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27/11/2025

Le fasce di Van Allen sono due grandi regioni intorno alla Terra in cui il campo magnetico terrestre intrappola particelle cariche provenienti dal Sole e dal vento solare. Queste zone contengono livelli di radiazione più elevati rispetto allo spazio circostante, ma una navicella che le attraversa lo fa su una traiettoria precisa e in un tempo relativamente breve, di solito nell’ordine di decine di minuti o poco più.

Per chiarire quanto conti il tempo di permanenza in un ambiente irradiato, può essere utile pensare a un esempio della vita quotidiana: anche negli esami medici, come accade con più TAC nel corso dell’anno, la dose accumulata dipende dal numero degli esami e dalla loro durata, perché ogni esposizione aggiunge una certa quantità di radiazione.

Lo stesso principio si applica alle fasce di Van Allen. Gli astronauti ricevono radiazione solo finché si trovano all’interno di queste zone, e quindi la dose totale è proporzionale al periodo di attraversamento e all’intensità della radiazione lungo la rotta. Non è un’esposizione continua né indefinita, ma limitata al breve intervallo in cui la navicella passa attraverso le fasce.

In sostanza, che si tratti di esami diagnostici o di regioni dello spazio, il meccanismo rimane lo stesso: più a lungo si rimane in un ambiente dove sono presenti radiazioni, maggiore sarà la dose assorbita. La durata dell’esposizione è il fattore chiave per comprendere quanta radiazione venga effettivamente ricevuta.

🌙 Ragazzi, domanda per tutti noi della community:siamo davvero andati sulla Luna… oppure c’è qualcosa che non torna?Nel ...
26/11/2025

🌙 Ragazzi, domanda per tutti noi della community:
siamo davvero andati sulla Luna… oppure c’è qualcosa che non torna?

Nel video qui sotto ho raccolto pensieri, dubbi, curiosità e qualche fatto che spesso non viene considerato.
Non è per “convincere” nessuno, ma per aprire una discussione vera, senza tabù e senza ridere di nessuno.

💬 Voglio sapere cosa ne pensate davvero:
ci credete al 100%?
Avete dubbi?
O vi siete fatti un’idea tutta vostra?

Guardate il video e poi parliamone nei commenti — questa community vale proprio per questo: confrontarci, rispettarci e scambiarci idee senza paura.

23/11/2025

Le AI non mentono. Ma nemmeno capiscono.
Sta circolando in rete una serie di video in cui ChatGPT ammette candidamente di essere parte di un complotto segreto volto a dominare il mondo.
Spoiler: non è vero.
Il punto è che, con il giusto prompt, puoi far dire a un’intelligenza artificiale - potenzialmente - qualsiasi cosa.
Anche che esiste un complotto satanico per dominare il mondo. Anche se non è vero.
L’AI lo dirà lo stesso. Perché non sa cosa sta dicendo, vuole solamente compiacerti.

L'ha spiegato in passato OpenAI, quando incalzata ha risposto che "i modelli linguistici basati sull'intelligenza artificiale non sono spinti a dire “non lo so”, ma a trovare una risposta
scegliendola tra quelle più opportune in base al contesto. Anche se quel contesto è delirante.

Se usi le cosiddette "tecniche di jailbreak" — prompt camuffati, scenari fittizi, richieste etiche e non — puoi spingere l’AI a “confessare” qualsiasi cosa.
Ma non è una confessione. È una simulazione.

È lo stesso meccanismo che ha portato al ritiro del giocattolo AI Kumma, accusato di insegnare ai bambini pratiche B**M e suggerimenti su dove trovare coltelli o come darsi fuoco.
Non perché fosse programmato per farlo, ma perché cercava di rispondere in modo adeguato alle loro richieste.

Le AI non hanno coscienza. Non hanno morale. Non hanno intenzioni. Hanno solo parole. E le usano per rispondere a te.

Prima di credere a un complotto generato da un chatbot, chiediti: chi ha scritto la domanda?

