Eugenio Chiara

Eugenio Chiara Creator e community manager, esperto di digital marketing e social network.

Nelle ultime settimane ho sentito il bisogno di fermarmi a riflettere sul mio modo di scegliere le collaborazioni profes...
27/08/2025

Nelle ultime settimane ho sentito il bisogno di fermarmi a riflettere sul mio modo di scegliere le collaborazioni professionali.

Quando si lavora in contesti complessi e in continuo movimento, è facile lasciarsi guidare dall’urgenza, dalle scadenze, dalle opportunità che si presentano.

Ma ho capito che per me questo non basta più.

Voglio che ogni scelta risponda a un senso più profondo, coerente con la direzione che intendo dare al mio lavoro e al mio contributo.

Così ho iniziato a definire alcuni criteri, sistemi di orientamento.

Ne sono emerse tre parole, tre domande che oggi mi accompagnarenno ogni volta che valuterò un nuovo progetto, una collaborazione, un cambiamento.

🔹 Innovazione
Questo progetto apre spazio per sperimentare?
C’è la possibilità di costruire qualcosa che prima non c’era, di fare un passo avanti, anche piccolo?

🔹 Impatto
Ha il potenziale per generare valore reale?
A chi si rivolge? Che tipo di trasformazione può attivare, in modo concreto?

🔹 Insieme
Si fonda su una visione condivisa?
C’è un intento comune, che supera il contributo individuale e costruisce connessioni solide?

Le ho chiamate “le tre I”.
Rispondere a queste semplici domande mi aiuteranno a rimanere fedele a ciò che per me conta davvero.

Ogni tanto serve fermarsi e ridefinire i propri criteri di scelta.
Questo è stato il mio esercizio.

E il tuo? Su quali basi scegli dove investire il tuo tempo, le tue energie, il tuo nome?

Ci sono due parti di me che a lavoro si scontrano continuamente.Non parlo dei miei difetti (quelli li ho già messi in co...
26/08/2025

Ci sono due parti di me che a lavoro si scontrano continuamente.
Non parlo dei miei difetti (quelli li ho già messi in conto), ma di due lati buoni. E inconciliabili.

Lo ammetto: sono spesso stressato e impaurito.
La notte mi sveglio col cardiopalmo, con la sensazione che la libera professione sia un gioco troppo grande per chiunque.
Qualche mese fa ho persino pensato al posto fisso. Poi ho riso. (Amaro).

Progetti a due mesi, qualcuno a cinque. Il tempo indeterminato? Barzelletta. Credo più ai sogni di chi lavora con me che alle firme sui contratti.

E poi ci sono io, partner pessimo e irriverente.
Quando mi rilasso divento detestabile: battute fuori luogo, leggerezza, reel e contenuti ironici.

Giullare, gabbamondo. È la mia faccia venale. Gioco, rido, mi diverto. E sì, lo faccio anche per soldi.

Ma c’è un’altra parte, più nascosta.
È fragile, timida, difficile da raccontare.

Il Visionario: quello che crede che il lavoro debba avere un senso, che non si accontenta di metriche e contratti, che mi spinge a cercare verità e impatto sociale.

La verità è che il Gabbamondo mi ricorda di respirare, e il Visionario mi ricorda perché vale la pena farlo.

Forse non si metteranno mai d’accordo.
E forse va bene così: perché nel conflitto tra gioco e senso, tra leggerezza e profondità, ci sono io.

E tu? Quali sono le due parti di te che si scontrano ogni giorno nel lavoro?
E soprattutto: chi sta vincendo adesso?

Sta ufficialmente terminando l’estate dei miei 41 anni.Sono orgoglioso di poter dire che la mia vita professionale è fat...
25/08/2025

Sta ufficialmente terminando l’estate dei miei 41 anni.

Sono orgoglioso di poter dire che la mia vita professionale è fatta di comunicazione: TV, clienti locali, progetti nazionali. È un lavoro che porto avanti con dedizione e che continua a insegnarmi molto.

