Radio Crossover Tango

Radio Crossover Tango Trasmissione radiofonica mensile su web. Musica, interviste, storia e cultura del tango Argentino.

Radio Crossover Disco è una web radio Torinese che trasmette dagli studi del Cecchi Point. Ha una programmazione di musica di ogni tipo, dalla disco al jazz al metal, ed una volta al mese, di sabato pomeriggio, dedica uno spazio al Tango Argentino. Nella nostra trasmissione di due ore proponiamo una selezione di tango classico, curata dalla DJ Genovese Marina Mondini, e numerose rubriche a tema cu

lturale sul tango, trattando la storia, i costumi, la musica e le grandi orchestre. In ogni trasmissione proponiamo gli interventi di uno o più ospiti, esperti o testimoni dei diversi argomenti trattati, che regalano a noi ed agli ascoltatori la loro competenza.

𝗜𝗟 𝗩𝗘𝗥𝗢 𝗧𝗔𝗡𝗚𝗢 𝗔𝗥𝗚𝗘𝗡𝗧𝗜𝗡𝗢🥏 Nel 1911 L.Robert era un giovane professore di danza, titolare della 𝘈𝘊𝘈𝘋É𝘔𝘐𝘌 𝘋𝘌 𝘋𝘈𝘕𝘚𝘌 𝘔𝘖𝘕𝘋𝘈𝘐𝘕𝘌...
30/08/2025

𝗜𝗟 𝗩𝗘𝗥𝗢 𝗧𝗔𝗡𝗚𝗢 𝗔𝗥𝗚𝗘𝗡𝗧𝗜𝗡𝗢

🥏 Nel 1911 L.Robert era un giovane professore di danza, titolare della 𝘈𝘊𝘈𝘋É𝘔𝘐𝘌 𝘋𝘌 𝘋𝘈𝘕𝘚𝘌 𝘔𝘖𝘕𝘋𝘈𝘐𝘕𝘌 a Parigi in zona Pigalle. Robert, nonostante la giovane età, lavorava già da molti anni ed era autore di diverse coreografie pubblicate sul Journal de la danse di Eugène Giraudet, tra cui "Menuet des Fêtes d'Orléans", "Amusements de la Loire", "Fontaine du Loiret" ed altri.

A quel tempo il tango argentino stava muovendo i suoi primi passi a Parigi. Si era ancora distanti dalla vera e propria 𝐭𝐚𝐧𝐠𝐨𝐟𝐨𝐥𝐥𝐢𝐚, che sarebbe poi esplosa nell'estate del 1913, ma il pubblico nel 1911 aveva già avuto modo di vedere il tango argentino sui palcoscenici dei cabaret. Particolare risonanza ebbe alle Folies Bergère lo spettacolo 𝘊𝘳𝘪𝘰𝘭𝘭𝘰 del dicembre 1909, in cui il tango venne ballato da una coppia di donne: Jane Marnac e Norah Lyons. Ma fino a quel momento si trattava principalmente di un numero d'attrazione, fatto per stupire il pubblico con novità esotiche, e non sempre veniva eseguito con musiche originali.

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🔹 Ma allo stesso tempo qualcosa si stava muovendo in modo sotterraneo nell'𝘶𝘯𝘥𝘦𝘳𝘨𝘳𝘰𝘶𝘯𝘥 parigino.
A Montmartre, nel club La Feria gestito da sudamericani, c'era già qualcuno che ballava il tango; ma per il momento non faceva notizia. Anche nei salotti mondani, come quello di Madame Reszke per esempio, talvolta si ballava privatamente il tango. Questi salotti erano ritrovi esclusivi, frequentati da personaggi della cultura, dello spettacolo e dalla gioventù altolocata, inclusi a volte figli di diplomatici ed affaristi provenienti dal Sudamerica. Fu da queste due situazioni, distanti fra loro eppure accomunate dalla curiosità per il nuovo, che il tango mosse in sordina i primi passi verso la celebrità a Parigi.

L. Robert era uno dei maestri di ballo che frequentavano questi salotti. Giovane ed ardimentoso, lontano dallo spirito conservatore dei suoi colleghi più anziani, era tra i maestri che si sentivano positivi verso le novità che arrivavano dall'America. Del resto queste novità arrivavano tramite percorsi imprevedibili, ed i maestri più realisti sostenevano questo motto: «𝘐 𝘱𝘳𝘰𝘧𝘦𝘴𝘴𝘪𝘰𝘯𝘪𝘴𝘵𝘪 𝘯𝘰𝘯 𝘭𝘢𝘯𝘤𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘲𝘶𝘢𝘴𝘪 𝘮𝘢𝘪 𝘭𝘢 𝘮𝘰𝘥𝘢: 𝘮𝘰𝘭𝘵𝘰 𝘱𝘪ù 𝘴𝘱𝘦𝘴𝘴𝘰 è 𝘪𝘭 𝘱𝘶𝘣𝘣𝘭𝘪𝘤𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘢 𝘪𝘮𝘱𝘰𝘯𝘦 𝘦𝘥 𝘦𝘴𝘴𝘪 𝘥𝘦𝘷𝘰𝘯𝘰 𝘴𝘰𝘵𝘵𝘰𝘮𝘦𝘵𝘵𝘦𝘳𝘴𝘪 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘶𝘢 𝘷𝘰𝘭𝘰𝘯𝘵à».
Non tutti i professori la pensavano così; ma i più conservatori - che tentavano di imporre la propria volontà contro quella del pubblico - si sarebbero trovati costretti prima o poi ad adattarsi, arrivando quindi in ritardo rispetto ai loro colleghi più avventurosi.

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🔹 Nel Gennaio 1911 una notizia rimbalzò su gran parte delle testate parigine: 𝗥𝗼𝗯𝗲𝗿𝘁 𝗶𝗻𝘀𝗲𝗴𝗻𝗮𝘃𝗮 𝗶𝗹 𝘁𝗮𝗻𝗴𝗼.
Così testimoniava il giornalista:

