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🌞 𝐅𝐄𝐑𝐈𝐄 𝐃’𝐀𝐆𝐎𝐒𝐓𝐎 🌞C’è chi va in vacanza per staccare e chi per attaccare.C’è chi legge romanzi, chi litiga sulla politic...
04/08/2025

🌞 𝐅𝐄𝐑𝐈𝐄 𝐃’𝐀𝐆𝐎𝐒𝐓𝐎 🌞

C’è chi va in vacanza per staccare e chi per attaccare.
C’è chi legge romanzi, chi litiga sulla politica sotto l’ombrellone, chi si rilassa e chi proprio non ce la fa.

Ce lo ha insegnato 𝑃𝑎𝑜𝑙𝑜 𝑉𝑖𝑟𝑧𝑖̀ nel suo indimenticabile affresco italiano:
le ferie non sono solo un luogo, ma uno stato sociale, culturale, emotivo.

🎬 Noi ci prendiamo una pausa, portandoci dietro il nostro amore per il cinema, la comunicazione e le storie che uniscono, anche quando dividono.

📆 Ci rivediamo a settembre, con nuove recensioni, progetti e qualche spunto in più raccolto tra una granita e un film cult.

🎞️ Buone vacanze a tutti,
da Nicoletta e Alma

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊🎥𝐼𝑁𝐶𝐴𝑁𝑇𝑂 𝑑𝑖 𝑃𝑖𝑒𝑟 𝑃𝑎𝑜𝑙𝑜 𝑃𝑎𝑔𝑎𝑛𝑒𝑙𝑙𝑖𝐈𝐍𝐂...
31/07/2025

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄

✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊

🎥𝐼𝑁𝐶𝐴𝑁𝑇𝑂 𝑑𝑖 𝑃𝑖𝑒𝑟 𝑃𝑎𝑜𝑙𝑜 𝑃𝑎𝑔𝑎𝑛𝑒𝑙𝑙𝑖

𝐈𝐍𝐂𝐀𝐍𝐓𝐎 (𝟐𝟎𝟐𝟓). 𝐃𝐢 𝐏𝐢𝐞𝐫 𝐏𝐚𝐨𝐥𝐨 𝐏𝐚𝐠𝐚𝐧𝐞𝐥𝐥𝐢. 𝐔𝐧𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐟𝐚𝐯𝐨𝐥𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐛𝐚𝐦𝐛𝐢𝐧𝐢 𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐢. 𝐔𝐧 𝐠𝐚𝐫𝐛𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐞. 𝐑𝐚𝐜𝐜𝐨𝐧𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐛𝐚𝐦𝐛𝐢𝐧𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐜𝐚𝐩𝐩𝐚 𝐝𝐚 𝐮𝐧 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐞𝐠𝐢𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐮𝐧𝐚 𝐝𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 𝐜𝐚𝐭𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐞 𝐚𝐯𝐢𝐝𝐚 𝐦𝐚 – 𝐚𝐭𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 - 𝐜𝐨𝐧 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐢𝐜𝐚𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 𝐬𝐮𝐥 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐨 (𝐕𝐢𝐭𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐏𝐮𝐜𝐜𝐢𝐧𝐢, 𝐫𝐮𝐨𝐥𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐞𝐢 𝐢𝐧𝐬𝐨𝐥𝐢𝐭𝐨), 𝐜𝐡𝐞 𝐞𝐫𝐚 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐥𝐚 𝐠𝐨𝐯𝐞𝐫𝐧𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐚𝐝𝐫𝐞 𝐯𝐞𝐝𝐨𝐯𝐨 𝐞 𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐦𝐨𝐫𝐭𝐨 𝐝𝐚 𝐩𝐨𝐜𝐨. 𝐓𝐫𝐨𝐯𝐚 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐢𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐚𝐫𝐜𝐨 𝐮𝐧 𝐜𝐢𝐫𝐜𝐨 𝐦𝐚𝐠𝐢𝐜𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐮𝐧𝐚 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐯𝐚𝐫𝐢𝐞𝐠𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐢𝐦𝐩𝐚𝐫𝐚 𝐞 𝐢𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚 𝐥𝐞 𝐫𝐞𝐠𝐨𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐛𝐞𝐧𝐞 𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐛𝐞𝐥𝐥𝐨. 𝐀𝐩𝐩𝐮𝐧𝐭𝐨, 𝐢𝐧𝐜𝐚𝐧𝐭𝐞𝐯𝐨𝐥𝐞.

