07/07/2025
LA NOTA ANTIPROIBIZIONISTA
di Roberto Spagnoli
7 luglio 2025
Sovraffollamento intollerabile, incontenibile aumento dei suicidi, inammissibile condizione delle strutture, vecchie e senza il minimo rispetto di quanto indicato dalla Costituzione che prevede il recupero e la risocializzazione. Una vera e propria “emergenza nazionale” che viene da lontano e pone l'Italia agli ultimi posti in Europa. E’ il durissimo atto d’accusa pronunciato dal presidente della repubblica Sergio Mattarella sullo stato del sistema carcerario e la necessità di agire in varie direzioni: un monito rivolto all'inerzia della politica che continua a pensare al carcere solo come “luogo di custodia”.
«I luoghi di detenzione - ha affermato Mattarella - non devono trasformarsi in palestra per nuovi reati, in palestra di addestramento al crimine, ma devono essere effettivamente rivolti al recupero di chi ha sbagliato. Ogni detenuto recuperato equivale a un vantaggio di sicurezza per la collettività oltre ad essere un obiettivo costituzionale». Il presidente della repubblica, come di consueto, per parlare ha scelto un'occasione formale: il primo incontro ufficiale con Stefano Carmine De Michele, nuovo capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, nel quale ha lodato il lavoro di coloro che operano all'interno degli istituti, anch'essi vittime dell'inadeguatezza del sistema penale.
Le gravi carenze elencate dal presidente della repubblica sono quelle che da anni vengono portate all’attenzione di chi ha la responsabilità di porvi rimedio, senza però alcun risultato: sovraffollamento grave e ormai insostenibile, strutture fatiscenti e bisognose di misure urgenti di manutenzione e ristrutturazione, accesso sanitario inadeguato, in particolare per i detenuti affetti da problemi di salute mentale, carente presenza di educatori e operatori e mancanza di spazi per la socialità. Questi problemi, ha detto Mattarella, si risolvono solo aprendo il portafoglio con investimenti lungimiranti.
Da ultimo, ma non ultimo, il presidente ha denunciato l'inaccettabile numero di suicidi che da troppo tempo non dà segni di arresto. «Si tratta - ha detto rivolgendosi al capo del Dap - di una vera emergenza sociale sulla quale occorre interrogarsi per porre fine immediatamente a tutto questo. Deve essere fatto per rispetto dei valori della Costituzione, per rispetto del vostro lavoro e della storia della polizia penitenziaria».
Non è la prima volta che il presidente Mattarella solleva la questione dello stato del sistema carcerario: quest’anno lo ha fatto già in altre quattro occasioni. Lo fece anche in Parlamento, nel discorso di insediamento per il suo secondo mandato. Tutti i suoi richiami, i suoi moniti, le sue esortazioni sono però rimaste fino ad oggi senza risposta. Di fronte all’ennesimo atto di accusa, così energico, preciso e circostanziato, suonano alquanto imbarazzanti le risposte venute da esponenti del Governo e della maggioranza.
Il sottosegretario alla Giustizia Del Mastro ha parlato di investimenti da «centinaia di milioni di euro» per la ristrutturazione delle carceri e il recupero di «circa 7.000 dei 10.000 posti detentivi mancanti», cercando poi di spostare il discorso facendo polemica con l’opposizione accusata di «tirare per la giacca il presidente della repubblica» e «farsi interprete del suo pensiero».
Il ministro Nordio, da parte sua, ha assicurato “grande attenzione” alle parole del capo dello Stato affermando che il Governo sta già facendo abbastanza. Prioritari sono la prevenzione di autolesionismo e suicidi (con la promessa di un intervento «per il sostegno psicologico»). Poi ha ricordato gli interventi già avviati, per il lavoro dei detenuti e l’aumento del personale addetto a prevenzione e controllo. Per ridurre il sovraffollamento Nordio ha indicato tre strategie: detenzione differenziata per i tossicodipendenti, espiazione della pena nei Paesi d’origine per gli stranieri, strutture per chi ha diritto alle misure alternative, ma manca di supporto socioeconomico.
E ancora, la riforma della custodia preventiva per i reati non legati alla criminalità organizzata (visto che oltre il 20 per cento dei detenuti è in attesa di giudizio e molti vengono poi assolti) e la creazione del Commissario straordinario per l’edilizia carceraria, che garantirà presto «un ampliamento efficace delle strutture detentive».
Belle intenzioni, certo, che però riguardano il futuro, mentre l’emergenza è ora e richiede misure immediate di fronte ad una realtà descritta impietosamente dai numeri e dai dati sullo stato delle carceri, il sovraffollamento, i suicidi, le carenze strutturali, la mancanza di agenti di polizia e di personale. Il Governo, di cui Nordio e Del Mastro fanno parte, fin dall’inizio ha fatto approvare leggi che hanno introdotto molti nuovi reati e inasprito le pene per molti di quelli già esistenti. Ed è riuscito a provocare il sovraffollamento anche negli istituti penali minorili che fino ad ora ne erano rimasti esenti.
Il drammatico problema delle condizioni di vita dei detenuti descritto dal presidente della repubblica richiede misure urgenti che hanno un nome e un cognome: si chiamano amnistia, indulto, aumento delle alternative alla detenzione e delle misure premiali come la liberazione anticipata speciale. Dopo di che servono interventi strutturali: da un lato “aprendo il portafoglio”, come ha detto Mattarella, e dall’altro mettendo mano con urgenza alle leggi che questo degrado hanno prodotto, prima di tutte e soprattutto quella sulle droghe.
In questo ambito, invece, il Governo è andato in senso opposto alle evidenze e in controtendenza rispetto a quanto avviene in molti altri paesi europei e del mondo, continuando la sua “guerra alla droga” anche attraverso il nuovo Codice della strada, colpendo il consumo personale, anche negando la messa alla prova per i fatti di lieve entità, come il piccolo spaccio, misura questa per fortuna bocciata dalla Corte Costituzionale.
Il presidente della repubblica ha chiesto di porre fine alla situazione e di farlo immediatamente. O si interviene, immediatamente e a fondo, o tutto resterà come prima e peggiorerà ancora, fino al prossimo monito del presidente, fino al prossimo annuncio del Governo, di giorno in giorno, di suicidio in suicidio.
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