Sharing TV Europa

Sharing TV Europa SHARING EUROPA: 𝙥𝙧𝙞𝙢𝙖 𝙏𝙫 𝙞𝙩𝙖𝙡𝙞𝙖𝙣𝙖 𝙣𝙖𝙩𝙞𝙫𝙖 𝙙𝙞𝙜𝙞𝙩𝙖𝙡𝙚 - 𝙎𝙩𝙖𝙧𝙩 𝙪𝙥 𝙞𝙣𝙣𝙤𝙫𝙖𝙩𝙞𝙫𝙖: multidevice.

www.sharingcube.eu , Canale 244 𝙙𝙞𝙜𝙞𝙩𝙖𝙡𝙚 𝙩𝙚𝙧𝙧𝙚𝙨𝙩𝙧𝙚 HBBTV.
1° TV AL MONDO CHE TRASMETTE NEL METAVERSO Sharing TV è la prima televisione nel XXI secolo che, nata con dimensione regionale, sbarca su un canale nazionale. Solo TeleMilano 58 ha raggiunto questo risultato prima di Sharing TV con continuità aziendale, trasformandosi in Canale 5. La differenza, rispetto al precedente illustre, è che oggi h

anno trionfato le idee e le competenze. Sharing TV, da metà luglio 2020 e fino a Marzo 2021 ha trasmesso sul canale nazionale 154 del digitale terrestre e diventa Sharing TV +. Nel 2022 si appresta a sbarcare su TVSAT e piattaforma SKY
Una emittente già ricca di valori innovativi dalla sua origine, avvenuta il 19 luglio 2018, essendo la PRIMA TV NATIVA DIGITALE riconosciuta START UP INNOVATIVA, nata come comunità delle Idee, con la condivisione delle conoscenze e competenze innovative e digitali, Sharing TV trasmette i propri programmi in ambito regionale della Puglia sul canale 272. Il passaggio da TV Regionale a TV nazionale è un risultato straordinario, raggiunto a tempo di record, dopo appena 2 anni (era il 19 Luglio 2018) dalla nascita della Sharing Communication Agency. Il 2019 è stato un anno particolarmente significativo per qualità riconosciuta delle produzioni e dei progetti, gratificata del Premio Nazionale di Giornalismo Maria Grazia Cutuli a novembre 2019 (nel 2021 è stato assegnato a Papa Francesco) e dal riconoscimento di MEDIA INFLUENCER a Dicembre 2019 per aver superato, nei mesi di novembre e dicembre scorsi, il record di 5 milioni di visualizzazioni. Il 14 febbraio del 2020 a Lodi, immediatamente prima dello scoppio della Pandemia COVID ‐19, viene premiata tra le migliori 3 start up innovative del settore Comunicazione in Italia. Altro riconoscimento in tempo di COVID, per Sharing TV è l’ottenimento dell’autorizzazione alla trasmissione in diretta dei principali eventi di Papa Francesco, ivi comprese le cerimonie Pasquali e l’avvincente preghiera Urbi Et Orbi del 27 marzo e l’autorizzazione a trasmettere i principali eventi in diretta del Parlamento Europeo. Negli ultimi 24 mesi il lavoro di Sharing TV è stato gratificato da un milione di visualizzazioni social (risultato che ha pochi eguali nel settore). Un esempio da seguire, basato sul credere nelle proprie idee e perseguirle con ostinazione e competenza. Credere in noi significa investire in talenti ed eccellenza.
È un’occasione unica per dimostrare intuito, fiuto per i progetti che valgono, per aiutare i giovani a rimanere nel proprio territorio e spendere le migliori competenze per dimostrare al meglio i propri talenti

Esplosione casolare nel Veronese, nei video delle bodycam si vede la donna con la molotovAd innescare la miccia sarebbe ...
16/10/2025

Esplosione casolare nel Veronese, nei video delle bodycam si vede la donna con la molotov
Ad innescare la miccia sarebbe stata Maria Grazia, provocando lo scoppio dell'edificio saturo di gas. Gli investigatori ipotizzano che abbia convinto i fratelli ad allontanarsi e che era disposta anche ad "immolarsi"

Emergono nuovi particolari nell'inchiesta sui tre fratelli Ramponi, responsabili dell'esplosione a Castel d'Azzano (Verona), in cui sono morti tre carabinieri dei reparti speciali.
Ad innescare la miccia sarebbe stata Maria Grazia.

Dalle immagini registrate dalle bodycam dei militari impegnati nel blitz, si vede nettamente la donna mentre impugna una molotov, dà fuoco alla miccia con un accendino, provocando l'esplosione dell'edificio saturo di
gas.

