Presbyteri

Presbyteri Rivista di spiritualità pastorale

Auguri Santo Padre!
14/09/2025

Auguri Santo Padre!

🗞️🙏🏼«Purtroppo la logica della produzione, e soprattutto del profitto, invade anche il tempo libero e soffoca la creativ...
10/09/2025

🗞️🙏🏼«Purtroppo la logica della produzione, e soprattutto del profitto, invade anche il tempo libero e soffoca la creatività personale», continua il Catechismo, e questa è una tentazione anche per noi ministri ordinati, collocati nella frenesia dell'efficienza e del "fare" sottoponendoci spesso all'ansia di "prestazione". Ne derivano insoddisfazione e tensione, tanto che si avverte la necessità di "liberare" il tempo libero. Occorre una saggia educazione al turismo, al divertimento, allo sport, all'uso dei mezzi della comunicazione sociale
«Sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro... Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo» (Es 20,9-11)
Se queste sagge note del Catechismo CEl, che poggiano sul fondamento del Catechismo della Chiesa cattolica (CCC 2186-2187), sono rivolte ad ogni fedele laico possono (e de-vono) essere altrettanto stimolanti per i ministri ordinati per aiutarci liberare il tempo ed illuminarlo della Sua Presenza. Tanto più in questi ultimi decenni, osserva la Pastoresdabo vobis,
le condizioni in cui spesso e in più parti si svolge attualmente il ministero dei presbiteri non rendono facile un impegno serio di formazione: il moltiplicarsi dei compiti e dei servizi, la complessità della vita umana in genere e di quella delle comunità cristiane in particolare, l'attivismo e l'affanno tipico di tante aree della nostra società privano spesso i sacerdoti del tempo e delle energie indispensabili a «vigilare su se stessi»4…Continua la lettura👓📖 su https://www.presbyteri.it/presbyteri-3_2025/

Di don Giancarlo Lanforti
Direttore Unione Apostolica del Clero UAC Italia

🙏🏼🗞️Il tema dell'indulgenza trova in genere poco spazio nella catechesi e nella predicazione. Non di rado, anche all'int...
02/09/2025

🙏🏼🗞️Il tema dell'indulgenza trova in genere poco spazio nella catechesi e nella predicazione. Non di rado, anche all'interno della Chiesa esso suscita incertezze e pregiudizi.
Alcuni potrebbero addirittura pensare che si tratti di qualcosa di obsoleto e superfluo per la vita cristiana. Eppure, il significato dell'indulgenza è connesso con il cuore stesso del mistero della Redenzione e rimane di grande attualità per tutti noi, come dimostra anche il grande afflusso di pellegrini registrato nei primi mesi del corrente anno giubilare.
Se proviamo ad approfondire i presupposti teologici di questa pratica, infatti, si apprezza quanto essa possa contribuire alla comprensione di alcuni aspetti centrali dell'insegnamento cristiano: la gravità del peccato e le sue conseguenze; il consolante mistero della comunione dei santi, che esprime l'intima solidarietà che lega i fedeli di tutti i tempi tra loro e in Cristo; l'infinito abisso d'amore di Dio per ogni creatura. Proprio in un'epoca fortemente secolarizzata come la nostra acquista, perciò, un profondo valore profetico approfondire il tema dell'indulgenza. A tale riguardo, in questa sede vorrei provare in particolare a sviluppare il rapporto che intercorre tra la pratica delle indulgenze e la ca**tà.
L'amore infinito di Dio, sorgente dell'indulgenza
«Il punto di partenza per comprendere l'indulgenza è l'abbondanza della misericordia di Dio, manifestata nella croce di Cristo. Gesù crocifisso è la grande "indulgenza" che il Padre ha offerto all'umanità, mediante il perdono delle colpe e la possibilità della vita filiale nello Spirito Santo»! Come ha messo magistralmente in luce Giovanni Paolo || alla vigilia dall'apertura del grande giubileo del 2000, le radici dell'indulgenza affondano nel grande mistero dell'amore divi-no, della sua gratuità e della sua sovrabbondanza rispetto sia ai meriti dell'uomo, sia soprattutto a ogni possibile peccato. Continua la lettura 📖👓su https://www.presbyteri.it/presbyteri-3_2025/

