12/02/2025
EDIZIONE DEL 12 FEBBRAIO 2025 – PARTE N.1:
Signori e signore che state seguendo esattamente “Il Messaggero Terralbese”, oggi mercoledì 12 Febbraio 2025, buon primo pomeriggio a tutti e benvenuti all'interno dell’edizione odierna di questa pagina pubblica suddetta. In essa, tra le due notizie inedite in programma, in primo piano vi si parla di ambiente, e in particolare del prosieguo delle iniziative territoriali associate alla Giornata Mondiale delle Zone Umide, dal tema principale dell’anno corrente denominato in "Proteggere le zone umide per il nostro futuro comune", le quali sono incluse per la prima volta in una programmazione organizzata dall’Amministrazione Comunale, dall’Associazione Turistica Pro Loco Terralba, dal Circolo Legambiente locale “S'Arrulloni” e da ulteriori entità quali la sezione provinciale di Oristano della LIPU, la sezione regionale dell’AFNI – Associazione Fotografi Naturalisti Italiani, l’associazione “Limòlo Sustainable Living Experience”, l’associazione culturale “Sinisterrae” di Cabras, l’A.S.D. “L'Oasi del relax” di Arborea, Sardinia Experience, Musica delle Piante, l’Associazione Culturale “Selas” e ClaArt.
Infatti la medesima si sta svolgendo in gran parte nella località di Marceddì, dove tanti appassionati dell’ambiente e non solo stanno sfruttando l’opportunità di celebrare nei dì domenicali del corrente mese la ricchezza e l'importanza delle zone umide, i cosiddetti veri scrigni di biodiversità e vita, e passando subito al secondo fine-settimana gli appuntamenti sono stati caratterizzati stavolta dalle condizioni meteorologiche soddisfacenti, cosa che ad esempio ha permesso l’apertura ad orario pieno della cinquecentesca Torre Vecchia nella fascia mattutina.
Edificata in pietra nel 1580, faceva parte del sistema difensivo del Golfo di Oristano, progettato dal governatore d’Iglesias Don Marcantonio Camos per Re Filippo II di Spagna a causa delle continue incursioni saracene. È alta circa nove metri per la difesa leggera ed era dotata di due cannoni (scomparsi) nella terrazza soprastante (detta piazza d’armi), di un mortaretto e due fucili, così come era soprattutto presidiata da un alcade, un artigliere o dei soldati pagati dalla signoria locale o dai commercianti del territorio. L’interno era costituito da un ampio salone con volta a tholos, al di sotto del quale vi era una cisterna impermeabilizzata a cocciopesto, essenziale durante i mesi estivi o in caso di assedio. Al di sopra vi era la terrazza dov’era sempre presente il braciere, utile per le segnalazioni alle torri vicine in caso di pericolo.
Durante la Seconda Guerra Mondiale del 1940-1945 fu modificata, subendo delle trasformazioni quali lo svuotamento del basamento della torre con la creazione di un ingresso al piano terra, protetto da un muro in cemento armato, e del fortino al suo fianco, al di sopra di rovine precedentemente esistenti e ad essa collegata.
Arrivando al decennio corrente, in dieci settimane ricomprese tra il Giugno 2020 e il Giugno 2021 la Torre Vecchia è stata oggetto di un importante intervento di restauro e riqualificazione programmato e finanziato dall’Amministrazione Comunale insieme alla Fondazione MEDSEA dopo la consegna in concessione all’Ente dal demanio. I lavori hanno permesso il risanamento dell’immobile dalle cause di degrado, e in minima parte il rifacimento di parti mancanti, mantenendo quanto più possibile inalterati i segni e gli effetti del tempo e dei ripristini che l’edificio ha subito nel corso della storia.
