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𝐓𝐮𝐦𝐨𝐫𝐢: 𝐧𝐞𝐥 𝟐𝟎𝟐𝟓 𝐢𝐧 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 𝐬𝐭𝐢𝐦𝐚𝐭𝐢 𝟑𝟗𝟎 𝐦𝐢𝐥𝐚 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐢 𝐜𝐚𝐬𝐢. 𝐈𝐧 𝐝𝐢𝐞𝐜𝐢 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝟗% 𝐝𝐢 𝐦𝐨𝐫𝐭𝐢 𝐢𝐧 𝐦𝐞𝐧𝐨Nel 2025, in Italia, sono stima...
22/12/2025

𝐓𝐮𝐦𝐨𝐫𝐢: 𝐧𝐞𝐥 𝟐𝟎𝟐𝟓 𝐢𝐧 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 𝐬𝐭𝐢𝐦𝐚𝐭𝐢 𝟑𝟗𝟎 𝐦𝐢𝐥𝐚 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐢 𝐜𝐚𝐬𝐢. 𝐈𝐧 𝐝𝐢𝐞𝐜𝐢 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝟗% 𝐝𝐢 𝐦𝐨𝐫𝐭𝐢 𝐢𝐧 𝐦𝐞𝐧𝐨
Nel 2025, in Italia, sono stimate circa 390 mila nuove diagnosi di cancro, un numero che segnala una sostanziale stabilità rispetto al 2024, con una tendenza alla diminuzione alla luce della progressiva riduzione dei casi diagnosticati negli uomini. Questa tendenza è dovuta, da un lato, alla diminuzione totale della popolazione, dall’altro alla riduzione delle diagnosi di tumore del polmone nei maschi. Un trend positivo, a cui si accompagna un complessivo calo del 9% dei decessi oncologici negli ultimi dieci anni nel nostro Paese, ancora più evidente nelle neoplasie del polmone (-24%) e del colon-retto (-13%). Si tratta di dati migliori rispetto alla media europea: nei giorni scorsi la Commissione europea ha confermanto per la prima volta in Europa un calo dell’1,7% dei casi complessivi, ma addirittura del 2,6% in Italia. Miglioramenti che si traducono in una sopravvivenza a cinque anni più alta nei tumori più frequenti, cioè in quelli della mammella (86% rispetto a 83%), colon-retto (64,2% rispetto a 59,8%) e polmone (15,9% rispetto a 15%).
I numeri sono alcuni tra quelli contenuti nel volume “I numeri del cancro in Italia 2025”, presentato giovedì 18 dicembre ia Roma, realizzato grazie al lavoro dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), dell'Associazione italiana registri tumori (Airtum), di Fondazione Aiom, Osservatorio nazionale screening (Ons), Passi (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia), Passi d’Argento e della Società italiana di anatomia patologica e di citologia diagnostica (Siapec-Iap).

𝐕𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢𝐚 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚, 𝐜𝐨𝐧 𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐛𝐮𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐛𝐢𝐭𝐮𝐝𝐢𝐧𝐢 𝐞 𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐭𝐨𝐫𝐧𝐚𝐧𝐨Un Paese che vive più a lungo, ma non ne...
19/12/2025

