenza,
il desiderio per realtà.

Perché sì, è proprio così, la gente vede quello che vuole vedere.

Il problema, piccolo, marginale, fastidioso, è che quello che si vuole vedere non ha alcun rapporto con i fatti,
né con i dati oggettivi,
né con la logica,
né con la fisica,
né con la scienza forense.

Ha a che fare solo con una cosa:
la narrazione.

Prima o poi, però, qualcuno dovrà spiegarvelo.
Con calma.
Con i fatti.
Con i dati.

E purtroppo (lo dico con sincero dispiacere per alcuni)
la realtà non è obbligata ad adeguarsi alle fantasie di nessuno.

🚨 APPUNTAMENTO LIVE – DA NON PERDERE 🚨Domani alle ore 14.00, in diretta sulla mia pagina Facebook e sul canale YouTube R...
21/12/2025

🚨 APPUNTAMENTO LIVE – DA NON PERDERE 🚨

Domani alle ore 14.00, in diretta sulla mia pagina Facebook e sul canale YouTube Roberta Bruzzone – psicologa e criminologa, dedicheremo uno spazio di approfondimento serio, documentato e senza scorciatoie a uno dei casi che stanno facendo più discutere in queste settimane: la cosiddetta “famiglia nel bosco”.

Lo faremo alla luce degli ultimi sviluppi, per fare chiarezza, separare i fatti dalle suggestioni e rispondere in modo puntuale ai molti dubbi che stanno circolando su questa vicenda.

Con me ci sarà Luana Sciamanna, avvocata esperta di diritto di famiglia, per un confronto a due voci che unisce lettura criminologica e inquadramento giuridico, senza slogan e senza semplificazioni.

Risponderemo a tutte le vostre domande.

👉 Domani, ore 14.00
👉 Facebook + YouTube
👉 Analisi, chiarimenti, risposte

Se volete capire davvero cosa c’è dietro questo caso, vi aspettiamo in diretta.
Informarsi bene è il primo passo per non farsi manipolare.

20/12/2025

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In considerazione della persistenza ossessiva di una campagna persecutoria di matrice diffamatoria, posta in essere da A...
20/12/2025

In considerazione della persistenza ossessiva di una campagna persecutoria di matrice diffamatoria, posta in essere da Albina Perri in concorso con altri soggetti già ampiamente segnalati all’Autorità Giudiziaria attraverso una numerosa mole di denunce-querela, e che la vedono protagonista di un disegno a mio carico ormai documentalmente acclarato, ritengo necessario formulare le seguenti precisazioni ufficiali, anche alla luce della sua ultima pubblicazione odierna da parte delle Perri, al solo scopo di diffamare me e la mia attività professionale.

Nel documento esibito dalla Perri viene citato il sig. Alberto Russo.

La malafede che emerge dall’operato di Albina Perri appare, a questo punto, piuttosto evidente.

La Perri pubblica una comunicazione richiesta dall’avvocato di Alberto Russo, ma guarda caso omette accuratamente di fornire un’informazione decisiva: quale fosse la sede in cui tale comunicazione venne richiesta. Un dettaglio? No.
Un’omissione funzionale.

Perché quella comunicazione, è bene chiarirlo senza ambiguità, non ha mai avuto alcuna valutazione in sede giudiziaria, essendo del tutto irrilevante sotto il profilo processuale.
Ma di questo, naturalmente, la Perri non fa menzione.

Così come non chiarisce chi fosse Alberto Russo, quale fosse la sua posizione, quali procedimenti lo riguardassero e perché quella comunicazione fosse stata prodotta.

Nessun contesto, nessuna cornice, nessuna verifica. Solo un frammento estrapolato e strumentalizzato, con l’evidente intento di suggerire scenari che non esistono. Per l’ennesima volta.

Un modo di procedere che non ha nulla a che vedere con l’informazione, ma molto con la suggestione e con la costruzione artificiosa di un sospetto di matrice diffamatoria.

Certo, un lavoro impeccabile per il direttore di una testata giornalistica.
Davvero. Complimenti, Perri. Complimenti.

