
08/07/2025
Ho subito pensato di rientrare dalla porta del giardino, sul retro. Ma nonna l’aveva chiusa a chiave, come sempre. Restavano le finestre: quella della cucina era aperta, perché avevo areato per far uscire il fumo del caramello (mi sembrava che fossero passati secoli).
Bisognava per prima cosa raggiungere un piccolo davanzale a due metri di altezza. Ho rifatto il giro della casa per cercare la scala che avevo usato al mattino per il ciliegio. Sono tornato a metterla davanti alla finestra della cucina, pieno di riconoscenza per quello strumento meraviglioso.
Ma mentre salivo, sono stato richiamato da una voce in strada.
«Ehi, tu, ragazzo, che stai facendo?»
Mi sono girato. Avevo dimenticato che dall’altra parte della strada c’era una fermata di autobus. E ben piantato accanto al palo verde, sotto il numero arancio, un tizio infagottato in un abito grigio mi guardava con le mani sui fianchi.
«Cerco di rientrare in casa mia!» ho gridato.
Ha ostentatamente tirato fuori dalla tasca il cellulare. «Chiamo la polizia!» ha gridato.
Da lontano, ho visto l’autobus che si avvicinava. Forse non era il caso di preoccuparsi troppo. Ero pronto a scommettere che al tizio sarebbe passata la voglia di giocare a guardie e ladri appena fosse arrivato il suo autobus. Ho gridato:
«Scommettiamo!»..e ho messo il piede sul davanzale della finestra della cucina. Ho spinto il battente con la mano, il vetro si è aperto verso l’interno e sono entrato. Al momento di chiudere la finestra dietro di me, ho dato un’occhiata dall’altra parte della strada: il tizio era scomparso, inghiottito dall’autobus. Avrebbe girato altrove il suo remake del Giustiziere della notte.
)Anne Percin, UNA VACANZA QUASI PERFETTA, traduzione di Federica Angelini: per un'estate tra disavventure e risate!)