Quello che forse è meno evidente, è che i social per me sono sempre stati una sfida. Non per la tecnica, ma per il senso: raccontare risultati, sì… ma per rappresentare cosa?

Ci penso da un po'. Poi mercoledì scorso il funerale di Pippo Baudo mi ha colpito costringendomi a fermarmi un attimo. Seduto sulle scale della chiesa guardavo i volti e gli sguardi di così tante persone, lì ad ascoltare, applaudire, piangere, ricordare. Ho provato una sensazione strana, di aver finalmente adempiuto come si deve al mio compito di comunicatore.

Il punto è che la comunicazione può essere molto più di numeri, follower e campagne ben fatte. Può diventare un modo per creare cambiamento, per dare voce a chi non ce l’ha, per far succedere cose che contano.

Questa è la direzione che voglio dare al mio lavoro: svegliarmi la mattina sapendo che il mio lavoro contribuisce a cambiare la vita delle persone.
Da qui la scelta. Da oggi inizio a raccontare questo percorso: stesso mestiere, obiettivo diverso.

Credo che tanti professionisti prima o poi se lo chiedano.

❔ Qual è stato per te il momento in cui hai sentito che la tua professione poteva (o doveva) avere un più grande?

🟢 Proof > Hype +🟢 Checklist operativa + 🟢 Link di approfondimentoNel 2025, la fiducia non si promette. Si prova.Il panor...
19/08/2025

🟢 Proof > Hype +🟢 Checklist operativa + 🟢 Link di approfondimento

Nel 2025, la fiducia non si promette. Si prova.

Il panorama è saturo di contenuti e sempre più diffidente verso le narrazioni “ottimizzate”. I brand e marketer sono chiamati a dimostrare qualità e coerenza, non solo proclamarle.

Perché proprio adesso?
Negli ultimi mesi si sono intrecciati segnali culturali forti:

👉🏻 Moda e media (Q2 2025): il servizio di Vogue con Emma Stone interamente vestita Louis Vuitton ha suscitato critiche per la mancata trasparenza editoriale. Ha riaperto il dibattito sulla necessità di distinguere con chiarezza contenuto e promozione. (Fonte: Business of Fashion)

👉🏻 Craftsmanship & community (Q2 2025): Tanner Leatherstein, celebre per smontare borse in video, è stato nominato Director of Craftsmanship da STOW London. Un critico che entra nell’azienda per documentarne i processi in modo radicalmente trasparente. (Fonte: Business of Fashion)

👉🏻 Slow lifestyle (2024–2025): nel beauty e nel wellness emergono modelli come lo slow fragrance e i ritiri di digital detox. L’offerta si basa sulla qualità percepibile dei processi, non sull’intensità comunicativa. (Fonte: Byrdie, Livingetc)

💡 Cosa possono fare concretamente le aziende?

1. Dichiara poco, dimostra molto:
✅ Rendi pubblica la provenienza: materiali, luoghi, persone.
✅ Introduci una “contabilità del tempo”: quante ore costa fare bene.
✅ Usa Content Credentials (C2PA) per dare tracciabilità ai tuoi contenuti (immagini, video, stories).

2. Rallenta, ma con ritmo
✅ Meglio una cadenza rituale mensile (una “messa in opera” pubblica del mestiere) che un flusso caotico.
✅ La coerenza visibile nel tempo costruisce fiducia molto più della quantità.

3. Metti il mestiere in prima linea
✅ Crea ruoli-ponte: figure interne autorizzate a contraddirti pubblicamente.
✅ Un auditor interno della qualità che mostri i limiti e li trasformi in fiducia.

4. Misura la prova, non la vanità
✅ % di contenuti con credenziali
✅ Lead time dichiarato vs reale
✅ Tasso di promesse mantenute (annunci → evidenze → risultati)

La comunicazione post-2025 cambia un gioco. Lo storytelling si evolve verso strategie di dimostrazione strutturata.

