Le Bellezze e i Misteri di Napoli e della Campania

Le Bellezze e i Misteri di Napoli e della  Campania Bellezze e Misteri di Napoli e Campania

Tesoro di San Gennaro restauro di trenta opere «Decisivi i fondi privati» La cultura, il progettoL'intervento prevede te...
19/09/2025

Tesoro di San Gennaro restauro di trenta opere «Decisivi i fondi privati» La cultura, il progetto

L'intervento prevede tempi rapidi «Ridaremo splendore alla collezione»

Mulino Caputo finanzia l'operazione il patron: «Sosteniamo la bellezza»

LA COLLABORAZIONE

I contributi dei privati a sostegno della cultura, una formula che funziona sempre più, a Napoli come nel resto della Campania. Stavolta si tratta di un'operazione tutta fatta in casa: a beneficiare del mecenatismo è uno dei pezzi del patrimonio storico e artistico più identitari, un tesoro in senso stretto, quello di San Gennaro, con trenta opere della pregiata raccolta che stanno per ritrovare il loro smalto.

E a finanziare il restauro il Mulino Caputo, azienda leader nella produzione di farine, fiore all'occhiello del tessuto imprenditoriale del territorio con il suo stabilimento di San Giovanni a Teduccio da cui partono prodotti verso i mercati internazionali.

Insomma, quello tra gli sponsor e le eccellenze culturali è un matrimonio che va a gonfie vele; sia quando i benefattori sono locali che quando sono stranieri, come dimostra la recente ristrutturazione delle terme del parco archeologico di Ercolano da parte del Packard Institute, statunitense.

L'INIZIATIVA

Ieri al Duomo, nella ca****la che dalla cattedrale conduce alle sale del tesoro, la presentazione dell'intervento che sarà molto veloce, promettono i responsabili di Valore Italia, la ditta che si occuperà di ridare il loro splendore ai busti, calici, ampolle, ostensori, candelieri, pissidi e anche due tele, tra cui una che più identitaria non si può: "San Gennaro Benedicente", l'iconico ritratto del patrono della città realizzato nel 1702 da un artista nato nella regione, Francesco Solimena, che apre il percorso di visita e che ha fornito il modello iconografico del santo, declinato in milioni di immagini in ogni parte del mondo.

Considerando il valore dei pezzi in metallo prezioso e quello dei quadri si può parlare di uno dei maggiori interventi di restauro nella storia del tesoro, tra le maggiori collezioni al mondo per il pregio storico-artistico ed economico dei pezzi.

Altri esempi sono il tronetto-reliquiario del 1671 di Aniello Treglia in argento, il busto di San Giovanni Battista del 1695 attribuito a Lorenzo Vaccaro in argento, leghe metalliche e legno (sono ben dodici i busti oggetto di ripristino), un baldacchino del 1837 di Gaspare De Angelis donato da Maria Teresa d'Austria, tra i tanti pezzi che varie teste coronate hanno regalato al patrono nella storia, mentre tra le opere più antiche c'è una pisside del 1583,l di un "ignoto argentiere"; l'altra tela è "Miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro" di inizio 800 di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann.

LA CA****LA DEL TESORO

Il lancio dell'intervento ha riscosso grande attenzione, a giudicare dal numero di persone che hanno affollato la sala dove si è tenuta la presentazione condotta dal padrone di casa, ovvero Vincenzo De Gregorio, abate della ca****la del Tesoro di San Gennaro; sono intervenuti Francesca Ummarino, direttrice del museo, insieme a Rosalia D'Apice, nuovo soprintendente all'Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, Ilaria D'Uva, ceo di D'Uva Srl, la società che da alcuni anni gestisce il sito, poi Antimo Caputo, amministratore delegato dell'azienda che ha sponsorizzato il restauro, Giovanni Lombardi, advisory board di Valore Italia e Elena Fontanella, direttrice dell'Istituto italiano di cultura di Madrid che è tra i registi dell'operazione.