Un cast di parecchi ottimi attori. Coprotagonista Giorgio Panariello, tenerissimo, paterno direttore del circo che conduce alla prudenza e al coraggio la piccola orfana. Tanti circensi con tratti di personalità e simboli che partecipano alla costruzione della sua identità, relazionalità e felicità. Il bene e il male, il buono e il cattivo, le prove, gli aiuti per il superamento, il messaggio della Speranza e del valore della immaginazione, molto adatto in un attuale mondo smarrito alla ricerca di senso (domanda ormai centrale anche nei pazienti in psicoanalisi), hanno la struttura della favola classica con una morale. Ma la sveltezza del ritmo, la comicità, un certo impercettibile suggerimento alla riflessione rendono gradevole per tutti questo gentile film.
Una fotografia pallida che evoca l’immateriale è un pregio, assieme agli altri elementi tecnici, effetti speciali compresi, all’attenzione a dettagli e sfumature, all’agile entrare e uscire tra realtà e fantasia, che formano un’opera di livello.
Il regista, che è anche sceneggiatore e attore, è al suo primo lungometraggio, proviene dal documentario e dal corto. Bravo.

‼𝐏𝐀𝐔𝐒𝐀 𝐄𝐒𝐓𝐈𝐕𝐀: la rubrica CINEMA E PSIKE sospende le sue pubblicazioni per la consueta pausa estiva. Riprenderanno regolarmente a partire da 𝐠𝐢𝐨𝐯𝐞𝐝𝐢̀ 𝟏𝟏 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞. Grazie a tutti!

31/07/2025

Leggi su Sky TG24 l'articolo È morto Enrico Lucherini, il press agent delle star: aveva 93 anni

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊🎥𝐹𝐼𝑁𝑂 𝐴𝐿𝐿𝐸 𝑀𝑂𝑁𝑇𝐴𝐺𝑁𝐸 𝑑𝑖 𝑆𝑜𝑝ℎ𝑖𝑒 𝐷𝑒𝑟𝑎𝑠...
17/07/2025

