
03/06/2025
Durante il mio intervento al SaniDays ho acceso un dibattito su un tema cruciale: perché le raccomandazioni sulla salute falliscono, nonostante le buone intenzioni?
Un esempio emblematico è quello dei “10.000 passi al giorno”: un obiettivo ormai simbolico, ma spesso irrealistico. Le nostre città sono pensate per le auto, non per i pedoni; molti affrontano giornate lavorative estenuanti, vivono in quartieri senza spazi verdi o affrontano problemi di salute che rendono difficile anche una breve camminata.
Ho sottolineato come “le raccomandazioni paternalistiche, che ignorano la realtà delle persone, sono destinate a fallire. Non possiamo dare indicazioni standardizzate senza considerare le disuguaglianze strutturali”. Serve un cambio di paradigma: una politica dei piccoli passi, personalizzati, graduali e sostenibili.
In quest’ottica, ho espresso il mio pieno sostegno alla proposta di legge per inserire l’attività fisica in ricetta medica, con la possibilità di detrazioni fiscali per chi pratica sport. Un approccio che riconosce finalmente l’attività fisica come vera medicina preventiva, con numerosi vantaggi:
Personalizzazione: piani su misura per età, salute e preferenze
Gradualità: piccoli obiettivi concreti e motivanti
Accessibilità economica: sostegno fiscale per chi ha meno risorse
Monitoraggio: percorso seguito e adattato da professionisti
Alle obiezioni sui costi per lo Stato ho risposto chiaramente: “Il vero costo è ignorare la prevenzione. Ogni euro investito in attività fisica si traduce in risparmi sanitari moltiplicati.”
La vera rivoluzione nella salute pubblica non è fatta di slogan, ma di cambiamenti quotidiani accessibili a tutti.