Inoltre la donna urla anche frasi farneticanti e insulta quegli uomini che si avvicinano con la tuta nera rinforzata dal kevlar.
I due fratelli, invece, avevano trovato rifugio in una sorta di cantina accanto alla cascina. Appena gli uomini dei reparti speciali sono giunti sull'uscio c'è stata l'esplosione che ha fatto crollare lo stabile e il pavimento del primo piano.

Lo scoppio, forte, è stato preceduto da un lungo sibilo tipico dello svuotamento delle bombole, mentre sull'entrata è stato sentito un odore inequivocabile.

Sono partiti intonaci, tegole e detriti in ogni direzione, come proiettili, mentre le fiamme si propagavano dappertutto.

Gli investigatori ipotizzano che fosse la donna il "capofamiglia" e che abbia convinto i fratelli ad allontanarsi confidando loro quello che stava mettendo in atto e che era disposta anche ad "immolarsi".

Maria Lusia Ramponi non è in pericolo di vita e un graduato dell'Arma presente al momento dello scoppio racconta: "È l'autrice della strage, eppure noi l'abbiamo salvata, portandola via da quelle macerie pericolanti".

Uno dei due fratelli, Dino, è stato immobilizzato subito, mentre l'altro, Franco, è stato arrestato poco dopo nei campi. "Chi decide di buttare la bomba in uno stadio non vuole uccidere solo l'arbitro o l'allenatore, ma tutti. A Castel d'Azzano è successa la stessa cosa: poteva morire chiunque si trovasse nei pressi del casolare, compresi i vicini", afferma il procuratore Raffaele Tito.

Infermiera aggredita in casa di Michael Schumacher: pilota arrestato per stuproL'uomo, pilota automobilistico trentenne,...
15/10/2025

Infermiera aggredita in casa di Michael Schumacher: pilota arrestato per stupro
L'uomo, pilota automobilistico trentenne, è stato fermato in Svizzera.

La doppia violenza all’interno della residenza di Gland appartenente alla famiglia del campione tedesco

Una vicenda delicata scuote la quiete della cittadina svizzera di Gland, dove risiede la famiglia di Michael Schumacher. Un pilota automobilistico è stato arrestato con l'accusa di aver violentato un'infermiera all'interno della villa dell'ex campione di Formula 1.

Secondo quanto riportato dal quotidiano svizzero 24 Heures, la donna sarebbe stata aggredita due volte durante la stessa serata, mentre si trovava in stato di incoscienza. La vittima sarebbe riuscita a registrare parte dell'episodio con il proprio telefono, fornendo così agli inquirenti un elemento ritenuto determinante. L'uomo, ora detenuto, nega ogni accusa.

Le condizioni di Schumi: "Forse ha qualche interazione, va un po' meglio"
L'accusa: violenza sessuale nella villa dei Schumacher I fatti risalgono alla notte del 22 settembre 2023, nella residenza di Gland, in Svizzera, dove Michael Schumacher vive con la sua famiglia dal ritiro dalla vita pubblica. Secondo le informazioni pubblicate da 24 Heures, la vittima era stata invitata alla villa in compagnia di un'amica.

Durante la permanenza, avrebbe perso conoscenza dopo aver bevuto un cocktail preparato dall'indagato, un uomo di circa trent'anni che si definisce pilota automobilistico.
Quando la donna si è risvegliata, si è accorta che il suo abito era stato tolto e ha subito riferito l'accaduto. A seguito della denuncia, la polizia svizzera ha raccolto prove, tra cui una registrazione audio effettuata direttamente dalla vittima tramite il proprio smartphone. Le autorità parlano di "elementi sufficienti" per ordinare l'arresto immediato del sospettato.

Chi è il pilota arrestato e cosa sappiamo dell'indagine L'uomo arrestato si presenta come pilota professionista e avrebbe dichiarato di partecipare a competizioni internazionali, senza però che il suo nome si

a stato divulgato ufficialmente dalle autorità. È stato fermato nel mese di ottobre 2023 e rimane detenuto in attesa dell'udienza preliminare. Secondo la stampa elvetica, il trentenne avrebbe negato ogni addebito, sostenendo che i rapporti siano stati consensuali. Tuttavia, le autorità giudiziarie elvetiche affermano che la vittima era "incosciente" al momento delle violenze, rendendo impossibile un consenso informato.
Il caso è ora seguito dalla Procura del Canton Vaud, che ha avviato un procedimento per violenza sessuale aggravata, con l'aggiunta di circostanze che potrebbero far scattare un aggravamento della pena, qualora fosse confermata la dinamica dei fatti.

Il ruolo della registrazione audio e le prime ricostruzioni Elemento centrale nell'indagine è la registrazione audio ottenuta direttamente dalla vittima. Secondo quanto riportato da 24 Heures, il file catturerebbe due distinti episodi di violenza avvenuti nella stessa notte. I suoni registrati includerebbero rumori e parole compatibili con un'aggressione, anche se la difesa contesta la loro interpretazione.

