Il Salotto di Nonna Speranza.

Il Salotto di Nonna Speranza. Sono un giornalista e scrittore. L'unica lotta degna di essere combattuta è quella della cultura
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Il pensiero è la forma più pura della libertà umana. Il pensiero non lo puoi imprigionare. Sfugge impetuoso ad ogni cont...
04/11/2025

Il pensiero è la forma più pura della libertà umana. Il pensiero non lo puoi imprigionare. Sfugge impetuoso ad ogni controllo. Ma non fa sconti. Vola libero come gli uccelli che migrano ad ogni cambio di stagione. Scava nella roccia, penetrando nei meandri dell'animo umano, facendo riemergere fatti, volti, momenti di vita passata. Gioia, dolore, rabbia, nostalgia: il pensiero non fa sconti. Giuseppe Storti Foto:Web

«I dolori, le delusioni e la malinconia non sono fatti per toglierci valore e dignità, ma per maturarci» Hermann Hesse. ...
03/11/2025

«I dolori, le delusioni e la malinconia non sono fatti per toglierci valore e dignità, ma per maturarci» Hermann Hesse.

La frase di Hesse ci fa capire che le difficoltà delle vita, i tradimenti, le delusioni, la tristezza, non vanno considerati come causa di debolezza, ma come possibilità concreta di crescita personale e di maturazione. Solo grazie a questi momenti possiamo evolverci, diventando consci della nostra forza interiore. La vita: le nostre vite, non potranno mai essere lineari, gli ostacoli sono dietro l’angolo. Ma è proprio così che avviene la crescita e la consapevolezza in noi stessi. Occorre avere resilienza accettando le sfide della vita.

Hermann Hesse (Calw, 2 luglio 1877 – Montagnola, 9 agosto 1962) Scrittore, poeta e pittore tedesco naturalizzato svizzero, insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1946. Vastissima la sua produzione letteraria, che spazia dai romanzi, ai racconti alla poesie. Ricordiamo solo alcuni dei suoi più noti romanzi: Siddhartha (1922), Il lupo della steppa (1927), Narciso e Boccadoro (1930) e Il giuoco delle perle di vetro (1943). Nei suoi romanzi approfondisce la ricerca della vera autenticità degli individui, la conoscenza di se stessi, e la spiritualità. In tutte le sue opere riaffiora impetuoso il misticismo delle filosofie orientali. In particolare quella induista e buddista. Foto: Web

Ermes: il Messaggero degli dei          Ermes, Mercurio per i romani, messaggero degli dei, guida delle anime del mondo ...
03/11/2025

Ermes: il Messaggero degli dei
Ermes, Mercurio per i romani, messaggero degli dei, guida delle anime del mondo sotterraneo. Hermes è il messaggero degli dei che fa da tramite tra questi e gli uomini rendendo loro chiaro il pensiero divino. Viene attribuita a Hermes anche la scoperta del linguaggio e della scrittura cosicché gli uomini possano tradurre in finito ciò che vi è d'infinito nei loro pensieri, da lui deriva il termine "ermeneutica”(interpretazione dei testi e dei documenti, in particolare antichi ) Ermes era considerato dio dei “passaggi” in quanto poteva andare “oltre la soglia” dei tre mondi conosciuti: Il primo mondo: il mondo fisico. Il secondo mondo: il mondo dei fenomeni psicologici. Il terzo mondo: il mondo degli oggetti astratti. Con i suoi calzari alati, dal cielo dell’Olimpo era in grado di correre a grande velocità sulla terra, discendendo poi agli inferi. L’Ermes interiore ci aiuta ogni momento della nostra vita, in specie quando arrivano cambiamenti, che ci impongono di percorrere nuove e più impegnative strade.
Nella foto l'Hermes del Belvedere ~Musei Vaticani ritratto nella sua attività di psicopompo, ossia accompagnatore dei defunti nell'Oltretomba

RILETTI PER VOI.        ACHILLE E BRISEIDE: UNA STORIA D’AMORE DI DUEMILA ANNI FADi Giuseppe StortiCantami, o Diva, del ...
03/11/2025

