21/06/2025
RITORNO AL PASSATO // FABIO GRANATA? SOLO SLOGAN A BUON RENDERE. IL NULLA VESTITO DI NERO -
Alex Zappalà, invece dell’intervista tradizionale ti propongo un ritorno al passato. Ti chiederò di personaggi siracusani che sono stati anche punti di riferimento istituzionali e il tuo personale impatto con gli stessi. Il primo che mi viene in mente è Gino Foti, l’onorevole Gino Foti
Mi hai messo dentro un frullatore. E non amo questo genere di esame. Sono ormai un povero vecchio, che ogni tanto vaneggia e riguarda con occhi severi il suo passato, spesso andando oltre la decenza. Non sono in grado di dare giudizi severi, perché taluni personaggi sono ancora in condizione di replicarmi e mi sento coinvolto. E poi io non ammetto repliche, alla mia personale opinione. Sono arrogante e assolutista. Lo so! Ma credo che la mia opinione, sopra ogni legittima recriminazione, essendo mia, ed estirpata a forza da un vecchio amico come sei tu, debba avere il beneficio della assolutezza. Dirò cose dissonanti. E chi se ne frega! Gino Foti: quando morì non andai al suo funerale. Avevamo litigato, e non mi sentivo libero di onorare la sua memoria senza provare accidia. Il motivo del litigio? In una delle recenti campagne elettorali amministrative, mi convocò e mi designò quale candidato sindaco di Siracusa. Non sarei stato eletto probabilmente. Ma non era importante per me, quanto in qualunque modo lo fosse misurarmi con il corpo elettorale. Mi disse: vai a casa, ti chiudi e scrivi le dichiarazioni programmatiche. E così feci. Nel frattempo, scopri che aveva designato altri come candidato, senza darmi spiegazioni. La sua logica politica voleva così. Un comportamento da Boss. Era un rullo compressore. Lui asfaltava e compattava. Tuttavia, ritengo che avesse un acume politico incredibile, persino più di Nicita, che viene celebrato come un grande leader, capace di analisi dotte. Di Foti oggi non manca il “fotismo”, ma la sua caratura politica: manca il suo sarcasmo e la capacità organizzativa. A me mancano i suoi caffè, che ti portava ammantato nella sua vestaglia, a casa sua. Che nel suo linguaggio significava: tu sei un mio intimo e fidato amico. Foti amava e disprezzava i siracusani e ne conosceva vizi e virtu’. Foti manca alla scena politica. Il mio non vuole essere un giudizio politico, ma un accento alla molteplice narrazione dell’uomo, che comunque merita un posto onorevole.
Descrivi il nostro Enrico Bollani e racconta la tua amicizia con lui
Enrico Bollani era una delle anime più brillanti di Ortigia, La nascita del fenomeno della radiofonia locale porta la sua firma. Andai ad abitare in Ortigia in Piazza Archimede, dove ero vicino di casa sua, anzi confinante. Enrico era un forbito affabulatore, un generoso. Un brillante carismatico. Ho pranzato a casa sua per anni, quasi un fratello per me. In verità una vasta comunità di vecchi ortigiani mi adottarono e mi accolsero in quello splendore che era Ortigia. Ora è solo una br**ta friggitoria. E suo padre, Bollani Angelo. Un milanese che parlava siciliano ma con accento meneghino. Un elettrotecnico geniale. Di notte si aggirava per Ortigia con un cacciavite in tasca, per difendersi contro i male intenzionati. Un vigilantes d’antan. Enrico a Milano era un boss. Amico intimo di Carlo De Benedetti, prima che diventasse il Tycon della finanza italiana. Conosceva tutti, ma per tutti era “Bollani”. Il mio ultimo ricordo di Lui, con le mie valige sulle sp***e, all’aeroporto di Catania. Per accompagnarmi a cercare altrove quella speranza di vederci ancora. Enrico meriterebbe una citazione tra i padri nobili di Siracusa.
Fausto Spagna, gran personaggio, sindaco, deputato, amico personale del presidente Mattarella. Cosa ti viene in mente parlando di lui?
Fausto Spagna è forse il miglior Sindaco che ha avuto Siracusa. Aveva una visione della città. Durante la sua sindacatura ospitammo quello che è oggi re Carlo d’Inghilterra e lady D. Le periferie urbane ebbero un rilancio. Ortigia comincio la sua stagione di rinascita. Grandissimi eventi culturali sembravano essere il new deal di Siracusa. Si buttarono le basi per avere l’università a Siracusa. Inventammo l’idea di condivisione. In politica era una innovazione strategica geniale. Decisi di fare politica insieme a lui. E diventai bravissimo. A detta di un mio amico oggi, fu un errore. (ndr. Pippo Gianni). Avrei dovuto diventare solo bravo, perché i bravissimi stanno sulle p***e e vanno abbattuti prima che questi possano spiccare il volo. Altri bravissimi entrano in conflitto. È la logica della guerra preventiva. I bravissimi non hanno cittadinanza in politica. Fausto fu un bravissimo anche lui, ma aveva sagacia da vendere. Aveva le “fisic du role” ed aveva un destino brillante. Comunque, p***e la sua stella per mancanza di audacia. Troppi nemici. Si senti assediato e svendette i suoi primati per salvare il “credo in lui.” A detta di Foti Spagna “si ammucciava darreri u petruni”. Spiegare cosa significhi non è semplice, qualcuno capirà. Ma Spagna resta un faro per quegli anni quando si concertava un nuovo patto con e per la città.
Fabio Granata, qual è stato il tuo primo scontro con lui? Raccontaci qualcosa?
Fabio Granata: NO COMMENT ! provo persino fastidio a parlarne. C’è stato un momento in cui poteva tutto. Ha saputo solo distruggere e mai costruire. Solo slogan a buon rendere… il nulla vestito di nero!
Per concludere questo ritorno al passato parla di Titti Bufardeci a chi ci legge. Qual è il tuo primo ricordo?
Bufardeci politico? Un grande dottor Balanzone, anzi Professor Occultis. Un abile incantatore di serpenti. Ho fatto alcuni anni l’assessore nella giunta Visentin e molte delibere adottate furono per ripianare i debiti della giunta Bufardeci. Pertanto non mi viene bene a parlare di lui, come amministratore. Ne mi piacciono i suoi delfini “alisi”. Ma nell’immaginario collettivo lui brilla. Disse il Gattopardo a Chantilly inviato dal suo re a chiedere al principe i suoi servizi per la Corona Sabauda: "regalate un sonno ai siciliani. Non un risveglio!" Da lassù qualcuno di buon cuore, mi perdoni per avere osato dire, ma il re oggi è n**o!