La Torre Vecchia, giunta finora alle prime due aperture pubbliche del 2025, ha dimostrato di accogliere dalle ore 10 alle ore 13 circa (ma anche in via eccezionale dalle ore 14:30 alle ore 17) oltre una decina di visitatori che, per una prima volta o per un'altra, hanno raggiunto i punti cardine corrispondenti nel piano terra al pannello con la storia del monumento, all’osservatorio del paesaggio circostanti (con uno spazio di contemplazione con tre sedute per osservare gli elementi cielo, acqua e terra, in corrispondenza delle finestrelle della struttura) al primo piano e infine all’oramai frequentata terrazza configurata come Osservatorio dell’avifauna e delle zone umide. Anche percorrendo le ripide scale è stato possibile come sempre ammirare le bellezze di un luogo che non è soltanto un simbolo del Terralbese e di Marceddì ma soprattutto, in questo periodo contemporaneo, un punto d’interesse sotto il punto di vista turistico.
D’altro canto, sempre tre giorni fa, la Torre Vecchia è stato il ritrovo conclusivo di una delle due iniziative programmate dal Circolo Legambiente “S’Arrulloni” con l’attivo coinvolgimento di Giulia Casu, la quale dal primo mattino ha tenuto un primo turno della visita alla borgata e delle zone umide costeggianti dall’itinerario lungo ben cinque chilometri e dalla durata di tre ore circa: il programma ha previsto la partenza intorno alle ore 09:20 da piazza Museo del Mare, dove i partecipanti si sono radunati per dare appunto il via alla scoperta della storia del posto e delle rinomate caratteristiche della laguna. La fase principale è partita dal lungomare di via Sardus Pater, dove la lunga storia millenaria di Marceddì ha fatto da padrona anche nel mentre si passeggiava nelle adiacenti strade del villaggio dei pescatori: risale al VI Millennio a.C. e già in quell’epoca remotissima i popoli del Neolitico si volevano già aggiudicare l’importante "oro nero" ovvero l’ossidiana abbondante sul massiccio del monte Arci, perché ad esempio presso "sa Punta de Caserma", proprio al di sotto dell’attuale Museo del Mare, i recenti scavi hanno rinvenuto tracce di un villaggio risalente al periodo neolitico e di un’officina ossidianica (questo fa pensare che fosse attivo proprio a Marceddì lo scambio di merci con tale pietra).
La laguna divenne approdo sicuro per i Fenici, marinai-mercanti di origine semitica, la cui presenza in Sardegna viene messa in discussione da alcuni studiosi ai giorni nostri, almeno per quanto concerne il periodo alto della loro comparsa sull’isola (XIII- X secolo a.C.): al centro del dibattito c’è ad esempio la teoria secondo la quale gli scali e le città portuali occidentali della Sardegna quali Tharros, Cornus, Nora, Sulci, sarebbero sorte per iniziativa dei Fenici ma sarebbero in realtà città sardo-nuragiche che commerciavano con i popoli fenici, con i quali avevano in comune la stessa lingua parlata, dal momento che la popolazione sarda era anch’essa di origine semitica.
Nell’Ottocento Marceddì conobbe il suo massimo splendore, quando il re Carlo Alberto costituì nel suo porto una sede di dogana, tanto a quel tempo (e sino agli anni Trenta del secolo scorso) era importante l’attività di commercio, mentre nel Novecento è stato un rinomato luogo per le vacanze di tanti terralbesi con diversi servizi e fonti d’intrattenimento per il periodo estivo, sia quando vennero allestite sino al 1984 delle capanne in falasco nelle vicinanze di Torre Vecchia e della pineta frangivento sia quando dal decennio dei Cinquanta vennero edificati i primi plessi in muratura.
La visita guidata è poi proseguita nella pineta con meta il Giardino delle Orchidee, sito a pochi metri dall’innesto di via Santu Anni con la Strada Provinciale n.69: l’iniziativa è stato presa in carico nel 2018 dalle Associazioni dell’AFNI, LIPU e di Giros (gruppo italiano di ricerca orchidee selvatiche), successivamente presentata all’Amministrazione Comunale e realizzata ad opera dell’Agenzia Forestas prima dell’inaugurazione ufficiale avvenuta il 25 Aprile 2019. Nella stagione che va da Febbraio a Maggio si possono osservare contemporaneamente tantissimi fiori di orchidea delle varie specie presenti, creando cosi delle macchie di colore che dipingono tutta l’area.
