D&C Communication

D&C Communication La D&C Communication vanta un’esperienza ultradecennale nella comunicazione, grazie a colla

Con profonda tristezza ci troviamo a scrivere queste righe: è venuta a mancare una collega, una vera e autentica voce de...
27/10/2025

Con profonda tristezza ci troviamo a scrivere queste righe: è venuta a mancare una collega, una vera e autentica voce del teatro e della comunicazione. Silvia Signorelli ha dedicato tutta la vita al suo lavoro, che ha amato con passione autentica fino all’ultimo giorno.

Chi fa l’ufficio stampa sa quanto questo mestiere possa essere complesso e silenzioso, quanta dedizione, lucidità, sensibilità servano e Silvia incarnava tutto questo con eleganza, intelligenza e una professionalità rara.

Ci stringiamo a chi l’ha conosciuta, amata, stimata — colleghi, artisti, amici, familiari.
Che il suo sorriso e la sua luce continuino a brillare, come facevano qui, in ogni progetto e in ogni storia che ha saputo far risplendere. 𝑁𝑖𝑐𝑜𝑙𝑒𝑡𝑡𝑎 e 𝐴𝑙𝑚𝑎

I funerali lunedì 27 ottobre alle 15, nella Chiesa di Santa Chiara a piazza dei Giochi Delfici. Sui social il cordoglio di attori che hanno avuro il privilegio di lavorare con lei, da Giampiero Ingrassia, a Giovanni Scifoni, a Benedicta Boccoli

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊🎥𝐷𝑈𝑆𝐸 𝑑𝑖 𝑃𝑖𝑒𝑡𝑟𝑜 𝑀𝑎𝑟𝑐𝑒𝑙𝑙𝑜𝐃𝐔𝐒𝐄 (𝟐𝟎𝟐𝟓)...
23/10/2025

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄

✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊

🎥𝐷𝑈𝑆𝐸 𝑑𝑖 𝑃𝑖𝑒𝑡𝑟𝑜 𝑀𝑎𝑟𝑐𝑒𝑙𝑙𝑜

𝐃𝐔𝐒𝐄 (𝟐𝟎𝟐𝟓). 𝐏𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐫𝐞𝐠𝐢𝐚 𝐚𝐩𝐩𝐚𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐏𝐢𝐞𝐭𝐫𝐨 𝐌𝐚𝐫𝐜𝐞𝐥𝐥𝐨, 𝐥𝐚 𝐝𝐢𝐯𝐢𝐧𝐚 𝐄𝐥𝐞𝐨𝐧𝐨𝐫𝐚 𝐃𝐮𝐬𝐞 (𝐕𝐚𝐥𝐞𝐫𝐢𝐚 𝐁𝐫𝐮𝐧𝐢 𝐓𝐞𝐝𝐞𝐬𝐜𝐡𝐢), “𝐥’𝐨𝐭𝐭𝐚𝐯𝐚 𝐦𝐞𝐫𝐚𝐯𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐨”, 𝐧𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐢 𝐚𝐧𝐧𝐢, 𝐧𝐞𝐛𝐛𝐢𝐞 𝐞 𝐯𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐚𝐥 𝐟𝐫𝐨𝐧𝐭𝐞 𝐧𝐞𝐥 𝟏𝟗𝟏𝟕 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐞𝐧𝐢𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐢 𝐬𝐨𝐥𝐝𝐚𝐭𝐢 𝐥𝐞 𝐦𝐮𝐥𝐭𝐢𝐩𝐥𝐞 𝐟𝐞𝐫𝐢𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐆𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐆𝐮𝐞𝐫𝐫𝐚. 𝐄 𝐩𝐨𝐢 𝐢𝐥 𝐅𝐚𝐬𝐜𝐢𝐬𝐦𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐯𝐚𝐧𝐳𝐚, 𝐌𝐮𝐬𝐬𝐨𝐥𝐢𝐧𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐢𝐥 𝐬𝐮𝐨 “𝐕𝐢𝐧𝐜𝐞𝐫𝐞 𝐞 𝐯𝐢𝐧𝐜𝐞𝐫𝐞𝐦𝐨”, 𝐝’𝐀𝐧𝐧𝐮𝐧𝐳𝐢𝐨, 𝐢𝐥 𝐬𝐮𝐨 𝐬𝐨𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐬𝐭𝐫𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐓𝐞𝐦𝐩𝐢𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐓𝐞𝐚𝐭𝐫𝐨, 𝐥𝐚 𝐓𝐁𝐂, 𝐥𝐚 𝐩𝐨𝐥𝐦𝐨𝐧𝐢𝐭𝐞 𝐞 𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐟𝐢𝐧𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐢𝐧𝐞, 𝐭𝐫𝐚 𝐦𝐨𝐫𝐭𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐧𝐜𝐨𝐦𝐛𝐞 𝐞 𝐝𝐢𝐬𝐞𝐠𝐧𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐟𝐢𝐧𝐢𝐬𝐜𝐨𝐧𝐨 𝐦𝐚𝐢, 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐥𝐨 𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚𝐜𝐨𝐥𝐨, “𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐢 𝐝𝐞𝐯𝐞 𝐦𝐚𝐢 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐫𝐨𝐦𝐩𝐞𝐫𝐞”.