𝘙𝘦𝘤𝘦𝘯𝘵𝘦𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦, 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘤𝘩𝘦 𝘨𝘪𝘰𝘷𝘢𝘯𝘰𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭'𝘢𝘭𝘵𝘢 𝘴𝘰𝘤𝘪𝘦𝘵à 𝘴𝘶𝘥𝘢𝘮𝘦𝘳𝘪𝘤𝘢𝘯𝘢 𝘩𝘢 𝘣𝘢𝘭𝘭𝘢𝘵𝘰 𝘪𝘭 𝘵𝘢𝘯𝘨𝘰 𝘯𝘦𝘪 𝘴𝘢𝘭𝘰𝘯𝘪 𝘮𝘰𝘯𝘥𝘢𝘯𝘪, 𝘰𝘵𝘵𝘦𝘯𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘶𝘯 𝘴𝘶𝘤𝘤𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘱𝘳𝘰𝘥𝘪𝘨𝘪𝘰𝘴𝘰. 𝘕𝘰𝘯 𝘱𝘰𝘵𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘤𝘩𝘪𝘦𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘪 𝘧𝘪𝘦𝘳𝘪 𝘩𝘪𝘥𝘢𝘭𝘨𝘰𝘴 𝘥𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘪𝘴𝘤𝘦𝘯𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘢𝘭 𝘳𝘶𝘰𝘭𝘰 𝘥𝘪 𝘪𝘴𝘵𝘳𝘶𝘵𝘵𝘰𝘳𝘪, 𝘭𝘦 𝘱𝘢𝘥𝘳𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘤𝘢𝘴𝘢 𝘩𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘪𝘯𝘤𝘢𝘳𝘪𝘤𝘢𝘵𝘰 𝘢𝘭𝘤𝘶𝘯𝘪 𝘮𝘢𝘦𝘴𝘵𝘳𝘪 𝘥𝘪 𝘥𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘥𝘪 𝘴𝘵𝘶𝘥𝘪𝘢𝘳𝘦 𝘪 𝘮𝘰𝘷𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘭 𝘵𝘢𝘯𝘨𝘰. 𝘌, 𝘰𝘨𝘨𝘪, 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘪 𝘣𝘢𝘭𝘭𝘦𝘳𝘪𝘯𝘪 𝘮𝘰𝘯𝘥𝘢𝘯𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘵𝘦𝘯𝘨𝘰𝘯𝘰 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘳𝘦𝘱𝘶𝘵𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘴𝘵𝘶𝘥𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘭𝘢 𝘯𝘶𝘰𝘷𝘢 𝘥𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘴𝘰𝘵𝘵𝘰 𝘭𝘢 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘥𝘪𝘳𝘦𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦. 𝘐𝘭 𝘴𝘪𝘨𝘯𝘰𝘳 𝘙𝘰𝘣𝘦𝘳𝘵, 𝘥𝘪𝘳𝘦𝘵𝘵𝘰𝘳𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘈𝘤𝘤𝘢𝘥𝘦𝘮𝘪𝘢 𝘥𝘪 𝘥𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘮𝘰𝘯𝘥𝘢𝘯𝘢, 𝘮𝘪 𝘩𝘢 𝘪𝘯𝘷𝘪𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘪𝘦𝘳𝘪 𝘢𝘥 𝘶𝘯𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘴𝘶𝘦 𝘭𝘦𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪. 𝘚𝘰𝘵𝘵𝘰 𝘭𝘰 𝘴𝘨𝘶𝘢𝘳𝘥𝘰 𝘢𝘵𝘵𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘴𝘶𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘪𝘦𝘷𝘦, 𝘧𝘦𝘤𝘦 𝘦𝘴𝘦𝘨𝘶𝘪𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘵𝘢𝘯𝘨𝘰 𝘥𝘢 𝘶𝘯𝘢 𝘨𝘪𝘰𝘷𝘢𝘯𝘦 𝘣𝘪𝘰𝘯𝘥𝘢 𝘤𝘰𝘯 𝘤𝘢𝘱𝘦𝘭𝘭𝘪 𝘳𝘪𝘤𝘤𝘪. 𝘌𝘨𝘭𝘪 𝘴𝘱𝘪𝘦𝘨ò, 𝘴𝘤𝘰𝘮𝘱𝘰𝘯𝘦𝘯𝘥𝘰𝘭𝘦, 𝘭𝘦 𝘧𝘪𝘨𝘶𝘳𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘰𝘥𝘢, 𝘦𝘭𝘦𝘨𝘢𝘯𝘵𝘪 𝘦 𝘱𝘪𝘶𝘵𝘵𝘰𝘴𝘵𝘰 𝘷𝘢𝘳𝘪𝘦. «È 𝙡𝙖𝙨𝙘𝙞𝙫𝙖 𝙦𝙪𝙖𝙣𝙩𝙤 𝙗𝙖𝙨𝙩𝙖 𝙧𝙚𝙨𝙩𝙖𝙣𝙙𝙤 𝙥𝙚𝙧ò 𝙘𝙤𝙣𝙫𝙚𝙣𝙞𝙚𝙣𝙩𝙚», 𝘢𝘴𝘴𝘪𝘤𝘶𝘳𝘢𝘷𝘢 𝘪𝘭 𝘴𝘪𝘨𝘯𝘰𝘳 𝘙𝘰𝘣𝘦𝘳𝘵.

Più d'uno dei maestri di allora fiutò l'opportunità e si mise al lavoro, ma Robert si mosse per primo ed in modo molto efficace. Non solo introdusse l'insegnamento del tango nelle sue classi, ma convocò a presenziare alle sue lezioni alcuni giornalisti, che naturalmente erano ghiotti di queste novità e diramarono ampiamente la notizia sulla stampa parigina. Per alcune settimane il nome di Robert comparve su un gran numero di testate francesi.

Inoltre Robert predispose una teoria del tango-danza, assicurandosi che questa venisse praticata sulla musica corretta. Per questo motivo pubblicò 𝗟𝗘 𝗩𝗥𝗔𝗜 𝗧𝗔𝗡𝗚𝗢 𝗔𝗥𝗚𝗘𝗡𝗧𝗜𝗡, il vero tango argentino, con la descrizione dei passi e la partitura di 𝗘𝗟 𝗖𝗛𝗢𝗖𝗟𝗢, un vero brano di tango argentino destinato a diventare ultra popolare a Parigi ed in Europa.
𝗦𝗶 𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗳𝗮𝘀𝗰𝗶𝗰𝗼𝗹𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝘃𝗲𝗱𝗲𝘁𝗲 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗳𝗼𝘁𝗼: 𝘂𝗻 𝗽𝗲𝘇𝘇𝗼 𝗼𝗿𝗶𝗴𝗶𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝟭𝟵𝟭𝟭 𝗮𝗿𝗿𝗶𝘃𝗮𝘁𝗼 𝗺𝗶𝗿𝗮𝗰𝗼𝗹𝗼𝘀𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗺𝗶𝗲 𝗺𝗮𝗻𝗶; 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗲 𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮 𝗻𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗶 𝘀𝗲𝗴𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝘁𝗲𝗺𝗽𝗼, è 𝗮𝗻𝗰𝗼𝗿𝗮 𝗶𝗻 𝗯𝘂𝗼𝗻𝗼 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵é 𝗻𝗲𝗹 𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶 𝗰𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗻𝗻𝗶 𝘂𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝗽𝗿𝗲𝗰𝗲𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗲𝘁𝗮𝗿𝗶 𝗹'𝗵𝗮 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼𝗽𝗼𝘀𝘁𝗼 𝗮𝗱 𝘂𝗻 𝗿𝗲𝘀𝘁𝗮𝘂𝗿𝗼 𝗲𝗻𝗰𝗼𝗺𝗶𝗮𝗯𝗶𝗹𝗲.
Le due persone che vedete raffigurate in posizione di ballo sulla copertina sono il professor L.Robert e Mistinguett, celeberrima stella del music-hall francese, che proprio nel Gennaio del 1911 si era prestata a posare con il giovane maestro per una serie di scatti in posizioni di tango.

🔹 Il giornalista continua:

