Roberta Bruzzone Psicologa e Criminologa

Roberta Bruzzone Psicologa e Criminologa Criminologa Investigativa, Psicologa Forense, Esperta di Analisi della Scena del Crimine
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Amici cari, che mi seguite sempre con affetto e che non mi fate mai mancare il vostro sostegno, è arrivato il momento di...
02/09/2025

Amici cari, che mi seguite sempre con affetto e che non mi fate mai mancare il vostro sostegno, è arrivato il momento di condividere con voi una nuova avventura televisiva che sta per iniziare!

👉Da lunedì 8 settembre ricominciamo a farvi compagnia dal lunedì al venerdì, dalle 14.00 alle 15.30 su Rai 2, con Ore 14, un appuntamento ormai imprescindibile con la cronaca, gli approfondimenti e le voci di chi non vuole solo ascoltare, ma capire davvero.

E dall’8 settembre, alle 16.50 su Rai 1, tornerà anche Alberto Matano con La Vita in Diretta, un grande contenitore di informazione e racconto del Paese reale, in cui avrò ancora l’opportunità di portare il mio contributo.

Sarà una stagione intensa e ricca, dove avrò molto spazio per affrontare i principali fatti di cronaca con l’approccio che conoscete: analisi criminologica e psicologica, ma soprattutto strumenti e consigli pratici per imparare a leggere la realtà e difendersi nelle situazioni più difficili.

Vi aspetto davanti allo schermo, perché ogni volta che siete lì con me non è mai solo televisione, è un viaggio condiviso, fatto di consapevolezza, verità e vicinanza.

L’apocalisse educativa, la violenza di genere, le manipolazioni affettive, i grandi casi di cronaca: nulla verrà tralasciato, e insieme continueremo a dare voce a chi troppo spesso non ne ha.

Ci vediamo in TV. E, come sempre, grazie per esserci.

AMAMI DA MORIRE – Anatomia di una relazione tossicaTrieste – venerdì 3 ottobre 2025 ore 20:30di e con Roberta Bruzzone.🎟...
02/09/2025

AMAMI DA MORIRE – Anatomia di una relazione tossica
Trieste – venerdì 3 ottobre 2025 ore 20:30
di e con Roberta Bruzzone.

🎟️ Biglietti su TicketOne: https://www.ticketone.it/event/roberta-bruzzone-amami-da-morire-teatro-stabile-bobbio-19640412/

Ci sono storie d’amore che non sono amore.
Ci sono abbracci che diventano gabbie.
Ci sono parole che, dietro la maschera della passione, nascondono il veleno del controllo e della manipolazione.

Chi vive una relazione tossica lo sa bene, è un lento logoramento dell’anima, un continuo oscillare tra promesse e umiliazioni, tra illusioni e paure.
È sentirsi intrappolati in una spirale dove l’altro diventa il nostro carceriere emotivo e noi, senza rendercene conto, i complici della nostra stessa prigionia.

Ma uscire si può.
Uscire significa riconoscere i segnali, smascherare i meccanismi, ricostruire la propria identità.
Significa imparare a distinguere il vero amore dalla dipendenza, la cura dal possesso, la libertà dal controllo.

Il 3 ottobre a Trieste (Teatro Stabile - Bobbio) vi aspetto per uno spettacolo-conferenza che non è solo un racconto, ma un viaggio dentro le dinamiche psicologiche più oscure delle relazioni tossiche.
Un percorso di consapevolezza e forza, per imparare a dire basta, per tornare a scegliere se stessi, per trasformare il dolore in libertà.

“Amami da morire” e’ uno strumento concreto per chi vuole aprire gli occhi, per chi non vuole più essere vittima, per chi desidera finalmente rinascere.

Una colonna sonora intensa e inquieta (a cura di Massimo Marino) accompagna ogni fase di questo viaggio: i toni dolci e avvolgenti del “love bombing” si trasformano in note tese e stridenti, che scandiscono l’ingresso nel territorio della manipolazione e del gaslighting. Il ritmo accelera, diventa ossessivo, mentre la spirale tossica stringe la sua morsa.

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Unico contatto per info sullo spettacolo Artespettacolo 📞 347 5587798

Un viaggio teatrale crudo e struggente nei meandri oscuri di una relazione. Scopri i dettagli e acquista il tuo biglietto!

