04/12/2024
C’è un neo nella Rai sovranista, un errore, un incidente di percorso nell’operazione di demolizione controllata del Servizio pubblico.
Quel neo ha un nome e un cognome: Vincenzo Schettini, il professore che ha trasformato la Fisica da materia di studio a intrattenimento puro, senza perdere nulla della sua serietà e del suo rigore, anzi rendendola accessibile - e soprattutto comprensibile - a milioni di persone.
Schettini ha appena portato in tv un programma che si chiama “La fisica dell’amore”: un’immersione nella scienza in cui anche attraverso la fisica e gli esperimenti il prof. ha l’ambizione di spiegare chi siamo noi, raccontare le nostre paure e le nostre fragilità, la nostra bellezza, con quella sua capacità innata di far passare attraverso momenti leggeri temi necessari come il bullismo, il body-shaming, la performatività tossica.
“La fisica dell’amore” non è la semplice trasposizione televisiva di una pagina Instagram di successo, è un format fresco e innovativo. È empatia. È Cultura.
È un pezzo di Servizio Pubblico nel deserto di una Rai spolpata dall’interno. E il successo della prima puntata, con ascolti addirittura superiori a Porta a Porta (spiaze!) è lì a testimoniarlo.
Unica stonatura, forse, la collocazione oraria, in seconda, quasi terza serata, per un programma che dovrebbero vedere soprattutto ragazzi e studenti.
Un programma così merita la prima serata.
Ma su quello il buon Schettini non ha colpe.
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