𝐶𝑟𝑒𝑎𝑡𝑜 𝑖𝑛 𝑞𝑢𝑒𝑖 𝑏𝑎𝑙𝑙𝑖 𝑝𝑜𝑝𝑜𝑙𝑎𝑟𝑖 𝑐h𝑒 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑐𝑜𝑠ì 𝑓𝑟𝑒𝑞𝑢𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑛𝑒𝑙𝑙’𝐴𝑚𝑒𝑟𝑖𝑐𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑆𝑢𝑑, 𝑖𝑙 𝑡𝑎𝑛𝑔𝑜 𝑓𝑢 𝑎𝑑𝑜𝑡𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑎𝑙𝑙’𝑎𝑙𝑡𝑎 𝑠𝑜𝑐𝑖𝑒𝑡à, 𝑚𝑎 𝑟𝑖𝑝𝑢𝑙𝑖𝑡𝑜 𝑑𝑎𝑖 𝑚𝑜𝑣𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑣𝑜𝑙𝑔𝑎𝑟𝑖 𝑒 𝑡𝑟𝑖𝑣𝑖𝑎𝑙𝑖. «𝐿𝑎 𝑝𝑜𝑠𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒», 𝑑𝑖𝑠𝑠𝑒 𝑖𝑙 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑜𝑟 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝑚𝑒𝑛𝑡𝑟𝑒 𝑏𝑎𝑙𝑙𝑎𝑣𝑎, «è 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑏𝑜𝑠𝑡𝑜𝑛 𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑐𝑎𝑚𝑏𝑖𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑎 𝑙𝑎 𝑑𝑢𝑟𝑎𝑡𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑑𝑎𝑛𝑧𝑎: 𝑖𝑛 𝑛𝑒𝑠𝑠𝑢𝑛 𝑚𝑜𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑖𝑙 𝑐𝑎𝑣𝑎𝑙𝑖𝑒𝑟𝑒 𝑠𝑖 𝑠𝑒𝑝𝑎𝑟𝑎 𝑑𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑑𝑎𝑚𝑎, 𝑐h𝑒 𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑑𝑢𝑐𝑒 𝑑𝑎𝑣𝑎𝑛𝑡𝑖 𝑎 𝑠é 𝑜 𝑑𝑖 𝑙𝑎𝑡𝑜». 𝐼𝑙 𝑡𝑎𝑛𝑔𝑜 è 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑑𝑎 𝑠𝑒𝑡𝑡𝑒 𝑓𝑖𝑔𝑢𝑟𝑒. 𝐿𝑎 𝑝𝑟𝑖𝑚𝑎 è 𝑢𝑛𝑎 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑒𝑔𝑔𝑖𝑎𝑡𝑎 𝑑𝑖 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑖 𝑖𝑛 𝑎𝑣𝑎𝑛𝑡𝑖; 𝑖𝑙 𝑐𝑎𝑣𝑎𝑙𝑖𝑒𝑟𝑒 𝑠𝑖 𝑝𝑖𝑒𝑔𝑎 𝑙𝑒𝑔𝑔𝑒𝑟𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑎𝑙𝑙’𝑖𝑛𝑑𝑖𝑒𝑡𝑟𝑜 𝑒 𝑙𝑎 𝑑𝑎𝑚𝑎 𝑠𝑖 𝑝𝑖𝑒𝑔𝑎 𝑙𝑒𝑔𝑔𝑒𝑟𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑖𝑛 𝑎𝑣𝑎𝑛𝑡𝑖. 𝐿𝑎 𝑠𝑒𝑐𝑜𝑛𝑑𝑎 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒 𝑖𝑛 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑖 𝑠𝑐𝑖𝑣𝑜𝑙𝑎𝑡𝑖 𝑠𝑢𝑙 𝑙𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑠𝑡𝑟𝑜, 𝑝𝑜𝑖 𝑠𝑢𝑙 𝑙𝑎𝑡𝑜 𝑠𝑖𝑛𝑖𝑠𝑡𝑟𝑜, 𝑐𝑜𝑛 𝑚𝑜𝑣𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑏𝑟𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎 𝑎𝑙𝑙’𝑎𝑚𝑒𝑟𝑖𝑐𝑎𝑛𝑎 𝑐h𝑒 𝑠𝑒𝑔𝑛𝑎𝑛𝑜 𝑙𝑎 𝑐𝑎𝑑𝑒𝑛𝑧𝑎. 𝑆𝑒𝑔𝑢𝑜𝑛𝑜 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑖 𝑠𝑐𝑖𝑣𝑜𝑙𝑎𝑡𝑖, 𝑝𝑜𝑖 𝑢𝑛𝑎 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑒𝑔𝑔𝑖𝑎𝑡𝑎 𝑑𝑎 𝑑𝑒𝑠𝑡𝑟𝑎 𝑎 𝑠𝑖𝑛𝑖𝑠𝑡𝑟𝑎, 𝑐𝑜𝑛 𝑚𝑜𝑣𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑖𝑛𝑑𝑖𝑝𝑒𝑛𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑖 𝑐𝑜𝑟𝑝𝑖 𝑐h𝑒 𝑠𝑖 𝑠𝑒𝑝𝑎𝑟𝑎𝑛𝑜 𝑒 𝑠𝑖 𝑎𝑣𝑣𝑖𝑐𝑖𝑛𝑎𝑛𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑢𝑛 𝑣𝑒𝑛𝑡𝑎𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑐h𝑒 𝑠𝑖 𝑎𝑝𝑟𝑒 𝑒 𝑠𝑖 𝑐h𝑖𝑢𝑑𝑒. 𝐿𝑎 𝑑𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑡𝑒𝑟𝑚𝑖𝑛𝑎 𝑐𝑜𝑛 𝑢𝑛 𝑙𝑒𝑔𝑔𝑒𝑟𝑜 𝑏𝑖𝑙𝑎𝑛𝑐𝑖𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑖𝑛 𝑎𝑣𝑎𝑛𝑡𝑖 𝑒 𝑖𝑛𝑑𝑖𝑒𝑡𝑟𝑜 𝑑𝑖 𝑔𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑠𝑜 𝑒𝑓𝑓𝑒𝑡𝑡𝑜. 𝐼𝑙 𝑡𝑎𝑛𝑔𝑜 𝑎𝑟𝑔𝑒𝑛𝑡𝑖𝑛𝑜 𝑠𝑖 𝑑𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑖𝑛 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑜𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑠𝑢 𝑢𝑛𝑎 𝑚𝑢𝑠𝑖𝑐𝑎 𝑙𝑒𝑛𝑡𝑎 𝑐h𝑒 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑟𝑑𝑎 𝑙’h𝑎𝑏𝑎𝑛𝑒𝑟𝑎. 𝐼𝑛 𝐴𝑟𝑔𝑒𝑛𝑡𝑖𝑛𝑎 𝑒 𝑖𝑛 𝐵𝑟𝑎𝑠𝑖𝑙𝑒, 𝑙𝑎 𝑔𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑜𝑝𝑜𝑙𝑜 𝑑𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑖𝑙 𝑡𝑎𝑛𝑔𝑜 𝑎𝑐𝑐𝑜𝑚𝑝𝑎𝑔𝑛𝑎𝑡𝑎 𝑑𝑎𝑙 𝑠𝑢𝑜𝑛𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐h𝑖𝑡𝑎𝑟𝑟𝑎. 𝐼𝑙 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑜𝑟 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝑣𝑢𝑜𝑙𝑒 𝑠𝑜𝑡𝑡𝑜𝑙𝑖𝑛𝑒𝑎𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑎 𝑑𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑠𝑖𝑎 𝑜𝑟𝑖𝑔𝑖𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑟𝑖𝑝𝑟𝑒𝑛𝑑𝑎 𝑛𝑒𝑠𝑠𝑢𝑛𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑜𝑠𝑐𝑖𝑢𝑡𝑖. 𝐴 𝑚𝑒, 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑎𝑛𝑜, 𝑖𝑙 𝑡𝑎𝑛𝑔𝑜 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑟𝑑𝑎 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑓𝑎𝑛𝑡𝑎𝑠𝑖𝑒 𝑐𝑜𝑟𝑒𝑜𝑔𝑟𝑎𝑓𝑖𝑐h𝑒 𝑑𝑖 𝐿𝑎𝑣𝑎𝑙𝑙𝑖è𝑟𝑒, 𝑀𝑖𝑠𝑡𝑖𝑛𝑔𝑢𝑒𝑡𝑡 𝑒 𝑀𝑎𝑥 𝐷𝑒𝑎𝑟𝑙𝑦 𝑐h𝑒 𝑚𝑒𝑟𝑎𝑣𝑖𝑔𝑙𝑖𝑎𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑖𝑙 𝑝𝑢𝑏𝑏𝑙𝑖𝑐𝑜, 𝑝𝑒𝑟ò 𝑝𝑟𝑖𝑣𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑞𝑢𝑒𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑜𝑟𝑐𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑜𝑟𝑝𝑜, 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑚𝑖𝑚𝑖𝑐h𝑒 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑖𝑠𝑡𝑖𝑐h𝑒 𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑒𝑣𝑜𝑙𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑓𝑎𝑛𝑡𝑎𝑠𝑡𝑖𝑐h𝑒 𝑐h𝑒 𝑎𝑝𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒𝑛𝑔𝑜𝑛𝑜 𝑝𝑖ù 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑔𝑖𝑛𝑛𝑎𝑠𝑡𝑖𝑐𝑎 𝑐h𝑒 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑑𝑎𝑛𝑧𝑎.