𝐕𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢𝐚 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚, 𝐜𝐨𝐧 𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐛𝐮𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐛𝐢𝐭𝐮𝐝𝐢𝐧𝐢 𝐞 𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐭𝐨𝐫𝐧𝐚𝐧𝐨
Un Paese che vive più a lungo, ma non necessariamente meglio; che ha superato lo shock della pandemia, ma ne porta ancora i segni; che invecchia rapidamente mentre fatica a riorganizzare il proprio sistema di cura. Un Paese attraversato da profonde disuguaglianze territoriali e sociali, dove la salute diventa sempre più una cartina di tornasole delle fratture economiche, demografiche e culturali. È l’immagine che emerge dalla XXII edizione del Rapporto pubblicato dall'Osservatorio Nazionale sulla Salute come Bene Comune, che ha sede presso l'Università Cattolica di Roma.
Nel 2024, per la prima volta dal Covid-19, la speranza di vita torna a superare i livelli pre-pandemici: 81,4 anni per gli uomini e 85,5 per le donne. Un dato che, letto da solo, potrebbe suggerire un ritorno alla normalità. Ma basta approfondire per accorgersi che la normalità è fragile. La geografia della longevità resta spaccata: si vive di più nelle Province autonome di Bolzano e Trento, meno in Campania. E mentre la sopravvivenza migliora, crescono alcune ombre: la mortalità per malattie respiratorie è aumentata nel 2022, così come i decessi correlati alle infezioni, più che triplicati rispetto al 2006, soprattutto tra gli ultra 75enni.
𝐏𝐢𝐮̀ 𝐯𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐟𝐫𝐚𝐠𝐢𝐥𝐢
Esiste però un’altra faccia della longevità. L’Italia sta diventando rapidamente un Paese anziano. Quasi un italiano su quattro ha più di 65 anni; entro il 2050 saranno oltre uno su tre. Nel frattempo, la popolazione complessiva diminuisce, l’età media cresce e la natalità continua a crollare. Nel 2024 il tasso di natalità è sceso a 6,3 nati per mille abitanti. Le conseguenze sono evidenti: aumenta l’indice di dipendenza, vale a dire il numero di anziani in rapporto alla popolazione attiva, crescono la spesa previdenziale e quella assistenziale, ma senza un corrispondente rafforzamento dei servizi di supporto.

La solitudine degli anziani emerge come una delle emergenze silenziose del Paese... continua su HealthDesk (link nel primo commento)

𝐋𝐨 𝐬𝐭𝐫𝐞𝐬𝐬 𝐜𝐢 '𝐜𝐨𝐧𝐬𝐮𝐦𝐚'Troppo ormone dello stress porta a bruciare le proteine per ottenere energia. L’organismo “smonta”...
18/12/2025

𝐋𝐨 𝐬𝐭𝐫𝐞𝐬𝐬 𝐜𝐢 '𝐜𝐨𝐧𝐬𝐮𝐦𝐚'
Troppo ormone dello stress porta a bruciare le proteine per ottenere energia. L’organismo “smonta” la massa muscolare per far fronte allo stress metabolico

Che cosa succede al nostro organismo quando il cortisolo — il celebre “ormone dello stress” — rimane alto troppo a lungo? A questa domanda ha provato a rispondere un gruppo di ricercatori dell’azienda ospedaliero-universitaria di Pisa, che ha condotto un’indagine unica nel suo genere: misurare per un’intera giornata, minuto per minuto, quanta energia consumano i pazienti con ipercortisolismo e quali “carburanti” utilizza il loro corpo.

Per farlo, gli studiosi dell’Unità operativa di Endocrinologia 1, guidati da Ferruccio Santini, hanno utilizzato una camera metabolica: una stanza altamente tecnologica, capace di registrare con precisione il dispendio energetico nelle 24 ore. È come osservare il metabolismo attraverso un obiettivo ad altissima definizione.

I risultati, pubblicati sul Journal of the Endocrine Society, raccontano una storia chiara: più è alto il cortisolo, più il corpo inizia a consumare proteine per ottenere energia. In pratica, l’organismo “smonta” la massa muscolare per far fronte allo stress metabolico.

Un processo che non solo indebolisce il tessuto muscolare, ma favorisce anche l’accumulo di grasso nella zona addominale — uno dei tratti distintivi dell’ipercortisolismo. E non finisce qui: l’eccesso cronico di cortisolo sembra anche abbassare il dispendio energetico quotidiano, rendendo più facile prendere peso e più difficile perderlo.