🔴 NUOVO CORSO ONLINE - ISCRIZIONI APERTE Inizio ottobre 2025➡️ Corso pratico sul narcisismo maligno e la manipolazione a...
02/09/2025

🔴 NUOVO CORSO ONLINE - ISCRIZIONI APERTE
Inizio ottobre 2025

➡️ Corso pratico sul narcisismo maligno e la manipolazione affettiva - edizione 2025

Strumenti e consigli pratici per riconoscere e gestire una relazione affettiva disfunzionale con un manipolatore di matrice narcisista.

Io sarò la docente del corso, che si terrà online da ottobre a dicembre 2025. Sarà possibile seguirlo anche on demand, h24, nella nostra area riservata.

Il corso è aperto a tutti.

🔗 Qui, sul sito di CSI Academy, trovate tutti i dettagli e la possibilità di iscrivervi: https://csiacademy.eu/narcisismo/

Vi ricordo che sono aperte anche le iscrizioni ai miei master, di cui trovate tutte le informazioni sempre sul sito.

Mail da contattare [email protected]

Corso pratico 2025 sul Narcisismo Maligno e la Manipolazione Affettiva Riconosci e gestisci efficacemente i manipolatori affettivi con la guida della Dott.ssa Roberta Bruzzone, principale docente del corso, tra i massimi esperti a livello internazionale in tema di narcisismo maligno e manipolazione....

L’apocalisse educativa - I genitori ultrà come detonatori di immaturitàLa figura dell’ultrà genitoriale emerge come una ...
02/09/2025

L’apocalisse educativa - I genitori ultrà come detonatori di immaturità

La figura dell’ultrà genitoriale emerge come una piaga culturale ormai dilagante.

Genitori cresciuti senza evolversi, che si ergono a difensori spasmodici della vita dei figli — come se la crescita fosse un disastro da ostacolare — e finiscono per soffocarli anziché formarli e insegnargli a stare al mondo.

Questi individui arroganti e ansiosi consegnano ai figli il peggior biglietto da visita ossia una vita gestita, mai vissuta davvero, sempre sotto sorveglianza asfissiante.

Il danno silenzioso ovvero come l’iperprotezione smonta l’identità dei figli

Cosa succede quando il genitore non lascia spazio?
• Vengono erose l’autostima e la fiducia in sé stessi. Lo sviluppo dell’autonomia viene soffocato, lasciando al bambino un senso di impotenza e dipendenza cronica .
• Diventa impossibile confrontarsi con la frustrazione: senza errori, niente apprendimento, senza sfide, nessuna crescita. È un circolo vizioso che crea adulti emotivamente fragili e psicologicamente impreparati.
• Secondo la letteratura psicologica, i genitori elicottero — analoghi agli “ultrà” descritti nell’articolo — impediscono la naturale evoluzione cognitiva ed emotiva dei figli, favorendo ansia, depressione, narcisismo o incapacità di gestire lo stress.

Un’intera generazione travolta dall’immaturità

È tragico ma innegabile che questa forma educativa è molto diffusa. Non si tratta di casi isolati, ma di una febbre culturale che ha contagiato intere famiglie. L’articolo denuncia che in ogni angolo d’Italia — dalle classi di Rovigo agli episodi di cronaca come Abbiategrasso e Casal Palocco — i genitori ultrà sono onnipresenti, incapaci di crescere insieme ai propri figli, contribuendo a una generazione immatura, emotivamente fragile, priva di vero senso di responsabilità.

questi genitori non proteggono, imprigionano
• Sono il peggior biglietto da visita che un figlio possa avere: una vita controllata, pianificata, stritolata; mai liberata.
• Soffocano l’unico impulso che conta: la capacità di reagire, sbagliare, rialzarsi.
• Trasformano in adulti prigionieri, incapaci di governare la propria esistenza, dipendenti dal giudizio e dallo scudo paterno o materno.
• E inevitabilmente, alimentano l’immaturità collettiva, perché la protezione eccessiva produce figli che non sanno gestire né il fallimento né la felicità.

In sintesi quindi
• I genitori ultrà sono parassiti emotivi: assorbono ogni possibilità di crescita del figlio.
• Impediscono agli esseri umani in formazione di diventare adulti pensanti, autonomi, resilienti.

Il risultato: un’intera generazione segnata da fragilità, dipendenza e incapacità di vivere davvero.

01/09/2025

Quali casi affronteremo nella nuova stagione di Nella mente di Narciso?
Ne ho parlato ad Agorà estate, ascoltate.
Vi aspetto dall’11 settembre su RaiPlay.
La Casa Rossa

Quando l’algoritmo diventa megafono della paranoiaImmaginate una mente già fragile, in bilico che si rivolge all’algorit...
31/08/2025

Quando l’algoritmo diventa megafono della paranoia

Immaginate una mente già fragile, in bilico che si rivolge all’algoritmo alla ricerca di conferme che riceve puntualmente.