RILETTI PER VOI.
ACHILLE E BRISEIDE: UNA STORIA D’AMORE DI DUEMILA ANNI FA
Di Giuseppe Storti
Cantami, o Diva, del Pelìde Achille l'ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei…
Chi non ricorda il proemio dell’Iliade celeberrimo poema di Omero. Una fantastica saga di armi, di guerre, di eroi, e di amori. L’Iliade o poema di Ilio, che deriva dal nome dell’antico fondatore della città di T***a per l’appunto Ilio, è ambientata al tempo della guerra tra i troiani ed i greci, e si snoda nei cinquantuno giorni del decimo anno di guerra, ed è imperniata sulla carismatica figura del grande ed invincibile Achille; sulla sua ira, che giustamente Omero definisce: funesta, che infiniti lutti provocò agli Achei. Achille era un semidio definito il Pelide, in quanto figlio del mortale Peleo, Re dei Mirmidoni: una stirpe di formidabili guerrieri originari della Tessaglia. Sua madre era la Nereide Teti: una delle più belle ninfe dei mari. Teti era talmente bella da essere contesa addirittura da Zeus e Poseidone. Ma per lei fu profetizzato che avrebbe generato un figlio invincibile, per questo fu data in sposa a Peleo. La leggenda narra che Teti partorito Achille, lo immerse nelle acque del fiume Stige, per renderlo invulnerabile alle armi nemiche, tenendolo per un tallone. In questo modo Achille fu reso invincibile ed invulnerabile, tranne che per il tallone cosiddetto d’Achille, e proprio per un colpo infertogli al tallone, il Pelide Achille che Omero definisce: “Pie veloce”, troverà la morte in battaglia, così come del resto avrebbe voluto: trafitto da una freccia scagliata da Paride, figlio del re di T***a Priamo, che lo colse al tallone destro: unico suo punto debole. La guerra di T***a come tutti ricordano, ufficialmente fu scatenata dal rapimento di Elena regina troiana, definita la più bella donna del mondo, da parte di Paride figlio del re di T***a Priamo. Elena era la sposa di Menelao. Lo stesso Menelao ed il fratello Agamennone formarono un poderoso esercito e si diressero con le navi alla volta di T***a per vendicare l’affronto subito. Ma come abbiamo scritto, l’Iliade è imperniata sull’ira di Achille che si sviluppa in cinquantuno giorni del decimo anno di guerra. L’ira di Achille si scatena per amore della sua schiava Briseide che come vedremo in seguito lui amava e da lei era ricambiato. Ciò ci fa pensare che oltre al tallone, il Pelide Achille avesse un’altra debolezza, posizionata stavolta diritta in mezzo al petto. Ma chi era Briseide che Omero definisce: “Briseide guancia gentile” Briseide, è stata celebrata in letteratura, nell’arte e nel cinema, come un personaggio davvero mitologico. Era una regina della città di Lirnesso, figlia di Briseo, un sacerdote di Apollo. Lirnesso città alleata dei T***ani, fu conquistata da Achille, che come bottino di guerra prese Briseide come sua schiava. Ben presto Briseide divenne la schiava preferita da Achille. Ma ecco che il destino cambia le carte in tavola. Negli accampamenti dei greci scoppia una violenta pestilenza. Una epidemia scatenata per volere degli dei. Infatti Agamennone aveva catturato la sacerdotessa Criseide figlia di Apollo, facendola sua schiava. Ciò scatena le ire di Apollo, che per vendicarsi scagliava frecce pestilenziali negli accampamenti greci. Così Agamennone fu costretto a restituire Criseide al padre. Ma il re greco, pretese in cambio proprio Briseide scatenando l’ira del Pelide Achille, che rinunciò a combattere per ripicca. Senza l’apporto di Achille e dei suoi formidabili guerrieri, le sorti della guerra in poco tempo volsero a favore dei troiani. Nemmeno la restituzione da parte di Agamennone di Briseide ad Achille lo convince a tornare a combattere. A questo punto entra in scena Patroclo, amatissimo cugino di Achille, che per aiutare i suoi compagni greci, indossò l’armatura di Achille fingendosi lui, per guidare in battaglia i greci. Ma fu ucciso in duello da Ettore grande guerriero troiano. Solo la morte di Patroclo smuove Achille dal suo rifiuto di combattere. Impugna le armi ed uccide in battaglia Ettore per vendicare la morte del suo amato cugino. Un altro indizio dell’amore vero di Briseide per Achille, si rileva dalla disperazione della sacerdotessa che piange amaramente sul ca****re di Patroclo, ed in suo onore si taglia le lunghe e belle chiome. Il semidio Achille secondo quanto descritto da Omero tratta con molto rispetto Briseide. Inoltre i dialoghi tra i due sono molto profondi, e non certo incentrati ad un rapporto di sottomissione tra schiava e padrone. Achille in altri termini ottiene l’amore di Briseide senza forzarla. Insomma il grande guerriero: il semidio Achille “Piè veloce”, ama la sua Briseide, ed anche durante l’ultima battaglia per la conquista di T***a, quando grazie all’astuzia di Ulisse i greci entrano dentro le mura della città dal famoso cavallo, pensa a salvare la sua amata. Infine dopo la morte di Achille suo figlio Neottolemo onora e rispetta Briseide come se fosse sua madre. Ultimo indizio di questa bella e romantica storia d’amore ce lo fornisce Ovidio, scrittore e poeta latino. Infatti nella terza lettera delle Heroides, sembra riprendere e continuare il racconto di Omero, immaginando che Briseide scriva una lunga lettera d’amore ad Achille.Nella lettera Briseide si lamenta di essere stata ceduta agli emissari di Agamennone senza opporre resistenza, e che lei dopo la morte dei suoi cari riconosce Achille come signore, marito e fratello, e che senza di lui la sua vita non avrebbe più senso. Quindi una bellissima storia d’amore di duemila anni fa, che è stata ben rappresentata ed anche un po’ romanzata nel film Troy. E se pure fonti omeriche attribuiscano ad Achille come unico amore il cugino Patroclo, a Noi piace immaginare che il Pelide Achille dal tallone vulnerabile avesse un cuore così grande e prodigo d’amore da poter amare Patroclo e la bella Briseide. Gli eroi descritti dal celebre scrittore greco Omero, sono guerrieri spietati: pronti ad uccidere senza pietà il proprio nemico, ma dimostrano anche una grande umanità, da cui prende sostanza la civiltà. l’humanitas prima greca e poi latina è fondata sulla comune condizione umana, che prevale sulla contrapposizione tra nemici. E questi grandi eroi elevati alla stregua di semidei, ci appaiono umani come non mai: divorati da passioni ed amori, in un susseguirsi di emozioni e di sentimenti contrapposti che solo poemi epici come quelli di Omero possono suscitare. Foto: Wikipedia