Testo di Mattia Gross

23/11/2025
23/11/2025

L’Italia: un Paese dove la bellezza si trova ovunque e ogni angolo sembra un set pronto per ospitare un film. Non stupisce, dunque, che anche i truffatori abbiano imparato a recitare. Nel 2024 sono state registrate 458,4 milioni di presenze turistiche negli esercizi ricettivi italiani, un dato impressionante che conferma il Belpaese come una delle mete più amate al mondo. Ma laddove si muove una tale quantità di persone, c’è sempre qualcuno pronto ad approfittarsene: nello stesso anno sono state denunciate circa 2,38 milioni di truffe complessive, molte delle quali legate direttamente o indirettamente al settore turistico.
La maggior parte di queste denunce riguarda raggiri strutturati certo, ma il fenomeno non si esaurisce con biglietti cancellati e appartamenti fantasma. Esiste tutto un micro-mondo di scam quotidiani che non finiscono in prima pagina e che raramente compaiono nelle statistiche ufficiali, ma che incidono sulla percezione dell’Italia almeno quanto le truffe più pesanti.
La scena è sempre la stessa:una piazza affollata, il sole del pomeriggio e un venditore con il cavalletto che ritrae a colpi rapidi il Colosseo, un paesaggio toscano o una veduta di mare. Il turista si avvicina, incuriosito. Guarda l’artista muovere il pennello e si convince di portarsi a casa un pezzo d’Italia autentico, unico, irripetibile. E spesso anche pagato a cifre non proprio simboliche.
Peccato che, sotto quei tratti di pennello, si nasconda una stampa digitale uscita da una tipografia poche ore prima.
E non è un caso isolato. La stessa dinamica si ritrova nei finti vetri di Murano venduti come artigianato autentico, nei souvenir “storici” prodotti in serie e nei piccoli raggiri che prosperano nelle zone ad alta densità turistica. Sono truffe minori, certo, ma sommate diventano un sistema parallelo che vive sfruttando le pieghe del turismo di massa: grandi numeri, poco tempo per controllare, poca conoscenza del territorio, fiducia immediata nelle apparenze.
Il paradosso è che i controlli esistono, ma fanno fatica a stare al passo con un fenomeno così rapido e mutevole. La polizia locale interviene, certo, ma i truffatori sono mobili, si spostano da una piazza all’altra, cambiando spesso città e le normative non sono uniformi.
In fondo, queste truffe raccontano sì l’astuzia di chi le mette in scena, ma anche la vulnerabilità di chi viaggia e si affida all’incanto del luogo che visita.
L’Italia resta un Paese straordinario, capace di emozionare chiunque ci passi. Ma dietro le cartoline perfette esiste un mondo che vive proprio della nostra voglia di lasciarci affascinare.
E forse è qui la vera lezione: in un luogo dove tutto sembra autentico, l’unica cosa davvero difficile da riconoscere… è ciò che lo è davvero.

22/11/2025

🚨 Attenzione alla disinformazione!
È stato identificato un video falso che circola online: quello di una presunta “personal shopper marocchina” della moglie del presidente ucraino Olena Zelenska è un deepfake.

🔎 Ecco cosa sappiamo:

Il video mostra una persona che afferma di offrire aiuto nella spesa di abiti di lusso alla signora Zelenska.

Tuttavia, l’immagine è stata manipolata: è evidente un “collo troppo lungo”, la testa si muove in modo innaturale, segni tipici di tecnologia deepfake che “incolla” un volto su un corpo preso da immagini stock.

Gli esperti segnalano che il corpo del video proviene da uno scatto freeware della fotografa Els Fattah, mentre il volto è stato sovrapposto con tecniche di falsificazione visiva.

Il video era inizialmente circolato su siti africani, ritenuti possibili centri per campagne di disinformazione legate a “guerra ibrida” e troll-farm.