Questo articolo ci dà diverse informazioni:
- Robert parla delle origini popolari del tango, ma non parla di postriboli; ancora per un paio d'anni nessuno, in Europa, avrebbe associato il tango ai postriboli. Robert riferiva di aver eliminato i movimenti "volgari", che non erano da considerare esclusiva dei postriboli ma piuttosto caratteristici del volgo, ossia del popolo meno raffinato.
- il tango insegnato da Robert era "lascivo senza diventare sconveniente"; difficile capire con precisione cosa intendesse tecnicamente, ma era chiara l'intenzione: titillare la curiosità di chi cercava emozioni forti, ma allo stesso tempo rassicurarli sul fatto che non sarebbero stati considerati riprovevoli per questo.
- il tango si ballava frontali, ma in certi momenti anche affiancati.
- non era previsto interrompere il ballo per eseguire movimenti da solo: il tango del prof. Robert richiedeva un movimento fluido e continuo.
- il primo passo che veniva insegnato era la camminata, a cui seguivano movimenti basati sugli incroci.
- la musica di tango era lenta ed aveva ritmo di habanera; se la sentissero i milongueri del 2000, non la identificherebbero come "tango" ma la interpreterebbero piuttosto come una "milonga lenta". Però i primi tanghi invece suonavano esattamente così.
- Robert precisa che a Buenos Aires lo strumento caratteristico del tango era la chitarra. In realtà a quel tempo Vicente Greco aveva già coniato da un anno il termine "orquesta típica" per definire come "tipica" la formazione comprendente anche il bandoneón; però si trattava di una novità ancora piuttosto recente.
- il giornalista sottolinea la distanza fra il tango insegnato da Robert ed il tango-show, che aveva già visto sul palcoscenico interpretato dalle soubrette dell'epoca, e che comprendeva atteggiamenti scenici ed acrobatici che nel tango di Robert non erano presenti.

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Era il principio del 1911.

Robert era assolutamente convinto che il tango avrebbe conquistato Parigi; mentre dalle pagine dei giornali il professor Charles Lefort, direttore dell’Accademia dei maestri di ballo, minimizzava e sosteneva che nessun tipo di tango avrebbe mai potuto incontrare i favori del pubblico parigino perché troppo complicato, Robert al contrario si dichiarava assolutamente sicuro che di lì a poco il tango argentino avrebbe rimpiazzato tutte le altre danze.

Robert aveva visto giusto e due anni dopo, nell'estate del 1913, non esisteva professore di ballo a Parigi che potesse ignorare il tango. Ma, allo stesso tempo, in quest'invasione la teoria di Robert era destinata a perdere il vantaggio del primato. Annegò sommersa da un'enormità di altre teorie, pubblicate da tutti gli ultimi arrivati che si affastellarono fino al Carnevale del 1914.

Come sempre, per chi ha letto fino in fondo, lascio qui in regalo il link alla copia digitalizzata del fascicolo che mostro in foto. Lo trovate nel primo commento.

Stasera si balla a Bari!Con la musica dal vivo di Tango Spleen, e con la selezione musicale di Marina Mondini.Prima dell...
27/07/2025

Stasera si balla a Bari!
Con la musica dal vivo di Tango Spleen, e con la selezione musicale di Marina Mondini.

Prima della milonga, alle ore 20, avrò il piacere di illustrare gli esordi del tango in Italia durante la Belle Époque: la musica, il ballo, i maestri ed i protagonisti del tango show in Italia nei primissimi anni del 1900.
La conferenza sarà accompagnata da proiezione di foto, musica e video d'epoca e farò ascoltare un tango italiano del primo Novecento dal mio grammofono portatile a manovella.

Il tutto nella splendida cornice della Tenuta Bellino a Bitritto (BA).

𝗣𝗘𝗥𝗖𝗛É 𝗔𝗕𝗕𝗜𝗔𝗠𝗢 𝗗𝗜𝗠𝗘𝗡𝗧𝗜𝗖𝗔𝗧𝗢 𝗟𝗔 𝗦𝗧𝗢𝗥𝗜𝗔 𝗜𝗧𝗔𝗟𝗜𝗔𝗡𝗔 𝗗𝗘𝗟 𝗧𝗔𝗡𝗚𝗢🧿 𝗟𝗮 𝗺𝗲𝗺𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗰𝗼𝗹𝗹𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗮, secondo il sociologo Maurice Halbwachs, ...
09/07/2025

𝗣𝗘𝗥𝗖𝗛É 𝗔𝗕𝗕𝗜𝗔𝗠𝗢 𝗗𝗜𝗠𝗘𝗡𝗧𝗜𝗖𝗔𝗧𝗢 𝗟𝗔 𝗦𝗧𝗢𝗥𝗜𝗔 𝗜𝗧𝗔𝗟𝗜𝗔𝗡𝗔 𝗗𝗘𝗟 𝗧𝗔𝗡𝗚𝗢

🧿 𝗟𝗮 𝗺𝗲𝗺𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗰𝗼𝗹𝗹𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗮, secondo il sociologo Maurice Halbwachs, 𝗰𝗼𝗽𝗿𝗲 𝘂𝗻 𝗽𝗲𝗿𝗶𝗼𝗱𝗼 𝗺𝗼𝗹𝘁𝗼 𝗹𝗶𝗺𝗶𝘁𝗮𝘁𝗼: all'incirca la durata della vita di una persona. Questo perché si basa sulla condivisione di esperienze e ricordi all'interno di un gruppo sociale, e quindi è legata a quanto dura quel gruppo sociale specifico.
Vale anche per il tango: 𝗹𝗮 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗺𝗲𝗺𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗰𝗼𝗹𝗹𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝘁𝗮𝗻𝗴𝗼 è 𝗿𝗶𝗳𝗲𝗿𝗶𝘁𝗮 𝗮𝗴𝗹𝗶 𝗲𝘃𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝘃𝗶𝘀𝘀𝘂𝘁𝗼 o sentito raccontare da chi li ha vissuti.
Quando si cerca di andare più indietro nel tempo la maggior parte delle persone, in mancanza di una memoria collettiva, si appella all'immaginario collettivo - che spesso contiene una buona parte di invenzione.

💃 𝗔𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗹𝗮 𝘀𝗲𝗻𝘀𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗹 "𝘃𝗲𝗿𝗼" 𝘁𝗮𝗻𝗴𝗼 𝗮𝗿𝗴𝗲𝗻𝘁𝗶𝗻𝗼 𝘀𝗶𝗮 𝗮𝗿𝗿𝗶𝘃𝗮𝘁𝗼 𝗶𝗻 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮 𝗱𝗶 𝗿𝗲𝗰𝗲𝗻𝘁𝗲, e che prima di allora esistesse solo il "𝘵𝘢𝘯𝘨𝘰 𝘭𝘪𝘴𝘤𝘪𝘰" ed il "𝘵𝘢𝘯𝘨𝘰 𝘴𝘱𝘰𝘳𝘵𝘪𝘷𝘰". Perché ci riferiamo ad una memoria collettiva che arriva al massimo agli anni '50.
Ma c'è tutta 𝘂𝗻𝗮 𝗳𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗽𝗮𝘀𝘀𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝘁𝗮𝗻𝗴𝗼 𝗶𝗻 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮, più antica, 𝗱𝗶 𝗰𝘂𝗶 𝘀𝗶 è 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗮 𝗹𝗮 𝗺𝗲𝗺𝗼𝗿𝗶𝗮, semplicemente perché il gruppo sociale che ha vissuto quel tango è ormai estinto e non può più trasmetterla.

