16/07/2025
«Albanese non è imparziale (né avvocato), Hamas tifa per lei» Parla Hillel Neuer di UN Watch. Intervista di Aldo Torchiaro
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Il Riformista ha intervistato Hillel Neuer, direttore esecutivo di UN Watch, per fare chiarezza sulle polemiche che circondano Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per i diritti umani nei territori palestinesi. Dalle sue qualifiche giuridiche alle dichiarazioni antisemite, Neuer attacca duramente il ruolo della funzionaria italiana, definita da più parti una voce ideologica e non imparziale nel conflitto israelo-palestinese.
D. Francesca Albanese si definisce spesso «avvocato esperta di diritto internazionale». Ma risulta che non sia iscritta a nessun ordine, né in Italia né altrove.
R.«No, non ha mai superato l’esame per esercitare la professione, né in Italia né in alcuna altra giurisdizione.
Come ho documentato in un thread su Twitter, non è stata onesta su questo punto. Per anni si è definita “lawyer”, avvocato. Solo dopo che il professor Riccardo Puglisi ha fatto luce sui fatti, Albanese ha ammesso in un’intervista: “Non ho fatto l’esame, non sono un avvocato”. Ma in passato aveva addirittura postato il certificato di tirocinio per far credere il contrario.
Essere un funzionario Onu comporta delle responsabilità, e presentare correttamente le proprie credenziali è il minimo. La sua forza è la retorica melodrammatica, non la sincerità né l’integrità».
D. All’Onu esiste un mandato permanente sui territori palestinesi occupati, ma non uno analogo per indagare le violazioni di Hamas, Hezbollah o dell’Autorità Palestinese. È una disparità accettabile?
R. «È una palese doppia morale. L’Onu ha un mandato permanente per indagare solo Israele. Hamas, Hezbollah, l’Autorità Palestinese non sono soggetti ad alcun esame dedicato. Un approccio realmente orientato ai diritti umani applicherebbe gli stessi criteri a tutte le parti. Questa “giustizia selettiva” distrugge la credibilità dell’Onu e incoraggia gli estremismi. I regimi di Iran, Qatar e Cuba, con la complicità di altri, strumentalizzano i diritti umani per colpire l’unico Stato ebraico. Il mandato affidato ad Albanese riguarda solo “le violazioni di Israele”: solo una parte, e la colpevolezza è data per scontata. Lei gira il mondo con il titolo ingannevole di “relatrice sui diritti umani nei territori palestinesi”, ma in realtà osserva solo Israele. Quando Hamas o l’Autorità Palestinese commettono atrocità, tutto ciò è fuori dal suo campo di competenza. È un processo farsa. Sarebbe come avere un relatore speciale sulla guerra in Ucraina, ma che condanna solo Kyiv».
D. Hamas ha pubblicamente elogiato Francesca Albanese. Questo fatto non dovrebbe preoccupare l’Onu? O almeno chi in Italia oggi la propone per premi e persino per il Nobel per la Pace?
R. «È sconcertante. Quando Hamas – un gruppo terrorista sanzionato dall’Ue – loda un funzionario Onu, dovrebbe essere un campanello d’allarme. Il fatto che in Italia ci siano persone che oggi la sostengono nonostante questo endorsement dimostra una confusione morale preoccupante. Gli esperti Onu dovrebbero dare voce alle vittime, non ricevere applausi da gruppi violenti, tanto meno da una setta islamista della morte come Hamas».
D. UN Watch denuncia da anni il pregiudizio sistematico dell’Onu contro Israele. In cosa consiste esattamente? E qual è il ruolo della Commissione d’Inchiesta Permanente, da cui anche l’ambasciatore italiano Mattiolo ha preso le distanze?
R. «Nel solo ultimo anno, l’Assemblea Generale dell’Onu ha condannato Israele più di tutti gli altri Paesi messi insieme. Una risoluzione contro l’Iran, una contro la Siria, una contro la Corea del Nord – e ben 19 contro Israele. La Commissione d’Inchiesta è stata creata nel maggio 2021, con un mandato illimitato nel tempo e senza precedenti: indagare le “cause profonde” del conflitto, comprese “discriminazioni sistematiche” su base razziale. A presiederla è stata chiamata Navi Pillay, che da anni definisce Israele “uno Stato di apartheid” e ha firmato petizioni per sanzionarlo. Il pregiudizio è istituzionalizzato».
