26/09/2025
AL SENATO LA VERITA' SULLA UNRWA: HILLEL NEUER SMASCHERA LA MACCHINA DELL'ODIO | di Aldo Torchiaro
Aria nuova, anche dai palazzi della politica. E da quelli di una istituzione importante come il Senato, dove il 18 Settembre scorso si è tenuta la partecipata conferenza “Informazioni e verità nel conflitto in Medio Oriente”. È stato l’ex ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Santagata, a dare il via ai lavori senza nascondere l’urgenza di una attività di contromisure forti rispetto allo tsunami che sta travolgendo Israele e gli amici di Israele.
«Manifestazioni di antisemitismo travestito da contestazione a Netanyahu si moltiplicano e minano la libertà di espressione di chi difende i valori giudaico-cristiani», ha detto prima di ricordare come sul caso di Francesca Albanese ci sia ancora da indagare a fondo: «Nel 2007 Albanese parlava di elezioni libere a Gaza, di esempio per la democrazia, quando servirono a portare al potere Hamas. Seguirono centinaia di esecuzioni sommarie, migliaia di epurazioni, violazioni dei diritti umani di ogni genere. Eppure per lo Special Rapporteur Onu quello era un momento esemplare».
Il senatore Terzi ha poi parlato di UN Watch, l’organizzazione che – sono ancora le sue parole – «svolge un lavoro unico e di grande autorevolezza». All’introduzione sono seguiti i saluti del presidente dell’ Associazione Italia-Israele di Savona, Cristina Franco, e del presidente della Federazione Italiana dei Diritti Umani (FIDU), Antonio Stango, moderati da Matteo Angioli. Inutile negarlo, al centro dell’interesse dei sessanta ospiti in sala e delle migliaia in collegamento – anche grazie alle due dirette, Senato Tv e Radio Radicale – è Francesca Albanese.
«Inadeguata e inopportuna perché partecipa al dibattito politico come figura Onu, che dovrebbe essere super partes, e invece dà voce all’estrema sinistra italiana», ha tagliato corto Terzi di Sant’Agata. Concordano sul punto Tomas Sandel, direttore dell’European Coalition for Israel, e Angelo Vaccarezza, consigliere di Forza Italia in Liguria. E concordano sugli obiettivi: «È urgente dare una risposta a questa ondata di disinformazione che riguarda tutti e che travolge l’Italia in una campagna di odio senza precedenti». Molti applausi per Fiamma Nirenstein. La giornalista ed ex parlamentare, collegata da Gerusalemme, galvanizza l’attenzione parlando dei problemi con la stampa mainstream, adagiata su una narrazione a senso unico.
È stato però Hillel Neuer, direttore esecutivo di UN Watch, a prendersi la scena. Con il suo report ha portato sul tavolo fatti, numeri e nomi che inchiodano l’UNRWA, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, a responsabilità imbarazzanti. Secondo le indagini di UN Watch, una quota significativa degli educatori senior a Gaza avrebbe legami con Hamas e Jihad Islamica. Materiale didattico che incita alla violenza, mappe che cancellano Israele, post social che glorificano il terrorismo: così si formano generazioni di studenti non alla pace, ma all’odio.
Il dossier (consultabile cliccando qui:https://unwatch.org/wp-content/uploads/2025/09/Schools-in-the-Grip-of-Terror-UNRWA-Report.pdf ) denuncia anche la sostanziale inerzia dell’agenzia: principi di neutralità mai applicati, politiche di “tolleranza zero” annunciate e mai fatte rispettare. Hamas, ha ricordato Neuer, mantiene un forte controllo su scuole e programmi, impedendo ogni riforma. Da anni UNRWA respinge l’introduzione di strumenti di trasparenza – come i sistemi biometrici per il censimento dei rifugiati – e cede alle pressioni politiche dei gruppi armati.
Di fronte a questo quadro, Neuer ha rilanciato un appello ai paesi donatori: rivedere i finanziamenti, chiedere riforme concrete, valutare perfino lo smantellamento dell’agenzia in favore di un organismo realmente indipendente. «Continuare a finanziare UNRWA senza pretendere cambiamenti significa alimentare indirettamente la macchina dell’odio», ha avvertito. La conferenza al Senato ha così offerto non solo uno spaccato documentato sul ruolo ambiguo dell’Onu in Medio Oriente, ma anche una riflessione urgente sul nostro Paese. Perché il problema non resta confinato a Gaza: la disinformazione e l’antisemitismo che viaggiano attraverso istituzioni e social media investono direttamente l’opinione pubblica italiana.
La lezione che viene da Palazzo Madama è chiara: non si può più tacere. L’uso strumentale di parole come “resistenza” o “apartheid”, il silenzio davanti all’infiltrazione terroristica, la tolleranza verso figure che usano incarichi Onu per alimentare propaganda politica, minano i principi stessi della comunità internazionale. Non è un caso che i temi affrontati abbiano attirato parlamentari, giornalisti e attivisti. Perché è in gioco la verità, che troppo spesso cede il passo all’infingimento ideologico. «Il silenzio e la complicità – ha concluso Neuer – non sono più opzioni. Chi difende Israele difende la democrazia».
Testo | Il Riformista