Elisabetta Bertini Psicoterapeuta

  • Home
  • Elisabetta Bertini Psicoterapeuta

Elisabetta Bertini Psicoterapeuta Contact information, map and directions, contact form, opening hours, services, ratings, photos, videos and announcements from Elisabetta Bertini Psicoterapeuta, News & Media Website, .

21/09/2025
Grazie Stefano Benni!
12/09/2025

Grazie Stefano Benni!

Cosa dovrebbe essere la scuola, ben lontana purtroppo da questi obiettivi.
06/09/2025

Cosa dovrebbe essere la scuola, ben lontana purtroppo da questi obiettivi.

La Scuola non ha come finalità quella di normalizzare la vita dei nostri figli attraverso una tecnica di dominio e di sorveglianza, ma quella di favorire l’apertura della loro vita all’orizzonte illimitato della vita. Un maestro non è un istruttore, né un governatore, non è un moralizzatore né un sorvegliante, ma la grazia di un incontro che apre la vita a mondi nuovi.

Al link, "La comunità della Scuola", un estratto dal mio nuovo libro "La luce e l'onda. Che cosa significa insegnare?" (per gentile concessione di Einaudi editore): https://drive.google.com/file/d/1kJBSO63MEKoM0KExl3gfvdDATWZaWivP/view?usp=sharing

06/09/2025

Gli smartphone sono dannosi per lo sviluppo dei bambini e dei ragazzi.
Si tratta di un fatto ormai dimostrato dalle neuroscienze, fare finta di ignorarlo non porta certo alla risoluzione del problema.

Le aree del cervello dedicate all’apprendimento cognitivo non si sviluppano pienamente se tutto ciò che dovrebbe essere fatto nel mondo reale viene realizzato nel digitale.

Dal lato pedagogico, già Montessori sottolineava come l’intelligenza risieda nelle mani, nel fare, nel mondo reale. Non possiamo togliere queste opportunità ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze. Per non parlare delle dipendenze che creano alcune app facilmente scaricabili.

Qui si tratta di qualcosa che concerne rischi concreti, riguardanti lo sviluppo della persona e il suo futuro. Non parliamo dell’orario di rientro o del vestirsi in una certa maniera. Un bimbo di 10 anni può guidare un’automobile? O bere un bicchiere di grappa fumando una sigaretta? No, e tutta la pedagogia è d’accordo su questo.

Smettiamo allora di sottovalutare, anche per convenienza, i danni che provocano certi strumenti digitali e iniziamo a trattarli per quello che sono. Tengo poi a precisare una cosa: io non sono contro la tecnologia, ma sono convinto che ogni strumento abbia un tempo per il suo utilizzo.

---

Daniele Novara

29/08/2025

“La violenza digitale non è meno grave di quella fisica. Ha a che vedere con il senso della propria libertà, della propria sicurezza. Quindi può causare ansia, vergogna, perdita di fiducia nelle relazioni fino a depressione, attacchi di panico e sindrome da stress post-traumatico. Gli effetti possono essere particolarmente pesanti per le ragazze più giovani.”

A dichiararlo è Francesca Schir, Segretaria del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi e Coordinatrice del Comitato Pari Opportunità del CNOP, che su Adnkronos ha aggiunto: “Non è solo un’aggressione al corpo o all’immagine, ma una ferita al senso di libertà e sicurezza personale”.

Riconoscere l’abuso digitale come un trauma significa promuovere consapevolezza, prevenzione e tutela.
Un passo necessario per difendere la salute psicologica e garantire il diritto delle persone a vivere libere, sicure e rispettate, anche nello spazio digitale.

Leggi l'articolo completo 👉🏼 https://www.adnkronos.com/cronaca/ordine-degli-psicologi-labuso-digitale-e-come-quello-fisico-rischio-di-sindrome-da-stress-post-traumatico_6lB13LbQJ0Rwp3d3gHUrtT

Per comprendere più a fondo
28/08/2025

Per comprendere più a fondo

Maschilismo perverso.

-Un dispositivo che sembra nuovo, figlio dell’epoca dei social network e della loro logica esibizionista, ma che, in realtà, ha radici antiche: si compila una lista, un catalogo di donne, le “proprie”, per ridurle a corpi da valutare, commentare, mettere in
classifica da parte di un gruppo esteso di uomini.

-Lista clandestina che raduna uno
spogliatoio virtuale di maschi che nel turpiloquio e nell’insulto,nell’apprezzamento
pesante e nelle fantasie p***o estreme, realizzano, in una complicità gruppale innocentemente feroce, la degradazione maschilista del soggetto femminile ad un
oggetto di consumo.

-Il fatto che tutto ciò sia avvenuto rubando le immagini della propria donna per metterle in pasto ad altri maschi non solo ribadisce una concezione padronale del rapporto, ma realizza altresì una fantasia perversa.

Quale?