A se stesso di Giacomo Leopardi.           Or poserai per sempre,Stanco mio cor. Perì l’inganno estremo,Ch’eterno io mi ...
03/11/2025

A se stesso di Giacomo Leopardi.
Or poserai per sempre,
Stanco mio cor. Perì l’inganno estremo,
Ch’eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, nè di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T’acqueta omai. Dispera
L’ultima volta. Al gener nostro il fato
Non donò che il morire. Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera,
E l’infinita vanità del tutto.

Questa intensa e struggente lirica del grande poeta recanatese, non è conosciuta come altre, ma è davvero bellissima. Nasce dall’ennesima delusione amorosa di Giacomo. Siamo nel settembre del 1833, quando svaniva il sogno d’amore per F***y Targioni Tozzetti. Da questa grande delusione d’amore nasce una poesia decisamente drammatica. Essa appartiene al cosiddetto ciclo di Aspasia, ovvero l’ultima ed ancora più bella stagione poetica del Leopardi. In essa e nelle altre del ciclo, come la Ginestra, il poeta tratta della tematica della sofferenza amorosa, della morte e della vacuità delle illusioni dell’umanità. Aspasia era il nome con il quale Leopardi chiamava F***y, la nobildonna fiorentina che non corrispose il suo sentimento d’amore.

Il 29 giugno 1798 nasce a Recanati Giacomo Leopardi. Ancor oggi è dolce naufragare nel mare delle sue liriche, sembra ancora di vedere “ questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude”, e la beltà che splendea negli occhi ridenti e fuggitivi di Silvia, mentre “il limitar di gioventù correvi”. Sembra ancora di sentire il profumo della Ginestra: “ Qui sulle aride pendici del temibile Vesuvio, portatore di sterminio, che nessun altro albero o fiore allieta col suo aspetto, spargi intorno i tuoi cespugli solitari, profumata ginestra, che ti accontenti di vivere in luoghi desertici.” E’ la forza tracimante della poesia, che consente a qualsiasi cosa mortale di diventare immortale, grazie alla memoria, alla lettura, alla parola ed al ricordo.

