19/08/2025
🏙 Architetture collettive tra Italia e Slovenia
Tra gli anni ’60 e ’70, architetti italiani e sloveni affrontano una delle sfide cruciali del dopoguerra: ripensare l’abitare collettivo. Alla crescente domanda di case popolari si risponde con quartieri residenziali su larga scala, integrando spazi verdi, servizi comuni e – soprattutto – nuove forme di socialità.
Ne sono un esempio:
➡️ 𝗩𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮𝘁𝗼 𝗕𝗦𝟳 𝗮 𝗡𝗼𝘃𝗮 𝗚𝗼𝗿𝗶𝗰𝗮: un quartiere pensato come una rete pedonale, dove la “strada” diventa spazio vivo, sospeso sopra i garage, contornata da stecche abitative e ravvivata da un attento uso del colore.
➡️ 𝗖𝗮𝘀𝗲 𝗽𝗼𝗽𝗼𝗹𝗮𝗿𝗶 𝗣𝗲𝗲𝗣 𝗘𝘀𝘁 𝗮 𝗨𝗱𝗶𝗻𝗲: qui, la strada si trasforma in terrazzi pubblici incavati nel volume architettonico, pensati per favorire l’incontro e il senso di comunità.
➡️𝗜𝗔𝗖𝗣 𝗥𝗼𝘇𝘇𝗼𝗹 𝗠𝗲𝗹𝗮𝗿𝗮: simbolo monolitico dell’edilizia popolare triestina, un “pezzo di città” con una forte identità visiva e servizi comuni al centro
➡️ 𝗠𝗮𝗿𝗶𝗯𝗼𝗿 𝗦𝘂𝗱: basata sull’idea dell’unità di vicinato, dove ogni spazio è disegnato per favorire equilibrio tra vita privata, servizi e spazi pubblici.
📅 Vieni a scoprire come l’architettura diventa strumento di coesione sociale e sperimentazione urbana.
🏙 𝗟𝗲 𝗮𝗳𝗳𝗶𝗻𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗶𝗻𝗲 - fino al 12.10 al Magazzino delle idee
📷photo Miran Kambic Photography
1. Case popolari PeeP Est, Udine, Gino Valle, 1975-79
2. Vicinato BS 7, Lubiana, Marjan Bežan, Vladimir Braco Mušič, Nives Starc (Urbanistični Inštitut SR Slovenije), 1967-73
3. IACP Rozzol Melara, Trieste, Carlo e Luciano Celli e Dario Tognon, 1969-82
4. Progetto Maribor-Sud, Vladimir Braco Mušič, Zdenka Goriup, Lojze Gosar, Leon Lenarčič (Urbanistični Inštitut SR Slovenije), 1975-80
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