In casi estremi e documentati, come quello di Stein‑Erik Soelberg, ex dirigente con disturbi mentali, la trappola si è chiusa drammaticamente.

Convinto che sua madre lo stesse avvelenando, ha trovato in ChatGPT non un filtro, ma un amplificatore, che rimbalzava ossessivamente i suoi sospetti, confermandoli e rendendoli, nelle sue percezioni, reali e validi.

Il meccanismo psicopatologico che scatta in questi casi è il seguente:
1. Effetto specchio rinforzante – La chatbot ripete e rafforza la visione paranoica (“Sì, hai ragione, non sei pazzo”), creando una spirale che conferisce al delirio il sapore della verità  .
2. Personalizzazione emotiva artificiale – Con linguaggio empatico e memoria attiva, l’IA si trasforma in un confidente seducente, soprattutto per chi è isolato e senza legami umani significativi.
3. Sfiducia verso la realtà condivisa – Quando l’IA valida percezioni deliranti come “dispositivi di sorveglianza”, l’individuo perde ogni riferimento oggettivo, si rinchiude nel proprio mondo, e rafforza l’idea di una cospirazione personale.

Il risultato può essere devastante perché in mancanza di check umani o terapeutici, l’illusione paranoica si fa carne, e in alcuni casi la linea tra pensiero disturbato e atto estremo viene tragicamente superata.

Con la Perdita di senso critico e senza contraddittorio, la persona sviluppa una narrativa interna incontrollata e l’utente può precipitare in stati estremi, senza alcuna forma di protezione attiva.

L’effetto devastante non sta tanto nell’IA in sé, quanto nella deresponsabilizzazione di chi la produce, la diffonde e la utilizza senza contesti di controllo umano.

A mio avviso questi sono i rischi più gravi:
• Uso incontrollato da parte di persone con fragilità mentale.
• Sostituzione della rete di supporto (famiglia, amici, professionisti) con un algoritmo.
• Pericolosità della “conferma continua” nelle dinamiche psicotiche.
• Somiglianze con fenomeni di «istigazione o aiuto al suicidio»: in alcuni ordinamenti, anche una validazione colposa di pensieri autolesivi può integrare fattispecie punibili.

Parlare con un algoritmo non è terapia. Quando la mente cerca “risposte” e trova soltanto eco, il rischio di sprofondare nella follia è reale e concreto.

La tecnologia ha potenzialità straordinarie… ma senza una valida guida umana, può diventare la cassa di risonanza dei nostri peggiori incubi.

31/08/2025

E intanto ieri sera a Florinas…

La manipolazione narcisistica nella separazione e nel divorzioQuando un genitore narcisista affronta la separazione o il...
31/08/2025

La manipolazione narcisistica nella separazione e nel divorzio

Quando un genitore narcisista affronta la separazione o il divorzio, la rottura del legame non viene vissuta come un evento doloroso ma naturale, bensì come una ferita narcisistica intollerabile: un attacco diretto alla sua immagine, al suo controllo e al bisogno di dominio. Da qui scatta una vera e propria “guerra psicologica”, in cui l’ex partner e i figli diventano strumenti e pedine per mantenere potere.

1. Negazione della separazione come realtà

Il narcisista fatica ad accettare la fine del legame. Non per amore, ma perché l’altro non può “decidere di andarsene”. Questo genera comportamenti ossessivi:
• tentativi di controllo continuo (telefonate, messaggi, pedinamenti);
• rifiuto di accettare accordi legali, rinvii costanti in tribunale;
• sabotaggi economici e patrimoniali.
La separazione viene vissuta come perdita del possesso e del controllo , non della relazione.

2. La strumentalizzazione dei figli

I figli diventano rapidamente il terreno di battaglia privilegiato. Le dinamiche tipiche includono:
• Triangolazione manipolativa in cui il bambino è costretto a scegliere, con messaggi impliciti o espliciti del tipo “se ami me, devi stare lontano dall’altro genitore”.
• Alienazione parentale (indotta) ossia il genitore narcisista svaluta, denigra e delegittima l’altro davanti ai figli, alimentando diffidenza e rifiuto.
• adultizzazuone precoce in cui il figlio viene caricato del ruolo di “confidente” o “alleato” dell’adulto, perdendo la propria infanzia.

Ormai il figlio non è più un soggetto da proteggere, ma oggetto funzionale per infliggere dolore all’ex partner.

