13/12/2025
𝐔𝐧𝐚 𝐛𝐚𝐭𝐭𝐮𝐭𝐚 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐮𝐚𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐭𝐚. 𝐔𝐧’𝐚𝐮𝐥𝐚 𝐩𝐢𝐞𝐧𝐚. 𝐔𝐧 𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐫𝐨𝐧𝐢𝐳𝐳𝐚 𝐚𝐥 𝐦𝐢𝐜𝐫𝐨𝐟𝐨𝐧𝐨.
Lei chiede semplicemente di alzare la voce.
Lui risponde: 𝐴ℎ, 𝑚𝑎 𝑐𝑜𝑚𝑒, 𝑛𝑜𝑛 𝑚𝑖 𝑠𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑑𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜?
Lei resta zitta. Eppure quella frase la ricorda ancora oggi.
Storie così sono la punta visibile di un fenomeno molto più ampio. Nel giornalismo italiano, le , gli abusi di potere e le discriminazioni non sono eccezioni: sono parte di un sistema. Un sistema che tiene le donne ai margini, le espone a rischi reali e compromette la qualità e la pluralità dell’informazione.
È in questo contesto che nasce 𝐄𝐬𝐩𝐮𝐥𝐬𝐞: un collettivo indipendente di giornaliste, scrittrici, fotografe, videomaker e attiviste che ha deciso di indagare ciò che per troppo tempo è rimasto un tabù. Un laboratorio di inchiesta, uno spazio sicuro per raccogliere testimonianze, uno strumento di pressione culturale e sociale. Con un approccio femminista ed etico, ascolta senza forzare, protegge l’anonimato, verifica ogni testimonianza e rifiuta la logica della rivittimizzazione.
La loro prima inchiesta (realizzata con ) ha portato ad un intervento di , l’approvazione di un nuovo Codice etico per le scuole di giornalismo e oltre 80 rilanci sulla stampa italiana e internazionale. Ma il lavoro non si ferma: la mappatura delle molestie prosegue, e ogni testimonianza raccolta attraverso il form diventa un tassello per ricostruire ciò che molti preferirebbero non vedere.
Perché cambiare il giornalismo significa cambiare la cultura che lo sostiene.
Significa chiedersi: 𝑐𝑜𝑠𝑎 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑜 𝑓𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑜, 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑚𝑖𝑎 𝑟𝑒𝑑𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒, 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑚𝑖𝑎 𝑠𝑐𝑢𝑜𝑙𝑎, 𝑛𝑒𝑙 𝑚𝑖𝑜 𝑡𝑒𝑎𝑚, 𝑝𝑒𝑟 𝑟𝑜𝑚𝑝𝑒𝑟𝑒 𝑙𝑜 𝑠𝑐ℎ𝑒𝑚𝑎? 𝐶𝑜𝑚 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑜 𝑠𝑜𝑠𝑡𝑒𝑛𝑒𝑟𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝑐𝑜𝑙𝑙𝑒𝑔𝑎? 𝐶𝑜𝑚𝑒 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑜 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑣𝑒𝑛𝑖𝑟𝑒 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑎𝑠𝑠𝑖𝑠𝑡𝑜 𝑎 𝑢𝑛 𝑎𝑏𝑢𝑠𝑜?
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