Un ritratto romanzato della grande attrice nella sua struttura che anche nella vita gioca tra finzione e autenticità, una sorta di religione nell’arte di vivere in modo intenso, come le parole del dramma di Ibsen della “Donna del mare”, tra le ultime prove, dopo dieci anni di assenza dalle scene, come un testamento femminile, e non solo: “Libera… responsabile…”. Questo, nel trionfo commosso alla Fenice, è il punto più vibrato del film.
Sopra i protagonisti dell’epoca, come Matilde Serao, gli attori Memmo Benassi, Sarah Bernhardt, Ermete Zacconi dal vigoroso verismo, ecco d’Annunzio (Fausto Russo Alesi) che “aleggia” sorvolando i cieli e permanendo con il suo fantasma, ma non appare in questo film il traditore crudele né lei dolente: lei è fondamentalmente inafferrabile.
Una lettura insolita che fornisce soprattutto l’indipendenza e la trasfigurazione nei teatri e nel teatro della vita, di questa donna che tossisce e dialoga, tossisce e recita, tossisce e si proietta infinitamente verso progetti e, inconsapevolmente, verso l’immortalità.
Disegnati la sua perplessità verso il cinema (recitò in un solo film, “Cenere”, 1916), la sua dualità tra il teatro classico e l’avanguardia che avanza -le due anime del Novecento- e perciò la fiducia verso le sperimentazioni di un giovane drammaturgo fischiato al debutto del suo “Ecuba delle trincee”, l’attaccamento all’assistente Desirée che ingenera gelosia nella figlia Enrichetta, una competizione intrecciata comunque al perpetuo patire di questa per quell’assenza materna non solo e non tanto fisica, quanto intima, perché la Duse è sempre lontana, la Duse non è mai nel qui e ora, la Duse è sempre oltre.
Buona, a tratti esemplare, l’interpretazione, un po’ forzato il cameo di Giordano Bruno Guerri attendente di d’Annunzio. Il film è spesso teatrale, il che non guasta, non guastano la solennità, l’appropriata lentezza, forse è un po’ eccessiva la lunghezza (122’), questo sì, un montaggio più coraggioso verso le ridondanze gli avrebbe giovato. Ma si fa seguire senza noia anche per l’uso di diverse cineprese che movimentano la visione lanciando verso realismo crudo e mistero onirico. Sempre energizzato dalle Musiche consonanti di Marco Messina, Sacha Ricci, Fabrizio Elvetico, e da quelle di repertorio non tra le più consuete.

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊🎥𝑍𝑉𝐴𝑁𝐼̀ - 𝐼𝐿 𝑅𝑂𝑀𝐴𝑁𝑍𝑂 𝐹𝐴𝑀𝐼𝐺𝐿𝐼𝐴𝑅𝐸 𝐷𝐼 ...
10/10/2025

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄

✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊

🎥𝑍𝑉𝐴𝑁𝐼̀ - 𝐼𝐿 𝑅𝑂𝑀𝐴𝑁𝑍𝑂 𝐹𝐴𝑀𝐼𝐺𝐿𝐼𝐴𝑅𝐸 𝐷𝐼 𝐺𝐼𝑂𝑉𝐴𝑁𝑁𝐼 𝑃𝐴𝑆𝐶𝑂𝐿𝐼 𝑑𝑖 𝐺𝑖𝑢𝑠𝑒𝑝𝑝𝑒 𝑃𝑖𝑐𝑐𝑖𝑜𝑛𝑖

𝐙𝐕𝐀𝐍𝐈̀ - 𝐈𝐋 𝐑𝐎𝐌𝐀𝐍𝐙𝐎 𝐅𝐀𝐌𝐈𝐆𝐋𝐈𝐀𝐑𝐄 𝐃𝐈 𝐆𝐈𝐎𝐕𝐀𝐍𝐍𝐈 𝐏𝐀𝐒𝐂𝐎𝐋𝐈- (𝟐𝟎𝟐𝟓). 𝐃𝐢 𝐆𝐢𝐮𝐬𝐞𝐩𝐩𝐞 𝐏𝐢𝐜𝐜𝐢𝐨𝐧𝐢. 𝐒𝐜𝐞𝐧𝐞𝐠𝐠𝐢𝐚𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐒𝐚𝐧𝐝𝐫𝐨 𝐏𝐞𝐭𝐫𝐚𝐠𝐥𝐢𝐚. 𝐋𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐆𝐢𝐨𝐯𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐏𝐚𝐬𝐜𝐨𝐥𝐢 𝐬𝐨𝐩𝐫𝐚𝐧𝐧𝐨𝐦𝐢𝐧𝐚𝐭𝐨 𝐙𝐯𝐚𝐧𝐢̀ 𝐢𝐧 𝐝𝐢𝐚𝐥𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐫𝐨𝐦𝐚𝐠𝐧𝐨𝐥𝐨, 𝐜𝐨𝐧 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐫𝐢𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐨 𝐚𝐥 𝐫𝐚𝐩𝐩𝐨𝐫𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐞 𝐬𝐨𝐫𝐞𝐥𝐥𝐞. 𝐅𝐞𝐝𝐞𝐥𝐞, 𝐝𝐢𝐠𝐧𝐢𝐭𝐨𝐬𝐚 𝐞 𝐠𝐫𝐚𝐝𝐞𝐯𝐨𝐥𝐞 𝐦𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐝𝐞𝐥 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐢𝐧𝐜𝐢𝐬𝐢𝐯𝐚 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐬𝐭𝐫𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐨𝐬𝐬𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐨𝐞𝐭𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐥’𝐮𝐜𝐜𝐢𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐚𝐝𝐫𝐞 𝐦𝐚𝐢 𝐜𝐡𝐢𝐚𝐫𝐢𝐭𝐚 𝐧𝐨𝐧𝐨𝐬𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐥𝐞 𝐬𝐮𝐞 𝐬𝐭𝐫𝐞𝐧𝐮𝐞 𝐚𝐜𝐜𝐨𝐫𝐚𝐭𝐞 𝐢𝐧𝐝𝐚𝐠𝐢𝐧𝐢 (“𝐮𝐧 𝐭𝐚𝐫𝐥𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐠𝐥𝐢 𝐦𝐚𝐧𝐠𝐢𝐚 𝐢𝐥 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞”), 𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐢𝐦𝐛𝐢𝐨𝐬𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐞 𝐬𝐨𝐫𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐢𝐧 𝐢𝐧𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐚𝐥𝐥𝐮𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐢𝐜𝐚𝐭𝐢 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐦𝐨𝐫𝐛𝐨𝐬𝐢 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐨 𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐬𝐜𝐢.

