18/09/2025
Matteo Salvini, l’“amico di Israele”, e l’arroganza delle parole.
Nella sua recente intervista all’emittente israeliana i24News, Matteo Salvini ha dichiarato:
«Parlo come Matteo Salvini, e come capo del mio partito e parte del governo, non posso parlare a nome di tutti: dal mio punto di vista difendere Israele, il diritto a vita di Israele significa difendere la libertà e la democrazia, quindi Israele ha tutto il diritto di garantirsi un futuro sereno».
Il vicepremier italiano ha così ribadito la sua posizione, presentandosi come il “miglior amico di Israele in Italia”, titolo che gli è stato persino assegnato con un premio ufficiale lo scorso luglio.
Ma di fronte alla domanda cruciale — l’Italia sostiene l’operazione militare israeliana a Gaza? — Salvini ha scelto di schierarsi apertamente, senza alcuna riserva.
La domanda inevasa: difendersi significa uccidere 20 mila bambini?
Caro ministro, lei spesso ripete: “Se un ladro entra in casa mia, ho il diritto di difendermi”. Ma allora le chiedo:
Chi ha rubato la terra ai palestinesi?
Chi ha imposto un’occupazione che dura da decenni?
Chi bombarda case, scuole, ospedali e campi profughi?
Il suo “diritto a difendersi” applicato a Israele significa oggi oltre 20 mila bambini uccisi a Gaza. Non numeri astratti, ma sogni spezzati, volti, vite che non torneranno più.
La coscienza di un ministro.
Signor ministro, la difesa di Israele non può giustificare l’uccisione di innocenti. Non può nascondere la realtà di un popolo oppresso e privato della propria terra. Non può cancellare le lacrime di madri, padri e fratelli palestinesi.
La mia domanda è semplice e diretta:
Quando chiude gli occhi la notte, la sua coscienza è davvero serena, sapendo che ha difeso chi massacra bambini?
Perché questi non sono numeri. Sono vite, sogni, e futuri rubati.