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄

✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊

🎥𝐹𝐼𝑁𝑂 𝐴𝐿𝐿𝐸 𝑀𝑂𝑁𝑇𝐴𝐺𝑁𝐸 𝑑𝑖 𝑆𝑜𝑝ℎ𝑖𝑒 𝐷𝑒𝑟𝑎𝑠𝑝𝑒

𝐅𝐈𝐍𝐎 𝐀𝐋𝐋𝐄 𝐌𝐎𝐍𝐓𝐀𝐆𝐍𝐄 (𝟐𝟎𝟐𝟒). 𝐃𝐚𝐥 𝐥𝐢𝐛𝐫𝐨 𝐚𝐮𝐭𝐨𝐛𝐢𝐨𝐠𝐫𝐚𝐟𝐢𝐜𝐨 𝐝𝐢 𝐌𝐚𝐭𝐡𝐲𝐚𝐬 𝐋𝐞𝐟𝐞𝐛𝐮𝐫𝐞, 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐢𝐧𝐬𝐨𝐥𝐢𝐭𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐯𝐞𝐫𝐚 𝐝𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐚 𝐝𝐚 𝐒𝐨𝐩𝐡𝐢𝐞 𝐃𝐞𝐫𝐚𝐬𝐩𝐞. 𝐔𝐧 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐝𝐚𝐥 𝐭𝐚𝐥𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐭𝐭𝐨𝐫𝐢𝐨 𝐥𝐚𝐬𝐜𝐢𝐚 𝐢𝐥 𝐐𝐮𝐞́𝐛𝐞𝐜, 𝐩𝐚𝐞𝐬𝐞 𝐝𝐢 𝐨𝐫𝐢𝐠𝐢𝐧𝐞, 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐟𝐞𝐫𝐢𝐫𝐬𝐢 𝐢𝐧 𝐏𝐫𝐨𝐯𝐞𝐧𝐳𝐚. 𝐕𝐮𝐨𝐥𝐞 𝐟𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐩𝐚𝐬𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐞 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐯𝐞𝐫𝐧𝐞 𝐮𝐧’𝐨𝐩𝐞𝐫𝐚 “𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐟𝐨𝐫𝐬𝐞 𝐥’𝐚𝐦𝐛𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐚𝐫𝐥𝐚”. 𝐍𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐭𝐫𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢𝐞 𝐝𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐨𝐯𝐢𝐥𝐢 𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐭𝐫𝐚𝐧𝐬𝐮𝐦𝐚𝐧𝐳𝐚, 𝐧𝐞𝐢 𝐩𝐚𝐞𝐬𝐢 𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐥𝐚 𝐟𝐨𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐥𝐮𝐭𝐚 𝐟𝐞𝐬𝐭𝐨𝐬𝐚 𝐢𝐥 𝐥𝐨𝐫𝐨 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐦𝐞𝐭𝐞 𝐬𝐨𝐥𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢𝐞, 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐢 𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐢 𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐧𝐭𝐢, 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐝’𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞.

Sembra davvero strano, eppure un ragazzo è riuscito a realizzare il sogno di molti, abbandonare le catene della routine, della burocrazia, e di altre convenzioni. Una volta arrivato nel nuovo mondo dei pastori che lo incoraggiano o lo demotivano, resta in contatto tramite lettere stupende con la funzionaria che lo aveva assistito nelle pratiche necessarie. Su di lei comincia a intessere fantasie romantiche.
Verso la mezz’ora del film, si vede lei che lo raggiunge, e le fantasie diventano realtà. Anche se sulle prime le dice della loro corrispondenza: “Era quello il viaggio. Non serviva ve**re qui”. Ma poi urlano insieme nel vento: “Montagna, ci vuoi sposare?”, e si rispondono “Sì”.
Mathyas conosce pastori triviali, pastori violenti, pastori pazzi, pastori rigidi che si fanno chiamare “maestri” e pastori gentili che chiamano le pecore “fanciulle”. Si allena alla fatica, capisce l’organizzazione del gregge “come un po’ in sociologia”, la tenerezza degli agnellini e l’esistenza e le metafore dei lupi, conosce tutti i giochi politici e sociali che stanno dietro a questo mondo, conosce la maestà della natura e il suo volto terribile, impara le regole del lavoro ma anche i disastri imprevisti. Ma continua, resiste, e al cospetto della grandiosità della montagna, del sole e della tempesta, e nella comunione con il gregge e con la sua donna, il Senso della Vita diventa la pura bellezza di una scelta, la serenità, ma anche la sfida e la spinta creativa. Lo sradicamento diventa la felicità di un’appartenenza profondamente autentica. Il desiderio di solitudine diventa capacità di condivisione e di prendersi cura.
La Musica accompagna la gamma delle emozioni, tutto si svolge con la lenta armonia e i tumulti di un racconto epico che finisce per sembrarti semplice e normale. È la perizia della scrittura che sfronda dal clamoroso e dall’onnipotente lasciando ai fatti anche duri un delicato costante tono poetico e certa ineffabile trascendenza, come un baleno dell’indimenticato “Picnic ad Hanging Rock”.
Da non perdere.