Peccato solo che gli atti giudiziari raccontino una storia molto diversa.
E, come già più volte ribadito, anche questo comportamento verra’ segnalato all’Autorità Giudiziaria, perché omissioni selettive e rappresentazioni parziali dei fatti non sono giornalismo: sono un’altra cosa. Ed e’ giunto il momento che qualcuno lo spieghi alla Perri.

Al riguardo, preciso che il predetto soggetto è stato raggiunto da due condanne per diffamazione aggravata e minacce nei miei confronti, sentenze che metto integralmente a disposizione.

Il soggetto è successivamente deceduto nelle more del procedimento penale; tuttavia, le due condanne restano e sono state emesse entrambe dal Tribunale di Nola.

Tali condanne si inseriscono, peraltro, in una campagna diffamatoria più ampia di cui il medesimo era protagonista unitamente ad altri soggetti che, guarda caso, in alcuni casi coincidono con quelli coinvolti nell’attuale campagna persecutoria.

Evidentemente, certe “fissazioni” non passano con il tempo.

Chiarisco inoltre che, in qualità di amministratore della CSI Academy S.R.L., non ho mai affermato che i percorsi erogati siano master universitari.

È pacifico – e conforme alla legge – che rilasciamo titoli di master di formazione, crediti professionali ed ECM, nonché crediti per Avvocati, esattamente come attestato dalla documentazione che la stessa Perri mostra anche se la stessa tenta di offrirne una lettura negativa.

Nessuno ha mai sostenuto che CSI Academy sia un’Università.

Per altro la CSI Academy e’ sede da anni di tirocinio accreditato per laureati in Psicologia da parte di più importanti atenei italiani. Ma la Perri questo dato deve esserselo perso…

ACCANTO a questi percorsi ufficiali del MUR, esistono tanti altri corsi, come scuole di alta formazione, corsi di associazioni o enti in convenzione con università o altri enti, corsi articolati che vengono chiamati genericamente "master" (ed è perfettamente legale farlo) accreditati o in convenzione presso associazioni e società riconosciute.
Questi corsi non hanno lo stesso valore legale di una laurea né si sostituiscono ad una università, MA hanno assolutamente valore curricolare soprattutto se tenuti da esperti nel settore.

Spesso e volentieri, infatti, la pratica si può fare proprio in questi master, sia di primo e secondo livello, che in master generici, proprio perché l'università tradizionale italiana è generalmente più improntata sulla teoria.

I titoli sono assolutamente importanti e ci devono essere, ma la pratica e l'esperienza sono fondamentali per lavori complessi come questi, e queste capacità si acquisiscono con il tempo.

Ed è esattamente per questo che CSI Academy esiste e lavora da oltre dieci anni, in modo consolidato, serio e documentabile.

Il nostro obiettivo è uno solo:
fornire formazione pratica reale, a chi vuole capire davvero come funzionano le investigazioni scientifiche e le consulenze in ambito forense.

Lo facciamo attraverso docenti di eccellenza, professionisti che:
• hanno esperienze almeno ventennali sul campo,
• lavorano (e hanno lavorato) nei procedimenti veri,
• conoscono atti, dati, protocolli, limiti e responsabilità della scienza forense.

Non narrazioni.
Non suggestioni.
Non fantasie mediatiche. Non becere insinuazioni.

Per essere chiari, una volta per tutte:
da noi le chiacchiere stanno a zero.

Nel nostro sito (www.csiacademy.eu) trovate indicazioni oltremodo chiare e insuperabili quindi tentare di far credere che venga sostenuto il contrario è’ gravissimo.

Siamo dinanzi alla medesima modalità operativa già utilizzata da Andrea Tosatto, ossia creare una falsa premessa per poi accusarmi di aver mentito.

Ribadisco: in nessun luogo, né in alcuna comunicazione ufficiale, è indicato che CSI Academy S.R.L. sia un’Università.

Questa è la loro prassi tipica: fabbricare notizie false in maniera subdola per indurre l’opinione pubblica a credere che io abbia fornito informazioni scorrette.

La CSI Academy è un ente di formazione accreditato, legittimato al rilascio di crediti formativi ed ECM riconosciuti dal Ministero della Salute.