Del sig. Cardinale Angelo De Donatis
Penitenziere Maggiore

🙏🏼🗞️Nel piccolo e meraviglioso racconto “Via Crucis”, pubblicato er la prima volta nel 1903, Giovannino Guareschi porta ...
28/08/2025

🙏🏼🗞️Nel piccolo e meraviglioso racconto “Via Crucis”, pubblicato er la prima volta nel 1903, Giovannino Guareschi porta ettore in una lunga notte di lotta. Don Camillo è confinato: Monterana con la proibizione di farsi mai più vedere a Bre-scello. Il rude prete si è arreso, ma gli manca una voce per poter vivere. Si accorda allora con Peppone che per diecimila lire, frutto di mesi e mesi di risparmi, lo aiuta a trasportare con il favore delle tenebre il suo amato e pesante Crocifisso
in rovere. Finisce la carrozzabile e il mezzo si ferma. Da lì don Camillo inizia una penosa Via Crucis di quattro ore, nel fango, tra rocce e spine, per raggiungere la misera parrocchia,
isolata e cadente. Salendo al buio si lacera la veste, perde il cappello, cade e si ferisce, ma continua sanguinante la salita con il viso su quello del Crocifisso. Sfinito, giunge nel fango alla chiesetta squallida, fredda e deserta: il prete esiliato non ha più forze, è in piedi per disperazione. Ma viene l'alba, e la prima messa è luminosissima. I moccoli di candela dell'altare sembrano vigorosi, le due persone presenti gli appaiono come tanta gente: accanto alla solita vecchia, infatti, c'è Peppone che ha seguito l'amico un passo indietro e ha messo nella cassetta delle offerte le diecimila lire dategli da don Camillo.
«E meravigliosa'», dice il Crocifisso di quella chiesina. La Via G. GuarescHi, 123. Via Crucis, in C. E A. GuARESCHI (edd.), Piccolo mondo. Tutto don Camillo. Volume primo (1-182), BUR, Milano 20113, 902-910, qui 910.
Crucis ha trovato la sua risurrezione nella messa, nell'amicizia e nel Cristo che torna a parlare.
Che io non sia mai separato da te
C'è chi ha affermato che, nell'immaginazione collettiva in Italia su chi sia il
Matteo che tanti trattate, documenti. E poco pid di una battuta, soprattutto perché oggi le parrocchie sono molto diverse da Brescello, l'interlocutore non è più il sindaco comunista ma dal cuore religioso, né noi preti abbiamo più le mani possenti di don Camillo. Eppure, nella Via Crucis di quella notte e nell'alba illuminata vedo una parabola ancora tutta aperta «lo non sia mai separato da te»: così prega submissa voce il celebrante durante la frazione del pane e la commistione del frammento d'ostia nel calice. Prega perché… Continua la lettura📖👓 su https://www.presbyteri.it/presbyteri-3_2025/

Di don Marco Gallo
Direttore dell’Institut Superieur de Liturgie -Parigi-

APPELLO«Venerdì prossimo, 22 agosto, celebreremo la memoria della Beata Vergine Maria Regina. Maria è Madre dei credenti...
20/08/2025

APPELLO
«Venerdì prossimo, 22 agosto, celebreremo la memoria della Beata Vergine Maria Regina. Maria è Madre dei credenti qui sulla terra ed è invocata anche come Regina della pace. Mentre la nostra terra continua ad essere ferita da guerre in Terra Santa, in Ucraina e in molte altre regioni del mondo, invito tutti i fedeli a vivere la giornata del 22 agosto in digiuno e in preghiera, supplicando il Signore che ci conceda pace e giustizia e che asciughi le lacrime di coloro che soffrono a causa dei conflitti armati in corso.
Maria, Regina della pace, interceda perché i popoli trovino la via della pace» (Papa Leone XIV).