12/07/2025

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10/07/2025
𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊🎥𝑇𝐻𝐸 𝐵𝑅𝑈𝑇𝐴𝐿𝐼𝑆𝑇 𝑑𝑖 𝐵𝑟𝑎𝑑𝑦 𝐶𝑜𝑟𝑏𝑒𝑡𝐓𝐇𝐄 𝐁...
13/02/2025

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄

✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊

🎥𝑇𝐻𝐸 𝐵𝑅𝑈𝑇𝐴𝐿𝐼𝑆𝑇 𝑑𝑖 𝐵𝑟𝑎𝑑𝑦 𝐶𝑜𝑟𝑏𝑒𝑡

𝐓𝐇𝐄 𝐁𝐑𝐔𝐓𝐀𝐋𝐈𝐒𝐓 (𝟐𝟎𝟐𝟒). 𝐆𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐟𝐢𝐥𝐦 𝐝𝐞𝐥 𝐭𝐚𝐥𝐞𝐧𝐭𝐮𝐨𝐬𝐨 𝐭𝐫𝐞𝐧𝐭𝐚𝐬𝐞𝐢𝐞𝐧𝐧𝐞 𝐁𝐫𝐚𝐝𝐲 𝐂𝐨𝐫𝐛𝐞𝐭, “𝐢𝐧 𝐦𝐞𝐦𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐒𝐜𝐨𝐭𝐭 𝐖𝐚𝐥𝐤𝐞𝐫”: 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐯𝐚𝐭𝐚, 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐒𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐩𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐀𝐫𝐭𝐞, 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐚𝐫𝐜𝐡𝐢𝐭𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐞𝐛𝐫𝐞𝐨 𝐮𝐧𝐠𝐡𝐞𝐫𝐞𝐬𝐞 (𝐮𝐧 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐨𝐭𝐭𝐢𝐦𝐨 𝐀𝐝𝐫𝐢𝐞𝐧 𝐁𝐫𝐨𝐝𝐲) 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐒𝐜𝐮𝐨𝐥𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐁𝐚𝐮𝐡𝐚𝐮𝐬, 𝐬𝐜𝐚𝐦𝐩𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐥𝐥’𝐎𝐥𝐨𝐜𝐚𝐮𝐬𝐭𝐨, 𝐜𝐡𝐞 𝐚 𝐠𝐮𝐞𝐫𝐫𝐚 𝐟𝐢𝐧𝐢𝐭𝐚 𝐞𝐬𝐩𝐚𝐭𝐫𝐢𝐚 𝐢𝐧 𝐀𝐦𝐞𝐫𝐢𝐜𝐚 𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐧𝐭𝐚 𝐞𝐬𝐩𝐨𝐧𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐁𝐫𝐮𝐭𝐚𝐥𝐢𝐬𝐦𝐨, 𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐫𝐫𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐞𝐥𝐢𝐦𝐢𝐧𝐚 𝐝𝐚𝐥𝐥’𝐀𝐫𝐜𝐡𝐢𝐭𝐞𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐞 𝐝𝐚𝐥𝐥’𝐈𝐧𝐭𝐞𝐫𝐢𝐨𝐫 𝐃𝐞𝐬𝐢𝐠𝐧 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐬𝐨𝐯𝐫𝐚𝐬𝐭𝐫𝐮𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚, 𝐬𝐢𝐦𝐛𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐞𝐦𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐬𝐮𝐨𝐢 𝐥𝐚𝐠𝐞𝐫 𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐧𝐞𝐜𝐞𝐬𝐬𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐚𝐫𝐫𝐢𝐯𝐚𝐫𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐟𝐨𝐧𝐝𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐧𝐚𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐚.