  A volte capita che siano le assenze a farci compagnia. Le assenze non si toccano, non si trasformano in carezze, in ef...
02/11/2025

A volte capita che siano le assenze a farci compagnia. Le assenze non si toccano, non si trasformano in carezze, in effusioni d’amore. Resta solo il sapore agrodolce dei ricordi. Ma ricordare significa riportare al cuore. Giuseppe Storti

C'è un'isola in me, dove il vento soffia di terra,e quando il mare urla la sabbia impazzisce.E c'è sempre luce, ma non è...
02/11/2025

C'è un'isola in me,
dove il vento soffia di terra,
e quando il mare urla la sabbia impazzisce.
E c'è sempre luce,
ma non è mai giorno. Fernando Pessoa.

Nulla muore mai in una vita. Tutto sopravvive. Noi, insieme, viviamo e sopravviviamo. Pier Paolo Pasolini. 1961         ...
02/11/2025

Nulla muore mai in una vita. Tutto sopravvive. Noi, insieme, viviamo e sopravviviamo. Pier Paolo Pasolini. 1961

In ricordo della grande poetessa dell’amore, scomparsa il 1 novembre   del 2009. Alda Merini nasce il 21 marzo 1931 a Mi...
01/11/2025

In ricordo della grande poetessa dell’amore, scomparsa il 1 novembre del 2009. Alda Merini nasce il 21 marzo 1931 a Milano. Ecco come si descrive da giovane: "ragazza sensibile e dal carattere malinconico, piuttosto isolata e poco compresa dai suoi genitori ma molto brava ai corsi elementari: ... perché lo studio fu sempre una mia parte vitale" .Ha una infanzia decisamente travagliata per il rapporto conflittuale con la madre. Di sicuro una delle più importanti poetesse del Novecento.

Il mio animo era rimasto semplice, pulito, sempre in attesa che qualche cosa di bello si configurasse al mio orizzonte. Alda Merini.

Il momento in cui ci accorgiamo che lasceremo qualcosa dietro di noi, gioia per gli altri, sollievo, un quadro, un seme,...
01/11/2025

Il momento in cui ci accorgiamo che lasceremo qualcosa dietro di noi, gioia per gli altri, sollievo, un quadro, un seme, un sacrificio, una risata. Non siamo passati invano. Stefano Benni.

Il grande autore Benni, ci ricorda che alla fine nella nostra parabola terrena, ciò che veramente conta, è aver lasciato qualcosa dietro di noi, che possa servire a far dire a quelli che ci hanno conosciuto che non siamo passati invano.

Stefano Benni, uno degli scrittori più amati degli ultimi anni. Autore, giornalista e drammaturgo, Benni ha segnato la narrativa italiana con il suo senso dell’ humor surreale, la satira pungente e quella capacità di raccontare il Paese colo sorriso sulle labbra, anche quando raccontava amare verità. Tra i suoi maggiori successi ci sono "Bar Sport", "Terra!" e "La compagnia dei Celestini" Da qualche anno si era ritirato dalla scena pubblica in quanto colpito da una malattia che gli impediva anche di parlare. Restano i suoi testi che testimoniano il suo particolare modo di raccontare la vita e il nostro Paese

La morte è la curva della strada di Fernando Pessoa      La morte è la curva della strada,morire è solo non essere visto...
01/11/2025

La morte è la curva della strada di Fernando Pessoa
La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
Non ha nido la menzogna.
Mai nessuno s’è smarrito.
Tutto è verità e passaggio.

La vita e la morte sono sempre presenti nelle nostre esistenze. Vediamo la luce, appena nasciamo. Ma subito dopo, appena in età di ragione intravediamo il buio. La morte in questa bellissima poesia di Pessoa, viene paragonata alla curva della strada. Una poesia malinconica, senza dubbio. Ma la malinconia è la cifra della esistenza e dell’intera produzione artistica del grande autore portoghese. Il messaggio che trasuda da questi mirabili versi, ha una portata universale. La morte è il punto di arrivo della nostra parabola terrena. Ma è anche il tempo del principio. Ovvero un tempo eterno di nuovi mondi. Questa speranza non si evidenzia dalle parole dell’autore, ma è un pensiero che ci piace chiosare a margine di questo breve commento. FOTO: YOUTUBE.

Vivere nei cuori che lasciamo dietro di noi non è morire. Thomas Campbell ( poeta e drammaturgo scozzese).
01/11/2025

Vivere nei cuori che lasciamo dietro di noi non è morire. Thomas Campbell ( poeta e drammaturgo scozzese).

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