Gli inquirenti ritengono che il contenuto sia "esplicito" e sufficiente per supportare l'ipotesi di violenza, aggravata dallo stato di incoscienza della vittima. Tuttavia, trattandosi di un procedimento ancora in corso, il materiale audio non è stato diffuso né commentato ufficialmente dalle autorità. Il quotidiano britannico Joe.co.uk aggiunge che l'infermiera ha presentato una memoria dettagliata su quanto accaduto e ha collaborato pienamente alle indagini.
Gland sotto shock: il contesto e la posizione della famiglia Schumacher

La notizia ha scosso la comunità di Gland, cittadina del Canton Vaud che ospita la famiglia Schumacher dal grave incidente sugli sci del campione tedesco nel 2013. La villa teatro dell'episodio è una delle residenze private dove la famiglia mantiene la massima riservatezza.
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Non risultano commenti ufficiali da parte dei familiari di Michael Schumacher, né del suo entourage. Fonti vicine alla famiglia, contattate dalla stampa svizzera, hanno preferito non rilasciare dichiarazioni. La residenza non sarebbe stata teatro di altre segnalazioni o episodi simili in passato. Tuttavia, la presenza dell'accusato in quell'ambiente ha sollevato interrogativi sul controllo degli accessi e sull'identità degli ospiti ammessi nella proprietà.

15/10/2025

LA DOLCE VITA CHALLANGE
Presentato a Roma l'evento di charity tennis organizzato da Gabriella Carlucci.

Abbiamo intervistato l'Ex sindaca di Margherita di Savoia e Letizia Basile

Sanità, il governo promette assunzioni ma medici e infermieri non vogliono lavorare nel pubblicoIl governo annuncia un m...
15/10/2025

Sanità, il governo promette assunzioni ma medici e infermieri non vogliono lavorare nel pubblico
Il governo annuncia un maxi piano per rafforzare la sanità pubblica: più stipendi e assunzioni per medici e infermieri. Ma il sistema rischia di restare al palo: mancano candidati, vocazioni e attrattività. E la fuga dal pubblico continua.

La manovra sanitaria del governo promette numeri importanti: 30 mila assunzioni tra medici, infermieri e tecnici sanitari entro il 2028, di cui oltre 12 mila solo nel 2026. Una risposta attesa da tempo alla cronica carenza di personale che affligge il servizio sanitario nazionale. Ma c‘è un problema sostanziale, difficile da ignorare: questo personale non c'è. O, meglio, non c'è più. Il paradosso sta nel fatto che, nonostante i posti disponibili, sempre meno giovani scelgono di lavorare nel pubblico, scoraggiati da condizioni difficili e stipendi bassi. Ai test di ammissione per infermieristica, per la prima volta, i posti disponibili hanno superato i candidati: 20mila contro appena 19mila iscritti. Nel frattempo, alcune specialità mediche restano scoperte, perché lavorare in settori ad alta pressione e bassa remunerazione è sempre meno attrattivo.

Il governo costruisce insomma una manovra da quasi 4 miliardi di euro per rafforzare il pubblico, mentre la base su cui dovrebbe poggiare questa ricostruzione, e cioè il personale, si sta sgretolando.

La promessa: più assunzioni e più soldi per restare nel pubblico
Il piano, illustrato dal ministro della Salute Orazio Schillaci, prevede una doppia leva: assunzioni e incentivi economici. Nel 2026, ad esempio, si metteranno sotto contratto 2.300 nuovi medici e 9.700 tra infermieri e tecnici sanitari. A questi si sommano aumenti stipendiali mirati, destinati a chi lavora solo nel pubblico e rinuncia alla libera professione.

Per i medici è previsto:
un aumento mensile medio di 220 euro (indennità di specificità),
un bonus annuale da 246 a 1.825 euro lordi per chi non lavora nel privato.

Per gli infermieri:
un aumento dell’indennità di specificità pari a circa 110 euro lordi al mese, e la possibilità, finora mai attuata su larga scala, di esercitare la libera professione fuori dall’orario di lavoro, come già avviene per i medici.

Una manovra sulla carta davvero molto ambiziosa, che punta a ricostruire tutta l'ossatura del sistema sanitario nazionale, oggi sempre più fragile. Ma mancherebbe un elemento decisivo: chi metterà in pratica queste riforme?
La realtà: carenza di vocazioni, stipendi bassi, corsi universitari deserti

Nel mondo reale, il personale sanitario, come anticipato, sta diminuendo. E non per mancanza di fondi o per colpa della burocrazia, ma, prima di tutto, per assenza di attrattiva: i giovani italiani non vogliono più fare gli infermieri, e molti medici evitano le specializzazioni pubbliche più stressanti o meno remunerative. L'indicatore più eclatante è arrivato dai test universitari 2025 per infermieristica: per la prima volta i candidati sono stati meno dei posti disponibili. Solo 19mila iscritti per 20mila posti. Un dato mai registrato prima, che segnala un crollo di interesse per una professione essenziale, ma sempre più svalutata. E i numeri sul lavoro non sono incoraggianti:

In Italia un infermiere guadagna in media 32.400 euro lordi l'anno, quasi come un impiegato generico;
La media OCSE, per confronto, è 39.800 euro: quasi 7.400 euro in più;
E le condizioni di lavoro, spesso al limite, non aiutano né a trattenere né a motivare.