Dopo il Giardino delle Orchidee (seppur non sia ancora fiorito) la comitiva escursionistica ha fatto marcia indietro verso il Museo del Mare, dove hanno assistito alla serie di mostre gestite in maniera rispettiva dalla storica Associazione Culturale “Selas” mediante la divulgazione e nella conoscenza delle vecchie attrezzature da pesca, delle attività del passato nonché del sito archeologico interno di “Sa Punta”, dal laboratorio “ClaArt” di Claudia Corona per la decina di opere pittoriche realizzate dagli allievi negli ultimi anni nella sede dell’ex scuola elementare della frazione di Tanca Marchese, da “S’Arrulloni” per le caratteristiche essenziali delle zone umide e (al primo piano) dalla sezione regionale dell’AFNI per un’esposizione di quadri faunistici sugli uccelli e specie dell’Oristanese.
Infine, prima di arrivare alla cinquecentesca Torre, la comitiva ha potuto imparare ad apprendere i tanti percorsi dell’acqua che ha attraversato la valle di Marceddì nei secoli passati.
Arrivando ora ai numeri della prima tornata della visita guidata coordinata da Giulia Casu, essendo anche tale provvista di prenotazione obbligatoria telefonica e del limite di presenze, all’inizio erano interessate soltanto cinque persone, salvo poi arrivare al ‘tutto esaurito’ con il numero massimo di quindici, assicurando quindi un maggior interesse nei confronti dell’iniziativa e delle soddisfazioni di chi è stato protagonista in tal senso, munendosi di un abbigliamento comodo a strati e giacca antivento e delle scarpe in goretex (o impermeabili).
A partecipare ci sono stati tra gli altri alcuni avventori provenienti dalla città di Oristano e due membri organizzatori del noto “Cammino di Bonaria”, ideato dall’avvocato Antonello Menne come un percorso di almeno dodici tappe che, partendo da Olbia passa per i Comuni di Padru, Berchideddu, Alà dei Sardi, Bitti, Lula, Nuoro (includendo il colle del Redentore sul Monte Ortobene), Orotelli, Sedilo, Fordongianus, Usellus, Sini, Sanluri, Ussana e Monserrato, per arrivare infine alla Basilica di Bonaria a Cagliari.
È anche per questa ragione che la VISITA ALLA BORGATA DI MARCEDDI’ sarà subito replicata per la terza giornata di domenica 16, sempre dalle ore 09:30 alle ore 12:30 e con le citate disposizioni evidenziate sopra con il dovere per gli interessati di prenotare al numero 3476536834, sul quale però vanno segnalate la partenza prevista dal Ristorante “Da Lucio” e l’adesione aggiuntiva di Francesco Putzolu.
Rimanendo ancora a domenica scorsa, lo stesso identico ‘exploit’ di partecipanti è stato pure riscontrato nella Peschiera di Corru s’Ittiri (Comune di Arborea) per la passeggiata naturalistica e culturale organizzata da Gabriele Espis, Pino Frau, Valentina Corrias ed Elena Casu con la collaborazione del Consorzio delle Cooperative Riunite della Pesca di Marceddì guidato dal Presidente Antonio Loi: alla giornata di sabato era stato raggiunto il numero massimo di venti persone, che hanno avuto l’opportunità di visitare le infrastrutture storiche tra cui i lavorieri per la cattura del pesce e le camere di stabulazione delle arselle, e in seguito si raggiungerà a piedi l’istmo che separa le due grandi zone umide di Corru Mannu e Corru s’Ittiri, esplorando e riconoscendo la flora e la fauna endemica dell’affascinante ecosistema in oggetto.