𝐍𝐞𝐥 𝟐𝟎𝟐𝟓 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐨 𝟐𝟑 𝐦𝐢𝐥𝐚 𝐛𝐚𝐦𝐛𝐢𝐧𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐧𝐚𝐭𝐢 𝐢𝐧 𝐚𝐫𝐞𝐞 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐥𝐢𝐭𝐭𝐨 𝐨 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐢𝐭𝐞 𝐝𝐚 𝐝𝐢𝐬𝐚𝐬𝐭𝐫𝐢 𝐜𝐥𝐢𝐦𝐚𝐭𝐢𝐜𝐢Tra gennaio e fine no...
16/12/2025

𝐍𝐞𝐥 𝟐𝟎𝟐𝟓 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐨 𝟐𝟑 𝐦𝐢𝐥𝐚 𝐛𝐚𝐦𝐛𝐢𝐧𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐧𝐚𝐭𝐢 𝐢𝐧 𝐚𝐫𝐞𝐞 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐥𝐢𝐭𝐭𝐨 𝐨 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐢𝐭𝐞 𝐝𝐚 𝐝𝐢𝐬𝐚𝐬𝐭𝐫𝐢 𝐜𝐥𝐢𝐦𝐚𝐭𝐢𝐜𝐢
Tra gennaio e fine novembre 2025 circa 7,7 milioni di bambini, cioè 23 mila al giorno in media, sono nati in 43 luoghi colpiti da crisi umanitarie, circa il 10% in più rispetto a cinque anni fa, nel 2021, quando il totale era di circa 7 milioni di bambini: è uno dei risultati di un'analisi condotta da Save the Children su dati delle Nazioni Unite.
L'Organizzazione umanitaria stima che sette bambini su dieci siano nati o siano fuggiti da conflitti, come in Sudan e Gaza, dove madri e neonati sono quotidianamente a rischio a causa della mancanza di cibo, delle restrizioni all’accesso agli aiuti, della mancanza di cure materne e neonatali, della distruzione di ospedali e centri sanitari, e vivono ormai in una situazione di stress cronico. Il numero di bambini che vivono in zone di conflitto ha raggiunto il massimo storico di 520 milioni nel 2024.
A livello globale, si stima che ogni anno muoiano 2,4 milioni di neonati e che altri 1,9 milioni nascano morti, la maggior parte dei quali nei Paesi a basso e medio reddito. In Yemen, dove oltre un decennio di conflitto e collasso economico ha portato a una delle peggiori crisi umanitarie al mondo, si stima che quest'anno siano nati 1.800 bambini al giorno, nonostante i tagli agli aiuti abbiano costretto le Organizzazioni umanitarie a ridurre o sospendere le operazioni, compresi i trattamenti salvavita per la salute e la malnutrizione.

𝗜𝗺𝗺𝗮𝗴𝗶𝗻𝗲: Ahmed Al Basha/Save the Children

L’Oms ribadisce: nessun legame tra vaccini e autismoNon esiste alcuna relazione tra vaccini e autismo. A dirlo, ancora u...
12/12/2025

L’Oms ribadisce: nessun legame tra vaccini e autismo
Non esiste alcuna relazione tra vaccini e autismo. A dirlo, ancora una volta con chiarezza, è l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha pubblicato una nuova analisi del suo Comitato Globale Consultivo sulla Sicurezza dei Vaccini (Gacvs). L’esito è netto: alla luce di tutte le prove disponibili, i vaccini non causano disturbi dello spettro autistico.
Il Gacvs, creato nel 1999 per offrire consulenza scientifica indipendente sulle priorità della sicurezza vaccinale, ha esaminato le più recenti prove scientifiche presentate nella riunione del 27 novembre 2025. Al centro dell’analisi, due questioni storicamente al centro del dibattito pubblico: il possibile legame tra vaccini contenenti tiomersale e autismo, e l’ipotetica associazione tra vaccini in generale e disturbi dello spettro autistico.

I dati valutati — 31 studi pubblicati dal 2010 ad agosto 2025, condotti in diversi Paesi — confermano la solidità del profilo di sicurezza dei vaccini somministrati durante l’infanzia e in gravidanza. Nessuna correlazione causale emerge tra vaccinazioni e insorgenza di autismo.