Nei nostri corsi vengono riconosciuti numerosi crediti professionali proprio per la qualità delle docenze e dei contenuti.

Siamo accreditati presso il Consiglio Nazionale Forense e abbiamo attive convenzioni con molteplici enti di formazione parimenti accreditati.

Non si comprende, se non alla luce di un disegno persecutorio ormai fuori controllo, per quale motivo tali soggetti continuino a mentire spudoratamente, costruendo suggestioni di chiara matrice diffamatoria al solo scopo di perseguitarmi.

Tutto quanto sopra è già stato formalmente segnalato all’Autorità Giudiziaria.

La Perri mi dedica con cadenza settimanale numerosi post (cinque o sei) finalizzati a istigare odio nei miei confronti: circostanze puntualmente documentate e segnalata in sede giudiziaria.

Mi domando, infine, come sia possibile che un editore serio come Urbano Cairo mantenga una posizione che avalla condotte manifestamente inadeguate sotto questo profilo.

Da ultimo, ricordo l’attacco infamante con cui si è tentato di ricondurmi a una sentenza di condanna riguardante un soggetto terzo, del tutto estraneo alla mia persona e ai miei ambiti, arrivando persino a evocare un’inesistente associazione a delinquere: anche questo è agli atti dell’Autorità Giudiziaria.

È noto che i tempi della giustizia sono lunghi, ma arrivano. Quando accadrà, fornirò aggiornamenti puntuali su ogni fase procedimentale.

Colpisce, infatti, che la Perri ometta sistematicamente di ricordare un dato tutt’altro che secondario: all’epoca, lo IURC (citato nel documento da lei pubblicato) era presieduto da Marco Strano.

Lo stesso soggetto che risulta coinvolto, quantomeno quale “dispensatore di informazioni” a Tosatto per il suo farneticante video del 17 dicembre.

Si tratta di informazioni false e già ampiamente verificate come tali in sede giudiziaria a seguito di numerose denunce presentate dallo stesso Marco Strano nei miei confronti, tutte regolarmente archiviate per manifesta infondatezza della notizia di reato.

Per essere ancora più chiari – e definitivamente chiari – è necessario ricordare un dato oggettivo, documentale e già accertato in sede giudiziaria.

Già nel 2012, epoca in cui Marco Strano mosse nei miei confronti accuse di presunte falsità del curriculum, l’Autorità Giudiziaria procedette a una verifica puntuale e completa del mio CV ufficiale.

Le contestazioni di allora erano identiche, parola per parola, alle stesse argomentazioni oggi riproposte da Andrea Tosatto, corredate dalle medesime documentazioni che Tosatto oggi continua a esibire come se fossero rivelazioni inedite.

L’esito fu inequivocabile:
➡️ sul mio curriculum non risultava, né allora né mai, alcuna delle affermazioni che mi venivano attribuite.
➡️ In nessuno dei miei CV ufficiali, depositati, pubblici e verificabili, è mai esistita traccia delle dichiarazioni che Strano prima e Tosatto oggi mi attribuiscono.

Tali accuse furono integralmente archiviate perché manifestamente infondate.
Parliamo di tredici anni fa. Tredici.

A distanza di 13 anni, mi trovo oggi nuovamente costretta a rispondere alle stesse identiche farneticazioni, alla medesima campagna diffamatoria, con gli stessi temi, le stesse accuse, gli stessi documenti e, fatto tutt’altro che marginale, una parte significativa degli stessi protagonisti.

Per chi avesse dubbi, rimando espressamente al post pubblicato l’altro ieri, nel quale documento passo dopo passo ogni singola falsità e smonto analiticamente le contestazioni di Tosatto, che – lo ribadisco – non sono nuove, ma già vagliate, già smentite e già archiviate in sede giudiziaria.

Lo trovate anche sul mio sito:

https://robertabruzzone.com/la-verita-sul-cv-di-roberta-bruzzone/

Il dato più grave non è solo la ripetizione ossessiva di accuse false, ma il fatto che si tratti di una riproposizione seriale, ciclica e persecutoria di uno schema già giudicato infondato dalla Procura della Repubblica di Roma.

