03/11/2025
Nel 1976 Piero Cavellini organizzò la mostra “Arte e Ambiente” che coinvolse artisti di rilevanza internazionale in un dialogo con gli spazi pubblici della città. Fu un’esposizione pionieristica, inserita nel dibattito artistico e culturale nazionale e non solo.
Tanto più preziosa per Brescia perché ha lasciato un’opera, poetica e geniale, di Giuseppe Penone, uno dei principali esponenti dell’arte povera. Si intitola “Pietra e Albero” e si trova nel Parco pubblico del Rebuffone. Vale la pena riscoprirla per ricordare il gallerista, recentemente scomparso, che ne promosse la realizzazione.
È una grande pietra bianca che l’artista fece portare dalle cave di Botticino. Ha una faccia scabra, selvaggia, sulla quale il lavoro dell’uomo non ha lasciato traccia, mentre quella opposta è solcata da strette scanalature verticali. Penone la collocò a poca distanza dall’albero. L’ippocastano, crescendo, nel corso degli anni avrebbe colmato la distanza che lo separava dalla pietra, e così è avvenuto.
Scrive l’artista sul senso del contatto fra l’albero e la pietra: “teso nel rispetto del suo ritmo di crescita, l’albero, dopo aver tentato di evitare, spostandosi nello spazio, gli ostacoli che gli vengono posti dall’attività dell’ambiente, per non ridurre i tempi di espansione e la sua stabilità li assorbe. […] come il fango, ha imparato ad inghiottire le pietre, le ingloba e le rende parte della sua struttura stessa”.
Fotografie e contenuti da AB 132