Il pubblico perde attrattiva, il privato corre (e guadagna)
Anche tra i medici, il problema non è tanto la quantità quanto la qualità della distribuzione; le specializzazioni pubbliche come medicina d'emergenza, anestesia, pronto soccorso sono sempre più vuote. A parità di sforzo, il settore privato, o l'attività in intramoenia, cioè le visite private svolte all'interno degli ospedali pubblici, offre più soldi e più flessibilità. Nel 2023, l'attività intramuraria ha raggiunto 1,286 miliardi di euro di ricavi, con un aumento del 33% rispetto al 2022.

A farla, spesso, sono dirigenti e docenti universitari, cioè chi dovrebbe anche occuparsi di riorganizzare l'attività pubblica per ridurre le liste d'attesa. Un evidente conflitto di interesse che il governo cerca di correggere incentivando l'esclusività, ma senza una vera riforma del sistema.
Il reclutamento dall'estero come soluzione d'emergenza

Consapevole del problema, lo stesso ministro Schillaci ha ammesso che per coprire i buchi sarà necessario "guardare fuori dall'Italia". Alcune regioni avrebbero già avviato reclutamenti da Paesi come India, Argentina, Paraguay, Albania e Indonesia. Una soluzione che può tamponare nell'immediato, ma che non risolve certo il problema strutturale, e cioè a fuga di competenze dal sistema pubblico nazionale.

Insomma, in assenza di una strategia parallela per rendere nuovamente attrattive queste professioni, la manovra rischia di diventare una promessa che il Paese non è in grado di mantenere. Perché non basta dire “assumiamo”, prima, infatti, bisogna assicurarsi che ci sia ancora qualcuno disposto a farsi assumere.

IL REGOLAMENTOP***o online: la nuova app per tenere fuori i minori. Cosa cambia da fine annoL’Agcom renderà disponibile ...
15/10/2025

IL REGOLAMENTO
P***o online: la nuova app per tenere fuori i minori. Cosa cambia da fine anno

L’Agcom renderà disponibile l’applicazione lanciata dalla Commissione europea entro fine anno: non basterà autodichiararsi maggiorenni ma sarà obbligatorio provare la propria età con un token

Secondo l’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del Cnr registra questo dato: l’88% dei maschi adolescenti italiani (e il 40% delle femmine) guarda video p***o sul web. La legge italiana – con il Decreto Caivano del 2023 – impone ai siti di vietare ai minori l’accesso ai contenuti p***ografici. Lo stesso suggerisce il Digital Service Act a livello europeo. Nella realtà, per accedere a questi contenuti è sufficiente autodichiararsi maggiorenne con un “click”, senza troppo sforzo. Dopo le indagini su Pornhub, Stripchat, XNXX e XVideos portate avanti dalla Commissione europea – proprio per la scarsa tutela dei minori su queste piattaforme – sono in arrivo nuove regole sull’accesso, anche per gli adulti.

La nuova app
Per accedere a un sito con contenuti p***ografici non sarà più sufficiente autodichiararsi maggiori di 18 anni ma bisognerà provare la propria età con un token. Nel concreto, il token sarà un codice digitale rilasciato da un’app che potrà certificare la maggiore età in sicurezza.

L’applicazione è stata lanciata dalla Commissione europea il 14 luglio 2025 e l’ha sviluppata il consorzio T-Scy composto dagli svedesi di Scytales AB e dai tedeschi di Deutsche Telekom per un costo di 4 milioni di euro. Sarà sperimentata per la prima volta in Danimarca, Francia, Grecia, Spagna e Italia, dove Agcom – l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni – potrebbe renderla disponibile al pubblico entro fine anno.

Dal 2026 l’app sarà integrata al “portafoglio digitale europeo” che oltre a consentire di avere a disposizione sul proprio smartphone patente e carta d’identità, rilascerà il token.

Microplastiche anche nel latte. Lo studio italiano che svela l’inquinamento nei prodotti caseariUn’analisi condotta da r...
15/10/2025

Microplastiche anche nel latte. Lo studio italiano che svela l’inquinamento nei prodotti caseari
Un’analisi condotta da ricercatori italiani e internazionali ha rivelato contaminazioni consistenti, soprattutto nei prodotti lattiero-caseari più elaborati

Di fronte a uno scenario globale sempre più consapevole dell’inquinamento da plastica, un studio italiano pubblicato sulla rivista NPJ Science of Food, ha messo in luce un dato inquietante che riguarda la nostra quotidianità, ovvero la presenza di microplastiche in latte e formaggi.