A questo punto non siamo più nel campo dell’opinione, né della critica, né tantomeno dell’inchiesta…e ritengo la situazione francamente inquietante.

Dopo tredici anni, riproporre le stesse accuse già archiviate, con le stesse modalità e gli stessi soggetti, non è più nemmeno una questione giudiziaria…ormai e’ di tutta evidenza che la questione è decisamente preoccupante sotto molteplici profili.

Eppure, guarda caso, la Perri “dimentica” di citare che il presidente dell’associazione che erogava master non universitari con lo IURC era proprio Marco Strano.

Un’omissione singolare, soprattutto se si considera che era lui il presidente, era lui a promuovere master non universitari, era lui a gestire quell’ente.

Ma di questo passaggio, inspiegabilmente, non c’è mai traccia nelle ricostruzioni che mi riguardano.

Amici cari, temo che in sede giudiziaria ci sarà molto presto da sorridere.
Ciò detto, ritenendo la questione di estrema gravità e di evidente interesse pubblico, continuerò a essere estremamente rigorosa e puntuale nel documentare ogni singolo passaggio.

La CSI Academy S.R.L. registra da anni un numero elevatissimo di partecipanti ai propri percorsi formativi e ai propri master per una ragione molto semplice e verificabile:
da oltre dieci anni svolgiamo formazione specialistica di alto livello, fondata sui fatti, sull’esperienza concreta e su contenuti rigorosamente documentati.

Qui trovate tutte le info:

www.caiacademy.eu

I nostri percorsi non si limitano alla didattica frontale. Offriamo agli iscritti un anno di tirocinio pratico, durante il quale lavorano direttamente sui casi reali di cui siamo professionalmente incaricati. Questo rappresenta un elemento distintivo rarissimo nel panorama formativo italiano e costituisce uno dei principali motivi per cui la CSI Academy è scelta da professionisti provenienti da tutta Italia.

Le docenze sono affidate ai migliori esperti del settore su base nazionale, selezionati per competenza, curriculum e riconoscimento professionale, in modo trasparente, tracciabile e documentabile.
Noi produciamo fatti, non narrazioni: e restituiamo formazione di altissimo profilo, concreta, applicabile e spendibile professionalmente.

Questo rende la CSI Academy un ente di formazione di eccellenza.
Non un’Università. E, soprattutto, mai abbiamo sostenuto di esserlo.

È sufficiente consultare il nostro sito ufficiale per rendersi immediatamente conto che in nessun luogo viene attribuita alla CSI Academy la qualifica di ente universitario. Del resto, la denominazione stessa è CSI Academy S.R.L., e non lascia spazio ad alcuna ambiguità.

Tentare di sostenere il contrario richiede una profonda malafede e una vera e propria ossessione, perché significa attribuire dichiarazioni mai fatte per poi accusare chi non le ha mai pronunciate.
Un meccanismo noto, già visto, ampiamente smontato in sede giudiziaria e che nulla ha a che vedere con la realtà dei fatti.

La CSI Academy continua, come ha sempre fatto, a lavorare, formare e produrre qualità.
Le falsità, invece, si limitano a fare rumore.

E poi, consentitemi davvero un ultimo passaggio, perché qui si sta andando oltre il grottesco.

Il Tosatto, ora visibilmente agitato, parla addirittura di software in grado di “ricostruire” curriculum del 2009. Benissimo. Può ricostruire tutto quello che vuole, davvero. Il problema è un altro, ed è molto semplice.

I miei curriculum ufficiali sono pubblici da oltre dieci anni.
Ripeto: da oltre dieci anni.
Sono online, sono verificabili, sono consultabili da chiunque, e lo sono sempre stati. Sui miei siti, sugli enti con cui collaboro, sulle piattaforme che nel tempo hanno pubblicato i miei CV ufficiali. E in nessuno di questi documenti, in nessuna versione, non c’è nemmeno mezza riga di ciò che lui oggi mi contesta.

Nemmeno mezza.
Da nessuna parte.