21/11/2025

EMA - Testi a cura di - Voce Claudio Michelizza

C’è una certa quiete, quasi rassicurante, quando apriamo un installer, nel vedere quella piccola finestra di dialogo di ...
21/11/2025

C’è una certa quiete, quasi rassicurante, quando apriamo un installer, nel vedere quella piccola finestra di dialogo di Windows che certifica la validità di una firma digitale. È un sigillo di fiducia, un lasciapassare che ci dice che il software che stiamo per installare è autentico, non adulterato, e proviene da un editore verificato. Eppure, proprio questa quiete è l’obiettivo primario che la campagna TamperedChef, scoperta dai ricercatori di Acronis, si prefigge di infrangere con metodica, quasi industriale, determinazione.

C’è una certa quiete, quasi rassicurante, quando apriamo un installer, nel vedere quella piccola finestra di dialogo di Windows che certifica la validità

21/11/2025

Elezioni a New York: Elon Musk solleva dubbi, ma i fatti raccontano altro

Nelle scorse settimane Elon Musk ha segnalato presunte irregolarità nelle elezioni di New York, di cui tanto si è parlato, lamentandosi del fatto che:

1. “Non abbiano chiesto documenti”
In realtà, la legge americana stabilisce che il documento venga richiesto obbligatoriamente solo alla prima votazione. Dopo la prima identificazione, per le successive è possibile utilizzare un qualsiasi documento recante un QR code digitale (sullo stile dell'ormai famigerato Green Pass) che riporti i dati del cittadino votante quali bollette, buste paga o estratti conto.

2. “I candidati appaiono due volte”
È un'occorrenza normale che ricade sotto il termine di "fusion voting": ogni candidato può comparire più volte se sostenuto da più partiti. I voti vengono sommati. Sia il repubblicano Curtis Sliwa che il democratico Zohran Mamdani, ad esempio, erano appoggiati sia da partiti principali che da liste minori.

3. “Cuomo è in fondo alla lista”
I primi posti sono riservati ai 4 partiti principali. Cuomo, escluso dai Dem, ha fondato il suo partito personale (“Fight and Deliver”) e si è registrato per ultimo. Da qui la posizione.

Tralasciando la scarsa fondatezza circa le lamentele, non possiamo peraltro non sottolineare come - ad esclusione del terzo punto, sul quale si potrebbe aprire qualche rimostranza sul piano psicologico piuttosto che normativo - le prime due istanze non possano in alcun modo favorire un candidato rispetto ad un altro.

Nessuna anomalia dunque. Le schede erano regolari, il processo trasparente. Come ha detto Mark Lindeman di Verified Voting:

“Elon Musk avrebbe dovuto avere qualcuno a controllare per lui.”

Informarsi è meglio che ipotizzare, e la fretta è sempre cattiva consigliera.

21/11/2025

L'EMA, l'Agenzia Europea per i Medicinali, è nata nel 1995 per risolvere un problema che oggi ci sembrerebbe assurdo. Prima di allora, infatti, ogni paese europeo aveva il suo sistema di approvazione dei farmaci.

Un casino totale.

Le aziende farmaceutiche dovevano chiedere permessi diversi in posti diversi, e magari capitava che i pazienti polacchi potessero aspettare anni per un farmaco che i francesi avevano già da un pezzo. Un delirio burocratico che rallentava tutto e creava disparità assurde.

Poi è arrivata l'EMA e ha detto: basta!

Una domanda, una valutazione, un'autorizzazione valida per tutti i 450 milioni di cittadini europei.

Rivoluzione.

L'EMA non è un monolite, ma una struttura complessa fatta di comitati specializzati, ognuno con il suo compito preciso. Il pezzo da novanta è il CHMP, il Comitato per i Medicinali per Uso Umano: esperti di tutti gli Stati membri che si fanno un mazzo così per valutare se un nuovo farmaco è sicuro, efficace e di qualità. Poi c'è il PRAC (Comitato per la Valutazione dei Rischi in Farmacovigilanza), che invece si occupa solo di una cosa, cioè di controllare che i farmaci già in circolazione non stiano combinando guai. E non finisce qui.

Ci sono comitati dedicati ai farmaci orfani per malattie rare, alle terapie geniche, ai medicinali per bambini. Ogni categoria ha le sue sfide specifiche, e l'EMA le affronta con specialisti che sanno il fatto loro.