-In gioco non è tanto il desiderio erotico nelle sue trame labirintiche, ma una sorta di scambismo virtuale.

-Lo scambismo non viene effettivamente praticato, non diviene una pratica sessuale, ma si mantiene sul piano del puro vo**urismo.

-Questo tipo di scambismo non ha bisogno di professioniste del sesso, ma recluta, in un abuso selvaggio della privacy, la compagna, la moglie, la fidanzata, l’amante.

-Lacan ci ha insegnato che il vo**urismo non è semplicemente "guardare senza essere visti".

--Il vo**ur, infatti, non è affatto padrone dello sguardo ma ne è piuttosto posseduto.

-Fotografando, filmando, spiando, egli cerca di trasformare la donna in un oggetto catturato una volta per tutte.

-In questo modo prova a sostituire l'angoscia provocata dallo sguardo imprevedibile dell'Altro con la rassicurante fissità di un'immagine.

-Ma quello che possiede non è mai la donna, ma solo il catalogo senza vita delle sue rappresentazioni.

-Da un lato, mette in lista la propria compagna per ricevere dagli altri la conferma del suo valore ("guarda cosa ho!"); dall'altro, si illude di possederne l'essenza più segreta, di averla finalmente sotto controllo.

A che fine?

Mi limito a isolare tre punti.

*Il primo consiste nel ribadire l’assioma maschilista per eccellenza: “sono tutte putttane!”.

-In ogni donna vi sarebbe una femmina ammalata di sesso, una Eva insaziabile pronta a soddisfare gli appetiti più smodati degli uomini.

-Qui la mitologia maschilista svela le sue radici più ideologiche: di fronte all’inafferrabilità del godimento femminile, alla libertà irriducibile della donna, si prova ad operare una
riduzione violenta della donna stessa ad una bambola del sesso sempre disponibile.

*Il secondo punto riguarda invece la logica del vo**ur.

-Egli, come la psicoanalisi insegna, non guarda tanto l’Altro, ma guarda se stesso nell’atto di catturare quello che non può catturare:

il mistero del desiderio dell’Altro, il suo sguardo.

-È come se l’esperienza autentica dell’incontro fosse troppo fuggevole, rischiosa, indeterminata.

-Allora si preferisce venirne a capo filtrandola attraverso una lente che offre l’illusione di metterla in pausa, riavvolgerla, possederla.

-Incitare al commento osceno, scurrile, alla manifestazione priva di ogni pudore delle proprie fantasie, significa scambiare solo virtualmente la propria donna preservando però un potere di governo sul suo corpo.

-Nondimeno, diversamente dalla prostituzione tipo Onlyfans, qui l’oggetto sessuale deve avere un nome, una storia, un legame con chi la espone.

-Ed è proprio questa contaminazione tra la realtà e la finzione a produrre un godimento perverso.

-Mentre il triste Casanova di Fellini si trovava al termine della sua vita tra le mani solamente una bambola meccanica – simulacro della morte che fatalmente lo attendeva per ricordagli che nemmeno il sesso compulsivo poteva essere una via di fuga dalla sua inesorabile presa -, in questo caso si tratta di nutrire l’illusione di avere a disposizione una bambola non meccanica ma viva e reale.

-L’uomo che getta le immagini rubate della propria compagna in pasto al branco non è più un amante, ma un manager della propria vita affettiva costantemente ansioso di ricevere un feedback dal suo pubblico.

-In questo modo è diventato schiavo di quello sguardo che credeva di dominare.

-Non è più in grado di desiderare ma solo di organizzare un godimento omogeno, tra simili.

-In questo senso, al di là delle apparenze, il godimento di ogni vo**ur resta solipsistico, uomo-sessuale, tale, cioè, da escludere l’incontro reale con una donna.

*Infine, il terzo motivo che può giustificare questo dispositivo osceno concerne il tentativo disperato di rianimare il desiderio.

-Se la vita di coppia porta con sé, nella sua ripetizione abitudinaria, il rischio di una flessione o di una estinzione del desiderio, la convocazione sulla scena di un altro sguardo può offrire l’illusione di una sua riattivazione.

È un gioco di specchi:

il vero oggetto del desiderio non è più la “propria” donna, ma il desiderio dell’altro che deve qualificare il suo corpo come ancora desiderabile.

-È una formula di Lacan:

il desiderio umano è desiderio dell’oggetto solo in quanto desiderato da un altro desiderio.

-In altre parole:

se tu desideri quello che io possiedo, quello che possiedo riacquista valore.

-La donna-bambola diventa così la
merce suprema, il biglietto da visita per entrare in una fratellanza patologica di sguardi maschili, un club esclusivo in cui ci si riconosce e ci si valuta per il valore della merce che si è in grado di esibire e, almeno virtualmente, di mettere in circolazione.

-È la logica del capitale applicata:

il valore di un bene – il corpo-oggetto della propria partner – è determinato dalla domanda che riesce a generare.