Il comitato ha inoltre riesaminato la letteratura scientifica sui vaccini contenenti adiuvanti a base di alluminio, includendo ricerche svolte dal 1999 al 2023 e un recente studio su larga scala basato sui registri sanitari nazionali della Danimarca riguardanti bambini nati tra il 1997 e il 2018. Anche in questo caso, le evidenze sono univoche: le minime quantità di alluminio presenti in alcuni vaccini non sono associate all’autismo.
La conclusione ribadisce quanto l’Oms sostiene da oltre vent’anni: i vaccini, inclusi quelli contenenti tiomersale o alluminio, non causano autismo. L’Oms invita quindi le autorità sanitarie nazionali a basare le proprie politiche vaccinali sulle più aggiornate conoscenze scientifiche. La vaccinazione infantile rimane uno degli strumenti di salute pubblica più efficaci di sempre: negli ultimi cinquant’anni ha salvato almeno 154 milioni di vite.

Nascite in calo e ancora troppi cesareiPochi nati, ancora troppi col cesareo e sempre più con tecniche di fecondazione a...
12/12/2025

Nascite in calo e ancora troppi cesarei
Pochi nati, ancora troppi col cesareo e sempre più con tecniche di fecondazione assistita. Sono alcuni dei dati che emergono dal Rapporto Cedap (Certificato di Assistenza al Parto), l’analisi del ministero della Salute sulle nascite in Italia.

Il crollo delle nascite prosegue anche nel 2024, confermando una tendenza ormai strutturale. Il tasso di natalità nazionale si ferma a 6,3 nati ogni mille donne in età fertile, ma con forti differenze: la Sardegna precipita a 4,5, mentre la Provincia autonoma di Bolzano resta la realtà più fertile con 8,4 nati ogni mille donne.

Il 90,7% dei parti avviene in ospedali pubblici o equiparati, il 9,1% in strutture private. Più della metà dei parti si concentra nelle strutture con almeno mille parti annui, considerate le più sicure. Ma nel Mezzogiorno la situazione è diversa: oltre il 37% dei parti avviene in punti nascita sotto questa soglia, e in Molise nessun ospedale supera i mille parti l’anno.

Quasi una madre su cinque è straniera (20,5%), con percentuali oltre il 30% in Emilia-Romagna, Liguria e Marche. Le madri italiane partoriscono in media a 33,3 anni, le straniere a 31,3. Tra queste ultime è più diffusa una scolarità medio-bassa e una condizione di inattività lavorativa: la metà è casalinga.

Il punto più critico resta ancora il ricorso al taglio cesareo: nel 2024 riguarda il 29,8% dei parti, con differenze marcate tra pubblico (28,3%) e privato (44,9%). Le italiane ricorrono al cesareo più delle straniere, e nei punti nascita con meno di 500 parti l’anno il tasso sale oltre la media nazionale.

Cresce poi il peso della procreazione medicalmente assistita. Sono 15.287 le gravidanze ottenute tramite PMA, pari al 4,2% del totale.

𝗜𝗻𝗰𝗹𝘂𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝘂𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗶 𝗺𝗮𝗹𝗮𝘁𝗶; 𝗻𝗮𝘀𝗰𝗲 𝗹’𝗜𝗻𝘁𝗲𝗿𝗴𝗿𝘂𝗽𝗽𝗼 “𝗟𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼 𝗲 𝗙𝗿𝗮𝗴𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀”Affrontare in modo strutturato una de...
11/12/2025

𝗜𝗻𝗰𝗹𝘂𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝘂𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗶 𝗺𝗮𝗹𝗮𝘁𝗶; 𝗻𝗮𝘀𝗰𝗲 𝗹’𝗜𝗻𝘁𝗲𝗿𝗴𝗿𝘂𝗽𝗽𝗼 “𝗟𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼 𝗲 𝗙𝗿𝗮𝗴𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀”
Affrontare in modo strutturato una delle sfide più urgenti del Paese: garantire diritti, tutele e piena inclusione lavorativa alle persone con disabilità, malattie croniche e rare. È questo l’obiettivo dell’Intergruppo Parlamentare “Lavoro e Fragilità. Focus su disabilità, cronicità e malattie rare”, un nuovo spazio politico nato in Parlamento e presentato questa mattina alla Camera.

