08/08/2025
🇺🇸🇦🇲🇦🇿 La bandiera americana sul corridoio di Zangezur
Il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan e il Presidente azero Ilham Aliyev sono volati negli Stati Uniti, dove nei prossimi due giorni incontreranno Donald Trump. Yerevan intende rafforzare il partenariato strategico con gli Stati Uniti e firmare diversi accordi di collaborazione nel campo del nucleare e delle alte tecnologie.
Il vertice dei vertici riguarda però l'impegno che gli Stati Uniti hanno promesso per sviluppare il progetto “Incrocio di Pace” tra Armenia e dell’Azerbaigian.
Uno degli aspetti centrali del documento che Pashinyan e Aliyev dovrebbero firmare per mettere fine alla lunga crisi tra i due Paesi è la dichiarazione di volontà delle parti di aprire un corridoio di transito, che il tycoon sogna possa prendere il nome di “Ponte di Trump” e rappresentare un altro passo verso il Nobel.
Il corridoio in questione è l’infrastruttura stradale di circa 42 chilometri nella regione armena di Syunik.
Il cosiddetto "corridoio di Zangezur". Permetterebbe di completare una mega-via di collegamento da migliaia di chilometri che dal Mediterraneo porta all'Oriente attraversando l'Asia Centrale, bypassando la Russia e conferendo ulteriore leva ad una "superpotenza logistica" come la Turchia.
Questo corridoio, parte seppur vaga degli accordi di pace mediati dalla Russia al termine della seconda guerra del Nagorno-Karabakh, è troppo importante per non vedere la luce.
Dunque, l'Armenia, è stata messa nella condizione di accettarlo con le buone o con le cattive. Così, dal punto di vista politico, Pashinyan deve cercare di ottenere il massimo possibile così da evitare un tracollo totale. E per questo è importante che nel memorandum sia formalmente riconosciuta la sovranità e l’integrità territoriale dell’Armenia.
Una delle possibilità sarebbe quella di trasferire il controllo delle strade di Syunik ad una società americana ed affidare la sua sicurezza ad una PMC, una compagnia militare privata.
Ovviamente sempre made in Usa.
Un privato potrà così gestire il corridoio per 99 anni, con gli Stati Uniti come garanti del rispetto dell’accordo. L’Azerbaigian otterrà il diritto di transito libero, come richiesto inizialmente da Aliyev.
Gli Stati Uniti promettono di investire più di 4 miliardi di dollari nel corridoio e nelle infrastrutture limitrofe.
E tutti saranno felici.
Tutti tranne Iran e Russia.
Sebbene difatti il corridoio sarà utilizzato esclusivamente per scopi pacifici e commerciali, il transito di carichi militari statunitensi e NATO, nell’ambito della sicurezza regionale, sarà ovviamente permesso.
Di fatto, dietro la facciata della compagnia militare privata, in Armenia si sta creando un’infrastruttura NATO rivolta contro Iran e Russia. Accanto al “corridoio di Davide” e al “canale Ben Gurion”, Zangezur paralizza il sistema di trasporto iraniano bloccando il corridoio multimodale “Nord-Sud” tra Russia e Iran, e frena l’espansione dell’influenza cinese in Asia Centrale e Anteriore, assicurando agli Stati Uniti il controllo della linea di comunicazione Europa–Caucaso–Asia. La creazione di un’asse anti-russa nel Caucaso Meridionale, il blocco dei collegamenti tra Russia e Iran e l’esclusione del fattore russo dalle infrastrutture critiche della regione sono state anticipate da una progressiva campagna di allontanamento politico e diplomatico di Armenia e Azerbaigian dall'orbita di Mosca.
Questo piano, che dovrebbe riuscire seppur nel lungo periodo, sarebbe ben congeniato giacché metterebbe d'accordo sia democratici che repubblicani Usa, e restando in tal modo al riparo anche durante futuri avvicendati alla Casa Bianca.
Da par suo, Trump passerebbe alla storia come l'uomo che ha sancito la pace tra Armenia e Azerbaigian dopo oltre trent'anni.
La storia di questo lungo conflitto la racconto nel mio libro-reportage "Armenia cristiana e fiera".