A presenziare sul posto ci sono stati anche delle personalità conosciute del Terralbese e non solo quali la capogruppo dei consiglieri comunali di minoranza “Insieme per Terralba” Maria Cristina Manca, l’Assessora comunale all’Ambiente e Borgate Maura Mura e il consigliere regionale Salvatore Cau. Stando tuttavia al livello della R.A.S., anche in concomitanza con la passeggiata per il Consorzio Pesca non si sono ancora placate (per dei motivi comprensibili e giustificati) le proteste per la mancata pulizia immediata del Canale 17, sito nelle vicinanze dello stabilimento dell’azienda “Nieddittas”.
Tenendo conto che la Giornata Mondiale delle Zone Umide è fatta in primis per riflettere e pensare sì sulle loro caratteristiche ma anche sulle problematiche che possono affliggere le medesime se non gestite bene, appena una ventina d’ore dopo l’iniziativa diversi pescatori hanno lanciato avanti ieri mattina la loro ennesima mobilitazione per rilanciare l’appello alla politica regionale su un collegamento ormai diventata una ‘palude’ con rischio di una nuova moria di pesci. A detta loro il canale è da troppo tempo invaso dai detriti ed è praticamente in secca, denunciando in più il pressoché mancato mantenimento della promessa lanciata dalla Presidente Alessandra Todde in merito agli interventi di pulizia fissati per Maggio. A farne da contorno alla protesta furibonda del Consorzio c’è stato uno striscione dalla scritta «Senza ossigeno sarà solo un ricordo».
In chiusura di resoconto è possibile evidenziare i prossimi appuntamenti prefissati per DOMENICA 16, di cui, escludendo quelli fissi delle aperture al pubblico del Museo del Mare e di Torre Vecchia (rispettivamente dalle ore 10 alle ore 18 e dalle ore 10 alle ore 13) nonché le citate visite guidate in borgata e laguna, porteranno gli interessati anche all’USCITA FOTOGRAFICA “FOTOGRAFANDO IL RISVEGLIO DELLE ZONE UMIDE” e all’ESCURSIONE IN MOUNTAIN BIKE “STAGNINTOUR”, entrambi e due peraltro menzionati nella programmazione regionale per la Sardegna allestita dalla Fondazione MEDSEA per il “Wetness World Day 2025”:
🟠 Per l’USCITA FOTOGRAFICA “FOTOGRAFANDO IL RISVEGLIO DELLE ZONE UMIDE”, sarà organizzata dalla sezione sarda dell’AFNI e consisterà dalle ore 07:15 alle ore 12:15 circa in un’escursione di fotografia naturalistica. Sarà un’opportunità unica per catturare la magia della natura che si risveglia all’alba.
L’iniziativa durerà cinque ore e per chi vorrà partecipare è obbligatoria la prenotazione al numero telefonico 3487941509, valida sino al raggiungimento del numero massimo di quindici persone, e per stare nei luoghi indicati sono consigliati la fotocamera con lente adatta per la fotografia naturalistica con teleobiettivo, un abbigliamento comodo e adatto alle condizioni meteorologiche e soprattutto un paio di scarpe robuste per camminare in natura.
🟤 Per l’ESCURSIONE IN MTB “STAGNINTOUR”, dopo il rinvio dell’appuntamento inizialmente previsto per domenica 2 scorsa a Marzo per le condizioni meteo avverse, avrà luogo per nove ore comprese dalle ore 08:30 alle ore 17:30 e sarà curata da Gabriele Espis, Alessandro Basile e Daniela Meloni in collaborazione con “Limòlo” e l’associazione cabrarese “Sininsterrae”.
Pensato per escursionisti esperti, il percorso si snoderà per oltre settanta chilometri e attraverserà le aree umide dell’Oristanese siti nei Comuni di Terralba, Arborea, Santa Giusta, Oristano e Cabras, scoprendo così il valore ecologico e culturale delle stesse.
Per chi vorrà partecipare è obbligatoria la prenotazione all’indirizzo mail [email protected], valida sino al raggiungimento del numero massimo di venti persone, e a causa dell’alto tasso di difficoltà sono consigliabili la bici MTB in perfette condizioni, il casco obbligatorio, l’abbigliamento tecnico adeguato, delle borracce, degli snack energetici e tutto il necessario per affrontare un lungo percorso.
…. (continua)