Questa mattina, 20 agosto, al termine dell’Udienza Generale, Papa Leone XIV ha invitato “tutti i fedeli a vivere la giornata del 22 agosto in digiuno e preghiera, supplicando il Signore che ci conceda pace e giustizia e che asciughi le lacrime di coloro che soffrono a causa dei conflitti in cors...

🙏🏼🗞️«Signore, insegnaci a pregare». È questa la richiesta semplice e sincera che gli apostoli rivolgono a Gesù, ed è la ...
20/08/2025

🙏🏼🗞️«Signore, insegnaci a pregare». È questa la richiesta semplice e sincera che gli apostoli rivolgono a Gesù, ed è la stessa domanda che ogni presbitero porta nel cuore lungo tutto il cammino ministeriale. Pregare non è soltanto una delle molte attività che un sacerdote deve svolgere; è la condizione essenziale che dona senso, autenticità e vitalità a tutto ciò che egli compie.
La preghiera del presbitero non è qualcosa di separato dalla vita concreta, bensì ne è profondamente "impastata": nasce e si alimenta proprio dalla realtà quotidiana, dalle gioie e dalle difficoltà, dalle persone incontrate, dai bisogni e desideri più profondi posti davanti a Dio.
Nella concretezza del quotidiano il sacerdote
scopre la presenza di Dio che abita la sua storia.
E proprio qui, nella concretezza del quotidiano, che il sacerdote scopre la presenza di Dio che abita la sua storia e quella degli altri. Ogni incontro, ogni fatica pastorale, ogni gioia, ogni
delusione diventa occasione di dialogo autentico con Dio. La preghiera non è mai astratta o idealizzata: è reale, umile, a volte semplice.
La preghiera trasforma profondamente lo stile pastorale del presbitero. Una preghiera autentica lo rende più accogliente, meno rigido nei giudizi, più disponibile all'ascolto e alla misericordia. Numerose esperienze pastorali testimoniano che quando il sacerdote prega con fedeltà e profondità, la qualità della sua relazione con la comunità migliora sensibilmente. Diventa capace di accompagnare le persone non solo con buoni consigli, ma con un cuore capace di autentica empatia evangelica.
La preghiera. Una parola tanto semplice quanto densa di significato, un atto tanto intimo quanto universale. Per il presbitero, la preghiera non è un optional, un pio esercizio da incastrare tra i molteplici impegni pastorali. Essa costituisce il cuore pulsante del suo ministero, la linfa vitale che nutre la sua relazione con Dio e con la comunità che gli è attidata. In questo nostro tempo, segnato da ritmi frenetici, da una… 📖👓Continua la lettura su https://www.presbyteri.it/presbyteri-3_2025/

Di don Giuseppe Tufo
Parroco della Chiesa di Napoli

🗞️🙏🏼“Anche i preti pregano". Sembra essere una battuta, ma è bene soffermarsi su di essa, perché nel lavoro pastorale, c...
12/08/2025

🗞️🙏🏼“Anche i preti pregano". Sembra essere una battuta, ma è bene soffermarsi su di essa, perché nel lavoro pastorale, che ormai sommerge la gran parte del clero di tutte le età, i pastori rischiano di parlare molto della preghiera, di aiutare e insegnare a pregare, ma trovano un tempo troppo esiguo per il loro rapporto personale col Maestro che li manda ad annunciare la Buona Novella. Gesù ha mostrato la necessità, che lui stesso aveva, di porsi davanti al Padre per lodarlo per la sua Misericordia e supplicarlo con la sua voce umana per coloro di cui, con la sua Incarnazione, aveva voluto fare suoi fratelli.
Il Vangelo ci presenta Gesù, solo, nella notte, davanti a suo Padre. Di questa preghiera conosciamo le parole dette nel Getsemani, ma per lui lo stare davanti al Padre era una necessità.
La preghiera si caratterizza con il fatto che siamo presenti a Dio in un atto di fede nella sua presenza paterna, piena di tenerezza e di misericordia.
Questo atto di fede è sorgente di una preghiera continua: infatti, come dice l'Apostolo, qualunque cosa facciamo o diciamo, sia che mangiamo, sia che beviamo o che dormia-mo, facciamola nel nome del
Signore. La preghiera non si caratterizza, infatti, dal "mettersi in preghiera", ma dal vivere ciò che si vive in adorazione filiale, piena di tenerezza, mendicante e supplicante a causa della nostra povertà e di quella dei nostri fratelli. In questo modo il cuore è continuamente attento alla presenza di Dio. Come in ogni amicizia o rapporto umano intenso, questa attenzione è alimentata da momenti di incontro gratuiti, che non possiamo vivere in verità se non nella fede. Non è un fare, ma in tutto passare da sé a Dio, decentrare l'attenzione, accettare di non essere il soggetto intorno a cui tutto ruota. Non è cosa
facile, anche perché le numerose responsabilità, che pesano sul presbitero e su ogni pastore, lo spingono a concentrarsi su se stesso… Continua la lettura su 📖👓 https://www.presbyteri.it/presbyteri-3_2025/