Giovanni Pascoli (Federico Cesari) non si sposò mai né si conoscono importanti relazioni sentimentali. Questo aspetto della sua vita è dominante nel film che inizia con il treno che nel 1912 trasporta la sua bara da Bologna a Castelvecchio, salutato con commozione dal popolo e dalle Autorità. Voci fuori campo, come quella della sorella Mariù (Benedetta Porcaroli) e di un’allieva del Pascoli, che corona nel viaggio un amore iniziato anni prima con un altro allievo (storia nella storia a nostro avviso un po’ posticcia, abbastanza inutile), raccontano le vicende. Il matrimonio dell’altra sorella Ida (Liliana Bottone) è vissuto dal poeta come un tradimento. La coabitazione con loro, sostenuta anche da sensi di colpa per averle trascurate quando era studente, precocemente orfani di entrambi i genitori, e dal tentativo di non distruggere “il nido” rimasto dai tanti lutti e altri dolori dopo l’assassinio del padre, diventa il suo bisogno e la sua prigione, subito e sempre più malinconico, scontroso, scontento, bevitore, “a guardar tutti gli altri vivere”.
Molte altre vicende costellano il focus. L’incontro con Cacciaguerra principale sospettato omicida del padre (intenso cameo di Riccardo Scamarcio), l’adesione al socialismo, “sempre vicino agli ultimi”, l’incontro con Andrea Costa, l’arresto per questioni politiche, gli studi di Filologia, la protezione del severo Maestro Giosuè Carducci, i Premi, la laurea e gli insegnamenti al Liceo e all’Università, i trasferimenti vissuti come “esilio”, l’ammirazione sconfinata di d‘Annunzio (non ricambiata dal Pascoli) che ne loda “i miracolosi endecasillabi” e che afferma “da Petrarca non avremo un poeta più grande di lui”, l’amicizia imperitura con il poeta e critico letterario Severino Ferrari, le cure e la tenerezza della zia Rita, sorta di madre putativa (Sandra Ceccarelli), la presenza, al funerale, di Emma (Margherita Buy bravissima ogni volta che esce da se stessa) moglie del famoso pittore Vittorio Corcos, donna di grande finezza cultura e spirito, legata al Pascoli in un epistolario fatto di grande ammirazione e affetto reciproci, (“gentile ignota” e simili sono gli attacchi). Ma è come se la volontà di dipingere in primo luogo l’intimo travaglio della relazione fraterna, facesse apparire come accessori tutti questi altri aspetti, sebbene la frequente recita dei versi della “Cavalla storna” e di altre celebri poesie di sottofondo, insieme con abbondante commento musicale, riportino senz’altro alla essenza e alla statura di un poeta, ancorché sommo latinista, che la critica, a parte la stroncatura di Benedetto Croce, considera ai vertici della nostra Storia della Letteratura.
I numerosi 𝑓𝑟𝑒𝑒𝑧𝑒 dei personaggi rendono questi passaggi piuttosto artificiosi, così come eccessivo, quantunque con una sua bellezza ed efficacia, è il ripetersi di ruote e rotaie tra i vapori mentre la salma compie il suo viaggio di ritorno a casa, fino all’arrivo, con l’omaggio sentito della folla nella Marcia Funebre di Chopin, che appare la sequenza più riuscita del film.

👉 𝐄𝐜𝐜𝐞𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚𝐧𝐚 𝐥𝐚 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞̀ 𝐬𝐥𝐢𝐭𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐚 𝐯𝐞𝐧𝐞𝐫𝐝𝐢̀.
A partire dai prossimi appuntamenti tornerà, come di consueto, il giovedì.

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊🎥𝐸𝐿𝐼𝑆𝐴 𝑑𝑖 𝐿𝑒𝑜𝑛𝑎𝑟𝑑𝑜 𝐷𝑖 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑧𝑜𝐄𝐋𝐈𝐒𝐀...
25/09/2025