I contenuti dello studio
I ricercatori dell’Università di Padova hanno analizzato 28 campioni di prodotti lattiero-caseari – latte confezionato, dieci formaggi freschi e quattordici formaggi stagionati – acquistati nei normali punti vendita. Le analisi sono state condotte in una “cleanroom” di classe 7, un ambiente sterilizzato per evitare contaminazioni, utilizzando solo vetri accuratamente puliti. Dopo aver separato i campioni dalle possibili impurità, il team ha utilizzato un potente microscopio a infrarossi per identificare ogni particella sospetta.

I risultati sono stati chiari: 26 campioni su 28 contenevano microplastiche, soprattutto frammenti di PET (polietilene tereftalato, usato nelle bottiglie e negli imballaggi alimentari), polietilene e polipropilene, i materiali plastici più comuni nel confezionamento. Nello specifico nel campione medio di latte esaminato, sono state rilevate circa 350 particelle di microplastica per chilogrammo. Nei formaggi freschi la concentrazione è salita a oltre 1.200 MP/kg, e nei formaggi stagionati arriva fino a quasi 1.900 MP/kg. Numeri che mettono in evidenza come il processo di lavorazione sembrerebbe “selezionare” e concentrare le particelle, specialmente quelle più piccole, rendendole parte integrante del prodotto finito.

I frammenti presenti nel formaggio
Le microplastiche identificate – principalmente PET, polietilene e polipropilene – sono prevalentemente frammenti irregolari, con una prevalenza di particelle di colore grigio. La maggior parte misura meno di 150 micrometri (lo spessore di un capello umano ne misura circa 50-70) e la spiegazione della loro presenza è che si tratta di un settore in cui il processo produttivo – taglio, pressatura, maturazione, uso di contenitori plastici – può favorire la contaminazione.

A tal proposito, i ricercatori hanno messo in guardia sul fatto che le fonti di emissione non sono solo esterne, ma anche interne alla catena produttiva. Film plastici, guarnizioni, superfici in contatto con il prodotto, impianti di confezionamento e deposito, oltre all’aria contaminata da polveri plastiche, potrebbero essere protagonisti nel trasferimento. Per quanto riguarda i rischi per la salute lo studio non ha fornito ancora una risposta definitiva. La presenza delle particelle è accertata, ma le conseguenze per la salute umana non sono ancora ben comprese. Servirebbe approfondire se e come queste microplastiche vengano assorbite o accumulino nei tessuti, e con che modalità interagiscano con l’organismo.

FIRMA PROTOCOLLO D'INTESA PER LA PREVENZIONE DEGLI ATTI  DI VIOLENZA A DANNO DEGLI OPERATORI SANITARI  E' stato siglato ...
15/10/2025

FIRMA PROTOCOLLO D'INTESA PER LA PREVENZIONE DEGLI ATTI DI VIOLENZA A DANNO DEGLI OPERATORI SANITARI

E' stato siglato nella mattinata odierna, presso la sede del Palazzo di Governo di Foggia, il "Protocollo d'intesa per la prevenzione e gestione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari e socio-sanitari nell'esercizio delle loro funzioni". L'accordo, sottoscritto dal Prefetto di Foggia Paolo Giovanni Grieco e dai rappresentanti dell'ASL di Foggia, degli 00. RR. di Foggia e dell'IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, alla presenza dei Vertici Provinciali delle Forze di Polizia, del Presidente della Provincia di Foggia e del Sindaco di Foggia, ha l'obiettivo di mettere in campo azioni e interventi mirati per la prevenzione, protezione e gestione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari e socio-sanitari nell'esercizio delle loro funzioni, che siano applicabili anche alle strutture sanitarie e socio-sanitarie private, alle farmacie pubbliche e private convenzionate, alle associazioni e a tutti gli organismi che operano nell'erogazione dei servizi sanitari e socio sanitari.

Fondamentale è la collaborazione sinergica tra le istituzioni coinvolte, sia in un'ottica di prevenzione e gestione degli episodi di violenza nei confronti degli esercenti la professione sanitaria, sia per garantire un costante monitoraggio di tale fenomeno.

