
24/07/2025
Quante volte, presi dalla fretta e dalle mille distrazioni della vita quotidiana, ci capita di gridare un "no" da un'altra stanza, senza nemmeno renderci conto dell'impatto che questo può avere sui nostri bambini. Per loro, quella voce lontana non è solo un ordine, ma un messaggio che può essere facilmente frainteso. Il "no" gridato da lontano può sembrare un comando brusco, un rifiuto senza spiegazioni, un gesto di distrazione più che di attenzione.
Ma cosa succede quando, invece di gridare un "no" da lontano, ci prendiamo il tempo di connetterci con nostro figlio? Quando ci abbassiamo alla sua altezza, lo guardiamo davvero negli occhi e gli tocchiamo delicatamente il braccio o prendiamo la sua mano? In quel momento, la nostra presenza parla chiaro prima ancora che pronunciamo una parola. Il nostro sguardo, il nostro tocco gentile, dicono: "Sono qui con te. Ti vedo. Ti rispetto."
Questo semplice atto di connessione crea un ponte tra noi e nostro figlio.
È quando un bambino si sente veramente visto e rispettato che è pronto ad ascoltare e a comprendere ciò che abbiamo bisogno di comunicargli.
La nostra presenza fisica, il nostro sguardo, il nostro tocco gentile: queste sono le fondamenta su cui si costruiscono una comunicazione efficace e una vera comprensione.
Quando ci connettiamo con nostro figlio in questo modo, non solo gli stiamo insegnando a comunicare in modo efficace, ma stiamo anche costruendo una relazione più profonda e più significativa. Stiamo mostrando loro che li vediamo, che li ascoltiamo e che li rispettiamo e questo è il fondamento di una relazione sana e felice.
Quindi, la prossima volta che nostro figlio farà qualcosa che non va, invece di gridare un "no" da lontano, prendiamoci il tempo di connetterci con lui. Abbassiamoci alla sua altezza, guardiamolo negli occhi e tocchiamolo delicatamente. Solo allora potremo comunicare in modo efficace e costruire una relazione più forte e più significativa.
dei figli