⌛ "𝘘𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘭𝘢 𝘮𝘦𝘮𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘥𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘴𝘦𝘳𝘪𝘦 𝘥𝘪 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘪 𝘯𝘰𝘯 𝘩𝘢 𝘱𝘪ù 𝘪𝘭 𝘴𝘶𝘱𝘱𝘰𝘳𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘨𝘳𝘶𝘱𝘱𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘷𝘪 𝘧𝘶 𝘤𝘰𝘪𝘯𝘷𝘰𝘭𝘵𝘰 𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘦 𝘴𝘶𝘣ì 𝘭𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘦𝘨𝘶𝘦𝘯𝘻𝘦, 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘦 𝘧𝘶 𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘢𝘵𝘰𝘳𝘦 𝘰 𝘯𝘦 𝘶𝘥ì 𝘪𝘭 𝘳𝘢𝘤𝘤𝘰𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘷𝘰𝘤𝘦 𝘥𝘪 𝘤𝘩𝘪 𝘷𝘪 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘤𝘪𝘱ò 𝘰 𝘭𝘪 𝘷𝘪𝘥𝘦, 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘮𝘦𝘮𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘴𝘪 𝘥𝘪𝘴𝘱𝘦𝘳𝘥𝘦 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘥𝘪 𝘱𝘰𝘤𝘩𝘪 𝘪𝘯𝘥𝘪𝘷𝘪𝘥𝘶𝘪 𝘪𝘴𝘰𝘭𝘢𝘵𝘪, 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘪 𝘪𝘯 𝘯𝘶𝘰𝘷𝘦 𝘴𝘰𝘤𝘪𝘦𝘵à 𝘤𝘶𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘪 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘪 𝘯𝘰𝘯 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘦𝘴𝘴𝘢𝘯𝘰 𝘱𝘪ù 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘩é 𝘥𝘦𝘤𝘪𝘴𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘦𝘴𝘵𝘳𝘢𝘯𝘦𝘪, 𝗮𝗹𝗹𝗼𝗿𝗮 𝗶𝗹 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗺𝗲𝘇𝘇𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝘀𝗮𝗹𝘃𝗮𝗿𝗲 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗿𝗱𝗶 è 𝗱𝗶 𝗳𝗶𝘀𝘀𝗮𝗿𝗹𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝘀𝗰𝗿𝗶𝘁𝘁𝗼 𝗶𝗻 𝘂𝗻 𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗼." (4)

🔮 Ecco perché sei anni fa 𝗵𝗼 𝗱𝗲𝗰𝗶𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗼 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮.
Perché come appassionato ricercatore e collezionista avevo già raccolto (presso archivi pubblici, antiquari e mercatini dell'usato) materiale d'epoca sufficiente a rievocare quel passato del tango in Italia che nessuno può più ricordare, con i suoi protagonisti, con i suoi luoghi, con la sua musica. Ed anche con il suo modo di ballare il tango - che naturalmente non era il nostro, ma non era nemmeno il tango liscio.
Inoltre, come studioso, ho raccolto l'eredità del prof. Enrique Cámara, che già negli anni novanta approfondì la storia del tango in Italia, integrando i suoi studi con quanto emerso dal materiale che ho collezionato, e sviluppando dietro suo consiglio questo tema in un 𝗺𝗮𝘀𝘁𝗲𝗿 𝘂𝗻𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗶𝘁𝗮𝗿𝗶𝗼 e poi un 𝗱𝗼𝘁𝘁𝗼𝗿𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝗰𝗲𝗿𝗰𝗮.

Sono passati alcuni anni dalla mia prima conferenza tenuta a Firenze nel 2019; anni durante i quali ho arricchito moltissimo il materiale a mia disposizione. Nel frattempo, con l'aiuto di Marina, abbiamo proposto questa conferenza agli appassionati di tango di vari luoghi d'Italia: Roma, Modena, Trento, Bologna, Vicenza, Imola, Firenze. (3)

𝗤𝘂𝗲𝘀𝘁'𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗺𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗶𝗻 𝗰𝗮𝗻𝘁𝗶𝗲𝗿𝗲 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶 𝘁𝗿𝗲 𝗮𝗽𝗽𝘂𝗻𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶, in altri tre nuovi luoghi, per fare luce sul passato remoto del tango in Italia. 𝗢𝗿𝗮 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗹𝗶𝗲𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗮𝗻𝗻𝘂𝗻𝗰𝗶𝗮𝗿𝘃𝗶 𝗶𝗹 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗼 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶.

📆 L'occasione sarà all' APULIA TANGO FESTIVAL BARI (2)
Marina Mondini ed io parteciperemo alla serata di Domenica 27 Luglio 2025. (1)
La serata di milonga sarà accompagnata, oltre che dalla preziosa selezione musicale di Marina, da un'orchestra fenomenale: Tango Spleen!

Ma subito prima della milonga, il palco sarà in mano al sottoscritto: presenterò la mia conferenza multimediale in cui illustrerò il 𝘁𝗮𝗻𝗴𝗼 𝗶𝗻 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗕𝗲𝗹𝗹𝗲 É𝗽𝗼𝗾𝘂𝗲.
Chi erano i maestri di tango, com'era la musica, in quali luoghi si ballava, come si ballava il tango a quel tempo. La conferenza sarà supportata da audiovisivi: fotografie, brani sonori e video della mia collezione. Inoltre si potrà ascoltare tango italiano d'epoca suonato dal mio grammofono d'epoca a manovella.

Ringraziamo con affetto Nicla Zonno per l'invito!
Trovate nel primo commento di questo post tutti i dettagli sull'evento con i relativi link.

In foto: la cartolina-ricordo che verrà distribuita ai partecipanti.

Sono lieto di presentarvi un altro dei miei ritrovamenti.𝗟𝗲 𝘁𝗮𝗻𝗴𝗼 - 𝗟𝗲𝘀 𝗻𝗼𝘂𝘃𝗲𝗮𝘂𝘅 𝗽𝗮𝘀 𝗱𝘂 𝘁𝗮𝗻𝗴𝗼. 𝗣𝗼𝘂𝗿 𝗮𝗽𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗿𝗲 𝗼𝘂 𝘀𝗲 𝗽𝗲𝗿𝗳...
22/06/2025

Sono lieto di presentarvi un altro dei miei ritrovamenti.
𝗟𝗲 𝘁𝗮𝗻𝗴𝗼 - 𝗟𝗲𝘀 𝗻𝗼𝘂𝘃𝗲𝗮𝘂𝘅 𝗽𝗮𝘀 𝗱𝘂 𝘁𝗮𝗻𝗴𝗼. 𝗣𝗼𝘂𝗿 𝗮𝗽𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗿𝗲 𝗼𝘂 𝘀𝗲 𝗽𝗲𝗿𝗳𝗲𝗰𝘁𝗶𝗼𝗻𝗻𝗲𝗿

📘 Questo manuale di ballo francese, databile circa alla prima metà degli anni venti, secondo Worldcat è custodito in un unico esemplare nella biblioteca pubblica di New York.
In realtà so che ne esiste almeno un'altra copia al Centro Nazionale francese della Danza, ma lo stesso volume non risulta censito nel sistema bibliotecario nazionale dei cugini d'oltralpe.
Risulta quindi essere uno dei più rari libri di danza in mio possesso.

L'autore è André Peter's, rinomato professore di ballo parigino, menzionato anche dal maestro torinese Mario Zucco nel suo libro del 1928 "Il tango e la sua evoluzione fino ai tempi nostri". Zucco riporta Peter's come primo nome, nella lista dei professori a cui ha attinto per elaborare il suo metodo di insegnamento del tango. Gli altri professori della lista erano D. Charles, M. Moutin, M. Mottie, G. Lefort, G.J. Poigt. Come si può vedere, erano tutti professori francesi; non è un caso, perché Parigi a quel tempo era il centro internazionalmente riconosciuto dell'intellighenzia coreutica: tutti i migliori professori e le più importanti teorie sulla danza e sull'insegnamento della danza arrivavano da lì.

