Libreria Piazzese Giovanni

Libreria Piazzese Giovanni “Uno sguardo al passato. E... lamentarti? No: è sterile. Imparare: questo è fecondo.”

24/09/2025

🇮🇹 L'Evangelo come mi è stato rivelato - 055

“Un incarico affidato a Tommaso”

Stamane, rinvenendo da un pesantissimo sopore di molte ore, mentre prego attendendo si faccia giorno, ho la ripresa della visione.

Dico ripresa perché siamo ancora nello stesso ambiente: la larga e bassa cucina, scura nelle pareti fumose, appena illuminata dalla fiammella a olio posta sulla tavola rustica, lunga e stretta, alla quale sono seduti in otto persone — Gesù e i sei discepoli, più il padrone di casa — quattro per lato.

Gesù, ancora rigirato sul suo sgabello — perché qui non sono altro che sgabelli senza spalliera, a tre piedi, proprio cose di campagna — parla ancora con Tommaso. La mano di Gesù è scesa dal capo di Tommaso alla spalla dello stesso. Gesù dice: «Alzati, amico. Hai già cenato?».

«No, Maestro. Ho fatto pochi metri con l’altro che era meco e poi l’ho lasciato e sono tornato indietro, dicendogli che volevo parlare al lebbroso guarito… Ma ho detto così perché pensavo che egli avrebbe sdegnato di accostarsi ad un impuro. Ho indovinato. Ma io cercavo Te, non il lebbroso… Volevo dirti: “Prendimi!”… Mi sono aggirato su e giù per l’uliveto, finché un giovane mi ha chiesto che facevo. Deve avermi creduto un malintenzionato… Era presso un pilastro, là dove ha inizio il podere».

Il padrone di casa sorride. «È mio figlio», spiega poi e aggiunge: «È di guardia al frantoio. Abbiamo nelle caverne, sotto il frantoio, quasi ancora tutto il raccolto dell’anno. Fu molto buono. Molto olio ci dette. E in tempi di folla sempre si uniscono malandrini che svaligiano i posti incustoditi. Otto anni fa, proprio per Parasceve, ci derubarono di tutto. Da allora, una notte per uno, facciamo buona guardia. La madre è andata a portargli la cena».

«Ebbene, mi disse: “Che vuoi?”, e lo disse in un tono che, per salvarmi le spalle dal suo bastone, spiegai lesto: “Cerco il Maestro che abita qui”. Mi rispose allora: “Se è vero ciò che dici, vieni alla casa”. E mi ha accompagnato fin qui. È lui che ha bussato, e non se ne è andato che quando ha sentito le mie prime parole».

«Abiti lontano?».

«Alloggio dall’altro lato della città, vicino alla porta Orientale».

«Sei solo?».

«Ero con i parenti. Ma essi sono andati da altri parenti sulla strada di Betlemme. Io sono rimasto per cercarti notte e giorno finché ti avessi trovato».

Gesù sorride e dice: «Allora nessuno ti attende?».

«No, Maestro».

«La strada è lunga, la notte è buia, le pattuglie romane sono per la città. Io ti dico: se vuoi, resta con noi».

«Oh! Maestro!». Tommaso è felice.

«Fate posto, voi. E date tutti qualcosa al fratello». Di suo Gesù dà la porzione di formaggio che aveva davanti. Spiega a Tommaso: «Siamo poveri e la cena è quasi terminata. Ma c’è tanto cuore in chi dona». E a Giovanni, seduto al suo fianco, dice: «Cedi il posto all’amico».

Giovanni si alza subito e va a sedersi all’angolo della tavola, vicino al padrone di casa.

«Siedi, Tommaso. Mangia».

[...]

Gesù si volge a Tommaso: «Amico, ti ho detto prima, nel­l’uliveto: “Quando tornerò da queste parti, se vorrai ancora, sarai mio”. Ora ti dico: “Sei disposto a fare un piacere a Gesù?”».

«Senza dubbio».

«Ma se questo piacere può causare sacrificio?».

«Nessun sacrificio servirti. Che vuoi?».

«Volevo dirti… ma tu avrai commerci, avrai affetti…».

«Niente, niente! Ho Te! Parla».

