
30/08/2025
Pisellonio d'Ucraina
Esistono Paesi vivi e attivi, governati da gente seria, ed esistono Paesi decadenti, gestiti da autentiche rovine politiche. Quando Mario Draghi, da premier non eletto (si dice così, ma non è che gli eletti siano poi sempre migliori, anzi spesso si equivalgono), ci offriva l’opportunità di scegliere tra il condizionatore e la pace, ci sarebbe dovuta essere una sollevazione generale. Non dico del popolo, ma di quei settori dello Stato che avrebbero dovuto scontrarsi con gli altri gruppi dello stesso i quali avevano assecondato la sua discesa in campo, consentendo un tale scempio nazionale.
Non si può oggi presentare come una mente illuminata un individuo che, dopo aver detto simili sciocchezze e aver sostenuto che con le sanzioni la Russia sarebbe crollata, ora pure sbugiardato dagli eventi, ci impartisce la lezioncina sull’Europa che non conta nulla. Zelensky, il buffone, è lo specchio delle classi dirigenti che lo sostengono. Del resto, non potrebbe essere diversamente, a un pagliaccio che si esibisce corrisponde sempre un intero circo che lo contiene.
È chiaro che Putin (o, meglio, i russi di cui è rappresentante) non potranno mai trattare con un comico criminale da strapazzo e con i suoi agenti stranieri. A questo punto l’unica soluzione per uscire dall’impasse è la rimozione di Zelensky e l’individuazione di un altro Presidente, con cui si possa trattare facendosi qualche concessione reciproca, che non sarà mai proporzionata, così che tutti possano salvare la faccia. È la storia che lo insegna. Chi perde ed esce dalla guerra cede qualcosa e riceve in cambio la fine delle ostilità, almeno quelle più evidenti. I russi sanno che non devono umiliare i Paesi, i governi cambiano, le situazioni pure, e un domani occorrerà ristabilire rapporti meno tesi con quelli che verranno. Certo non si preoccupano di non umiliare gli attuali leader europei, che presto passeranno alla storia delle barzellette e che hanno già fatto abbastanza per squalificarsi da soli.
Non vedo altra soluzione a questa guerra. L’Ucraina, al di là di eventuali mutilazioni territoriali (che non sarebbero la fine del mondo poiché la cartina geografica europea ha da secoli confini mobili e cangianti), non può che tornare a far parte dell’orbita russa, e gli europei con i loro padroni americani dovranno farsene una ragione, come è stato per decenni in passato. Prima Zelensky e il suo entourage escono di scena e prima ci si potrà sedere a un tavolo con delle soluzioni realistiche, che in tempi di subbuglio come i nostri saranno in ogni caso temporanee. Dopodomani potranno accadere cose ancora più gravi, ma ci sarà tempo per affrontarle.
La caduta dei burattini non sarà indolore per i burattinai che finora hanno presentato Pisellonio d'Ucraina come l’eroe europeo. Ma, sparito il buffone di corte, anche i capi dell’Ue e i governi che lo hanno foraggiato saranno costretti, per dignità, a un passo indietro. Fatto fuori il pagliaccio, via anche i pagliacci e mezzo.
Questo si rende necessario anche per alzare il livello della nostra scena politica, perché se il mondo ribolle non ci si può affidare né a un tecnico dei condizionatori né ad armaioli incapaci persino di farsi i conti quando partono in guerra col c**o degli altri.