09/09/2025
Io amo i Supertramp.
Li amo perché con *School* hanno messo in musica l’angoscia e la ribellione di intere generazioni, con quell’armonica che ti trafigge l’anima.
Li amo perché *Dreamer* riesce a farti tornare bambino e a ricordarti che sognare è un obbligo, non un lusso.
Li amo perché *Crime of the Century* è un album che ti prende per mano e non ti lascia fino all’ultima nota, un viaggio dentro e fuori te stesso.
Li amo perché Rick Davies e Roger Hodgson erano opposti e complementari, due anime che insieme hanno creato l’equilibrio perfetto.
Li amo perché Hodgson con la sua voce acuta sembra cantare dal cielo, mentre Davies con il suo timbro profondo ti porta sottoterra.
Li amo perché *Breakfast in America* non è solo un disco: è una cartolina ironica, dolce e crudele della società moderna.
Li amo perché *The Logical Song* dice la verità sul diventare adulti in tre minuti e mezzo, più di mille libri di filosofia.
Li amo perché *Goodbye Stranger* ti fa ballare e piangere nello stesso momento.
Li amo perché *Take the Long Way Home* ti accompagna nelle notti di malinconia, e sembra parlare solo a te.
Li amo perché i loro concerti erano pura emozione, senza bisogno di effetti speciali, solo musica che scava dentro.
Li amo perché hanno scritto troppe canzoni perfette, e sceglierne una soltanto è un’ingiustizia.
Li amo perché dopo la separazione Hodgson e Davies non hanno più trovato quell’alchimia, e noi ci siamo persi altri capolavori.
E io amo doverlo ammettere, ma i Supertramp non erano solo una band.
Erano un frammento di verità travestito da musica.