Il ricercatore francese Christian Declerck, dopo una minuziosa indagine, ha scoperto che André Peter's era in realtà uno pseudonimo usato dal professore nella sua professione, e che il suo vero nome era François Bigeard, nato nel 1868 a Le Morvan (presso Orléans).
Peter's, oltre ad insegnare, era anche direttore di Dansons! ("Balliamo!"), una rivista specializzata che a partire dal 1922 fu punto di riferimento dei parigini che frequentavano le numerose sale da ballo della capitale.
Nel primo numero della rivista il direttore enunciava enfaticamente il suo obiettivo con queste parole:

𝘛𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘣𝘢𝘭𝘭𝘢𝘯𝘰! 𝘗𝘪𝘤𝘤𝘰𝘭𝘪 𝘦 𝘨𝘳𝘢𝘯𝘥𝘪, 𝘨𝘪𝘰𝘷𝘢𝘯𝘪 𝘦 𝘷𝘦𝘤𝘤𝘩𝘪. 𝘚𝘪 𝘣𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘱𝘪𝘢𝘤𝘦𝘳𝘦, 𝘴𝘪 𝘣𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘢 𝘴𝘢𝘭𝘶𝘵𝘦; 𝘴𝘪 𝘣𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘥𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪𝘤𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘦 𝘱𝘳𝘦𝘰𝘤𝘤𝘶𝘱𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘥𝘦𝘭 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘰 𝘦 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘨𝘭𝘪 𝘰𝘴𝘵𝘢𝘤𝘰𝘭𝘪 𝘮𝘢𝘵𝘦𝘳𝘪𝘢𝘭𝘪 𝘦 𝘮𝘰𝘳𝘢𝘭𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭'𝘦𝘴𝘪𝘴𝘵𝘦𝘯𝘻𝘢. 𝘝𝘪𝘷𝘢 𝘭𝘢 𝘥𝘢𝘯𝘻𝘢! 𝘛𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘩𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘲𝘶𝘪𝘯𝘥𝘪 𝘣𝘪𝘴𝘰𝘨𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘶𝘯 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘢𝘭𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘧𝘰𝘳𝘯𝘪𝘴𝘤𝘢 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘵𝘪𝘱𝘰 𝘥𝘪 𝘪𝘯𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘴𝘶𝘭 𝘱𝘢𝘴𝘴𝘢𝘵𝘰, 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘦 𝘧𝘶𝘵𝘶𝘳𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘱𝘢𝘴𝘴𝘢𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰 𝘱𝘳𝘦𝘧𝘦𝘳𝘪𝘵𝘰; 𝘥𝘪 𝘶𝘯 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘢𝘭𝘦 𝘪𝘯𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢𝘵𝘪𝘷𝘰 𝘦 𝘪𝘴𝘵𝘳𝘶𝘵𝘵𝘪𝘷𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘮𝘰𝘴𝘵𝘳𝘪 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘪 𝘱𝘢𝘴𝘴𝘪 𝘦 𝘭𝘦 𝘥𝘢𝘯𝘻𝘦 𝘪𝘯 𝘷𝘰𝘨𝘢, 𝘥𝘦𝘴𝘤𝘳𝘪𝘷𝘦𝘯𝘥𝘰𝘭𝘪 𝘯𝘦𝘭 𝘮𝘰𝘥𝘰 𝘱𝘪ù 𝘤𝘩𝘪𝘢𝘳𝘰 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘪𝘣𝘪𝘭𝘦; 𝘦 𝘪𝘯𝘧𝘪𝘯𝘦, 𝘥𝘪 𝘶𝘯 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘢𝘭𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘧𝘰𝘳𝘯𝘪𝘴𝘤𝘢 𝘳𝘦𝘨𝘰𝘭𝘢𝘳𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘶𝘯 𝘦𝘭𝘦𝘯𝘤𝘰 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘭𝘦𝘵𝘰 𝘦 𝘪𝘮𝘱𝘢𝘳𝘻𝘪𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘪 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘪 𝘭𝘰𝘤𝘢𝘭𝘪 𝘥𝘰𝘷𝘦 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘳𝘦𝘤𝘢𝘳𝘴𝘪, 𝘯𝘦𝘭 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘰 𝘦 𝘯𝘦𝘭𝘭'𝘰𝘳𝘢 𝘪𝘯 𝘤𝘶𝘪 𝘥𝘦𝘴𝘪𝘥𝘦𝘳𝘢𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘥𝘪𝘤𝘢𝘳𝘴𝘪 𝘢𝘭 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘩𝘰𝘣𝘣𝘺 𝘱𝘳𝘦𝘧𝘦𝘳𝘪𝘵𝘰. 𝘋𝘢𝘯𝘴𝘰𝘯𝘴! 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 è 𝘪𝘭 𝘵𝘪𝘵𝘰𝘭𝘰 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘢𝘭𝘦, 𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘢 𝘰𝘨𝘨𝘪 𝘥𝘪𝘷𝘦𝘯𝘵𝘢 𝘭'𝘢𝘮𝘪𝘤𝘰 𝘪𝘯𝘴𝘦𝘱𝘢𝘳𝘢𝘣𝘪𝘭𝘦 𝘥𝘪 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘱𝘱𝘢𝘴𝘴𝘪𝘰𝘯𝘢𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘭 𝘣𝘢𝘭𝘭𝘰.

📰 La rivista era davvero un accurato e preciso organo di informazione, ricco di densi articoli che non solo illustravano dettagliatamente, con schemi e descrizioni, i diversi balli di moda, ma ospitava anche articoli su tutto ciò che orbitava attorno al mondo della danza, oltre ad un calendario di tutte le serate e le occasioni danzanti parigine. Insomma si tratta di una vera e propria miniera di informazioni utili per tracciare, anno per anno, cosa succedeva nel mondo del ballo europeo e l'evolversi del gusto e delle nuove mode.
Ma oltre a questo, Dansons! era per Peter's un utile veicolo pubblicitario per le sue attività professionali, grazie al quale veniamo a sapere che il professore insegnava a Parigi in Faubourg Saint-Denis 105, che teneva corsi collettivi a prezzi modici ed era aperto tutto l'anno.

La produzione editoriale nota del prof. Peter's comprende, oltre a Dansons!, anche il libro 𝘈𝘪𝘥𝘦 𝘮é𝘮𝘰𝘪𝘳𝘦 𝘥𝘶 𝘱𝘢𝘳𝘧𝘢𝘪𝘵 𝘥𝘢𝘯𝘴𝘦𝘶𝘳 del 1923, ed una serie di volumetti monografici delle Éditions Nilsson, dedicati a descrivere in dettaglio i numerosi balli di moda tra cui boston, shimmy, fox-trot, jazz, e naturalmente anche il tango, nel libro in mio possesso.

🔹 Il manuale che vedete in foto è suddiviso in due parti principali: "Il tango" ed "I nuovi passi di tango".
Questo perché la prima teoria del tango, arrivata in Europa durante gli anni dieci, aveva già avuto tempo di essere stata acquisita, fraintesa, resa oggetto di speculazione, poi messa in discussione, rielaborata, ed infine sintetizzata e riemessa come "nuova teoria" nel corso degli anni venti. Tutto questo percorso evolutivo è noto a pochissimi ed è oggetto della mia tesi dottorale.

Nella prima parte, "Il tango", vengono illustrati i passi di tango che avevano dominato la tangofollia del 1913: la marcha, el medio corte, el corte, la media luna, el chasé, el cruzado, el ocho argentino, el abanico, la rueda, el paseo, el frotado, el molinete. Come si vede, hanno tutti nomi ispanici: difatti erano la sintesi di ciò che veniva insegnato a Parigi dai professori argentini: insegnamento acquisito, razionalizzato, "ripulito" e standardizzato dai professionisti parigini della danza. Il risultato era una vera e propria sintesi, ottenuta applicando la loro professionalità per fare ordine nell'affollarsi di tutte quelle teorie del tango confuse e contraddittorie che avevano caratterizzato il periodo pre-bellico.

🔹 La seconda parte del libro, "I nuovi passi di tango", inizia con una breve introduzione che spiega il motivo per cui molti dei "vecchi" passi del tango (quelli spiegati nel primo capitolo) erano destinati a cadere nell'oblio.
La caratteristica dei balli del dopoguerra era la semplificazione: il mondo della danza aveva preso atto che il numero di appassionati del ballo stava crescendo velocemente, e che non tutti i nuovi studenti avevano la pazienza e la costanza di apprendere passi complicati. Anche perché, prima della guerra, il terreno di competizione fra i maestri di ballo era il numero di passi che sapevano insegnare: sembrava che un maestro fosse più bravo se conosceva più passi. Questo atteggiamento però era stato riconosciuto come un errore nel medio termine, specialmente riferito al tango, ed alla fine i professori a congresso dopo la prima guerra mondiale decisero di prendere una direzione diversa.
La soluzione fu quella di creare teorie semplificate, che andavano nella direzione di rendere il ballo accessibile a tutti. L'enfasi era invece sullo stile e sull'eleganza, che spesso era la grande assente nel tango dell'anteguerra.