𝐕𝐞𝐧𝐞𝐫𝐝𝐢̀ 𝟏𝟕 𝐨𝐭𝐭𝐨𝐛𝐫𝐞 𝐬𝐜𝐢𝐨𝐩𝐞𝐫𝐨 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐚𝐥𝐞 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐚𝐫𝐭𝐨 𝐢𝐠𝐢𝐞𝐧𝐞 𝐚𝐦𝐛𝐢𝐞𝐧𝐭𝐚𝐥𝐞Si informa che le organizzazioni sindacali Fp...
15/10/2025

𝐕𝐞𝐧𝐞𝐫𝐝𝐢̀ 𝟏𝟕 𝐨𝐭𝐭𝐨𝐛𝐫𝐞 𝐬𝐜𝐢𝐨𝐩𝐞𝐫𝐨 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐚𝐥𝐞 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐚𝐫𝐭𝐨 𝐢𝐠𝐢𝐞𝐧𝐞 𝐚𝐦𝐛𝐢𝐞𝐧𝐭𝐚𝐥𝐞

Si informa che le organizzazioni sindacali Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel hanno proclamato uno sciopero generale nazionale degli addetti al comparto di Igiene ambientale per l’intera giornata di venerdì 17 ottobre.

Pertanto in tale data anche la città di Foggia potrà essere interessata dagli effetti di tale astensione dal lavoro nella raccolta rifiuti. Sono state comunque predisposte le prestazioni indispendabili previste dalle norme di legge. Saranno garantiti: la raccolta e il trasporto dei rifiuti solidi urbani pertinenti a utenze scolastiche, mense di enti assistenziali, ospedali, case di cura, hub vaccinali, comunità terapeutiche, ospizi, centri di accoglienza, stazioni ferroviarie, marittime ed aeroportuali, caserme, carceri, nonché lo spazzamento, la raccolta dei rifiuti ed il lavaggio dei mercati, ed infine lo spazzamento delle aree di sosta attrezzate e delle aree di grande interesse turistico museale del centro storico.

L’Amministrazione invita la cittadinanza a collaborare per limitare gli eventuali disagi.

La povertà assoluta, in Italia, non accenna a diminuire: la quota è pressoché stabile rispetto al 2023 — nel 2024 in que...
15/10/2025

La povertà assoluta, in Italia, non accenna a diminuire: la quota è pressoché stabile rispetto al 2023 — nel 2024 in queste condizioni erano 5,7 milioni di individui, il 9,8% della popolazione — ma tocca livelli record per bambini (13,8%, quasi un milione e 300 mila) e per chi ha tra 35 e 64 anni (9,5%).

L’Istat, nel suo ultimo report, stima che siano in povertà assoluta l'8,4% delle famiglie residenti nel Paese.

Andando a guardare all’interno dei singoli nuclei familiari, l’incidenza della povertà assoluta di chi vive con almeno uno straniero è pari al 30,4%, sale al 35,2% nelle famiglie composte esclusivamente da stranieri, mentre scende al 6,2% per le famiglie composte solamente da italiani. Nelle famiglie numerose l'incidenza raggiunge il 21,2% tra quelle con cinque e più componenti, l'11,2% tra quelle con quattro per scendere all'8,6% tra le famiglie di tre componenti.

Il Mezzogiorno, poi, si conferma la zona d’Italia più fragile, con il 10,5% delle famiglie povere (circa 886 mila). Nel dettaglio: Nord-Ovest 8,1%, Nord-Est 7,6%, Centro 6,5%. Nelle Isole peggiora l’incidenza sugli individui: dal 11,9 al 13,4%. Ma anche il Nord non è immune: nei capoluoghi metropolitani del Nord l’incidenza è 8,2%, con la forbice sociale che si allarga lungo l’asse città/periferia.

Speciale Il conflitto in MediorienteIl ritorno alla vita non è facileIsraele, le testimonianze degli ostaggi liberati: "...
15/10/2025

Speciale Il conflitto in Medioriente
Il ritorno alla vita non è facile
Israele, le testimonianze degli ostaggi liberati: "Legati, senza cibo e senza acqua"
I racconti: "Ci dicevano che non saremmo mai usciti vivi dai tunnel, che nessuno ci cercava: né le nostre famiglie, né il governo. Nessun accordo ci avrebbe liberati. Eravamo dimenticati"

Non è facile il ritorno alla vita per gli ostaggi tornati in Israele. Gli ultimi venti sono stati "restituiti", hanno abbracciato le famiglie, le fidanzate, le mogli, hanno potuto lavarsi e sdraiarsi in un vero letto. Ma, raccontano i medici che li hanno visitati e i parenti, "ancora devono tornare veramente. Non sanno come ricominciare a vivere". I familiari e i dottori che li seguono riportano le loro testimonianze, dicono che "sono stati legati" e parlano di "abusi fisici e psicologici", di "fame e sete", di "torture".

Le storie Avinatan Or, 32 anni, rapito al festival Nova con la sua ragazza Noa Argamani è uno dei casi considerati più gravi dagli specialisti. La foto di lei portata via in moto mentre urlava verso il suo compagno è uno dei simboli del 7 ottobre. Lei è stata salvata dall'Idf con un blitz nel giugno 2024 mentre veniva tenuta prigioniera in casa di un giornalista, lui è stato tenuto in isolamento totale per due anni di seguito nella Striscia di Gaza centrale.

