29/05/2025
In aggiunta al post di ieri, e alla faccia dell’algoritmo e delle università americane che lo hanno bandito, torno a parlarvi di un’altro momento indimenticabile dell’Iliade. Perché c’è una cosa che voglio farvi notare.
Questo è il momento del celebre duello tra Ettore e Achille. Conoscete tutti la storia, ma quando Ettore vede Achille, la PAURA gli stringe il cuore. «Non affrontarlo, è olto più forte di te quell’uomo crudele», lo aveva implorato Priamo. E all’improvviso Ettore esita, torna sui suoi passi, compie tre giri completi attorno alle mura. Quei tre giri che compie attorno alle mura sono più eloquenti di mille parole. Poi però si fa coraggio. Si muove verso Achille.
I due si guardano negli occhi, e poi senza più nessuna esitazione, Ettore scaglia la lancia contro il suo avversario. Ma Atena gliela devia. Ettore vacilla, ma sa che alle sue spalle c’è suo fratello Deifobo, pronto a porgergliene un’altra. Si volta indietro, ma Deifobo non c’è. E in quell’istante Ettore si rende conto di essere completamente solo: Atena lo ha abbandonato. Suo fratello lo ha abbandonato.
Tutti gli hanno voltato le spalle. Ettore è un principe ma in quel momento è l’immagine vivente di chi è stato TRADITO nel momento più buio della sua esistenza. Ma poi accade una cosa straordinaria: «Estrasse la spada affilata, lunga e pesante, si raccolse su di sé e prese lo slancio, simile a un'aquila dall'alto volo.»
Ecco, non c’è mulla di più commovente di questa scena: Ettore sa di non poter vincere, eppure scaglia lo stesso la sua lancia. Sa di dover morire, eppure non si tira indietro. Perché non è tanto ciò per cui vivi ma ciò per cui sei disposto a morire che ti caratterizza. E non si tratta più di vincere o di perdere, ma di non tradire. Chi sei, chi eri, chi ami, in cosa credi. In un mondo di cloni, di automi, di mediocri, non è perdere, ma non perdere te stesso che fa la differenza.
Guendalina Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X