14/07/2025
“Non possiamo che manifestare tutta la nostra preoccupazione per il rischio più che concreto che lo Stato italiano debba rinunciare a una quota rilevante di fondi europei a causa della “distrazione” di un governo troppo concentrato su una riforma costituzionale che, invece di migliorare l’efficienza della giustizia, mira a ridurre l’autonomia e l’indipendenza della magistratura per alterare il delicato equilibrio su cui si regge la separazione dei poteri e quindi, in definitiva, l’attuale assetto democratico del nostro Paese”. L’allarme sul Pnrr giustizia arriva dall’Associazione nazionale magistrati con una mozione approvata dal Comitato direttivo centrale, il “parlamentino” dell’organismo rappresentrativo delle toghe, riunito sabato in Cassazione. Il riferimento è al clamoroso ritardo dell’Italia su uno dei quattro obiettivi del Piano: la riduzione del 40%, entro il giugno 2026, della durata media dei processi civili rispetto al dato del 2019 (che era di quasi sette anni).
Un target “fuori portata e che quindi non andava assunto in questi termini”, scrivono i vertici Anm, criticando gli impegni concordati con l’Europa dal governo Draghi. Ma l’attacco più duro è all’esecutivo attuale: al 31 dicembre dell’anno scorso, infatti, l’abbattimento della durata dei giudizi era fermo al 20,1%, la metà esatta del necessario. Un dato che “difficilmente potrà essere ulteriormente migliorato, anche per una sbagliata programmazione, da parte del ministero, delle risorse necessarie al suo pieno conseguimento”, sottolinea il documento.
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