-Si tratta di un meccanismo perverso per provare ad accendere un desiderio assopito, morto, sfiancato dall’abitudine.

-Ma preferire il catalogo illimitato delle immagini all'enigma singolare,
l'archivio all'avventura, la sicurezza claustrofobica della prigione vo**uristica al cielo aperto e pericoloso del desiderio condiviso è una strada senza vie di uscita.

La Repubblica, 24 agosto 2025.
di Massimo Recalcati.

Le previsioni esatte! 🙂
15/08/2025

Le previsioni esatte! 🙂

13/08/2025
08/08/2025

Avete mai trovato nei ristoranti bambini con un tablet o un dispositivo per essere intrattenuti nell'attesa? Molto spesso sono gli stessi che non riescono a stare a tavola nella mensa scolastica!

Anche davanti alle scuole le mamme cedono il loro smartphone al bambino nel passeggino per distrarlo mentre il fratellino o la sorellina più grande devono entrare a scuola. Questo purtroppo non favorisce l'emersione del linguaggio, anzi rischia di creare un disturbo del linguaggio e dell'attenzione.

Il più delle volte i bambini non vedono quello che mangiano, perché hanno davanti gli occhi il gioco e distratti non si accorgono del cibo che i genitori gli imboccano. Cattiva abitudine sia rispetto al cibo, sia rispetto alle autonomie del bambino, e alla capacità di attendere.

Facciamo un passo indietro, prevenire e curare con l'educazione si può!

Cosa posso fare io genitore?
Legato al pasto c'è anche il tema della masticazione e della deglutizione. Il bambino che impara a masticare cibi di diverse consistenze allena i muscoli oro-facciali, predisposti anche all'articolazione del linguaggio. Il bambino che si concentra sul rito del pasto, acquisisce competenze prassiche come l'uso delle posate, la coordinazione oculo manuale, e per tentativi ed errori impara.

Cosa posso fare allora io genitore?
- rallentare lo stile di vita frenetico
- fare una cosa per volta: è il tempo per mangiare
- coinvolgere il bambino nell'apparecchiatura (dai 2 anni)
- non sostituirsi al bambino, lasciare che provi a fare da solo!

--

Maria Teresa Pepe, pedagogista, counselor e formatrice CPP

A volte ci sono fraintendimenti ... 🙂
08/08/2025

A volte ci sono fraintendimenti ... 🙂

"La depressione non equivale al dolore; il vero depresso ringrazierebbe il cielo se riuscisse a provare dolore. La depre...
08/08/2025

"La depressione non equivale al dolore; il vero depresso ringrazierebbe il cielo se riuscisse a provare dolore. La depressione è l'incapacità di provare emozioni. La depressione è la sensazione di essere morti mentre il corpo è ancora in vita. Non equivale affatto alla pena e al dolore, con i quali anzi non ha niente in comune.

Il depresso è incapace di provare gioia, così come è incapace di provare dolore. La depressione è l'assenza di ogni tipo di emozione, è un senso di morte che per il depresso è assolutamente insostenibile. È proprio l'incapacità a provare emozioni che rende la depressione così pesante da sopportare".

_ERICH FROMM, I cosiddetti sani

💭 Spesso usiamo la parola "depressione" per descrivere momenti di grande tristezza o dolore, vero? Ma la depressione clinica è qualcosa di molto diverso, e a volte è difficile per chi non l'ha provata a capirne la vera natura. 🤔

Erich Fromm, nel suo acuto libro "I cosiddetti sani", ci offre una definizione profonda e necessaria di cosa sia realmente la depressione. Non è un'emozione, ma la sua assenza. Non è la tristezza, ma una sorta di vuoto paralizzante, un'incapacità di sentire, di gioire e persino di soffrire. È una "morte" interiore, una condizione di anestesia emotiva che rende ogni istante insopportabile proprio perché non c'è nulla da sentire.

È un promemoria potente per chi soffre di depressione, e soprattutto per chi sta loro vicino. Dobbiamo andare oltre i luoghi comuni e capire che non si tratta di un "male di vivere" passeggero, ma di una condizione di profonda sofferenza che merita empatia, comprensione e, soprattutto, aiuto professionale. Non è una questione di "volersi ti**re su", ma di una battaglia per ritrovare il proprio mondo emotivo.

Se state vivendo qualcosa di simile, non siete soli. Cercate aiuto. E se avete qualcuno vicino che sta lottando con questo vuoto, offrite un ascolto senza giudizio, perché la loro battaglia è più profonda di quanto possiamo immaginare.

✍🏼©️ I sentieri della filosofia

Address


Website

Alerts

Be the first to know and let us send you an email when Elisabetta Bertini Psicoterapeuta posts news and promotions. Your email address will not be used for any other purpose, and you can unsubscribe at any time.

  • Want your business to be the top-listed Media Company?

Share