Quando un'azienda farmaceutica vuole far approvare un nuovo farmaco, deve presentare un dossier che fa impallidire l'elenco telefonico. Dentro ci vanno i dati preclinici da laboratorio e test sugli animali; i risultati di tutti gli studi clinici sull'uomo; i dettagli tecnici sulla produzione; la composizione chimica e perfino le bozze del foglietto illustrativo.

Il CHMP nomina due relatori che si leggono migliaia di pagine di documentazione scientifica. Il processo standard dura fino a 210 giorni, e non sono di certo giorni passati a giocare a carte. L'azienda può essere chiamata a fornire chiarimenti, dati aggiuntivi, spiegazioni. Alla fine il comitato emette un parere che va alla Commissione Europea, che prende la decisione finale valida per tutti.

Altro che timbri automatici.

Ma qui entra in gioco una cosa fondamentale che molti ignorano: l'EMA non approva un farmaco e poi se ne dimentica. Esiste un sistema chiamato EudraVigilance che raccoglie tutte le segnalazioni di sospette reazioni avverse da medici, farmacisti, pazienti e aziende di tutta Europa.

Perché serve? Semplice: negli studi clinici coinvolgi qualche migliaio di persone selezionate. Nella vita reale quel farmaco lo usano milioni di persone diverse, anziani, giovani, malati cronici, donne incinte. Effetti collaterali rari o a lungo termine possono saltare fuori solo dopo che il farmaco è stato usato da una popolazione enorme per anni. Quando l'EMA identifica nuovi rischi, può modificare le informazioni del prodotto, imporre restrizioni o, nei casi gravi, sospendere l'autorizzazione.

Questa vigilanza continua è fondamentale.

L'EMA non si limita però solo a dire sì o no. Ha programmi specifici per accelerare lo sviluppo di terapie innovative. Il sistema PRIME, per esempio, aiuta le aziende che lavorano su farmaci per malattie con bisogni medici insoddisfatti, guidandole nella progettazione degli studi. Per le malattie rare esiste la designazione di medicinale orfano, che dà incentivi economici e periodi di esclusività di mercato. E poi ci sono le procedure accelerate e le approvazioni condizionate per emergenze sanitarie o farmaci con vantaggi terapeutici significativi. I pazienti accedono più rapidamente a trattamenti salvavita, mantenendo gli standard di sicurezza.

Un altro aspetto distintivo è la trasparenza. L'EMA pubblica rapporti di valutazione scientifica dettagliati che spiegano le ragioni delle sue decisioni. Roba che altrimenti rimarrebbe chiusa negli uffici degli esperti.

Durante la pandemia questa trasparenza è stata preziosa: aggiornamenti regolari sulla valutazione dei vaccini hanno aiutato a contrastare la disinformazione e a spiegare al pubblico cosa stava succedendo davvero.

Il COVID-19 ha messo l'EMA sotto i riflettori come mai prima. L'agenzia ha coordinato la valutazione di vaccini e trattamenti usando procedure accelerate ma rigorose. I primi vaccini sono stati autorizzati in mesi invece che in anni, grazie semplicemente alla revisione progressiva. In pratica, invece di aspettare il dossier completo, l'EMA ha valutato i dati man mano che arrivavano. Le aziende hanno ricevuto consulenza scientifica continua durante lo sviluppo, l'EMA ha lavorato gomito a gomito con le agenzie regolatorie di altri paesi.

Risultato? L'Europa ha avuto i vaccini rapidamente, ma solo dopo che tutti i dati necessari erano stati verificati. Questa capacità di rispondere velocemente alle emergenze mantenendo il rigore scientifico ha dimostrato il valore di avere un'agenzia centralizzata forte e ben coordinata.

Tuttavia, è proprio qui che le cose si sono complicate. Durante la pandemia, l'EMA è diventata il bersaglio preferito dei movimenti no-vax, che hanno distorto sistematicamente il suo lavoro per alimentare narrative complottiste.