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄

✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊

🎥𝐸𝐿𝐼𝑆𝐴 𝑑𝑖 𝐿𝑒𝑜𝑛𝑎𝑟𝑑𝑜 𝐷𝑖 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑧𝑜

𝐄𝐋𝐈𝐒𝐀 (𝟐𝟎𝟐𝟓). 𝐃𝐢 𝐋𝐞𝐨𝐧𝐚𝐫𝐝𝐨 𝐃𝐢 𝐂𝐨𝐬𝐭𝐚𝐧𝐳𝐨. 𝐔𝐧𝐚 𝐭𝐫𝐞𝐧𝐭𝐚𝐜𝐢𝐧𝐪𝐮𝐞𝐧𝐧𝐞 (𝐁𝐚𝐫𝐛𝐚𝐫𝐚 𝐑𝐨𝐧𝐜𝐡𝐢) 𝐬𝐜𝐨𝐧𝐭𝐚 𝐢𝐧 𝐮𝐧 𝐢𝐬𝐭𝐢𝐭𝐮𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐫𝐞𝐜𝐥𝐮𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐚𝐧𝐧𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐥’𝐨𝐦𝐢𝐜𝐢𝐝𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐫𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐞 𝐢𝐥 𝐭𝐞𝐧𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐨𝐦𝐢𝐜𝐢𝐝𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐝𝐫𝐞. 𝐔𝐧𝐚 𝐦𝐚𝐥𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐥 𝐥𝐨𝐛𝐨 𝐟𝐫𝐨𝐧𝐭𝐚𝐥𝐞 𝐞 𝐢𝐥 𝐭𝐫𝐚𝐮𝐦𝐚 𝐩𝐨𝐭𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞𝐫𝐨 𝐬𝐨𝐬𝐭𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞 𝐥’𝐚𝐦𝐧𝐞𝐬𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐞𝐯𝐞𝐧𝐭𝐨. 𝐋’𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐮𝐧 𝐜𝐫𝐢𝐦𝐢𝐧𝐨𝐥𝐨𝐠𝐨 𝐥𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢𝐫𝐚̀ 𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐬𝐭𝐫𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐟𝐚𝐭𝐭𝐢 𝐞 𝐮𝐧 𝐜𝐚𝐦𝐦𝐢𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐜𝐢𝐥𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐢𝐨𝐫𝐞 𝐦𝐞𝐧𝐭𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐝𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚 (𝐕𝐚𝐥𝐞𝐫𝐢𝐚 𝐆𝐨𝐥𝐢𝐧𝐨) 𝐜𝐡𝐢𝐞𝐝𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐨 𝐬𝐭𝐮𝐝𝐢𝐨𝐬𝐨 𝐬𝐞 𝐥’𝐚𝐭𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐫𝐞𝐧𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐫𝐞𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐨𝐟𝐟𝐞𝐧𝐝𝐚 𝐢 𝐦𝐨𝐫𝐭𝐢 𝐚𝐦𝐦𝐚𝐳𝐳𝐚𝐭𝐢 𝐞 𝐥𝐞 𝐥𝐨𝐫𝐨 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐞. 𝐀𝐯𝐫𝐚̀ 𝐮𝐧𝐚 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐨𝐬𝐭𝐚?

L’istituto si trova su una boscosa montagna innevata. Elisa è qui da 10 anni dopo un primo periodo in ospedale psichiatrico, i suoi crimini furono effettuati con estrema violenza, qui fa servizio di barista e canta nel coro. Mutacica, isolata, fredda e tormentata, insonne. Va a trovarla di continuo solo suo padre.
Arriva un criminologo universitario per una ricerca sulle detenute. Elisa aderisce al progetto. Iniziano sedute dall’andamento incalzante, tra sollievo, angosce e resistenze. L’amnesia, il dubbio se veramente abbia potuto commettere i misfatti, sono superati dal recupero graduale della memoria consentito dall’empatia del dottore, pronto ad interrogare anche se stesso sulle motivazioni alla sua scelta professionale, e pronto a penetrare più profondamente nelle proprie altre realtà interiori, sollecitato dalle domande che Elisa e la madre di un ragazzo ucciso da una gang gli pongono senza iniziali risposte. Un finale intelligente rimanda al confronto dell’animo umano con il Male, singolare e collettivo, dall’omicidio privato ai morti nelle guerriglie e nelle guerre.
Nel percorso emergono antichi problemi nella famiglia della ragazza: una madre rifiutante fino alla fine, che le diceva che non desiderava la sua nascita, le proiezioni dei genitori molto attenti all’approvazione esterna, che la volevano perfetta tra acquiescenza rabbia e paura, e volevano che continuasse a vent’anni l’attività nella falegnameria di famiglia, il fallimento dell’azienda sentito come fallimento generale di se stessa, la complicata circolazione dei fatti e risentimenti con sorella e fratello, le bugie e la Bugia catastrofica, il crollo, molto non detto intuito e comunque devastante, e altri ricordi che affiorano portando non alla giustificazione ma alla comprensione di gesti dei quali è difficile che l’autore trovi prima di tutto in se stesso la possibilità di perdono.
Condotto con molta incisività nella scelta dei suoni/rumori e nelle immagini del luogo solitario unanime spezzato dal rosso sangue delle divise, e dei volti attraverso i quali gli interpreti offrono una prova di bravura, la pregevole opera caratterizzata da sedute psicologiche continue, è scritta dallo stesso regista con notevole perizia e con gli echi degli studi di Adolfo Ceretti e Lorenzo Natali, e di altri fatti di cronaca che riguardano le vite spezzate di tutti i coinvolti.

Su YOUTUBE è ora possibile vedere questo bellissimo cortometraggio di Alessandro Soetje su Amore e Alzheimer.Con Elisabe...
24/09/2025

Su YOUTUBE è ora possibile vedere questo bellissimo cortometraggio di Alessandro Soetje su Amore e Alzheimer.
Con Elisabetta de Palo e Massimo Foschi.