I CAPUTO

«Noi di Mulino Caputo viviamo questo intervento come una possibilità per aumentare le capacità di attrazione verso Napoli e l'Italia intera: contribuire alla valorizzazione di queste opere affinché siano ammirabili in tutta la loro bellezza» ha detto Caputo. Lombardi ha esaltato le sinergie che il restauro ha attivato: «Il nostro impegno si fonda su una visione precisa: la conservazione dei beni culturali come un'azione e un gesto civico e collettivo, che genera valore nel tempo.

Grazie all'azione di mecenatismo di Mulino Caputo e all'intervento della scuola di restauro di Botticino, verrà restituita vita al grande patrimonio custodito all'interno del museo del Tesoro di San Gennaro, in modo da rendere il passato accessibile alle generazioni future, rafforzando il legame tra territorio, cultura e innovazione».

Anche D'Uva ha parlato delle forze messe in campo: «Un incontro fortunato perché consente di far convergere interessi diversi in un bellissimo punto: il restauro delle opere che appartengono al patrimonio del tesoro del patrono di Napoli».

Fontanella, nel suo commento, ha ampliato il raggio delle collaborazioni che hanno portato all'operazione: «Sono lieta che la collaborazione l'Istituto italiano di cultura di Madrid, la Deputazione e il museo di San Gennaro per rendere omaggio al legame culturale Italia-Spagna, in occasione dei 2500 anni della fondazione della città di Napoli attraverso l'esposizione del Tesoro a Madrid, abbia favorito l'importante intervento di restauro e conservazione di questa collezione unica al mondo».

di Giovanni Chianelli

La S.V. è invitata alla inaugurazione della Mostra Il senso del sacroCamminiamo insieme nella speranzaLunedì 22 Settembr...
17/09/2025

La S.V. è invitata alla inaugurazione della Mostra

Il senso del sacro
Camminiamo insieme nella speranza

Lunedì 22 Settembre 2025 - ore 17:00
Liceo Artistico Statale di Napoli
Via SS. Apostoli, 8

Museo Donnaregina
081 230 76 94
[email protected]

A Pompei si scava ancora Questa volta con un libroIl direttore degli scavi archeologici, Gabriel Zuchtriegel, firma un v...
16/09/2025

A Pompei si scava ancora Questa volta con un libro

Il direttore degli scavi archeologici, Gabriel Zuchtriegel, firma un volume sulla «Casa di Tiaso e il suo mondo»

Una delle ultime scoperte, una sorta di Villa dei Misteri al femminile, con riti dionisiaci dipinti a grandezza naturale

A distanza di quasi un secolo dalla scoperta della Villa dei Misteri, tra le abitazioni più visitate dell'antica Pompei, pochi mesi fa è stata annunciata una scoperta straordinaria come la prima, la Casa del Tiaso, che si trova in pieno centro cittadino, nell'insula 10 della Regio IX.

Anche qui sono state riportate alla luce pitture con figure ad altezza naturale e, come nella Villa dei Misteri, raccontano l'iniziazione al culto orfico-dionisiaco attraverso riti al femminile.

Di questo tiaso i membri più importanti erano le menadi e le baccanti riprodotte in veste di danzatrici, ma anche di cacciatrici.

A spiegare con molti dettagli la scoperta è un team di archeologi, architetti, antropologi, botanici, vulcanologi, restauratori, coordinati da Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei, in Scavando a Pompei.

La casa del Tiaso e il suo mondo (Giunti, pagine 368, euro 45).

«Non a torto la Casa del Tiaso è stata ribattezza la nuova Villa dei Misteri.

Ci sono molti elementi in comune, gli affreschi sono quasi gli uni la continuazione degli altri.

La donna rappresentata nella Casa del Tiaso è una inizianda che si prepara a lasciarsi andare, capelli sciolti, con un capretto sgozzato o interiora di cinghiale in una mano e la spada nell'altra, per partecipare della verità dionisiaca» dice Zuchtriegel.

Oltre queste pitture, stanno uscendo fuori dettagli anche sul cosiddetto «salone nero», con alle pareti vignette che narrano, attraverso figure leggendarie come Paride ed Elena, Apollo e Cassandra, un amorino all'inseguimento di una farfalla, vicende amorose cariche di presagi nefasti sulla guerra e la caduta di T***a.