Promosso dall’onorevole Silvio Giovine, membro della XII Commissione Lavoro della Camera, l’Intergruppo nasce dalla consapevolezza che il sistema italiano sta vivendo «una trasformazione profonda», in cui si intrecciano «l’aumento delle condizioni di cronicità e fragilità, l’evoluzione del mercato del lavoro e la crescente richiesta di tutela dei lavoratori con bisogni specifici», dice Giovine.

Oltre le appartenenze politiche
L’Intergruppo riunirà deputati e senatori di diversi schieramenti insieme ad associazioni di pazienti, società scientifiche, sindacati, enti del terzo settore e rappresentanti del mondo produttivo. L’obiettivo è rendere costante il dialogo tra chi vive le fragilità, chi lavora in ambito clinico e chi deve tradurre quelle conoscenze in politiche pubbliche.

“Fit for Work 2.0”
Nello stesso evento, è stato presentato il progetto “Fit for Work 2.0” dell’Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR ODV Associazione Nazionale Malati Reumatici ).

«Fit for Work 2.0 è un tassello fondamentale per comprendere davvero l’impatto che la cronicità ha sul lavoro, e la sua presentazione oggi, nel contesto della nascita dell’Intergruppo, rafforza il messaggio che pazienti e Istituzioni devono camminare insieme. I dati ci permettono non solo di garantire cure adeguate, ma anche di personalizzarle, assicurando ad ogni persona fragile una piena cittadinanza lavorativa», ha affermato la presidente Anmar Silvia Tonolo.

Un importante passo avanti nella comprensione delle prime fasi dello sviluppo umano arriva oggi dalle Università di Pado...
10/12/2025

Un importante passo avanti nella comprensione delle prime fasi dello sviluppo umano arriva oggi dalle Università di Padova e Torino. Sulle pagine di Nature Cell Biology è stato pubblicato uno studio che descrive la creazione di un modello tridimensionale di embrione umano ricavato da cellule staminali, capace di riprodurre i passaggi cruciali immediatamente successivi all’impianto nell’utero.
Il team di ricercatori ha utilizzato cellule staminali umane per ricostruire in laboratorio un modello che simula l’organizzazione dell’embrione nelle sue primissime fasi. Le cellule, spiegano gli studiosi, formano inizialmente uno strato ordinato attorno a una piccola cavità interna, una sorta di pallina cava: è lo spazio che, nel processo naturale, diventerà la cavità amniotica in cui il feto si svilupperà durante la gravidanza.
Il modello permette inoltre di studiare un secondo evento fondamentale: la differenziazione e la migrazione di alcune cellule che iniziano a organizzare la futura disposizione degli organi. Poiché i segnali che regolano questi passaggi nell’embrione umano restano ancora in gran parte ignoti, i ricercatori si sono affidati a tecniche avanzate di analisi genomiche ed editing genetico per identificarli.
«Le prime fasi sono quasi impossibili da studiare direttamente negli embrioni umani – spiega Graziano Martello, del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova – per ragioni sia etiche che pratiche. Con il nostro modello 3D, semplice e riproducibile, le cellule staminali riescono a imitare due passaggi chiave dello sviluppo precoce: la formazione della cavità amniotica e l’organizzazione spaziale degli organi».

Totem, cartelloni e altre materiale per convegnistica da destinare al macero. Quintali di materiali di scarto destinato ...
04/12/2025

Totem, cartelloni e altre materiale per convegnistica da destinare al macero. Quintali di materiali di scarto destinato al riciclo trasformati, invece, in kit scolastici per i piccoli pazienti oncologici ricoverati negli ospedali pediatrici. È la sfida di “Circular for kids” che oggi diventa ancora più ambiziosa grazie a una donazione straordinaria di materiali di comunicazione in disuso annunciata dal vicepresidente della Camera dei Deputati, Giorgio Mulè. Roll-up, vele e materiali plastici utilizzati in precedenti eventi della Camera saranno recuperati da Novo Nordisk ( Novo Nordisk Italia ) e trasformati in oggetti destinati ai piccoli pazienti.