Di Padre Cesare Falletti del Monastero Dominus Tecum -Cuneo-

"In our time of mounting global tensions and conflicts, Hiroshima and Nagasaki stand as “symbols of memory” (cf. Francis...
06/08/2025

"In our time of mounting global tensions and conflicts, Hiroshima and Nagasaki stand as “symbols of memory” (cf. Francis, Letter to the Most Reverend Alexis-Mitsuru Shirahama, Bishop of Hiroshima, 19 May 2023) that urge us to reject the illusion of security founded on mutually assured destruction. Instead, we must forge a global ethic rooted in justice, fraternity and the common good." (Papa Leone XIV).

MESSAGE OF THE HOLY FATHER LEO XIV FOR THE 80th ANNIVERSARY OF THE ATOMIC BOMBINGS OF HIROSHIMA AND NAGASAKI ____________________________________________

Riflettere sulla preghiera e sulla sua importanza nella nostra vita di presbiteri richiede innanzitutto di tare un passo...
04/08/2025

Riflettere sulla preghiera e sulla sua importanza nella nostra vita di presbiteri richiede innanzitutto di tare un passo indietro, i parlare della nostra interiorità, che è uno spazio caratteristico ogni essere umano, uno spazio che ha bisogno di essere coltivato e curato, perché è in esso che è possibile sperimentare la bellezza della preghiera. Questa, infatti, è la fiducia che poniamo in Dio concretamente realizzata, fiorita in ascolto di Lui, in dialogo con Lui, in adorazione di Lui, in stupore per Lui, tutti atteggiamenti che appunto rivelano la fede che ognuno di noi pone in Dio, la convinzione che la nostra esistenza poggia su di lui e che la sua presenza è la speranza della nostra vita. Ma è anche vero che la preghiera, la nostra fede vissuta, ha bisogno di un luogo in cui "accadere" una possibilità per crescere, svilupparsi e fiorire: questo luogo è il nostro cuore. Fare di esso una dimora larga, spaziosa, in cui è possibile trovare riposo e contentezza sottraendosi al rischio di perdersi in mille cose da tare, è il compito che condividiamo con ogni essere umano, un compito al quale non ci è possibile sottrarci… Continua la lettura su

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Di don Gianni Caliandro
Rettore del Pontificio Seminario Regionale Pugliese "Pio XI" - Molfetta - Redazione Presbyteri

Nel rito di ordinazione presbiterale il Vescovo, rivolgendosi ai candidati all’Ordine, propone loro cinque domande che, ...
30/07/2025