Chi rende l’autenticità misurabile, ciclica, controllabile avrà un vantaggio competitivo reale.

💬 La tua azienda sta già sperimentando strumenti di tracciabilità, making-of, o ruoli interni come garanti della qualità? Raccontamelo nei commenti, e se vuoi ti aiuto a creare un audit personalizzato per la tua comunicazione.

©️ Dedico molto tempo alla lettura e all’analisi di fonti, che traduco in insight per i miei clienti. Alcuni spunti possono sembrare “impopolari”, ma credo abbiano valore se condivisi. Per migliorarli e renderli più chiari, utilizzo strumenti di AI.

💡 Negli anni ’20 un dentifricio radioattivo sembrava la frontiera del benessere. Oggi sorridiamo, e ci mancassi, come di...
18/08/2025

💡 Negli anni ’20 un dentifricio radioattivo sembrava la frontiera del benessere. Oggi sorridiamo, e ci mancassi, come diremmo qui in Sicilia, anche perché per fortuna nessuno commercializzerebbe più una cosa simile.

Ma il meccanismo non è sparito: promesse troppo ambiziose, storytelling scintillante, zero evidenze solide. Il risultato? Marketing tossico: breve visibilità, lunga perdita di fiducia.

La differenza, oggi, la fa il modo in cui gestiamo la narrazione dell’innovazione.

✅ Non basta cavalcare il trend: servono framework chiari per bilanciare evidenza, promessa e reputazione.

Qual è, secondo te, il “Doramad” del nostro tempo?

No, quello che stai già pensando non vale (si è tanto parlato in questi giorni di una certa bolla tecnologica e delle dichiarazioni del suo CEO).

Se vuoi scoprire il che ho sviluppato a partire dal famoso dentifricio radioattivo, aggiungimi alla tua rete e scrivimi in privato: sarò felice di condividerlo con te. (Se tutto questo ti viene complicato scrivi semplicemente prompt nei commenti.)

Potrebbe servirti per verificare se claim, landing page o campagne sono realmente sostenibili o se rischiano di scivolare nel marketing tossico.

🔴 La tv è morta.🔴 Anche Pippo Baudo è morto.Ma io che lavoro con la tv so che la tv non è morta affatto.Proprio come Bau...
17/08/2025

🔴 La tv è morta.
🔴 Anche Pippo Baudo è morto.

Ma io che lavoro con la tv so che la tv non è morta affatto.

Proprio come Baudo ci ha insegnato, la televisione non muore se continua a saper ascoltare il mondo che cambia, a tradurlo in nuovi linguaggi e a restituirlo al pubblico con autenticità.

La televisione è una spugna: raccoglie, si trasforma, restituisce.

La vera eredità di Baudo è questa: non cementarsi nel passato, ma continuare a innovare, sperimentare, intercettare il battito sociale e trasformarlo in narrazione.

È così che la tv dimostra non solo di essere viva, ma di poter essere più rilevante che mai.

“Rinnovarsi o perire”, diceva.
Come se, noi romantici della comunicazione, potessimo davvero scegliere.

27/07/2025

Scroll, caffè, ripeti.

Quante volte al giorno fai le stesse cose, sperando che accada qualcosa di diverso? Tipo: apri mille tab, cerchi le ultime notizie del tuo settore come se fossi un detective rincasato da una notte di pedinamenti, e poi? Ti senti produttivo perché hai letto roba, ma in realtà non hai ancora mosso un pixel strategico.

È la sindrome del “faccio finta di lavorare ma sto solo raccogliendo link”. (No, veramente, io ho una bacheca Trello solo per questo…)

Ecco, è qui che Manus entra in scena, trasformando la tua ansia da aggiornamento in un flusso che lavora per te. Delegare non è più un lusso da CEO. È sopravvivenza.

In questa newsletter non ti spiego solo cosa fa Manus. Ti mostro come usarlo per smettere di fare il criceto sul tapis roulant dei task ripetitivi. Buona lettura!