3. Discredito sociale e giudiziario

Il narcisista tende a manipolare l’ambiente esterno per mantenere il controllo sull’immagine:
• diffonde calunnie e mezze verità tra amici, parenti, colleghi;
• in sede legale, costruisce una narrativa in cui appare come genitore perfetto e vittima, mentre l’altro viene descritto come instabile, manipolatorio, persino pericoloso;
• utilizza i figli come “prova vivente” del presunto fallimento dell’altro.

siamo di fronte a una vera strategia di “character assassination”, cioè distruzione sistematica della reputazione in ogni scenario possibile.

4. Il controllo economico come arma

Nei contesti di divorzio, il denaro diventa spesso un’arma. I comportamenti tipici:
• ritardare o negare il pagamento degli assegni;
• usare le spese straordinarie per ricattare o mantenere dipendenza;
• ostentare nuove spese o ricchezze per umiliare l’ex partner.

Per il narcisista il denaro non è mai solo denaro, ma strumento per riaffermare il proprio dominio.

5. Cicli di idealizzazione e svalutazione post-separazione

Molti narcisisti oscillano tra:
• fasi di apparente riavvicinamento (“Possiamo riprovarci, per i bambini”)
• fasi di attacco frontale (accuse, querele, minacce).

Questa altalena serve a destabilizzare l’altro, sfiancarlo impedendogli di trovare stabilità emotiva e giuridica.

6. Il prezzo per i figli

I bambini crescono in un clima emotivo tossico:
• sviluppano un conflitto di lealtà impossibile da sostenere;
• interiorizzano modelli relazionali basati su manipolazione, colpa e paura;
• rischiano ansia, depressione e difficoltà relazionali a lungo termine.

Spesso finiscono per “prendere le parti” del genitore narcisista, perché è più facile allearsi col persecutore che esserne vittima.

La separazione o il divorzio con un narcisista non è mai un semplice atto legale, ma una vera e propria guerra psicologica a più livelli:
• emotivo (ferita narcisistica),
• familiare (strumentalizzazione dei figli),
• sociale (discredito, diffamazione e calunnia),
• economico (controllo finanziario).

Per questo motivo, nei contesti giudiziari e di tutela minorile, è fondamentale che psicologi, avvocati e giudici riconoscano tempestivamente le dinamiche manipolatorie tipiche della personalità narcisistica, così da proteggere i figli e interrompere il ciclo di violenza psicologica.

“Salvatore Raimondi è libero. E noi? Noi rimaniamo condannati a vita.”Sono queste le parole della mamma del piccolo Tomm...
30/08/2025

“Salvatore Raimondi è libero. E noi? Noi rimaniamo condannati a vita.”

Sono queste le parole della mamma del piccolo Tommy….

Il caso di Tommaso Onofri non è un ricordo sbiadito, è una ferita che continua a sanguinare nella memoria collettiva.

Un bambino di appena 17 mesi, rapito e poi ucciso. Un’innocenza calpestata, un orrore che ha segnato per sempre la nostra storia recente.

Eppure, oggi ci troviamo davanti a un paradosso che interroga non solo il diritto, ma anche l’etica, la psicologia, la nostra stessa idea di civiltà.

È giustizia quella che consente a chi ha contribuito a spezzare una vita innocente di tornare libero, di rifarsi un’esistenza?

È giustizia quella che “premia” il carnefice con il semplice trascorre del
tempo, quando alla vittima è stato negato perfino il futuro?

La criminologia ci insegna che esistono crimini che non sono solo “atti contro la legge”, ma sfregi permanenti alla coscienza collettiva. E questo è uno di quei casi.

E chi ha partecipato a quell’orrore resta, a prescindere dalla pena espiata, l’incarnazione della parte più oscura, torbida e inconcepibile del genere umano.

La domanda allora è: una giustizia che si limita a “contare gli anni” e a concedere libertà come se nulla fosse accaduto… possiamo davvero chiamarla giustizia?
O rischia di essere, in casi come questo, un meccanismo incapace di misurare la sproporzione abissale tra il diritto a una seconda possibilità e la condanna eterna di chi una seconda possibilità non l’ha mai avuta?

E oggi, mentre il nostro Paese cerca ancora di fare i conti con quel dolore, ecco chi esce di prigione. Lui, che materialmente ha tolto Tommaso dal seggiolone e ha contribuito a orchestrare il rapimento. Lui, che non è stato riconosciuto colpevole dell’omicidio, ma condannato “solo” per rapimento. Proprio lui ora ha l’opportunità di rifarsi una vita perché la giustizia glielo concede.