Un architetto immaginario a simbolo di tanti e di tante cose: il dolore, le umiliazioni nella seconda guerra mondiale, l’arrivo in America respingente emarginante e poi osannante, accogliente e corrotta, la corrispondenza con la moglie devota, giornalista di Affari Esteri, che si ammalerà di osteoporosi ma in verità “per la tua assenza” prima di ricongiungersi in America per le leggi benigne di Truman, la miseria, la vergogna, il senso dell’esilio e la nostalgia, l’alleanza con gli altri ultimi, gli oppiacei lenitivi di una sofferenza implacabile del corpo e dell’anima, mentre le Nazioni Unite firmano la Risoluzione per il riconoscimento dello Stato d’Israele.
All’arrivo la Statua della Libertà è inquadrata alla rovescia. Anche i titoli di coda appaiono in obliquo: la libertà è ambigua, la vita è ambigua, l’arte è ambigua per definizione ricordava anche Goethe. Queste sospensioni, sorprese belle e brutte scorrono in un film che (avvertimento!) dura 3 ore e 35 minuti. Ne avrei visti tranquillamente anche 4 e 20’ come “C’era una volta in America” tanto è avvincente la trama esplicita e tutto il non detto, un monumento del Cinema, come quello che l’architetto costruisce a Filadelfia, un immenso Centro di aggregazione polivalente su commissione di un miliardario spregiudicato (bravissimo Guy Pearce) che si ricorda del racconto di “una biblioteca infinita” ed è in memoria di sua madre. È il primum movens per l’architetto, che lo porterà alla gloria ma anche a nuove delusioni sulla natura umana.
Il film è suddiviso in tre tempi: L’enigma dell’arrivo, Il nocciolo duro della bellezza, Epilogo.
Alcune inquadrature splendono come quadri, per esempio come la “colazione sull’erba”. Splendono anche le cave di Carrara in immagini dalla grandiosità emozionante perché in marmo, materiale pregiato, sarà solo quell’altare dove la luce dal lucernario formerà una croce a simbolo universale, tra i labirinti in cemento armato, pareti, pilastri, gettate e acciaio, tutto a vista, tutti i materiali portanti delle costruzioni, senza orpelli, senza decorazioni, senza retorica, senza Tempo, senza niente. “Non indicano nulla. Semplicemente sono”. Questa è l’estetica del Brutalismo.
Ma la Carrara del “sacro” sarà anche incubo e rivelazione. Splende l’Italia anche con Venezia dove nel 1980 le sue opere di fama ormai internazionale sono esposte quando è vecchio e paralitico, e quando i sopravvissuti possono raccontare di lui, far conoscere al mondo, tutto lo strazio e la resistenza e le giuste affermazioni di una lunga vita tormentata dai fatti, dalla passione, dal genio.
Sceneggiatura asciutta, stratificata, penetrante, lentezze epiche e tensione unanime fino alla fine. Lingue originali inglese, ungherese, yiddish, italiano, con alcuni sottotitoli.
Accolto con ovazione di 12’ a Venezia dove ha vinto il Leone d’Argento per la regia, THE BRUTALIST ha fatto incetta di Premi, tra i quali i tre più importanti Golden Globe (film, regia, miglior attore protagonista). Candidato a 10 Oscar, gliene auguriamo: 10.

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊🎥𝐿'𝐴𝐵𝐵𝐴𝐺𝐿𝐼𝑂 𝑑𝑖 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡𝑜 𝐴𝑛𝑑𝑜̀𝐋’𝐀𝐁𝐁𝐀𝐆...
30/01/2025