Un'altra caratteristica del nuovo tango, che lo differenziava dal tango argentino dell'anteguerra, era quella di essere un ballo "progressivo", ossia un ballo che si esegue circolando nella sala. Tutte le testimonianze sono concordi nel dire che il tango argentino degli anni dieci era un ballo eseguito sul posto, o muovendosi solo quel poco necessario a completare una sequenza. Sì, avete capito bene: il tango argentino dell'inizio del Novecento, quello insegnato dai professori argentini a Parigi, NON si ballava "in ronda". Era un ballo figurato e consisteva nell'eseguire sequenze di figure. Questo è stato l'imprinting iniziale del tango in Europa.
Ma negli anni venti le cose erano destinate a cambiare, perché le teorie del "nuovo tango argentino" mettevano la camminata come elemento centrale del tango; tutti gli altri passi erano eseguibili camminando, in modo che fosse possibile ballare un tango circolando attorno alla pista, allo stesso modo che era già in uso per altri balli come il vals e la polka. I passi "originali" del tango non erano stati del tutto dimenticati, ma erano venivano eseguiti solo una volta ogni tanto, per intercalare con le camminate.

Così il secondo capitolo, dopo aver introdotto "la marche argentine", spiega come questa si possa concatenare ("enchainements") con gli altri passi della precedente teoria.
Spiega poi il passo denominato "dentelle" (merletto), che era molto in voga a Parigi all'inizio degli anni venti, e che poteva essere eseguito sia camminando, sia ruotando: strumento quindi molto utile per affrontare gli angoli della pista. Viene poi spiegato l'uso nel tango del "le temps d'arrêt" (la pausa), il "balancé", "le pas marqué".
Come si può notare, tutti i nomi dei nuovi passi sono in francese: difatti non derivano dalla versione del tango insegnata dagli argentini, ma da come la pratica del tango - avvenuta in Europa - aveva digerito e metabolizzato il ritmo del tango, sintetizzandolo e partorendo un modo di ballarlo molto più tranquillo e "camminato" rispetto a quello precedente.

🧿 Una curiosità: tutte le intestazioni delle pagine del manuale, che a sinistra riportano il titolo del capitolo che si sta leggendo, a destra presentano un riquadro contenente "messaggi subliminali" del maestro, diversi per ogni pagina, come per esempio "non abbiate fretta", "ricominciate daccapo anche se credete di aver capito", "esercitatevi a lungo", "seguite i consigli e fate tutti i movimenti", "non dimenticatevi di contare" (1,2,3,4...), "non abbandonate un passo senza averlo compreso perfettamente" ed il mio preferito: "non si impara a ballare leggendo".

🎁 REGALO per chi ha letto fino alla fine: lascio, nei commenti, il link alla copia digitale di un numero della rivista Dansons! in cui si parla proprio del tango.

Quando il tango rioplatense arrivò in Europa, nei primissimi anni della sua introduzione, e cioè prima che diventasse un...
15/06/2025

Quando il tango rioplatense arrivò in Europa, nei primissimi anni della sua introduzione, e cioè prima che diventasse un grande successo, veniva presentato come “tango criollo”. Questo succedeva nella prima decade del 1900.
Successivamente, e già nel corso della prima metà degli anni '10, tutta l’Europa iniziò ad usare la parola “tango” per intendere il tango rioplatense, senza più bisogno di specificare l’aggettivo “criollo”.

Perché inizialmente era necessario aggiungere un appellativo? Non bastava dire “tango”?
Il motivo è che la parola “tango” all'inizio del 1900 era già conosciuta in Europa, ed identificava un ballo spagnolo della stessa famiglia del flamenco. Per far capire al pubblico che il ballo proposto era una novità proveniente dall'America, e non il tango che già conoscevano fin dal 1800, era quindi necessario specificare "criollo".
Quando poi il tango rioplatense nel 1913 salì alla ribalta in tutto il mondo, diventando un irrinunciabile oggetto di moda e di fanatismo, non c'era più bisogno di aggiungere nulla per capire che dicendo "tango" si stava parlando di quello più famoso ed importante.

La coincidenza di due balli con lo stesso nome potrebbe lasciar pensare ad un qualche tipo di parentela. Su questo argomento si è speculato per un secolo intero. Il dato di fatto, comunque, è che il 𝙩𝙖𝙣𝙜𝙤-𝙛𝙡𝙖𝙢𝙚𝙣𝙘𝙤 era completamente diverso dal 𝙩𝙖𝙣𝙜𝙤 𝙧𝙞𝙤𝙥𝙡𝙖𝙩𝙚𝙣𝙨𝙚: tanto per iniziare, non si ballava in coppia!

Se volete saperne di più, potete leggere qui sotto la descrizione che ne diede Cyril Rice nel suo libro del 1931: “Dancing in Spain”.
Inoltre, nel primo commento di questo post potete trovare il link ad un filmato del 1905 che illustra come veniva ballato il tango-flamenco.

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𝗜 𝘁𝗿𝗲 𝗽𝗶𝗹𝗮𝘀𝘁𝗿𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝗳𝗹𝗮𝗺𝗲𝗻𝗰𝗼 𝗺𝗼𝗱𝗲𝗿𝗻𝗼
Le tre danze che costituiscono il nucleo della scuola moderna del flamenco sono il Tango, il Garrotín e la Farruca.
Le danze più antiche dell’Andalusia erano invariabilmente in tempo di 3/4 o 3/8, con occasionali passaggi in 6/8. Una novità distintiva di questo nuovo gruppo di danze è che tutte e tre sono in tempo 2/4.
Come sia stato introdotto questo nuovo ritmo non è certo, ma è possibile che sia il risultato dei contatti con le colonie ispano-americane, probabilmente con Cuba, la cui appartenenza prolungò l’esistenza del defunto impero spagnolo quasi fino al XX secolo. Questa ipotesi è rafforzata dal fatto che il tango ottenne per la prima volta popolarità a Cadice, porto particolarmente ricettivo alle influenze coloniali.

𝗜𝗹 𝗧𝗮𝗻𝗴𝗼 𝗳𝗹𝗮𝗺𝗲𝗻𝗰𝗼
Quando Emmanuel Chabrier visitò la Spagna nel 1882, tra le danze che più lo colpirono per intensità e sincerità vi era il tango, che da alcuni anni era il ballo prediletto delle classi popolari di Cadice.
Va sottolineato che l’unica cosa che il tango argentino e quello spagnolo hanno in comune è il nome e il tempo musicale. Al di là di questo, sono completamente diversi.
Il tango spagnolo è l’essenza della danza gitana. Di solito, ma non necessariamente, è ballato da una donna, che spesso indossa il sombrero cordobés, il cappello a tesa piatta tipico dell’Andalusia, che usa come elemento coreografico durante i momenti di taconeo (battito ritmico dei tacchi).
Nel flamenco si occupa molto meno spazio rispetto alla danza classica e per questo è inadatto ai grandi teatri, dove è difficile creare quell’intimità essenziale con il pubblico.
Il zapateado e il taconeo giocano un ruolo fondamentale nel tango. Un elemento affascinante è il contrasto tra il rapido ticchettio dei tacchi e il movimento lento e sinuoso delle braccia.
Le braccia, infatti, sono un aspetto vitale nella danza gitana, soprattutto per le donne, che vi esprimono desideri indefinibili e profondi. Anche le mani si muovono in cerchi a partire dal polso, come se il ritmo pervadesse tutto il corpo fino alle estremità.
Le nacchere (castañuelas) sono usate occasionalmente nel flamenco, ma più spesso vengono sostituite da schiocchi di dita e battiti di mani a tempo staccato.
La conclusione del ballo è improvvisa e brusca: nessuna preparazione, nessuna costruzione verso il climax in stile teatrale. Il silenzio che segue è netto, come un pezzo strappato via di colpo.