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊🎥100 𝐿𝐼𝑇𝑅𝐼 𝐷𝐼 𝐵𝐼𝑅𝑅𝐴 𝑑𝑖 𝑇𝑒𝑒𝑚𝑢 𝑁𝑖𝑘𝑘𝑖𝟏...
11/09/2025

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄

✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊

🎥100 𝐿𝐼𝑇𝑅𝐼 𝐷𝐼 𝐵𝐼𝑅𝑅𝐴 𝑑𝑖 𝑇𝑒𝑒𝑚𝑢 𝑁𝑖𝑘𝑘𝑖

𝟏𝟎𝟎 𝐋𝐈𝐓𝐑𝐈 𝐃𝐈 𝐁𝐈𝐑𝐑𝐀 (𝟐𝟎𝟐𝟒). 𝐔𝐦𝐨𝐫𝐢𝐬𝐦𝐨 𝐧𝐞𝐫𝐨 𝐝𝐚𝐥𝐥’𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐢𝐧𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐚𝐜𝐜𝐨𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐝𝐮𝐞 𝐬𝐨𝐫𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐝𝐮𝐭𝐭𝐫𝐢𝐜𝐢 𝐝𝐢 𝐬𝐚𝐭𝐡𝐢, 𝐥𝐚 𝐜𝐚𝐫𝐚𝐭𝐭𝐞𝐫𝐢𝐬𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐛𝐢𝐫𝐫𝐚 𝐟𝐢𝐧𝐥𝐚𝐧𝐝𝐞𝐬𝐞, 𝐞 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐭𝐞𝐫𝐳𝐚 𝐬𝐨𝐫𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐦𝐞𝐬𝐬𝐚 𝐬𝐩𝐨𝐬𝐚. 𝐒𝐨𝐧𝐨 𝐟𝐢𝐠𝐥𝐢𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐝𝐮𝐭𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐌𝐚𝐞𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐛𝐢𝐫𝐫𝐚𝐢𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐞̀ 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐀𝐧𝐭𝐚𝐛𝐮𝐬𝐞, 𝐢𝐧 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐢𝐧𝐮𝐚 𝐫𝐢𝐯𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐮𝐢, 𝐞 𝐢𝐧 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐢𝐧𝐮𝐚 𝐬𝐛𝐫𝐨𝐧𝐳𝐚 𝐬𝐨𝐬𝐭𝐞𝐧𝐮𝐭𝐚 𝐝𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐞𝐬𝐬𝐢 𝐬𝐞𝐧𝐬𝐢 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐚 𝐝𝐚 𝐝𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢𝐜𝐚𝐫𝐞, 𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐨𝐩𝐨𝐥𝐚𝐧𝐨 𝐢𝐧𝐜𝐮𝐛𝐢 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐫𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐟𝐢𝐧𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐚𝐟𝐟𝐫𝐨𝐧𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚𝐥 𝐫𝐞𝐠𝐢𝐬𝐭𝐚/𝐬𝐜𝐞𝐧𝐞𝐠𝐠𝐢𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐓𝐞𝐞𝐦𝐮 𝐍𝐢𝐤𝐤𝐢 𝐢𝐧 𝐦𝐚𝐧𝐢𝐞𝐫𝐚 𝐞𝐧𝐜𝐨𝐦𝐢𝐚𝐛𝐢𝐥𝐞.

Incalcolabili le disavventure picaresche delle due sorelle alcoliste bellicose per procurare in pochi giorni la birra necessaria al matrimonio della terza sorella, sobria, con un moncherino per gamba ma che ha trovato l’amore felice con un pittore rinomato e gentile. Loro due non sono felici né serene, vite allo sbando gravate da una esperienza di colpa enorme che né l’alcool né le cure, arteterapia compresa, possono risolvere fino al confronto finale che apre a cammini trasformativi. La più brutta e ubriacona risolve varie faccende con la violenza. La meno brutta e meno grave regge la propria difesa lamentando di continuo accorata che non bisogna “mancare di rispetto”.
Vediamo i passaggi e i segreti della lavorazione di birra come rituali sacri che ricordano la produzione antica della teriaca. Vediamo i voti che assegnano all’assaggio che diventa bevuta smisurata. E con tanti guai si ride riflettendo. Imbrogli, furti, ricatti, naufragi, ogni volta perdendo il bottino perché se lo scolano interamente o a causa di altri sinistri che marcano l’andamento di un giallo.
Il tutto tra porcili sporcizia ubiquitaria mostruosità ributtanti dove la campagna verde scandinava, il lago calmo celestiale e il sentiero dei destini che apre e chiude l’opera li trascendono insieme con certo tragos delle parole e del non detto, e con le musiche di vario genere, indovinatissime, che danno a questo film/estetica/del brutto una specie di bellezza di sicuro potere.

🌞 𝐅𝐄𝐑𝐈𝐄 𝐃’𝐀𝐆𝐎𝐒𝐓𝐎 🌞C’è chi va in vacanza per staccare e chi per attaccare.C’è chi legge romanzi, chi litiga sulla politic...
04/08/2025

🌞 𝐅𝐄𝐑𝐈𝐄 𝐃’𝐀𝐆𝐎𝐒𝐓𝐎 🌞

C’è chi va in vacanza per staccare e chi per attaccare.
C’è chi legge romanzi, chi litiga sulla politica sotto l’ombrellone, chi si rilassa e chi proprio non ce la fa.

Ce lo ha insegnato 𝑃𝑎𝑜𝑙𝑜 𝑉𝑖𝑟𝑧𝑖̀ nel suo indimenticabile affresco italiano:
le ferie non sono solo un luogo, ma uno stato sociale, culturale, emotivo.

🎬 Noi ci prendiamo una pausa, portandoci dietro il nostro amore per il cinema, la comunicazione e le storie che uniscono, anche quando dividono.

📆 Ci rivediamo a settembre, con nuove recensioni, progetti e qualche spunto in più raccolto tra una granita e un film cult.