👇👇👇

https://eugeniorchiara.substack.com/p/se-lavori-con-i-social-devi-provare

06/07/2025

Studiare! Sempre!

Ho sempre amato i film post-apocalittici.Ma confesso che preferisco vederli generati dall’AI che in diretta sul TG.Tra i...
23/06/2025

Ho sempre amato i film post-apocalittici.
Ma confesso che preferisco vederli generati dall’AI che in diretta sul TG.

Tra il cinema distopico e la realtà, io scelgo la creatività.

L’AI non salverà il mondo.
Ma almeno può rendere i tuoi contenuti più intelligenti.

📩 Scrivimi se vuoi iniziare da lì.

Un prompt al giorno leva…il fotografo di torno?Sarebbe una vera e propria eresia. Ma per generare queste immagini ho per...
22/06/2025

Un prompt al giorno leva…il fotografo di torno?
Sarebbe una vera e propria eresia.

Ma per generare queste immagini ho perso 15 secondi senza alcuna attrezzatura o set. Il primo pensiero che ti viene in mente?

La ceramica stupenda dell’ultima immagine è realizzata dai bravissimi



Hai un progetto? Scrivimi.
Vuoi il prompt per i prodotti? Scrivimi. 😎

Per pochi minuti, sul profilo ufficiale del Presidente della Regione Siciliana è comparsa una frase che non dovevamo ved...
21/06/2025

Per pochi minuti, sul profilo ufficiale del Presidente della Regione Siciliana è comparsa una frase che non dovevamo vedere.

Era il prompt per ChatGPT.
Un errore? Certo.
Ma anche un’epifania.

Perché ci ha mostrato, senza filtri, come si fabbrica oggi molta della comunicazione pubblica: non con visione, ma con automatismi. Non con intenzione politica, ma con formattazione algoritmica.

Il problema non è usare l’AI.
Il problema è non sapere cosa si sta facendo con l’AI.

Nella mia ultima newsletter analizzo il caso, condivido dati aggiornati (OECD, SAS, AgID) e provo a fare un passo oltre: proporre un metodo concreto, professionale e responsabile.

Non basta più scrivere bene.
Dobbiamo sapere chi parla. E perché lo fa.

📩 Leggi qui la newsletter completa → https://open.substack.com/pub/eugeniorchiara/p/questa-non-e-satira-e-governance

💬 Vuoi capire come progettare l’AI perché sia davvero uno strumento, e non solo un generatore automatico di testo?
Parliamone. È il mio lavoro.

«A’ja Wilson è al top, al top, al top».E Nike lo sa bene: la nuova campagna non vende solo scarpe. Racconta un’eredità. ...
15/05/2025

«A’ja Wilson è al top, al top, al top».
E Nike lo sa bene: la nuova campagna non vende solo scarpe. Racconta un’eredità. Ecco tre insegnamenti per chi fa .

Le Nike A’One sono andate sold out in cinque minuti. Ma questa non è una storia di vendite. È una storia di significati.

Nike non sta solo puntando su una nuova linea di prodotto. Sta ripensando se stessa.
E lo fa in un momento delicato: vendite in calo del 9%, riorganizzazione interna, bisogno di ritrovare rilevanza culturale. Non solo performance, ma pertinenza.

Cosa c’entra Nike con le piccole aziende? C’entra, c’entra.

Oggi il punto non è il budget.
È la visione. Perché anche con poco, puoi dire molto, se smetti di rincorrere l’algoritmo e inizi a costruire senso.

Non serve urlare più forte.
Il pubblico non aspetta la tua campagna.
Aspetta di riconoscersi in qualcosa.
E se non glielo dai tu, lo troverà altrove.

Indirizzo

Via Pistoia 3
San Giovanni La Punta
95037

Telefono

+393487760503

Sito Web

https://eugeniochiara.gumroad.com/, https://eugeniorchiara.substack.com/

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