Presto ci saranno anche nuove scoperte su un sacrario dipinto di azzurro con pitture legate alle stagioni, all'agricoltura e alla pastorizia, e su un grande complesso termale.

Sottolinea Zuchtriegel: «La Villa del Tiaso, per la bellezza e la verità storica di cui è portatrice, è da considerarsi una vera e propria opera d'arte», anche se i lavori non sono finiti e per continuare a scavare in quella zona servono 25 milioni di euro, «fondi necessari non solo per il completamento dello scavo dell'insula ma anche del restauro e della realizzazione di un sistema sostenibile di coperture e di accessi per il pubblico».

Nel volume si raccontano altri ambienti oltre la Casa del Tiaso, la Casa del Panificio di Aulo Rustio Vero e la Casa della Lavanderia.

La prima è l'esempio concreto di un inferno in cui uomini, donne e animali erano sottoposti a un lavoro massacrante.

Le tre grandi macine erano poste in uno spazio ristretto, per essere fatte girare dagli animali o dagli schiavi il movimento circolare doveva essere attentamente sincronizzato così da ottenere il massimo della produzione di farina per il forno annesso.

In questo panificio-prigione uomini ridotti in schiavitù e asini erano rinchiusi e sfruttati per macinare il grano necessario a produrre il pane.

Era un ambiente angusto e senza affaccio esterno, con piccole finestre con grate in ferro per il passaggio della luce.

E nel pavimento intagli per coordinare il movimento degli animali, costretti a girare per ore con occhi bendati.

La lavanderia era di quelle piuttosto primitive, a quanto pare. Mancano i sofisticati sistemi di vasche e strutture di lavoro presenti altrove.

In questi spazi, con sistemi idraulici che gestivano grandi quantità di acqua per le attività produttive, era forse consentito agli schiavi di lavarsi.

Gli scavi degli ultimi anni sono stati condotti con un'attenzione sempre maggiore a non procurare danni a quel che rimane di una città antica e fragile come Pompei.

«Oggi la tecnologia ci aiuta enormemente, a cominciare dal monitoraggio sistematico e periodico delle strutture, più di 13.000 ambienti scavati in circa due secoli e mezzo, che è stato avviato l'anno scorso ed è supportato da una piattaforma digitale scaricabile anche sul proprio smartphone.

Ma, al tempo stesso, alle sfide del passato si aggiungono nuovi rischi per la conservazione del sito, tra cui il cambiamento climatico e lo sviluppo urbanistico e demografico nell'area circostante il sito Unesco di Pompei» sottolinea Zuchtriegel.

di Ugo Cundari

Terme Suburbane, Parco Archeologico di Ercolano
16/09/2025

Terme Suburbane, Parco Archeologico di Ercolano

San Giuseppe Vesuviano: oggi 6 settembre 2025, alle ore 20, il Santuario di San Giuseppe brillera' a festa in occasione ...
06/09/2025

San Giuseppe Vesuviano: oggi 6 settembre 2025, alle ore 20, il Santuario di San Giuseppe brillera' a festa in occasione del 1° CONCORSO CANORO ENZO BONAGURA.

Il grande poeta compositore di brani meravigliosi come Maruzzella e Cerasella,non era mai stato commemorato così degnamente prima.

Per i tanti ospiti che approderanno in città da tutta la Campania e oltre, consigliamo i parcheggi di Piazza Elena D'Aosta e di via G.Auricchio ma vi sarà spazio pure a via Durelli, Via Scudieri, Via XX Settembre, Via Roma e zone limitrofe.

I bar e I ristoranti locali saranno ben lieti di accogliere gli ospiti della serata.
Ingresso libero.

Vi aspettiamo!

Le Sette Madonne la rete d'arte e fede tra antichi santuariI Comuni alleati per valorizzare le identità e il culto maria...
02/09/2025

Le Sette Madonne la rete d'arte e fede tra antichi santuari

I Comuni alleati per valorizzare le identità e il culto mariano nel cuore della Campania: dalla devozione alle tradizioni popolari

IL PATTO

Un filo invisibile che attraversa la Campania e lega comunità diverse in un'unica trama di fede, cultura e memoria collettiva.