Quello che viene messo in circolazione, quindi, non è una scoperta, non è un “ritrovamento”, non è una ricostruzione storica: è un falso.
Ed è un falso costruito ad arte, con l’unico obiettivo di attribuirmi affermazioni che non ho mai fatto per poi accusarmi di aver mentito.

Siamo di fronte a affermazioni infamanti, denigratorie, diffamatorie e persecutorie. Non a opinioni. Non a critiche. A false attribuzioni.

E allora no, non funziona così.
Non esiste alcun curriculum ufficiale da me fornito – né nel 2009 né in qualsiasi altro anno – che contenga ciò che mi viene oggi attribuito. Non esiste nei miei archivi, non esiste sui miei siti, non esiste presso gli enti con cui collaboro, non esiste nei materiali che io stessa ho reso pubblici e che ho messo a disposizione anche in questi giorni.

Quindi che cosa ci viene a raccontare adesso?
Che useranno dei software per ricostruire curriculum fittizi, come quelli che hanno già utilizzato loro?

Certo che è un curriculum falso, Tosatto.
Ma non è mio.
L’hai creato tu.
E non solo tu.

Su questo, francamente, non ci sono più dubbi.
E anche questo, come tutto il resto, verrà valutato nelle sedi opportune, perché qui non siamo davanti a un errore o a una svista, ma a una costruzione consapevole di falsità, reiterata nel tempo, con finalità chiaramente diffamatorie.

I miei curriculum reali sono lì, da oltre dieci anni.

Questo è stato pubblicato quasi 13 anni fa…

https://www.lum.it/wp-content/uploads/2020/03/lum_docenti_cv_Bruzzone_giugno_2014.pdf

I vostri, invece, li state inventando adesso.
Ps. Saluti a Marco Strano 😂😂😂😂😂😂 avrete presto mie notizie.

Quanto al “terrapiattista”: sì, il problema è proprio quello. Quando uno ragiona per complotti, qualsiasi prova contraria diventa parte del complotto, e la verifica minima (date, fonti, coerenza, tracciabilità) viene sostituita da suggestioni e “software miracolosi”.

Se poi parliamo di chi arriva a mettere in discussione perfino l’esistenza di Filippo Turetta aspettarsi una lettura serena e oggettiva dei fatti è… ottimistico.

19/12/2025

OLTRE I FATTI - IL CASO DELL'UOMO NEL BAULE - la puntata del 19 dicembre 2025 - si parla anche di Garlasco e di Depressione post partum

19/12/2025

L'Avv. DE RENSIS e la COLAZIONE CON L'ASSASSINO (Prima dell'esito della perizia....)

E allora mettiamola così, con calma e un filo di ironia, che aiuta sempre a ragionare.
Qui l’avvocato De Rensis si dice assolutamente certo che quella spazzatura sia della mattina del delitto. Certezza granitica, scolpita nella pietra (prima dell’esito della perizia ovviamente).
Il ragionamento è lineare: Chiara era una ragazza molto ordinata, la sera prima aveva lavato i piatti della pizza, quindi quel sacchetto non può che essere successivo. Fine della discussione. Applausi.
Peccato però che dall’apertura del sacchetto emerga un dato curioso. Suggestivo, dirà qualcuno. Io direi semplicemente interessante.
Perché l’“estathe” (guarda caso) sembra proprio essere l’oggetto posizionato in cima, cioè l’ultimo ad essere stato gettato nel cestino.
Ora, delle due l’una:
o la fisica ha deciso di prendersi una giornata libera,
oppure quell’oggetto è finito lì dopo tutto il resto.
E se davvero quella spazzatura è della mattina, come ci viene ripetuto da mesi con tono rassicurante, allora stiamo parlando di un dato che non è affatto neutro. Anzi, è un dato che parla. E parla piuttosto chiaramente.
Ma stranamente questo particolare passa sempre in secondo piano, quando non viene proprio ignorato. Troppo scomodo, forse.
Eppure resta lì, testardo, in cima al sacchetto, come ultimo arrivato.
I fatti, a volte, hanno il brutto vizio di non adattarsi alle narrazioni. E continuano a riemergere. Anche dalla spazzatura.

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Rome

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