D. Albanese viene accusata di portare avanti una battaglia ideologica. Avete mai avuto modo di confrontarvi direttamente con lei o con i suoi superiori?
R. «Sì. Invece di agire da investigatrice imparziale, ha usato la piattaforma dell’Onu per diffondere le sue opinioni politiche estremiste: minimizzare le atrocità di Hamas, giustificare la violenza. UN Watch ha prodotto rapporti dettagliati e sollevato il problema nei dibattiti e con lettere formali. Ma Albanese si rifiuta di confrontarsi con me. A marzo abbiamo depositato un dossier di 50 pagine sulle sue dichiarazioni antisemite e sul suo appoggio al terrorismo di Hamas. Anche Stati Uniti, Argentina e Paesi Bassi si sono opposti al suo rinnovo. Ma il presidente del Consiglio dei Diritti Umani, lo svizzero Jürg Lauber, ha violato il proprio dovere giuridico: non ha mai trasmesso queste prove ai membri del Consiglio. Così il mandato di tre anni di Albanese, scaduto il 30 aprile, non è stato rinnovato legalmente».
D.Di recente ha parlato a Roma di «ossessione anti-Israele» all’interno del Consiglio Onu per i Diritti Umani. Può darci un esempio concreto? R. «A Ginevra, al Consiglio per i Diritti Umani, c’è un punto all’ordine del giorno per discutere di tutto il mondo, e un altro punto riservato solo per condannare Israele. In ogni singola sessione. Nessun altro Paese subisce un simile trattamento. Persino Ban Ki-moon, ex segretario generale dell’Onu, ha denunciato questo pregiudizio. Sulla base delle risoluzioni adottate: Cina, Cuba, Egitto, Arabia Saudita e Zimbabwe non sono mai stati condannati. Sudan e Venezuela lo sono stati quattro volte. Israele: 112 volte. Non lo sto inventando, è tutto sul nostro sito: unwatch.org/database».
D.Cosa si aspetta dall’Italia, e in particolare dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni? R. «Albanese usa un linguaggio antisemita da anni Trenta. Crede che “la lobby ebraica” controlli l’America, che “CIA e Mossad” siano dietro la strage di Charlie Hebdo, e paragona Israele al Terzo Reich. È l’unica relatrice Onu della storia ad essere stata condannata per antisemitismo da Francia, Germania e Canada. Anche Paesi Bassi e Stati Uniti si sono opposti al suo rinnovo. E Meloni resta in silenzio? Il mondo vede una supporter di Hamas, originaria di Ar**no Irpino, gettare un’ombra cupa sull’Italia. Il governo avrebbe dovuto intervenire per primo. Non è troppo tardi».
D.Quali sono i rischi per la credibilità dell’Onu quando si nominano esperti schierati apertamente con una delle parti in causa? .
R. «L’Onu perde autorità morale quando assegna ruoli chiave a persone che parteggiano per gruppi terroristici o distorcono il diritto internazionale. Le vittime vere, dall’Iran al Venezuela, ne pagano il prezzo. La legittimità del sistema Onu sui diritti umani si fonda sulla neutralità. Che oggi è in caduta libera».
D.Se potesse riformare da capo il Consiglio per i Diritti Umani, da dove partirebbe?
R.«Cambiare la struttura è quasi impossibile. Ma i Paesi democratici possono fare qualcosa. Possono proporre risoluzioni per condannare i veri violatori – Cina, Cuba, Zimbabwe. Possono denunciare pubblicamente l’elezione dell’Iran alla Commissione Onu per i diritti delle donne. Possono alzare la voce quando vengono nominati relatori filoputiniani o apologeti di Hamas. Se i Paesi decenti dicessero e facessero le cose giuste, l’Onu potrebbe ancora essere un faro di civiltà».
Fonte: Il Riformista