È in questa prospettiva che nasce la Rete delle Sette Madonne, un'alleanza tra i Comuni di:

Sant'Anastasia, Mercogliano, Nocera Superiore, Pagani, Scafati, Somma Vesuviana e Villa di Briano,

uniti dall'intento di custodire e valorizzare le tradizioni popolari legate al culto mariano.

Non un semplice accordo istituzionale, ma un patto di comunità che riconosce la devozione come patrimonio vivo, capace di parlare al presente e di generare futuro.

In questo solco si inserisce anche il Premio "Sette Madonne", che sarà consegnato il 6 e 7 settembre a Mercogliano, durante la Festa di Montevergine, ai battenti dell'associazione Santa Maria dell'Arco di Sant'Anastasia.

La prima edizione è dedicata a Roberto De Simone, il maestro che ha saputo dare dignità e parola al silenzio della tradizione, riconoscendo nel patrimonio popolare un linguaggio universale dell'umano.

LA BASE

Cuore pulsante della rete è, dunque, Sant'Anastasia con la sua Madonna dell'Arco, forse il più popolare tra i culti mariani del Sud Italia.

Ogni anno, il Santuario anastasiano diventa meta di migliaia di fedeli che esprimono la loro fede con ex voto, canti, processioni, gesti intensi che appartengono a una tradizione antica eppure sempre attuale.

Qui la devozione non è mai stata solo religiosità, ma identità, appartenenza, legame viscerale tra un popolo e la sua Madre.

IL PATRIMONIO CONDIVISO

«Custodire le tradizioni significa difendere la memoria e trasmettere ai giovani un patrimonio che appartiene a tutti», ha dichiarato il sindaco Carmine Esposito, mentre l'assessore alla Cultura Veria Giordano ha ricordato che «i riti popolari non appartengono al passato, ma sono linguaggi vivi che generano bellezza e comunità».

Attorno a questo epicentro, la rete si allarga ad altri santuari e feste che raccontano il volto profondo della Campania.

LA SPIRITUALITÀ

A Mercogliano, la secolare devozione per la Madonna di Montevergine, Mamma Schiavona, custodisce un luogo che è insieme rifugio spirituale e simbolo di accoglienza, capace di unire pellegrini da ogni parte d'Italia.

A Nocera Superiore, il Santuario di Materdomini lega la spiritualità mariana alla storia medievale e al patrimonio artistico del territorio, in un dialogo costante tra fede, paesaggio e identità locale.

A Pagani, la Madonna delle Galline richiama f***e in una festa che intreccia religione, musica, danza e simboli contadini, trasformando la devozione in un'esperienza antropologica di straordinaria potenza.

Scafati custodisce il culto dell'Incoronata dei Bagni, legato a una fonte ritenuta taumaturgica, ancora oggi meta di pellegrini che cercano guarigione e conforto.

A Somma Vesuviana, la Madonna di Castello domina dall'alto del Monte Somma, con il Santuario che da secoli accoglie fedeli nella suggestiva festa "della montagna", unendo natura e spiritualità. Infine, a Villa di Briano, la Madonna di Briano è celebrata con un'esplosione di tradizioni popolari: carri allegorici, tammurriate e battenti che percorrono le vie del paese in segno di devozione, mantenendo viva un'identità che si rinnova ad ogni generazione.

LA STRATEGIA

La costituzione della Rete è stata sancita da un protocollo d'intesa approvato in giunta due giorni fa.

Si tratta di un atto che, pur non comportando impegni economici immediati, disegna una strategia condivisa di valorizzazione e promozione culturale e turistica, con l'obiettivo di mettere a sistema un patrimonio immateriale di inestimabile valore.

La Rete delle Sette Madonne è dunque un gesto politico e poetico insieme: i Comuni campani scelgono di unirsi per fare della Madonna un simbolo non solo religioso, ma anche civile e culturale, capace di unire territori, generazioni e sensibilità diverse.

di Francesco Gravetti

30/08/2025
30/08/2025

Indirizzo

San Giuseppe Vesuviano
80047

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