𝗨𝗻'𝗼𝗺𝗯𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗮𝗺𝗯𝗶𝗴𝘂𝗶𝘁à
In alcune versioni del tango flamenco può apparire un elemento di oscenità, dovuto in gran parte ai movimenti dell’addome. Arthur Symons osserva che “si trova sempre su un limite incerto, ed è proprio da qui che deriva il suo fascino straordinario.”
In questo contesto, la questione della virtù delle gitanas assume un interesse più che accademico. L’opinione generale (anche se non unanime) sembra essere che, una volta terminata la danza, le donne gitane non siano così disponibili come un osservatore ingenuo potrebbe pensare.
Richard Ford osservava che al suo tempo erano, per gli spettatori non gitani, come punch ghiacciato a una festa elegante.

𝗚𝗮𝗿𝗿𝗼𝘁í𝗻 𝗲 𝗙𝗮𝗿𝗿𝘂𝗰𝗮
Simile al tango, ma di origine più recente, è il Garrotín, nel quale l’uso delle braccia e delle mani tremolanti è particolarmente memorabile. Anche questo è solitamente un ballo femminile.
Gli uomini, invece, preferiscono quasi sempre la Farruca, della quale Vicente Escudero è il grande interprete. Sebbene presenti somiglianze con danze precedenti, il Garrotín e la Farruca si sono sviluppati solo negli ultimi venticinque anni, in parte grazie all’opera del gitano Faíco.
Si è ipotizzato che la musica della Farruca sia ispirata ai motivi popolari della Galizia, regione che Morales considerava la più ricca e la meno conosciuta dal punto di vista musicale in tutta la Spagna.

𝗔𝗹𝘁𝗿𝗶 𝘀𝘁𝗶𝗹𝗶 𝗲 𝗶𝗻𝗳𝗹𝘂𝗲𝗻𝘇𝗲
Non tutte le danze flamenco sono in tempo 2/4. Fanno eccezione i Fandanguillos, le Bulerías e le Alegrías, che talvolta sono considerate stili semi-flamenco, e certamente appartengono a una zona intermedia tra due scuole.
Quando un uomo danza le Alegrías, spesso lo fa sotto forma di zapateado, mentre una donna può introdurre passi della scuola classica, come la jerezana.
Si balla indossando una gonna lunga e a balze, accompagnata da schiocchi di dita (pitos) e battiti di mani (palmadas). Lo spettacolo è vivace e ben si presta a mettere in luce il fascino di una giovane ballerina.
Le Bulerías mostrano l’influenza del tango, ma trasposta in un altro ritmo, e anch’esse sono solitamente danzate da donne.

𝗜𝗹 𝗙𝗮𝗻𝗱𝗮𝗻𝗴𝘂𝗶𝗹𝗹𝗼 𝗲 𝗶𝗹 𝗿𝗶𝗰𝗵𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗢𝗿𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲
Un fenomeno sorprendente dell’ultimo decennio è stato l’introduzione e la successiva grande popolarità del Fandanguillo, nonostante l’iniziale resistenza delle cantaoras più tradizionaliste, come La Niña de los Peines.
Il ritmo pulsante in 3/4 è stato adottato per la danza ed è l’unica danza gitana per cui le nacchere sono indispensabili. In generale, però, i gitani – soprattutto gli uomini – tendono a disprezzare le nacchere (palillos), considerate un abbellimento frivolo per la danza seria.
Così come è danzato oggi, con frequenti développés, il fandanguillo ha però un gusto troppo da varietà per essere considerato una vera espressione dell’anima gitana.
Un tipo di danza gitana particolarmente legata alle grotte del Sacromonte a Granada è la Zambra, che nel nome e nella forma riflette un evidente richiamo ai modelli orientali.
Secondo alcuni musicologi, si nota una crescente esteriorità orientaleggiante nella musica flamenca, e la Zambra ne è un chiaro esempio.

𝗖𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗛𝗼𝗻𝗱𝗼 𝗲 𝘀𝘁𝗶𝗹𝗲 𝗴𝗶𝘁𝗮𝗻𝗼
Altri stili appartenenti al Cante Hondo, ma fortemente influenzati dai gitani, sono le Malagueñas e le Soleares.
La prima, con le sue varianti locali – come le Granadinas, Rondeñas, Tarantas, Cartageneras, Murcianas – è da tempo cantata in Andalusia. Tutte queste varianti condividono un tempo in 3/4, con passaggi intercalati in 6/8.
In generale, i gitani hanno selezionato dal Cante Hondo andaluso ciò che li ha attratti e, da questi elementi, hanno sviluppato il Cante Flamenco, oggi a loro associato. Tuttavia, è pedante insistere su una distinzione rigida tra forme così strettamente interconnesse.

𝗜𝗹 𝗳𝗹𝗮𝗺𝗲𝗻𝗰𝗼 𝘀𝘂𝗹 𝗽𝗮𝗹𝗰𝗼𝘀𝗰𝗲𝗻𝗶𝗰𝗼 𝗲 𝗻𝗲𝗹 𝘀𝘂𝗼 𝗮𝗺𝗯𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗻𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮𝗹𝗲
Le danze in cui lo stile flamenco si esprime al meglio sono il Tango, la Farruca e le Alegrías. Tuttavia, soprattutto se l’interprete è ingenuo o poco esperto, risultano poco efficaci in un ambiente privo di empatia.
Vicente Escudero, con le sue mani e i suoi piedi carichi di magia, riesce a superare il senso iniziale di stranezza e bizzarria, ma per un gitano "normale" il sostegno del Cuadro Flamenco è indispensabile.
Quel mezzo cerchio con chitarre pulsanti, cantanti lamentosi e ballerini seduti in attesa del proprio turno crea l’esaltazione e la perdita d’inibizione che sole possono portare il danzatore nei regni dell’estasi ritmica.
Quando anche gli spettatori appartengono allo stesso mondo sociale degli artisti, partecipano attivamente alla creazione dell’atmosfera.
Nel suo contesto originario, il flamenco non è uno spettacolo, ma l’incarnazione visibile di un’emozione condivisa, in cui ogni spettatore ha un ruolo attivo e partecipe: una visione evocata dal pubblico stesso, sospinta dalle onde continue del suono ritmico che essi stessi generano.

𝘊𝘺𝘳𝘪𝘭 𝘙𝘪𝘤𝘦: “𝘋𝘢𝘯𝘤𝘪𝘯𝘨 𝘪𝘯 𝘚𝘱𝘢𝘪𝘯”, 1931

Indirizzo

Via Antonio Cecchi 17
Turin
10152

Orario di apertura

16:00 - 18:00

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Radio Crossover Tango - A descubrir el Tango Argentino è una trasmissione mensile che va in onda dagli studi della web radio Torinese Radio Crossover Disco presso il Cecchi Point. Una volta al mese, di sabato pomeriggio, dedichiamo due ore alla musica ed agli approfondimenti culturali sul Tango Argentino e su tutto il mondo che ruota attorno ad esso. Nella nostra trasmissione ha un ruolo centrale la storia del tango, sia quella di Buenos Aires che la storia della diaspora del tango in tutto il mondo ed i fenomeni di transculturazione associati. Abbiamo sempre un occhio di riguardo verso la storia del tango in Italia, sia nei tempi antichi che in quelli più moderni, ed ospitiamo letture d’epoca, testimonianze sul ballo di altri tempi. In ogni trasmissione proponiamo gli interventi di uno o più ospiti, esperti o testimoni dei diversi argomenti trattati, sia italiani che stranieri. Occasionalmente ospitiamo volentieri interventi di musicisti che suonano tango “live” dal nostro studio.