Nel rito di ordinazione presbiterale il Vescovo, rivolgendosi ai candidati all’Ordine, propone loro cinque domande che, in sintesi, potrebbero essere come una road map del cammino che ogni presbitero è chiamato a vivere.
La prima richiesta riguarda la disponibilità a vivere con pienezza il proprio ministero in una "cooperazione fedele" con il Vescovo e nel servizio del popolo di Dio. Il secondo impe gno è legato ad una concreta consapevolezza che quella del presbitero è una vita spesa mettendo al primo posto il ministero della Parola e l'annuncio del Vangelo. La terza scelta, proclamata davanti al Vescovo e a tutta l'assemblea cristiana, è quella di vivere in maniera intensa e fedele la celebrazione dell'Eucaristia e del sacramento della riconciliazione. Il quarto impegno, poi, merita di essere riportato nella sua integralità, perché tocca in profondità la vita quotidiana di un prete.
Il Vescovo chiede ai candidati: «Volete insieme con noi implorare la divina misericordia per il popolo a voi affidato, dedicandovi assiduamente alla preghiera, come ha comandato il
Signore?». «Sì, lo voglio» è la risposta degli ordinandi.
A queste richieste se ne aggiunge una conclusiva che è la sintesi di tutte le domande precedenti. In essa si fa appello ad una disponibilità totale a fare della propria vita un dono, una offerta che, pur nella fragilità delle scelte umane, si innesta sulla vita di Gesù totalmente donata per la salvezza, la liberazione e la guarigione di ogni esistenza umana.
Non è casuale che la risposta a questa domanda sia: «Sì, con la grazia di Dio lo voglio».
Nella visita di papa Francesco a Palermo nel 2018, durante la messa in memoria del Beato Pino Puglisi, egli ha concluso l'omelia dicendo:
«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). Queste parole di Gesù, scritte sulla tomba di don Puglisi, ricordano a tutti che dare la vita è stato il segreto della sua vittoria, il segreto di una vita bella. Oggi, cari fratelli e sorelle, scegliamo anche noi una vita bella. Così sia'.
Ad ogni ordinazione presbiterale sono sempre più stupito e commosso dalla sequenza di queste domande, di cui solo…

Continuo dell’articolo su https://www.presbyteri.it/presbyteri-3_2025/

Di don Nico dal Molin
Redazione Presbyteri

📣Carissimi lettori,🗣️📖questa monografia affronta ancora una volta il tema della preghiera, ma con l’intento di rifletter...
25/07/2025

📣Carissimi lettori,

🗣️📖questa monografia affronta ancora una volta il tema della preghiera, ma con l’intento di riflettere sulle particolarità della preghiera dei presbiteri. Ci accorgiamo quanto sia importante in questo nostro tempo e per tutti la cura della vita interiore; è dalla profondità del cuore e che nasce lo sguardo con cui cogliere se stessi, il servizio ministeriale, le persone che si incontrano, fare esperienza di gratuità, riconoscere e leggere ciò che accade “dentro” ogni volta che si vive una determinata esperienza.

La preghiera del presbitero, come quella di ogni altro cristiano, è accoglienza del Dio che viene ed esperienza filiale, conosce momenti di intimità e altri di aridità, è però anche una preghiera che ha caratteri particolari, è “ospitale”, abitata da tanti nomi e tante situazioni, va dai fratelli e dalle sorelle

verso il Signore, e dal Signore torna ad essi, e trova un momento privilegiato nella liturgia, luogo di santificazione e momento centrale nella vita del presbitero.

🗞️Dopo l’Editoriale di don Nico Dal Molin, don Gianni Caliandro ci introduce al tema mediante una riflessione sulla cura della vita interiore come precondizione della preghiera, anche per il presbitero. Padre Cesare Falletti ripercorre il “movimento” della “preghiera sacerdotale” di Gesù: essa è relazione di intimità col Padre che diventa supplica per i discepoli e per ogni uomo, è una circolazione che ingloba il rapporto personale e vitale con Dio e la sollecitudine pastorale. Don Giuseppe Tufo ci parla di una preghiera “impastata con la vita”, radicata nell’esistenza quotidiana, che conosce intimità e aridità, trova il suo centro nella dimensione celebrativa e di intercessione. Infine don Marco Gallo approfondisce il legame tra preghiera e liturgia offrendo un itinerario in tre passaggi per riguadagnare la preghiera liturgica, attraverso la Liturgia delle Ore, l’Eucaristia, l’Anno liturgico.