Non ha mai incontrato altri ostaggi, ha sofferto continuamente la fame. Un primo esame medico ha rilevato una perdita di peso tra il 30 e il 40%. Dopo il rilascio, Or ha chiesto di poter trascorrere del tempo da solo con Noa.
Evyatar David, 24 anni, è stato rapito al rave con il suo migliore amico d'infanzia, Guy Gilboa-Dalal. In un video diffuso due mesi fa, appariva scheletrico, incapace di muoversi dentro un tunnel basso e buio, costretto a scavarsi una fossa. Il consolato di Israele a New York ha fatto proiettare quelle immagini terribili a Times Square. "Ha subito abusi fisici e psicologici.

È confuso.
Ci ha raccontato che le cose più difficili sono state la fame e la sete", ha detto in diverse interviste il padre Avishai. "Evyatar a un certo punto è stato separato dal suo amico Guy, ha sofferto per tutto il periodo di prigionia di maltrattamenti fisici e psicologici. Anche dopo la pubblicazione di quella clip, Hamas ha continuato a privarlo del cibo. Hanno cercato di spezzarlo", ha aggiunto.

La madre di Matan Angrest, 22 anni, ha dichiarato ai media che il giovane "ha subito pesanti torture nei due anni trascorsi dal momento del rapimento. Ha ustioni molto gravi alla mano destra, ha diversi danni alle dita".

La prima notte da uomo libero ha dormito con i suoi genitori.
Al Rabin Medical Center, Guy Gilboa-Dalal, 22 anni, è circondato dalla sua famiglia. Per un periodo in cattività è stato con David, "soffrivano in condizioni terribili di malnutrizione e venivano sottoposti a intensi abusi fisici. Venivano legati e costretti a sedere per lunghi periodi di tempo, rivolti verso un muro, con sacchi neri sulla testa, senza bere". I parenti hanno riferito che quando i carcerieri non se ne accorgevano, prendeva acqua sporca da un barile usato per ti**re lo sciacquone: solo per dissetarsi dopo essere rimasto così disidratato da non riuscire a parlare. Lunedì dopo il rilascio, in ospedale gli hanno portato la sua chitarra e i cimeli del Maccabi Haifa.

La dottoressa Eliakim-Raz del Soroka hospital ha raccontato che "molti non hanno chiuso occhio tutta la notte. Stiamo adattando i controlli ai loro ritmi. Dopo due anni sottoterra senza una routine, adattarsi a una sola visita al giorno è un passo importante e difficile nella riabilitazione. Ciò che desideriamo di più è restituire loro il controllo".

Media: il valico di Rafah non verrà aperto oggi | Fonti israeliane: limiti logistici
"Il tempo non esisteva, il cielo era scomparso" Il Messaggero rivela ulteriori testimonianze, riportate da un'altra dottoressa che sta seguendo gli ostaggi, Einat Yehene. "Non sapevo più se fosse mattina o notte. Tutto era uguale, il tempo non esisteva, il cielo era scomparso. Ho cercato di segnare i giorni con un bastoncino sulla terra, ma era impossibile orientarsi" è uno dei racconti.
"Ci dicevano che non saremmo mai usciti vivi dai tunnel" "Un giorno i carcerieri mi dissero che era il mio anniversario di nozze. Mi tolsero le catene per poche ore e mi permisero di fare una doccia. Solo allora ho ricominciato a contare i giorni", è la testimonianza di un altro ostaggio. I racconti continuano: "Ci dicevano che non saremmo mai usciti vivi dai tunnel, che nessuno ci cercava: né le nostre famiglie, né il governo. Nessun accordo ci avrebbe liberati. Eravamo dimenticati.

Per due anni non ci hanno fatto usare le scarpe e molti di noi sono rimasti incatenati. Non si sono più mossi. Una volta liberati avevano dimenticato come si camminava. Dormivamo sul pavimento, circondati da insetti e sporcizia. Vivevamo come animali. Ci hanno tenuto per molto tempo così come eravamo quella notte: in pigiama, con i vestiti del festival, senza poterci cambiare".

"Restavamo giorni interi senza mangiare, poi all'improvviso ci facevano ingozzare" E ancora: "Restavamo giorni interi senza mangiare, poi all'improvviso ci facevano ingozzare. Ci davano vitamina, cibo a forza. Dicevano che era 'per prepararci'. Noi sapevamo che ci avrebbe fatto male. Mangiare era diventato una paura. Cercavamo di farlo piano, a piccoli morsi. Ma il corpo non rispondeva più.