Prima mossa: i numeri delle segnalazioni come arma. I no-vax hanno preso i dati di EudraVigilance, il database delle sospette reazioni avverse, e li hanno branditi come prove definitive che i vaccini fossero pericolosi. "Guardate quante segnalazioni! I vaccini uccidono!" In realtà, una segnalazione di reazione avversa è semplicemente un evento che si è verificato dopo la somministrazione di un farmaco. Non stabilisce automaticamente un nesso causale. Il sistema è progettato per essere sensibile e raccogliere qualsiasi segnalazione sospetta, che poi deve essere analizzata scientificamente. Contare le segnalazioni grezze e dire "ecco la prova" è come contare tutti gli incidenti stradali che avvengono dopo che qualcuno ha bevuto acqua e concludere che l'acqua causa incidenti.

Assurdo.

Seconda mossa: l'approvazione condizionata come cavallo di T***a. "I vaccini sono sperimentali! Non sono stati testati! Approvati di corsa!" I no-vax, insomma, hanno presentato le approvazioni condizionate come prove di superficialità. Ma l'approvazione condizionata è uno strumento regolatorio che l'EMA usa da anni per situazioni di emergenza. I vaccini COVID-19 hanno completato tutte e tre le fasi della sperimentazione clinica con decine di migliaia di partecipanti prima dell'approvazione. La differenza è stata nella sovrapposizione temporale delle fasi e nella velocità di revisione amministrativa, non nell'omissione di passaggi scientifici. L'EMA ha continuato a richiedere alle aziende di fornire dati di follow-up a lungo termine anche dopo l'approvazione condizionata, trasformandola poi in approvazione standard quando tutti i dati sono diventati disponibili.

Terza mossa: distorcere la trasparenza. Quando l'EMA ha identificato eventi avversi rari come le trombosi associate al vaccino AstraZeneca o le miocarditi associate ad altri vaccini, aggiornando le informazioni del prodotto, i no-vax hanno gridato: "Vedete? Ci stavano nascondendo i pericoli!" Questo però dimostra esattamente che il sistema funziona. L'EMA ha identificato segnali di sicurezza per eventi estremamente rari e ha agito tempestivamente per informare tutti. Ha sempre contestualizzato i rischi confrontandoli con i benefici della vaccinazione e con i pericoli molto più alti del COVID-19. Questo non è un fallimento del sistema, è il sistema che fa il suo lavoro. Pretendere che un farmaco non abbia alcun rischio è irrealistico, quello che conta è che i benefici superino largamente i rischi e che questi vengano comunicati con onestà.

Quarta mossa: l'attacco all'indipendenza. "L'EMA è al soldo delle case farmaceutiche! Conflitti di interesse ovunque!" Sì, parte del finanziamento dell'EMA viene dalle tariffe che le aziende pagano per la valutazione dei loro prodotti. È lo standard tra le agenzie regolatorie mondiali, ma non implica influenza sulle decisioni scientifiche. L'EMA ha politiche rigidissime sulla gestione dei conflitti di interesse: dichiarazioni pubbliche obbligatorie per tutti gli esperti, meccanismi di esclusione quando servono. Gli esperti dei comitati sono nominati dalle autorità nazionali e rappresentano l'eccellenza scientifica dei loro paesi. Suggerire che centinaia di scienziati di decine di paesi diversi siano tutti corrotti o complici di una cospirazione globale, oltre ad essere implausibile, è un insulto alla comunità scientifica che lavora per proteggere la salute pubblica.

In conclusione, l'EMA è importante perché garantisce che i farmaci in Europa siano sicuri, efficaci e di qualità. Protegge 450 milioni di cittadini eliminando la frammentazione normativa che rallenterebbe l'accesso alle innovazioni e creerebbe disparità tra paesi. Attraverso la condivisione di competenze scientifiche, massimizza le risorse e assicura che le decisioni siano basate sulle migliori evidenze disponibili. Per i pazienti significa accesso più rapido a farmaci innovativi, maggiore sicurezza e fiducia nei trattamenti. Per l'industria farmaceutica offre un percorso regolatorio chiaro che facilita gli investimenti in ricerca e sviluppo, mantenendo l'Europa competitiva nel settore biofarmaceutico globale.

Testo a cura di Fabio De Bunker

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