Nella rubrica dedicata al rapporto del prete con la teologia don Michele Marcato ci parla della necessità di una radicata formazione biblica. Per le “parole del Giubileo” ospitiamo in questo numero l’autorevole voce del Cardinal Angelo De Donatis, Penitenziere Maggiore, che ci parla del rapporto tra la pratica delle indulgenze e la ca**tà.

Concludono la monografia le pagine dell’UAC dedicate ancora al tema della gioia nelle occasioni date dal “tempo libero”, a cura di don Giancarlo Lanforti.

Sappiamo che in molti hanno potuto seguire il nostro Convegno sul tema: Strada facendo. Preti oggi in un contesto missionario. Gli Atti in forma cartacea saranno inviati con il prossimo numero e come sempre saranno disponibili in formato pdf sul sito appena possibile. Sul canale Youtube rimane comunque disponibile il video del Convegno, come anche quello dei Convegni precedenti.

Vogliamo esprimere infine la nostra gioia e riconoscenza per il dono dell’elezione al soglio pontificio di papa Leone XIV. Possa la sua parola anche attraverso le pagine della nostra Rivista essere maggiormente conosciuta ed ascoltata e possa la dolce e forte Parola del Vangelo ispirare sempre ogni suo e nostro operare, in particolare in sostegno e accompagnamento ai ministri ordinati.

Buona lettura!📖

Don Nico Dal Molin, editorialista, presenta il terzo numero dell’annata 2025 della rivista Presbyteri.

“Nella liturgia non c'è la gioia. Non la sento proprio”.Un problema serio, visto che sempre più spesso questa espression...
19/07/2025

“Nella liturgia non c'è la gioia. Non la sento proprio”.
Un problema serio, visto che sempre più spesso questa espressione è sulla bocca di tanti che, di
solito saltuariamente, partecipano alla celebrazione eucaristica domenicale.
Non c'è la gioia ma... se i bambini fanno qualche cosa spe-ciale, o il canto è di tuo gusto... il prete è simpatico, fa una battuta dietro l'altra... allora sì che la messa è bella, piena di gioia!
Il problema è che in passato si andava a messa spesso per consuetudine (che prendeva forza nel precetto), oggi questa motivazione è caduta (e non dobbiamo rattristarci per questo) e abbiamo scoperto che spesso ci rimane solo l'esperienza del vuoto.
Dobbiamo riconoscere che non è raro incontrare celebrazioni noiose, vuote, dove non si sperimenta la Presenza ma l'assenza! Proprio quando si sperimenta l'assenza si sente il
bisogno di dare un senso, uno scopo, una utilità alla cele-brazione, anche se estranea alla liturgia stessa: così si cerca l'arte (spesso musicale e qualcuno la chiama la messa degli artisti) oppure si cerca la gioia. Ma quale gioia?
Perché per molti la celebrazione deve essere come la manna che il libro della Sapienza descrive come un pane «pronto senza fatica, capace di procurare ogni delizia e soddisfare ogni gusto» (Sap 16,20).
Ma la gioia (quella vera che nessuno può toglierci - cf. Gv16,22 - neppure il prete o il canto più noioso) nella celebrazione si fa sentire quando riconosciamo il Cristo risorto vivo in mezzo a noi per dare anche a noi vita; come i pastori ai quali gli Angeli dicono: «Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia!» (Lc 2,10); come le donne al sepolcro: «Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli» (Mt 28,8). Questa stessa esperienza accade anche ogni qual volta il Risorto manifesta se stesso alla Chiesa: «Ma poiché, per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?"» (Lc 24,41). Anche l'Ascensione del Si-gnore, pur creando interrogativi ed attese, non è estranea alla gioia: «Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia». (Lc 24,41.52) La comunità che celebra e il suo presidente devono avere questa preoccupazione: fare della celebrazione una epifania di Cristo, e allora i fratelli gioiranno «al vedere il Signore!» (Gv20,20)… CONTINUA SU
https://www.presbyteri.it/presbyteri-2_2025/

Di don Giovanni Frausini
Direttore Unione Apostolica del Clero UAC Italia

Indirizzo

Via Dei Giardini, 36/A
Trento
38122

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