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄

✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊

🎥𝐿'𝐴𝐵𝐵𝐴𝐺𝐿𝐼𝑂 𝑑𝑖 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡𝑜 𝐴𝑛𝑑𝑜̀

𝐋’𝐀𝐁𝐁𝐀𝐆𝐋𝐈𝐎 (𝟐𝟎𝟐𝟓). 𝐁𝐢𝐬 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐚𝐥𝐞𝐫𝐦𝐢𝐭𝐚𝐧𝐨 𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐀𝐧𝐝𝐨̀ (𝐝𝐨𝐩𝐨 𝐢𝐥 𝐝𝐞𝐥𝐢𝐳𝐢𝐨𝐬𝐨 “𝐋𝐚 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐧𝐞𝐳𝐳𝐚”) 𝐜𝐨𝐧 𝐢𝐥 𝐭𝐫𝐢𝐬 𝐓𝐨𝐧𝐢 𝐒𝐞𝐫𝐯𝐢𝐥𝐥𝐨, 𝐅𝐢𝐜𝐚𝐫𝐫𝐚 𝐞 𝐏𝐢𝐜𝐨𝐧𝐞. 𝐆𝐚𝐫𝐢𝐛𝐚𝐥𝐝𝐢 “𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐢𝐥 𝐌𝐞𝐬𝐬𝐢𝐚” (𝐢𝐥 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐓𝐨𝐦𝐦𝐚𝐬𝐨 𝐑𝐚𝐠𝐧𝐨), 𝐝𝐮𝐞 𝐠𝐢𝐮𝐛𝐛𝐞 𝐫𝐨𝐬𝐬𝐞 𝐭𝐫𝐚 𝐢 𝐌𝐢𝐥𝐥𝐞 𝐢𝐧 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐚 𝐐𝐮𝐚𝐫𝐭𝐨, 𝐞 𝐥𝐚 𝐟𝐚𝐦𝐨𝐬𝐚 𝐜𝐨𝐥𝐨𝐧𝐧𝐚 𝐎𝐫𝐬𝐢𝐧𝐢 𝐧𝐞𝐥 𝐦𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝟏𝟖𝟔𝟎. 𝐏𝐞𝐫 𝐥’𝐔𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝’𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 “𝐬𝐨𝐭𝐭𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐚 𝐛𝐚𝐧𝐝𝐢𝐞𝐫𝐚”. 𝐏𝐞𝐫 𝐥𝐚 “𝐩𝐨𝐯𝐞𝐫𝐚 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚”…

La grande Storia con Crispi, Bixio e altri eroi e naturalmente il nemico, s’intreccia al racconto tragicomico di varie individualità. In particolare due poveracci “cacasotto”, un impostore e baro (Picone) e un claudicante (Ficarra) per una bastonata infertagli dal padrone quando era bambino, che sogna di andare a sposare la fidanzata dopo tanti anni. Disertano a Marsala dalla “gloriosa spedizione”. Avventure e soprattutto disavventure come una duplice Odissea mentre Garibaldi ordina il f***e diversivo al tenente colonnello Orsini idealista ex ufficiale borbonico che crede in un futuro migliore, che crede nella “dolcezza, umiltà e coraggio” dei Siciliani: i Borboni devono pensare tutt’altro rispetto alla reale avanzata verso Palermo, che in lontananza miraggia, come bellezza irreale a simbolo di un sogno.

È la celebre pagina di Storia che consente un buon esito ma che continua a far interrogare su quanto il meridione la volesse questa liberazione dai cosiddetti nemici Borboni per mettersi sotto i Savoia al grido ripetuto ed esaltato di “Viva il Re!”.

Così, senza parere, tra una battuta e una commozione, tra morti e feriti, eroismi e vigliaccherie, con un finale divertente e saggio e un pochino imprevedibile sul primo piano decisivo di Servillo nel 1880, il grandangolo ti mostra i limiti del reale e anche quelli degli idealismi.

Bella fotografia sui mari notturni tempestosi con scialuppe e velieri, dolci campagne, dure montagne, epici campi di battaglia come nei vecchi film, e conventi scostumati, con la giovane suora monella (Giulia Andò, figlia del regista).

Nella vaga eco de “La grande guerra”, e della perpetua sicilianitudine gattopardesca sulle ombre di “un mondo che sta sparendo”, lucido, piuttosto lungo ma veloce e incisivo, con sottolineature musicali appropriate, senza farci mancare naturalmente l’emozione del “Va, pensiero”, secondo noi il miglior film in giro.