🎞️ Buone vacanze a tutti,
da Nicoletta e Alma

02/08/2025

a Tu x Tu · Episode

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊🎥𝐼𝑁𝐶𝐴𝑁𝑇𝑂 𝑑𝑖 𝑃𝑖𝑒𝑟 𝑃𝑎𝑜𝑙𝑜 𝑃𝑎𝑔𝑎𝑛𝑒𝑙𝑙𝑖𝐈𝐍𝐂...
31/07/2025

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄

✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊

🎥𝐼𝑁𝐶𝐴𝑁𝑇𝑂 𝑑𝑖 𝑃𝑖𝑒𝑟 𝑃𝑎𝑜𝑙𝑜 𝑃𝑎𝑔𝑎𝑛𝑒𝑙𝑙𝑖

𝐈𝐍𝐂𝐀𝐍𝐓𝐎 (𝟐𝟎𝟐𝟓). 𝐃𝐢 𝐏𝐢𝐞𝐫 𝐏𝐚𝐨𝐥𝐨 𝐏𝐚𝐠𝐚𝐧𝐞𝐥𝐥𝐢. 𝐔𝐧𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐟𝐚𝐯𝐨𝐥𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐛𝐚𝐦𝐛𝐢𝐧𝐢 𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐢. 𝐔𝐧 𝐠𝐚𝐫𝐛𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐞. 𝐑𝐚𝐜𝐜𝐨𝐧𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐛𝐚𝐦𝐛𝐢𝐧𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐜𝐚𝐩𝐩𝐚 𝐝𝐚 𝐮𝐧 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐞𝐠𝐢𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐮𝐧𝐚 𝐝𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 𝐜𝐚𝐭𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐞 𝐚𝐯𝐢𝐝𝐚 𝐦𝐚 – 𝐚𝐭𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 - 𝐜𝐨𝐧 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐢𝐜𝐚𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 𝐬𝐮𝐥 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐨 (𝐕𝐢𝐭𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐏𝐮𝐜𝐜𝐢𝐧𝐢, 𝐫𝐮𝐨𝐥𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐞𝐢 𝐢𝐧𝐬𝐨𝐥𝐢𝐭𝐨), 𝐜𝐡𝐞 𝐞𝐫𝐚 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐥𝐚 𝐠𝐨𝐯𝐞𝐫𝐧𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐚𝐝𝐫𝐞 𝐯𝐞𝐝𝐨𝐯𝐨 𝐞 𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐦𝐨𝐫𝐭𝐨 𝐝𝐚 𝐩𝐨𝐜𝐨. 𝐓𝐫𝐨𝐯𝐚 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐢𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐚𝐫𝐜𝐨 𝐮𝐧 𝐜𝐢𝐫𝐜𝐨 𝐦𝐚𝐠𝐢𝐜𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐮𝐧𝐚 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐯𝐚𝐫𝐢𝐞𝐠𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐢𝐦𝐩𝐚𝐫𝐚 𝐞 𝐢𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚 𝐥𝐞 𝐫𝐞𝐠𝐨𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐛𝐞𝐧𝐞 𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐛𝐞𝐥𝐥𝐨. 𝐀𝐩𝐩𝐮𝐧𝐭𝐨, 𝐢𝐧𝐜𝐚𝐧𝐭𝐞𝐯𝐨𝐥𝐞.

Un cast di parecchi ottimi attori. Coprotagonista Giorgio Panariello, tenerissimo, paterno direttore del circo che conduce alla prudenza e al coraggio la piccola orfana. Tanti circensi con tratti di personalità e simboli che partecipano alla costruzione della sua identità, relazionalità e felicità. Il bene e il male, il buono e il cattivo, le prove, gli aiuti per il superamento, il messaggio della Speranza e del valore della immaginazione, molto adatto in un attuale mondo smarrito alla ricerca di senso (domanda ormai centrale anche nei pazienti in psicoanalisi), hanno la struttura della favola classica con una morale. Ma la sveltezza del ritmo, la comicità, un certo impercettibile suggerimento alla riflessione rendono gradevole per tutti questo gentile film.
Una fotografia pallida che evoca l’immateriale è un pregio, assieme agli altri elementi tecnici, effetti speciali compresi, all’attenzione a dettagli e sfumature, all’agile entrare e uscire tra realtà e fantasia, che formano un’opera di livello.
Il regista, che è anche sceneggiatore e attore, è al suo primo lungometraggio, proviene dal documentario e dal corto. Bravo.

‼𝐏𝐀𝐔𝐒𝐀 𝐄𝐒𝐓𝐈𝐕𝐀: la rubrica CINEMA E PSIKE sospende le sue pubblicazioni per la consueta pausa estiva. Riprenderanno regolarmente a partire da 𝐠𝐢𝐨𝐯𝐞𝐝𝐢̀ 𝟏𝟏 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞. Grazie a tutti!

