
25/09/2025
- La Sonata della Foresta dagli Strumenti Nascosti
Si narra che in un tempo non lontano, ma celato agli occhi dei superbi, un fanciullo di nome Albertino andasse per i boschi insieme ai suoi compagni. Essi correvano tra i tronchi come cerbiatti lieti, e ridevano a ogni passo, ma il cuore d’Albertino era preso da una dolce cura: egli voleva rallegrare i suoi amici con segni di bellezza.
Allora prese l’argilla che la terra offriva, umida e tenera, e con mani pure ne plasmò figure d’uccellini. Li fece con tale arte che parevano vivi, poiché gli occhi brillavano, le ali erano disposte al moto, e il becco sembrava pronto al canto. Gli amici guardavano e ridevano, dicendo: “Albertino, i tuoi uccelli non voleranno mai, perché fatti sono di fango e polvere”. E il riso di scherno punse il cuore innocente del fanciullo.
Ma Albertino, che non conosceva orgoglio bensì speranza, trasse dal suo grembo un flauto rosso, che teneva caro come dono del cielo. E cominciò a soffiare in esso una melodia che non veniva da lui soltanto, ma dalle fronde stesse della foresta. Gli alberi ondeggiavano, le foglie frusciavano come corde di cetra, e il vento portava la musica oltre i sentieri.
Ed ecco che avvenne cosa mirabile: gli uccellini di argilla cominciarono a tremare, a muovere le ali, e dal loro becco uscì un cinguettio soave. Con un balzo si sollevarono in aria e presero a volare tra i rami, cantando e girando lietamente come vere creature.
I fanciulli, vedendo il prodigio, si spaventarono e si nascosero dietro i tronchi, temendo fosse incanto o sogno. Ma Albertino restava sereno, perché aveva compreso che la musica non è cosa vana: essa è spirito che anima ciò che è inerte, soffio invisibile che accende l’anima e la colora.
E come dice il sapiente, “La musica è simile al vento: non la vedi, non la tocchi, e nondimeno ti scuote e ti innalza”. Così Albertino conobbe che il canto, quando è puro, viene dall’alto e all’alto riconduce.
Perciò da quel giorno i suoi amici non lo derisero più, ma custodirono la memoria del miracolo. E ancora oggi, chi entra nel bosco e vi tende l’orecchio, può udire la sonata degli strumenti nascosti, ove le foglie, gli uccelli e il flauto invisibile del cielo compongono un unico canto, che non si perde mai.
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