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊🎥𝐶𝑂𝑁𝐶𝐿𝐴𝑉𝐸 𝑑𝑖 𝐸𝑑𝑤𝑎𝑟𝑑 𝐵𝑒𝑟𝑔𝑒𝑟𝐂𝐨𝐧𝐜𝐥𝐚𝐯𝐞 ...
16/01/2025

𝐂𝐈𝐍𝐄𝐌𝐀 𝐄 𝐏𝐒𝐈𝐊𝐄

✍️𝑹𝒖𝒃𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒂 𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒄𝒄𝒂𝒏𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒆' 𝑭𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒊

🎥𝐶𝑂𝑁𝐶𝐿𝐴𝑉𝐸 𝑑𝑖 𝐸𝑑𝑤𝑎𝑟𝑑 𝐵𝑒𝑟𝑔𝑒𝑟

𝐂𝐨𝐧𝐜𝐥𝐚𝐯𝐞 (𝟐𝟎𝟐𝟒). 𝐃𝐢 𝐄𝐝𝐰𝐚𝐫𝐝 𝐁𝐞𝐫𝐠𝐞𝐫, 𝐝𝐚𝐥 𝐫𝐨𝐦𝐚𝐧𝐳𝐨 𝐝𝐢 𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭 𝐇𝐚𝐫𝐫𝐢𝐬. 𝐃𝐞𝐟𝐢𝐧𝐢𝐭𝐨 𝐭𝐡𝐫𝐢𝐥𝐥𝐞𝐫. 𝐂'𝐞̀ 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐞𝐫𝐭𝐚 𝐭𝐞𝐧𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐦𝐚 𝐟𝐨𝐫𝐬𝐞 𝐥'𝐢𝐧𝐪𝐮𝐚𝐝𝐫𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐢𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐧𝐝𝐮𝐫𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐢𝐧 𝐞𝐪𝐮𝐢𝐯𝐨𝐜𝐢. 𝐏𝐢𝐮𝐭𝐭𝐨𝐬𝐭𝐨 𝐅𝐚𝐧𝐭𝐚𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚, 𝐟𝐚𝐧𝐭𝐚𝐩𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢𝐜𝐚. 𝐒𝐢 𝐭𝐫𝐚𝐭𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐂𝐨𝐧𝐜𝐥𝐚𝐯𝐞 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐚 𝐞𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐬𝐮𝐜𝐜𝐞𝐬𝐬𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐜𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐏𝐚𝐩𝐚 𝐆𝐫𝐞𝐠𝐨𝐫𝐢𝐨 𝐗𝐕𝐈𝐈 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐝𝐨𝐫𝐚𝐯𝐚 𝐥𝐞 𝐥𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐭𝐚𝐫𝐭𝐚𝐫𝐮𝐠𝐡𝐞.

Molto claustrofobico, molto buio attorno a bianchi ombrelli innocenti, ai rossi incisivi dei cardinali e dei tappeti, nella Ca****la Sistina e nei porticati del Vaticano.
Sono riuniti tra varie fumate nere e un via vai di suore da cui "si pretende l'invisibilità", energiche (Isabella Rossellini) o fragili, le eminenze provenienti da tutto il mondo capitanate dal decano (Ralph Fiennes) probo, umano, in piena crisi religiosa.
Altri temi ormai molto noti e standardizzati (la corruzione, gli scandali, i complotti, i pettegolezzi, la fede e i dubbi, l'avanzata dei cardinali neri, le ambizioni travestite -anche inconsciamente - da umiltà, i segreti e gli intrighi politici della Chiesa, l'ala tradizionalista reazionaria - Sergio Castellitto -, quella liberale progressista - Stanley Tucci -), si sviluppano in dialoghi asciutti (Golden Globe per la Sceneggiatura a Peter Straughan) affidando a fatti puntiformi, a una gestualità dalla potenza epica e a dominanti primi piani, l'intreccio tra i conflitti personali e quelli istituzionali. Tanto noti che Avve**re parla di una "involontaria parodia...".
Il commento musicale, ora inquieto ora duro ora solenne, aggiunge un contributo non secondario alla qualità di un'opera senz'altro ben confezionata.
Ecco che esplode anche un colpo di teatro sulla identità di un cardinale messicano nominato dal Papa prima di morire, missionario su molti fronti di guerra, che risolve in un messaggio di monito, di apertura e di pace, tanto nobile quanto ovvio, un finale che è specchio dei cambiamenti dei tempi. Verità inconfutabile. Che manca tuttavia di sottigliezza.

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Rome

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