31/07/2025

Leggi su Sky TG24 l'articolo È morto Enrico Lucherini, il press agent delle star: aveva 93 anni

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊🎥𝑇𝐻𝐸 𝐵𝑅𝑈𝑇𝐴𝐿𝐼𝑆𝑇 𝑑𝑖 𝐵𝑟𝑎𝑑𝑦 𝐶𝑜𝑟𝑏𝑒𝑡𝐓𝐇𝐄 𝐁...
13/02/2025

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄

✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊

🎥𝑇𝐻𝐸 𝐵𝑅𝑈𝑇𝐴𝐿𝐼𝑆𝑇 𝑑𝑖 𝐵𝑟𝑎𝑑𝑦 𝐶𝑜𝑟𝑏𝑒𝑡

𝐓𝐇𝐄 𝐁𝐑𝐔𝐓𝐀𝐋𝐈𝐒𝐓 (𝟐𝟎𝟐𝟒). 𝐆𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐟𝐢𝐥𝐦 𝐝𝐞𝐥 𝐭𝐚𝐥𝐞𝐧𝐭𝐮𝐨𝐬𝐨 𝐭𝐫𝐞𝐧𝐭𝐚𝐬𝐞𝐢𝐞𝐧𝐧𝐞 𝐁𝐫𝐚𝐝𝐲 𝐂𝐨𝐫𝐛𝐞𝐭, “𝐢𝐧 𝐦𝐞𝐦𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐒𝐜𝐨𝐭𝐭 𝐖𝐚𝐥𝐤𝐞𝐫”: 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐯𝐚𝐭𝐚, 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐒𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐩𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐀𝐫𝐭𝐞, 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐚𝐫𝐜𝐡𝐢𝐭𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐞𝐛𝐫𝐞𝐨 𝐮𝐧𝐠𝐡𝐞𝐫𝐞𝐬𝐞 (𝐮𝐧 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐨𝐭𝐭𝐢𝐦𝐨 𝐀𝐝𝐫𝐢𝐞𝐧 𝐁𝐫𝐨𝐝𝐲) 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐒𝐜𝐮𝐨𝐥𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐁𝐚𝐮𝐡𝐚𝐮𝐬, 𝐬𝐜𝐚𝐦𝐩𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐥𝐥’𝐎𝐥𝐨𝐜𝐚𝐮𝐬𝐭𝐨, 𝐜𝐡𝐞 𝐚 𝐠𝐮𝐞𝐫𝐫𝐚 𝐟𝐢𝐧𝐢𝐭𝐚 𝐞𝐬𝐩𝐚𝐭𝐫𝐢𝐚 𝐢𝐧 𝐀𝐦𝐞𝐫𝐢𝐜𝐚 𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐧𝐭𝐚 𝐞𝐬𝐩𝐨𝐧𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐁𝐫𝐮𝐭𝐚𝐥𝐢𝐬𝐦𝐨, 𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐫𝐫𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐞𝐥𝐢𝐦𝐢𝐧𝐚 𝐝𝐚𝐥𝐥’𝐀𝐫𝐜𝐡𝐢𝐭𝐞𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐞 𝐝𝐚𝐥𝐥’𝐈𝐧𝐭𝐞𝐫𝐢𝐨𝐫 𝐃𝐞𝐬𝐢𝐠𝐧 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐬𝐨𝐯𝐫𝐚𝐬𝐭𝐫𝐮𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚, 𝐬𝐢𝐦𝐛𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐞𝐦𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐬𝐮𝐨𝐢 𝐥𝐚𝐠𝐞𝐫 𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐧𝐞𝐜𝐞𝐬𝐬𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐚𝐫𝐫𝐢𝐯𝐚𝐫𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐟𝐨𝐧𝐝𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐧𝐚𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐚.

Un architetto immaginario a simbolo di tanti e di tante cose: il dolore, le umiliazioni nella seconda guerra mondiale, l’arrivo in America respingente emarginante e poi osannante, accogliente e corrotta, la corrispondenza con la moglie devota, giornalista di Affari Esteri, che si ammalerà di osteoporosi ma in verità “per la tua assenza” prima di ricongiungersi in America per le leggi benigne di Truman, la miseria, la vergogna, il senso dell’esilio e la nostalgia, l’alleanza con gli altri ultimi, gli oppiacei lenitivi di una sofferenza implacabile del corpo e dell’anima, mentre le Nazioni Unite firmano la Risoluzione per il riconoscimento dello Stato d’Israele.
All’arrivo la Statua della Libertà è inquadrata alla rovescia. Anche i titoli di coda appaiono in obliquo: la libertà è ambigua, la vita è ambigua, l’arte è ambigua per definizione ricordava anche Goethe. Queste sospensioni, sorprese belle e brutte scorrono in un film che (avvertimento!) dura 3 ore e 35 minuti. Ne avrei visti tranquillamente anche 4 e 20’ come “C’era una volta in America” tanto è avvincente la trama esplicita e tutto il non detto, un monumento del Cinema, come quello che l’architetto costruisce a Filadelfia, un immenso Centro di aggregazione polivalente su commissione di un miliardario spregiudicato (bravissimo Guy Pearce) che si ricorda del racconto di “una biblioteca infinita” ed è in memoria di sua madre. È il primum movens per l’architetto, che lo porterà alla gloria ma anche a nuove delusioni sulla natura umana.
Il film è suddiviso in tre tempi: L’enigma dell’arrivo, Il nocciolo duro della bellezza, Epilogo.
Alcune inquadrature splendono come quadri, per esempio come la “colazione sull’erba”. Splendono anche le cave di Carrara in immagini dalla grandiosità emozionante perché in marmo, materiale pregiato, sarà solo quell’altare dove la luce dal lucernario formerà una croce a simbolo universale, tra i labirinti in cemento armato, pareti, pilastri, gettate e acciaio, tutto a vista, tutti i materiali portanti delle costruzioni, senza orpelli, senza decorazioni, senza retorica, senza Tempo, senza niente. “Non indicano nulla. Semplicemente sono”. Questa è l’estetica del Brutalismo.
Ma la Carrara del “sacro” sarà anche incubo e rivelazione. Splende l’Italia anche con Venezia dove nel 1980 le sue opere di fama ormai internazionale sono esposte quando è vecchio e paralitico, e quando i sopravvissuti possono raccontare di lui, far conoscere al mondo, tutto lo strazio e la resistenza e le giuste affermazioni di una lunga vita tormentata dai fatti, dalla passione, dal genio.
Sceneggiatura asciutta, stratificata, penetrante, lentezze epiche e tensione unanime fino alla fine. Lingue originali inglese, ungherese, yiddish, italiano, con alcuni sottotitoli.
Accolto con ovazione di 12’ a Venezia dove ha vinto il Leone d’Argento per la regia, THE BRUTALIST ha fatto incetta di Premi, tra i quali i tre più importanti Golden Globe (film, regia, miglior attore protagonista). Candidato a 10 Oscar, gliene auguriamo: 10.