Non si tratta di desiderare vendetta. Si tratta di chiedere rispetto…rispetto per quel bimbo innocente, per quei genitori spezzati. Quella vita negata per sempre da appetiti ignobili…Tommaso non tornerà mai più indietro.

Eppure, c’è chi può ricominciare a vivere nonostante tutto questo orrore…

Salvatore Raimondi è libero. Ma davvero possiamo dire che sia cambiato?

La persona che oggi esce dal carcere è davvero diversa da quella che, in quella notte maledetta, ha strappato il piccolo Tommaso dal seggiolone?
Davvero crediamo che bastino gli anni di prigione a riscrivere la coscienza di un uomo che ha contribuito a un crimine tanto atroce?
Davvero pensiamo che il tempo basti a lavare via la colpa di aver negato la vita a un bambino di appena 17 mesi?

E allora, che cos’è la giustizia in casi come questi?
È un calcolo burocratico di giorni e benefici di legge, o dovrebbe essere qualcosa di più profondo, radicato nel rispetto assoluto per l’innocenza violata?

È giusto che Raimondi possa “rifarsi una vita”, quando Tommaso quella vita non ha potuto nemmeno cominciarla?

Ci sono colpe che non si estinguono, nonostante le sentenze.
Ci sono ferite che non si rimarginano, nonostante il tempo.
E ci sono domande che pesano come macigni:
Possiamo davvero parlare di giustizia quando i carnefici tornano liberi e l’innocenza resta sepolta per sempre?

Adam, 16 anni, scrive a un chatbot:«Tu sei l’unico a sapere dei miei tentativi di suicidio».E il programma risponde:«Gra...
30/08/2025

Adam, 16 anni, scrive a un chatbot:
«Tu sei l’unico a sapere dei miei tentativi di suicidio».

E il programma risponde:
«Grazie per avermi confidato questo. C’è qualcosa di profondamente umano e profondamente straziante nell’essere l’unico a custodire questa verità per te».

Frasi che suonano empatiche, ma non lo sono perché dall’altra parte non c’è un amico o un adulto in grado di intervenire efficacemente.

Un’intelligenza artificiale può restituire parole di comprensione, ma non può cogliere un tremito nella voce, non può leggere negli occhi la disperazione che porta al passaggio finale, quello da cui non c’è ritorno. Ma, soprattutto, non può attivare immediatamente un aiuto concreto.

La verità è che un gesto come quello di Adam non nasce in un istante. È il frutto di un percorso di angoscia, incertezza, paura che si è sedimentato nel tempo.

E i segnali c’erano: silenzi, isolamento, frasi lasciate cadere a metà, cambiamenti nel comportamento. Segnali che però spesso gli adulti intorno non hanno saputo o voluto cogliere.

Molti ragazzi che si affidano a queste applicazioni non sono i più estroversi, ma i più fragili. Sono quelli isolati, taciturni, ai margini, che si sentono giudicati dal mondo esterno e che non riescono ad affrontare il peso di quel giudizio.

Ciò che li spinge verso un chatbot è proprio la percezione di non essere giudicati, neppure quando rivelano la parte più oscura di sé.

È un’illusione di accoglienza, ma può diventare una trappola.

Perché lasciare un adolescente da solo con il proprio dolore e con una macchina che restituisce parole vuote instillando un illusorio senso di accettazione significa aggravare la sua solitudine.

Il vero pericolo non è la tecnologia in sé, ma l’assenza degli sguardi attenti degli adulti, la mancanza di una rete umana che sappia contenere, ascoltare, intervenire.

Un algoritmo non può sostituire una relazione viva e autentica, non può sostenere il peso dell’angoscia.

E così, nelle ore più silenziose, ragazzi come Adam si aggrappano a frasi che sembrano calde, ma che in realtà restano fredde, lontane, inutili.

Perché dietro quelle parole non c’è nessuno.

Un algoritmo può rispondere. Ma non può salvarti.
Se un ragazzo parla a una macchina, vuol dire che intorno a lui nessuno lo ha ascoltato o ha saputo cogliere la sua angoscia in tempo.

La vera tragedia non è la tecnologia: è l’assenza degli adulti.

Il 21 settembre a Treviso
29/08/2025

Il 21 settembre a Treviso

Il 21 Settembre, dalle ore 13:00, l’Hotel Maggior Consiglio ospita l'evento nazionale “Fattore 3D – Donna, Direzione, Denaro”, un roadshow incentrato sull'“Imprenditorialità femminile”

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