08/02/2024
E ora, ci fa ancora una volta amaramente sorridere il patetico risalto dato a quel carrozzone sgangherato di pattume musicale imploso su se stesso che è il Festival di San Scemo. La defunta rassegna per cantanti é da anni divenuta un distrattivo banchetto di saltimbanchi stonati e nauseabondi, che tengono sotto sedativo un significativo zoccolo di popolazione medio borghese, per lo più anziana, o anche solo “incartapecorita” di spirito e di mente. Un gregge privo di senso critico, che avidamente si beve la propaganda finto buonista ma che – ahimè – poi si reca alle urne!
SanScemo, rassegna lontana anni luce dalla vera musica e dall’arte, che nulla ha più di nazionalpopolare se non la volgarità e l’imbarazzante stupidità dei suoi ideatori e conduttori, é divenuto da anni un maleodorante circo parassita mantenuto dalla tassa Rai obbligatoria dal 1938, nascosto dietro un finto mercato musicale avvitato su se stesso. Ricordiamoci che, i due “ fenomeni “ che anche quest’anno lo conducono,sono quelli che in passate edizioni si prendevano gioco in diretta degli effetti avversi divenuti terribili disgrazie per migliaia di famiglie che nel vaccino salvifico di buona memoria avevano ingenuamente creduto, ne mimavano le sopraggiunte disabilità, prendendosi gioco del dolore altrui ridendo a crepapelle in uno spettacolo che definire nauseabondo era dir poco, anche quella propaganda. E anche quest’anno, da quel che mi raccontano, non si sono risparmiati umiliando ( perché “tanto li paghiamo per questo! “) il diverso o chi a loro è moralmente e/o professionalmente superiore.
SanScemo è uno spettacolo tragico, il drammatico specchio di un paese di quaquaraquà alla deriva che nulla di buono promette ai giovani se non quello di fare al più presto le valige.