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊🎥𝐿'𝐴𝐵𝐵𝐴𝐺𝐿𝐼𝑂 𝑑𝑖 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡𝑜 𝐴𝑛𝑑𝑜̀𝐋’𝐀𝐁𝐁𝐀𝐆...
30/01/2025

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄

✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊

🎥𝐿'𝐴𝐵𝐵𝐴𝐺𝐿𝐼𝑂 𝑑𝑖 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡𝑜 𝐴𝑛𝑑𝑜̀

𝐋’𝐀𝐁𝐁𝐀𝐆𝐋𝐈𝐎 (𝟐𝟎𝟐𝟓). 𝐁𝐢𝐬 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐚𝐥𝐞𝐫𝐦𝐢𝐭𝐚𝐧𝐨 𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐀𝐧𝐝𝐨̀ (𝐝𝐨𝐩𝐨 𝐢𝐥 𝐝𝐞𝐥𝐢𝐳𝐢𝐨𝐬𝐨 “𝐋𝐚 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐧𝐞𝐳𝐳𝐚”) 𝐜𝐨𝐧 𝐢𝐥 𝐭𝐫𝐢𝐬 𝐓𝐨𝐧𝐢 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐢𝐥𝐥𝐨, 𝐅𝐢𝐜𝐚𝐫𝐫𝐚 𝐞 𝐏𝐢𝐜𝐨𝐧𝐞. 𝐆𝐚𝐫𝐢𝐛𝐚𝐥𝐝𝐢 “𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐢𝐥 𝐌𝐞𝐬𝐬𝐢𝐚” (𝐢𝐥 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐓𝐨𝐦𝐦𝐚𝐬𝐨 𝐑𝐚𝐠𝐧𝐨), 𝐝𝐮𝐞 𝐠𝐢𝐮𝐛𝐛𝐞 𝐫𝐨𝐬𝐬𝐞 𝐭𝐫𝐚 𝐢 𝐌𝐢𝐥𝐥𝐞 𝐢𝐧 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐚 𝐐𝐮𝐚𝐫𝐭𝐨, 𝐞 𝐥𝐚 𝐟𝐚𝐦𝐨𝐬𝐚 𝐜𝐨𝐥𝐨𝐧𝐧𝐚 𝐎𝐫𝐬𝐢𝐧𝐢 𝐧𝐞𝐥 𝐦𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝟏𝟖𝟔𝟎. 𝐏𝐞𝐫 𝐥’𝐔𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝’𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 “𝐬𝐨𝐭𝐭𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐚 𝐛𝐚𝐧𝐝𝐢𝐞𝐫𝐚”. 𝐏𝐞𝐫 𝐥𝐚 “𝐩𝐨𝐯𝐞𝐫𝐚 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚”…

La grande Storia con Crispi, Bixio e altri eroi e naturalmente il nemico, s’intreccia al racconto tragicomico di varie individualità. In particolare due poveracci “cacasotto”, un impostore e baro (Picone) e un claudicante (Ficarra) per una bastonata infertagli dal padrone quando era bambino, che sogna di andare a sposare la fidanzata dopo tanti anni. Disertano a Marsala dalla “gloriosa spedizione”. Avventure e soprattutto disavventure come una duplice Odissea mentre Garibaldi ordina il folle diversivo al tenente colonnello Orsini idealista ex ufficiale borbonico che crede in un futuro migliore, che crede nella “dolcezza, umiltà e coraggio” dei Siciliani: i Borboni devono pensare tutt’altro rispetto alla reale avanzata verso Palermo, che in lontananza miraggia, come bellezza irreale a simbolo di un sogno.

È la celebre pagina di Storia che consente un buon esito ma che continua a far interrogare su quanto il meridione la volesse questa liberazione dai cosiddetti nemici Borboni per mettersi sotto i Savoia al grido ripetuto ed esaltato di “Viva il Re!”.

Così, senza parere, tra una battuta e una commozione, tra morti e feriti, eroismi e vigliaccherie, con un finale divertente e saggio e un pochino imprevedibile sul primo piano decisivo di Servillo nel 1880, il grandangolo ti mostra i limiti del reale e anche quelli degli idealismi.

Bella fotografia sui mari notturni tempestosi con scialuppe e velieri, dolci campagne, dure montagne, epici campi di battaglia come nei vecchi film, e conventi scostumati, con la giovane suora monella (Giulia Andò, figlia del regista).

Nella vaga eco de “La grande guerra”, e della perpetua sicilianitudine gattopardesca sulle ombre di “un mondo che sta sparendo”, lucido, piuttosto lungo ma veloce e incisivo, con sottolineature musicali appropriate, senza farci mancare naturalmente l’emozione del “Va, pensiero”, secondo noi il miglior film in giro.

Indirizzo

Rome

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando D&C Communication pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta L'azienda

Invia un messaggio a D&C Communication:

Condividi