𝐒𝐚𝐥𝐮𝐭𝐞 𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐥𝐞: 𝐮𝐧 𝐩𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐬𝐮 𝐝𝐮𝐞 𝐬𝐢 “𝐩𝐞𝐫𝐝𝐞” 𝐧𝐞𝐥 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐜𝐮𝐫𝐞 𝐝𝐚 𝐚𝐝𝐮𝐥𝐭𝐢Nel sistema di cura della salute mentale ...
06/11/2025

𝐒𝐚𝐥𝐮𝐭𝐞 𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐥𝐞: 𝐮𝐧 𝐩𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐬𝐮 𝐝𝐮𝐞 𝐬𝐢 “𝐩𝐞𝐫𝐝𝐞” 𝐧𝐞𝐥 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐜𝐮𝐫𝐞 𝐝𝐚 𝐚𝐝𝐮𝐥𝐭𝐢
Nel sistema di cura della salute mentale esiste una “terra di mezzo” dove molti giovani rischiano di perdersi: è il passaggio dai Servizi di neuropsichiatria infantile a quelli per adulti. In Italia, questa transizione è spesso brusca e disorganizzata, tanto che un paziente su due abbandona le cure proprio nella fase più fragile della propria vita.

A denunciare il problema è la Società Italiana di Psichiatria (Sip ) in occasione del proprio Congresso nazionale, a Bari dal 5 all'8 novembre.

La transizione «è ancora complessa e critica» sottolinea Liliana Dell’Osso, presidente Sip. «Le conseguenze possono essere disastrose – avverte - con il giovane paziente che si trova nel momento più fragile della propria vita e invece di una continuità di cure subisce una frattura». Questo mancato passaggio «rischia di compromettere il percorso di cura e, non di rado, di peggiorare la situazione clinica – aggiunge Emi Bondi, presidente uscente Sip – aumentando il rischio di abuso di sostanze psicoattive, abbandono scolastico e marginalizzazione».

Uno studio pubblicato su BMJ Mental Health mostra che solo il 12% delle transizioni in Italia avviene con successo, il dato più basso d’Europa. Le cause principali, spiega Dell’Osso, sono tre: la carenza di servizi specifici per la transizione, la netta separazione organizzativa tra neuropsichiatria infantile e psichiatria per adulti e i rigidi limiti d’età che interrompono la continuità assistenziale.

A peggiorare il quadro contribuisce anche la legge che, al compimento dei 18 anni, fa decadere il diritto all’assistenza nei servizi per minori.

«Non si diventa adulti all’improvviso, a 18 anni: servono percorsi di transizione strutturati, continui e personalizzati, che garantiscano presa in carico, accompagnamento e sostegno alle famiglie», conclude Guido Di Sciascio, segretario nazionale Sip.

29/10/2025

Meno di un cittadino europeo su due comprende davvero una notizia sulla salute. Un giovane su tre non distingue una fonte affidabile da una fake news. Sono alcuni dei dati della European Health Literacy Survey promossa dalla Commissione Europea. Da questa consapevolezza nasce “Le parole per dirlo”, il primo laboratorio organizzato da WHIN – Web Health Information Network: un momento di confronto e co-progettazione per ripensare come comunichiamo la salute.

L’iniziativa inaugura il Forum Permanente sulla Comunicazione Medico-Scientifica, un percorso pensato per far dialogare giornalisti, comunicatori, clinici, associazioni, istituzioni e aziende farmaceutiche sulle nuove sfide della divulgazione sanitaria.

28/10/2025

«Dagli italiani amore incondizionato per l’Ssn, ma troppe promesse deluse»
Nel nuovo episodio di ‘SoSsn’, Ketty Vaccaro (Censis) illustra il rapporto tra italiani e servizio sanitario. Pesano le difficoltà di accesso: liste d’attesa e diseguaglianze territoriali le criticità più sofferte.

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