Ci ​​picchiavano mentre eravamo legati, ci bruciavano con il metallo. Il peggio non era la fame, era la mente. Ti dicono che il mondo non parla più di te. Ti convincono che non esisti più. Cantavamo piano, sottovoce. Pregavamo. Alcuni parlavano da soli, per non impazzire".

Poco prima del rilascio, tuttavia, ha spiegato una delle donne liberate, "ci ​​facevano camminare per ore, per essere pronti, per mostrarci in forza davanti al pubblico. Come se non ci avessero maltrattati. Non volevano far vedere al mondo che eravamo spezzati. Volevano un'immagine perfetta. Ci hanno lavato, dato abiti nuovi. Dovevamo sembrare vivi".

La dottoressa: "È un trauma che non è 'post'. È ancora in corso" "Non sopportano il rumore, né la luce del giorno. Si coprono gli occhi, si immobilizzano appena sentono un suono improvviso. È un trauma che non è "post". È ancora in corso. Come per i soldati che tornano dalla guerra mentre la guerra non è finita", ha spiegato la dottoressa Yehene.

15/10/2025

Trovato mummificato in casa, era morto da 12 anni ma nessuno se ne era accorto: la storia di Antonio
Il pensionato aveva continuato a pagare le bollette di luce e gas attraverso il suo conto dove allo stesso tempo gli veniva accreditata la pensione. Antonio Famoso però era morto da ormai 12 anni nel suo appartamento di Valencia quando sabato scorso i pompieri sono entrati per un allagamento trovando il corpo ormai mummificato e sepolto tra escrementi di uccelli.

Per dodici lunghi anni di lui nessuno ha saputo più nulla, né vicini, ne conoscenti né parenti, ma nessuno di loro si è mai preoccupato di cercarlo. Solo quando i pompieri si sono intrufolati in casa per una perdita di acqua si è scoperto che Antonio Famoso era morto da ormai 12 anni rimanendo nella sua abitazione dove in tutto questo tempo nessuno è mai entrato, a parte piccioni e volatili. La terribile storia di solitudine arriva da Valencia dove sabato scorso i vigili del fuoco si sono trovati davanti alla macabra scena dello scheletro dell’uomo nel suo appartamento nel quartiere di Fuensanta, sepolto tra escrementi di uccelli.

Il pensionato, che oggi avrebbe 86 anni, ha due figli ma già anni prima della scomparsa aveva tagliato tutti i ponti con la famiglia vivendo da solo in un palazzo dell’umile quartiere di Valencia. Così, quando è sparito nessuno ha badato a lui e nemmeno la sua famiglia ha sporto denuncia di scomparsa. Anche in zona però sono in pochi a ricordarlo e gli stessi residenti sono rimasti sconvolti dal sapere che nel palazzo vi era il corpo ormai mummificato di un uomo.

Alcuni sono arrivati dopo la sua scomparsa e non lo avevano mai visto, altri ormai non si ricordavano più di lui. La manciata di persone che hanno detto di conoscerlo hanno raccontato a El Pais che era molto riservato vivendo la sua vita tra supermercato, passeggiate e la casa.

“Era sempre da solo, salutava e si faceva i fatti suoi. Quando abbiamo smesso di vederlo, pensavamo fosse in una casa di cura" hanno raccontato i vicini. Sono stati loro a chiamare i pompieri ma non perché fossero impensieriti per lui ma solo perché c’era una infiltrazione di acqua dal soffitto. Antonio Famoso però era morto in casa dove è stato trovato completamente vestito a terra. Un malore probabilmente, anche se dovrà essere l'Istituto di Medicina Legale ad accertarlo, ma di cui nessuno ha saputo nulla finora.

Del resto la porta era chiusa dall'interno e quasi nessuno pare avesse sentito puzza, forse anche perché c’era una finestra aperta da dove sono entrati vari uccelli. Qualcuno ricorda uno strano odore anni prima ma tutto era scomparso in pochi giorni. Nessuno sa una data precisa per la sua scomparsa ma il verbale di un'assemblea condominiale attesta la sua presenza nel gennaio 2013, Antonio dall'anno dopo non si è più presentato. L'amministratore ha riferito che già nel 2015 non era più riuscito a trovarlo in casa ma non aveva sporto denuncia. I vicini invece ricordano che quattro o cinque anni fa aveano chiesto un intervento alle autorità per far chiudere la finestra, temendo potesse allagarsi il palazzo e pensando che l'appartamento fosse ormai abbandonato, ma nessuno era intervenuto.

Nel frattempo il pensionato aveva continuato a pagare le bollette di luce e gas attraverso il suo conto dove allo stesso tempo gli veniva accreditata la pensione. Neanche la burocrazia lo ha mai cercato visto che la cassetta delle lettere era vuota ma Antonio da morto ha continuano a pagare anche il condominio come fosse un fantasma.

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