«Ascolta. Domani alle prime luci il lebbroso si partirà dai sepolcri per trovare chi avverta il sacerdote. Tu andrai ai sepolcri per primo. È ca**tà. E dirai forte: “O tu che ieri sei stato mondato, vieni fuori. Mi manda a te Gesù di Nazaret, il Messia d’Israele, Colui che ti ha sanato”. Fa’ che il mondo dei “morti viventi” conosca il mio Nome e frema di speranza, e chi alla speranza unisce la fede venga a Me, che Io lo guarisca. È la prima forma della mondezza che Io porto, della risurrezione di cui sono padrone. Un giorno ben più fonda mondezza Io darò… Un giorno i sepolcri sigillati erutteranno i morti veri, che appariranno per ridere, dalle loro occhiaie vuote, dalle mandibole scoperte, per il giubilo lontano, e pur sentito dagli scheletri, degli spiriti liberati dal Limbo d’attesa. Appariranno per ridere a questa liberazione e per fremere sapendo a che la devono… Tu va’. Egli verrà a te. Tu farai ciò che egli ti prega di fare. Lo aiuterai in tutto, come ti fosse fratello. E gli dirai anche: “Quando sarai del tutto purificato, andremo insieme sulla strada del fiume, oltre Doco e Efraim. Là il Maestro Gesù ti attende e mi attende per dirci in che lo dobbiamo servire”».

«Farò così. E l’altro?».

«Chi? L’Iscariota?».

«Sì, Maestro».

«Per lui dura il mio consiglio. Lascialo decidere da sé, e per lungo tempo. Evita anzi di incontrarlo».

«Starò presso il lebbroso. Nella valle dei sepolcri solo gli immondi si aggirano o chi ha contatti di pietà con loro».

[...]

(Maria Valtorta, “L'Evangelo come mi è stato rivelato”, EMV 55)

– – – – – – – – – – – – – – –

❤️ Aiuta la “Fondazione Erede di Maria Valtorta” a diffondere l'Opera di Maria Valtorta, grazie.

24/09/2025
15/09/2025
15/09/2025

Avevo 13 anni e portavo un segreto dolore. Eravamo così poveri che spesso andavo a scuola senza cibo. All’intervallo, mentre i miei compagni aprivano i loro pranzi—mele, biscotti, panini—io fingendo di non avere fame. Mi seppellivo in un libro, nascondendo il rumore del mio stomaco vuoto. Dentro di me, faceva più male di quanto possa spiegare.

Poi, un giorno, una ragazza se ne accorse. Silenziosamente, senza fare clamore, mi offrì metà del suo pranzo. Ero imbarazzato, ma accettai. Il giorno dopo fece lo stesso. E ancora. A volte un panino, a volte una mela, a volte un pezzo di torta fatta da sua madre. Per me era un miracolo. Per la prima volta da tanto tempo, mi sentii visto.

Poi un giorno, se ne andò. La sua famiglia si trasferì, e non tornò mai. Ogni giorno all’intervallo guardavo la porta, sperando che entrasse e si sedesse accanto a me con il suo sorriso e il suo panino. Ma non successe mai.

Eppure, portai con me la sua gentilezza. Divenne parte di me.

Gli anni passarono. Crebbi. Pensavo spesso a lei, ma la vita andava avanti.

Poi, proprio ieri, accadde qualcosa che mi lasciò senza parole. Mia figlia, tornata da scuola, disse:
“Papà, puoi prepararmi due merende domani?”
“Due?” chiesi. “Non ne finisci mai nemmeno una.”
Mi guardò con la serietà che solo un bambino può avere:
“È per un compagno di classe. Oggi non ha mangiato. Gli ho dato metà della mia.”

Rimasi lì, i brividi sulla pelle, il tempo fermo. In quel piccolo gesto vidi quella ragazza della mia infanzia. Quella che mi aveva nutrito quando nessun altro se ne accorgeva. La sua gentilezza non era sparita—era passata attraverso di me, e ora attraverso mia figlia.

Mi affacciai sul balcone e guardai il cielo, gli occhi pieni di lacrime. In un attimo sentii tutta la mia fame, il mio dolore, la mia gratitudine e la mia gioia.

Quella ragazza forse non si ricorderà mai di me. Forse non sa nemmeno la differenza che ha fatto. Ma io non la dimenticherò mai. Perché mi ha insegnato che anche il più piccolo gesto di gentilezza può cambiare una vita.

E ora so: finché mia figlia condividerà il suo pane con un altro bambino, la gentilezza continuerà a vivere.

Indirizzo

Via Cavour, N°312
Vittoria
97019

Orario di apertura

Lunedì 07:00 - 16:00
Martedì 07:00 - 16:00
Mercoledì 09:00 - 16:00
Giovedì 07:00 - 16:00
Venerdì 07:00 - 16:00
Sabato 07:00 - 16:00
Domenica 07:00 - 13:00

Telefono

+390932981883

Sito Web

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Libreria Piazzese Giovanni pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta L'azienda

Invia un messaggio a Libreria Piazzese Giovanni:

Condividi