10/28/2025
All’inizio del Novecento, in piena Prima guerra mondiale, Casarsa della Delizia fu uno dei luoghi in cui l’Italia imparò a guardare il cielo con occhi nuovi.
In un Friuli ancora contadino, tra campi e binari, sorsero hangar giganteschi per ospitare i dirigibili militari, allora simbolo di modernità e potenza. Queste aeronavi, eredi delle mongolfiere dei fratelli Montgolfier e dei modelli di Zeppelin, rappresentavano il vertice della tecnologia aeronautica del tempo: macchine leggere e imponenti insieme, capaci di osservare, bombardare e orientarsi in un cielo ancora sconosciuto.
Nel 1915, per ragioni strategiche legate alla vicinanza con il fronte dell’Isonzo, Casarsa divenne sede di un campo dirigibili dotato di due enormi hangar in acciaio e tela, lunghi oltre centocinquanta metri. Da qui decollavano i dirigibili dei tipi “M” e “P”, protagonisti delle missioni di ricognizione e bombardamento contro l’Impero austro-ungarico.
Tra essi, il più celebre fu il dirigibile M4, che nella notte del 3 maggio 1916 partì per una missione di guerra e non tornò mai: colpito sopra Gorizia, esplose in volo e precipitò a Vertoiba, costando la vita all’intero equipaggio.
Dopo la disfatta di Caporetto nel 1917, gli italiani si ritirarono oltre il Tagliamento e la base di Casarsa fu smontata in fretta per non cadere in mani nemiche.
Alla fine della guerra, con l’avvento degli aerei più veloci e affidabili, i dirigibili scomparvero progressivamente dal cielo. Nel 1924 gli hangar furono demoliti e un tragico incidente durante i lavori segnò la chiusura definitiva di quella stagione di sogni e d’ingegno.
Oggi restano solo tracce e ricordi, ma la vicenda del campo dirigibili di Casarsa testimonia un momento irripetibile: quello in cui l’uomo, sospeso tra poesia e scienza, imparava a trasformare il desiderio di volare in realtà.
Ne parliamo qui 👉https://www.loppure.it/perche-casarsa-divenne-la-capitale-friulana-dei-dirigibili/